A.C. 2835-A
Grazie, Presidente. Sottosegretaria, colleghi, oggi siamo chiamati a discutere di un decreto che riguarda una volta di più le norme per il contenimento della pandemia da COVID-19, un decreto che ha avuto una positiva evoluzione nel lavoro parlamentare in sede referente; è stato dalle Commissioni arricchito, potenziato. Un decreto che, come è già stato detto, per quanto riguarda le misure di contenimento che riguardano le festività natalizie ha già esaurito i propri effetti. Un decreto che rientra dentro una strategia complessiva che ha avuto una sua coerenza in questi mesi, decreto dopo decreto, una strategia che ha visto il rigore di misure di contenimento che esprimono la prudenza necessaria rispetto alla contagiosità e alla pericolosità del virus e alle sue conseguenze sulla tenuta del nostro servizio sanitario nazionale, che tuttavia ha dimostrato, in questi mesi, una capacità di resilienza, di adattamento ad un evento senza precedenti, ha mostrato la sua forza e la sua vitalità, anche grazie agli investimenti straordinariamente inediti, oltre 12 miliardi di euro. Lo dico anche per aggiornare, diciamo, la rassegna stampa degli avvenimenti avvenuti in questi mesi, che ci ha fatto l'onorevole Mollicone, 12 miliardi di euro che si sono tradotti in personale sanitario, medici infermieri, operatori sociosanitari, per avviare e potenziare le terapie intensive, la risposta domiciliare, la risposta territoriale che, certo, non si fa con una bacchetta magica, non si fa in pochi minuti. Diceva l'onorevole Mollicone: non avete formato i professionisti della sanità. Ci vogliono dieci anni per formare un medico rianimatore di area critica, informo.
Quindi, c'è stata una strategia che ha previsto, ripeto, il rigore di misure di contenimento e un investimento importante sugli strumenti di sanità pubblica e, allo stesso tempo, una strategia che ha cercato in ogni modo di scongiurare chiusure generalizzate, il lockdown dell'intero sistema Paese, consentendo aperture parziali, consentendo, cercando di consentire spazi di sopravvivenza all'economia, pur in mezzo a indiscutibili fatiche di chi esercita un'attività economica, fatiche che vanno ascoltate, un dolore che va recepito con un affiancamento in questo percorso difficile e soprattutto con la capacità di fornire risposte rapide e tempestive e appunto capace di segnalare una concreta e reale vicinanza delle del dello Stato, e consentendo anche un minimo di relazioni fra le persone, in un quadro, ripeto, così difficile. Questo decreto è espressione di questa strategia. Da un lato, misure che hanno consentito di non abbandonare il rigore necessario, di non abbandonarlo durante le festività, misure che hanno definito scenari e le conseguenti misure in modo puntuale rispetto alla evoluzione del rischio. Dall'altro, le misure di ristoro a fondo perduto, importanti per gli esercenti i servizi di ristorazione, particolarmente colpiti. In tutto questo non c'è illiberalità, non c'è una volontà di compressione delle prerogative costituzionali, come qualcuno anche in quest'Aula ha cercato di sostenere con, diciamo, un atteggiamento io credo eccessivamente speculativo. C'è responsabilità verso il Paese, al contrario, c'è un tentativo di tenere in un bilanciamento, in un equilibrio istanze, diritti diversi che un evento così tragico, così enorme come una pandemia globale mette necessariamente in una dimensione di conflitto. In questa strategia vi è l'essenza della fase di cosiddetta convivenza con il virus. Vuol dire convivere anche con le sue dinamiche non lineari, con la sua variabilità, con le incertezze che porta con sé. Non è semplice. Un virus che ha variabili endogene, un virus di cui oggi conosciamo qualcosa di più ma che continua a porre questioni inedite da un punto di vista della sua evoluzione clinica. Variabili che sono piuttosto incompatibili con una programmazione certa, stabile. È facile dire che bisognerebbe fare e fare l'elenco delle cose puntuali e necessarie lineari che dovrebbero avvenire. Ma purtroppo questo virus e le sue conseguenze non si muovono in termini lineari e quindi questo chiede e ha chiesto il massimo di flessibilità, di dinamismo nella risposta. Lo dicevo, bene anche nel decreto la definizione ulteriore di scenari che producono differenti misure di contenimento al verificarsi di diversi dati, esiti epidemiologici. Una strategia che, anche nel raffronto con il quadro europeo, ha mostrato una sua efficacia, certo sempre con spazi di miglioramento, di efficientamento, di rapidità. Una strategia che ha mostrato efficacia e anche una certa tempestività, a mio avviso, anche nell'ultima vicenda che ha riguardato, appunto, la gestione delle misure di contenimento durante il periodo il periodo natalizio, e un grado rafforzato di raccordo istituzionale con le Regioni, superando, evitando lo scaricabarile reciproco ma assumendosi, invece, una responsabilità condivisa e di concertazione delle scelte, in una strategia ancor più chiaramente nazionale. Una strategia che sarà necessario ribadire e rafforzare anche nei prossimi mesi e anche oggi, anche questa mattina ne abbiamo diffusamente parlato, in vista del prossimo DPCM. Abbiamo davanti un periodo - è stato detto, è giusto ribadirlo - di ulteriore grande complessità. Abbiamo, su questo, bisogno, necessità di parole di estrema verità rispetto ad una certa retorica semplicistica, che ha lambito anche i livelli istituzionali, e rispetto alla quale l'arrivo del vaccino avrebbe comportato la fine dell'incubo.
