Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 19 Giugno, 2019
Nome: 
Mauro Del Barba

A.C. 1807-A

Presidente, onorevoli colleghi, è il decreto crescita, o almeno così denominato, e quindi parliamo di una parola d'ordine che ci appartiene, ci interessa e che ci ha assolutamente spinti con curiosità anche a guardare nei contenuti di questo decreto, anche perché non era così scontato che la stessa parola d'ordine appartenesse a questa maggioranza o, quanto meno, a una delle forze di questa maggioranza, che in passato era stata più incline a considerare la decrescita come propria bandiera. Però diciamo che evidentemente il tempo ha portato consiglio, e quindi non è mai troppo tardi per occuparsi dell'interesse vero degli italiani, del futuro dei nostri giovani.

In particolar modo, abbiamo preso curiosità per questo provvedimento nella speranza che si trattasse di una crescita vera, di una crescita sostenibile non solo economicamente, ma anche, come si dice oggi, dal punto di vista ambientale e sociale, quindi una crescita moderna.

Una crescita di tale fattura, però, è una crescita che passa esclusivamente attraverso le riforme del Paese, non può essere certamente una crescita che deriva da un ammonticchiare di “provvedimenticchi”, ciascuno dei quali dovrebbe dare un contributo che voi stessi poi, alla fine, andate a cifrare in una crescita ben esigua del più 0,1 per cento. Tuttavia, saremmo ingiusti se ci fermassimo a questo primo giudizio sommario benché evidente sulla fattura del provvedimento, perché sicuramente serve in questo caso un decreto crescita, serve andare a verificare che ci sia la volontà di buttarsi oltre lo slogan, e serve perché i numeri ce lo dicono: sono crollati gli investimenti (meno 0,3 per cento); c'è un calo dell'occupazione (meno 0,1 per cento); crescono, invece, le variabili che dovrebbero andare al contrario, perché il rapporto deficit-PIL 2019 è al 2,5 per cento e il rapporto debito-PIL al 133,7, in salita al 135,2 per cento. Insomma, sono davvero tante le variabili sul Paese che ci inducono allora a considerare seriamente questo decreto, nonostante molti indizi farebbero desistere dal farlo. Guardandoci dentro, perché ci sono anche degli aspetti positivi che abbiamo già rivendicato ma che vale la pena ricordare: sicuramente il fatto che si sia riusciti alla fine a risolvere, anche se provvisoriamente, la vicenda di Radio Radicale, sebbene sia partita in modo rocambolesco in Commissione, con una inammissibilità degli emendamenti che più che un parere tecnico rifletteva una chiara volontà di questa maggioranza di non affrontare l'argomento, perché evidentemente avrebbe messo in imbarazzo qualcuno. Avremmo poi scoperto durante i lavori che la forza in imbarazzo sarebbe stata il MoVimento 5 Stelle, anche se la conclusione che fortunatamente ha posto fine a questa manfrina ha visto la bizzarra formula della contrarietà del Governo e del favore trasversale di tutte le forze tranne una forza di Governo appunto, però anche questo tipo di contraddizioni sono un po' il segno del momento. Si è persa l'occasione, ad esempio, per rimediare allo sfregio arrecato al Terzo settore: si annunciava un rimedio che in realtà nei fatti non si vede in questo provvedimento. Non c'è una mitigazione degli errori fatti ma semmai una conferma, così come ci sono aspetti positivi, per carità, che non vanno negati, anche perché derivano dalla ripresa di misure che erano state da noi introdotte, come, ad esempio, quella del super ammortamento. Del FIR ha appena parlato in maniera direi esaustiva il collega Zanettin, quindi che dire? Finalmente si pone termine a una vicenda che aveva assunto dei caratteri grotteschi, che stava diventando anche insultante per questi risparmiatori prima truffati e poi traditi, ma vi si pone fine con una soluzione che non è e non può essere considerata una soluzione, perché esclude dal totale risarcimento coloro che ne avrebbero diritto, e lo fa per pervenire ad una misura che sia dal punto di vista della propaganda più spendibile, con questo risarcimento forfettario che dà parti uguali a chi si trova in situazioni diseguali, sostanzialmente strizzando l'occhio a chi è stato truffato dicendogli: senti, accontentati di questo, un po' a te e un po' a lui che, anziché essere truffato, voleva fare il furbo. E intanto paga quello di fianco, cioè il contribuente. Insomma, una soluzione che non può essere considerata soddisfacente per tutti questi aspetti e che, in maniera evidente, viene adottata perché è quella che più si avvicina agli slogan che sono stati fin qui utilizzati. Si potrebbe proseguire, lo abbiamo già fatto in abbondanza. Forse l'osservazione più compiuta che si può fare rispetto a questo provvedimento, che, ahinoi, allora è un po' esagerato chiamare “decreto crescita”, è che in realtà si tratti di un “decreto svuota cassetti”.

Cosa sono i “decreti svuota cassetti”? Sono quei decreti che i Governi rincorrono nei momenti di panico, i classici momenti in cui si perde completamente la rotta - ammesso che in questo Governo ci sia mai stata - in cui lo sfilacciamento diventa palese e allora si cerca di raccattare un po' da tutti i Ministeri le varie misure che giacevano qua e là indipendentemente dal segno che queste possano avere e dalla coerenza con cui vanno ad incastrarsi. C'è da dire che i “decreti svuota cassetti” di solito preludono a scenari nefasti per i Governi che li adottano. In realtà, se sono il sintomo di una mancanza di chiarezza, di un percorso, di un accordo o di un patto di Governo, che in maniera evidente in questo decreto si frantuma in mille pezzi, sono però anche il sintomo di una prossima incapacità di ritrovare il bandolo della matassa, cosa che noi ci auguriamo per il bene di questo Paese, perché è evidente che non può più continuare questa coabitazione di forze che, in maniera strabica, guardano a obiettivi differenti e costringono le casse dello Stato sostanzialmente a marciare con un doppio centro di spesa senza poi centrare nessun risultato.