Non è così! Noi abbiamo mesi di complessità davanti a noi, abbiamo purtroppo - stiamo constatando in tutta Europa, in tutto il mondo - un peggioramento della situazione epidemiologica, con un'epidemia in fase espansiva e il nostro Servizio sanitario nazionale di nuovo sollecitato oltre i livelli di guardia. L'incertezza sull'incidenza delle varianti del virus e la loro contagiosità cresciuta ha portato Paesi europei a fare scelte molto drastiche: siamo al terzo lockdown in Inghilterra e venivano ricordati, questa mattina, gli oltre mille morti al giorno in Germania. È una fase molto delicata anche perché trova il nostro Paese, i suoi cittadini, il nostro sistema economico allo stremo delle forze e non va sottovalutato questo dato psicologico. Certo, non bisogna soffiare sul fuoco, non bisogna accarezzare populisticamente l'idea di mollare la linea del rigore. Vi è la responsabilità di fare scelte anche non popolari per tutelare la salute dei nostri cittadini e, quindi, è giusto, è stato giusto nel decreto ribadire, al netto della facile ironia di qualcuno, il modello per fasce differenziate, rosse, arancioni e gialle, ed è giusto fare uno sforzo per rendere ancora più chiare, trasparenti e intellegibili le scelte, facendo ogni sforzo per consentire il massimo possibile di programmazione a famiglie, imprese e cittadini in genere.
E poi dentro a questa strategia ci sono necessariamente dei focus particolari, di particolare impegno e di particolare attenzione. È un fatto che dà un qualche elemento di speranza vedere all'interno di un decreto un articolo che titola: “Progressiva ripresa dell'attività scolastica in presenza”. La scuola è e deve essere una priorità assoluta di impegno per il Governo e per tutte le istituzioni del nostro Paese, uscendo da un dibattito sterile se la didattica a distanza è una cosa buona o no ma lavorando intensamente, ancora più intensamente, per avvicinare quanto più possibile il diritto di ogni ragazza e ragazzo a una istruzione piena, stabile e in sicurezza. Abbiamo, per fare questo, anche la necessità, anche qui, di rendere maggiormente chiari i dati sui contagi nella scuola. Sono stati chiesti anche dalla Commissione competente nei mesi scorsi al CTS e, insomma, ancora devono giungere all'attenzione della Commissione e del Parlamento. Ecco, io credo che sia importante, anche per fare valutazioni fondate sull'evidenza, avere la chiarezza, la trasparenza e l'intelligibilità di questi dati. Infine, voglio dire che dentro a questa strategia - lo abbiamo detto stamattina e lo ribadisco - un elemento essenziale è la massima efficienza, la massima efficacia e la massima possibile rapidità della campagna di vaccinazione. Veniva detto questa mattina - e sono d'accordo e lo ribadisco - che è questa la principale misura di ristoro rispetto al ritorno a una normalità delle persone e dentro a questa strategia, che già sta portando, anche qui, dei risultati, appunto a fianco agli spazi di miglioramento credo che sia onesto anche riconoscere i dati virtuosi: siamo oggi la prima Nazione, il primo Stato comunitario, europeo, per numero di vaccinazioni realizzate e io credo che su questa strada bisogna proseguire, anche perché nella seconda fase, quella dedicata a tutti i cittadini, dovremo, diciamo, triplicare verosimilmente i numeri giornalieri di vaccinazioni. Io ribadisco anche in questa discussione, come abbiamo fatto questa mattina e a proposito anche di quello che dicevo poco fa sulla scuola, che dopo i sanitari e le categorie maggiormente a rischio sarà importante fare oggetto della campagna vaccinale, delle priorità della campagna vaccinale, gli insegnanti della scuola, il personale della scuola e anche e sempre di più attrezzare gli screening attraverso i tamponi rapidi per, appunto, realizzare l'obiettivo di rendere la scuola in presenza possibile e sicura. E ancora credo che - veniva citato da qualcuno ed è sicuramente un motivo di attenzione che va sottolineato - ci sia il tema delle persone disabili, degli immunodepressi e anche dei loro caregiver, anche familiari. C'è questo da fare e c'è da farlo ribadendo - ripeto - questa strategia di rigore, di responsabilità e di ripresa, che noi sosteniamo con molta determinazione e che testimonia la volontà dell'Italia di raggiungere davvero, con lo sforzo del lavoro e non, diciamo, con la retorica che cerca di segnalare solo le cose che non vanno ma, appunto, con lo sforzo dell'impegno, per consentire - ripeto - all'Italia di riappropriarsi di quella normalità che tutto il nostro Paese e tutti i nostri cittadini agognano da tempo.