Ma tornando al “decreto svuota cassetti”, è anche l'occasione per fare razzia da parte di qualche singolo deputato o membro del Governo. In questi casi ci finiscono emendamenti la cui provenienza non è mai così chiara, che suonano chiaramente come delle “marchette” e che potremmo definire come dei graffiti lasciati sui muri da degli studenti in gita che probabilmente si sentono all'ultimo giorno di questo breve periodo di vacanze. Allora questo è un pochino il bilancio a chiaroscuri - forse più a scuri che chiari - di un provvedimento che, più che crescita o svuota cassetti, diventa la conferma di come il Governo del cambiamento, mancando tutte le sue promesse, sia definitivamente diventato il Governo del tradimento. Vorrei però affrontare separatamente un punto che mi pare addirittura rocambolesco, sia nel merito che nel metodo. Nel merito, non perché non sia condiviso, ma perché affronta un tema che mai ci saremmo aspettati di veder finire nel “decreto crescita”, cioè il tema di salvare le banche. Quindi viene sancito finalmente da parte di tutte e due le forze che compongono questa maggioranza che per la crescita e per la coesione del Paese è necessario salvare le banche. A dir la verità, lo abbiamo sentito dire in Commissione sia da uno dei relatori che dalla Viceministro. Abbiamo ascoltato un imbarazzato silenzio, sia in Commissione che in Aula, su questo tema da parte del MoVimento 5 Stelle, ma è fuor di dubbio che, firmando questo provvedimento, si assiste a una totale conversione del MoVimento in tema di banche. Anche qui: meglio tardi che mai, però certe cose andrebbero spiegate agli italiani, e forse in questo caso bisognerebbe chiedere scusa, non tanto a noi, che quei provvedimenti realizzammo i momenti ben più difficili e importanti per il Paese mettendoci la faccia e mettendo avanti l'interesse dei risparmiatori al di là di quello che la campagna elettorale del momento potesse suggerire, quanto agli italiani, perché gli italiani sono i primi a cui avete mancato di rispetto raccontando fandonie per mesi e mesi, e poi, una volta seduti su questi scranni, facendo decreti fotocopia, per quanto è stato il caso di Banca Carige, e utilizzando gli stessi strumenti tecnici, in questo caso per salvare Banca Popolare di Bari; la conversione delle DTA in crediti d'imposta infatti non è certo una novità.

 

In questo modo confermate non solo il principio che le banche vanno salvate per salvare i risparmiatori, ma anche che gli strumenti da noi adottati sono gli strumenti corretti, e smentite anche l'ultima delle vostre affermazioni sulle banche, perché quando vi siete accorti con il “decreto Carige” che stavate salvando le banche, l'ultima bugia che avete raccontato i risparmiatori è stata quella di dire: se dovessimo salvare Carige, questa diventerà pubblica.

Come a dire: noi l'intervento sulle banche lo immaginiamo solo con una pubblicizzazione per quanto di competenza, esattamente quello che non fate oggi per la Banca Popolare di Bari. E fate bene a procedere con gli strumenti che noi avevamo ideato, ma, ancora una volta, smentite voi stessi e dimostrate di avere poco rispetto per i cittadini.

Io credo, allora, che questo decreto crescita, svuota cassetti o del tradimento, sia semplicemente l'ultimo degli indicatori che segna la fine di questa maggioranza e del percorso di questo Governo e credo soprattutto che gli italiani, nella vicenda banche, ma anche nella vicenda sul fondo di indennizzo dei risparmiatori, sia quelli truffati che quelli furbetti, come, da oggi, dovremmo chiamarlo, hanno capito che affidarsi alle false promesse degli esponenti di questa maggioranza non porta da nessuna parte.

Non so se lo avete notato, ma parlando di crescita noi siamo stati fortunati; durante il nostro periodo di Governo abbiamo preso un Paese che andava a picco come un aereo che puntasse verso il suolo e lo abbiamo risollevato, portando in positivo tutti gli indicatori. È stato un bel colpo di fortuna, evidentemente, secondo chi non può riconoscere che, in realtà, c'era capacità di Governo. Ecco, così come noi allora fummo baciati dalla fortuna, bisogna dire che questo Governo e questa maggioranza sono veramente baciati dalla sfortuna; da quando ci siete voi, il Paese sta retrocedendo in tutti i suoi principali indicatori, nella fiducia, soprattutto, il che scoraggia gli investimenti, ma anche i conti pubblici sono la fotografia di una caduta a picco. Il paradosso è che, allora, mentre noi si virava questo aereo, riportandolo in quota, si gridava allo scandalo, come se le bibite servite a bordo non fossero alla temperatura giusta; oggi, mentre voi schiantate inesorabilmente questo aereo al suolo, c'è una hostess con la barba che annuncia ai passeggeri che si sono visti scendere le mascherine dell'ossigeno di mantenersi calmi e tranquilli e, intanto, l'hostess si sta strafogando con tutte le merendine, facendo i selfie. Ecco, questa è un'immagine raccapricciante, solo ricordarla effettivamente fa venire i brividi, ma, purtroppo, è l'immagine reale del Paese che anche con questo decreto voi ci consegnate.