Discussione generale
Data: 
Lunedì, 29 Novembre, 2021
Nome: 
Piero De Luca

A.C. 3208-A Doc. LXXXVII, n. 4

Grazie, Presidente. Oggi discutiamo sulla legge di delegazione europea e sulla relazione consuntiva dell'appartenenza dell'Italia all'Unione. La legge di delegazione europea, come è noto, è necessaria per l'adozione e il recepimento nel diritto interno di alcune direttive adottate dall'Unione europea. Il disegno di legge attuale si compone di 13 articoli e di un allegato in cui sono indicate 9 direttive oggetto di attuazione.

L'articolo 3 contiene i criteri di delega per il recepimento della direttiva (UE) 2019/2121, che introduce una disciplina organica e completa delle operazioni societarie aventi una rilevanza transfrontaliera, eliminando barriere ingiustificate alla libertà di stabilimento nel mercato unico.

L'articolo 4 contiene principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/2161, che introduce disposizioni per una migliore applicazione e modernizzazione delle norme dell'Unione sulla protezione dei consumatori, in particolare con riferimento a pratiche commerciali scorrette o clausole vessatorie sull'indicazione del prezzo e sul diritto di recesso.

L'articolo 5 contiene i criteri specifici per l'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva (UE) 2020/1504, relativa ai mercati degli strumenti finanziari.

L'articolo 6 interviene in materia di adeguamento della normativa nazionale al regolamento relativo all'attuazione di una cooperazione rafforzata sull'istituzione della Procura europea, delegando il Governo a modificare il codice di procedura penale per attribuire alla competenza degli uffici giudiziari del distretto di corte d'appello la trattazione procedimenti penali per i reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione, ciò al fine di consentire più agevolmente ai procuratori europei delegati di esercitare le proprie funzioni tra i diversi uffici giudiziari.

L'articolo 7 contiene i criteri specifici per l'adeguamento alle disposizioni del regolamento (UE) 2018/848, che si applicherà a partire dal 1° gennaio 2022, relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici. Per adeguare la normativa europea sull'agricoltura biologica, si rende necessaria la revisione del decreto legislativo n. 20 del 2018 in materia di autorizzazione e vigilanza degli organismi di controllo e certificazione delle produzioni biologiche.

L'articolo 8 contiene principi e criteri direttivi per l'adeguamento alla normativa interna delle disposizioni europee che istituiscono l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (nuovo Eurojust).

L'articolo 9 si occupa dell'adeguamento della normativa nazionale alla disciplina europea sul riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca, cioè quelli di sequestro dei beni.

L'articolo 10 detta criteri specifici per l'adeguamento della nostra normativa alla disciplina europea relativa alla fabbricazione, all'immissione sul mercato e all'utilizzo di mangimi medicati.

L'articolo 11 detta criteri specifici per l'adeguamento della normativa nazionale alla disciplina sui medicinali veterinari, con lo scopo di promuovere un uso più consapevole di tali medicinali, ridurre gli oneri amministrativi e rafforzare il mercato interno.

L'articolo 12 delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale alle disposizioni europee sulla messa a disposizione nel mercato dei prodotti fertilizzanti.

L'articolo 13, infine, reca princìpi e criteri direttivi per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni in materia di trasporto su strada di merci e persone.

Questa ricostruzione, che sembra così didascalica, in realtà, ha l'obiettivo di indicare l'ampio spettro e l'ampio raggio di norme, di regole, di previsioni che, grazie all'Unione Europea, recepiremo nel nostro ordinamento giuridico. Credo sia decisivo indicare questo, per rappresentare in quest'Aula il messaggio più profondo, legato alla legge di delegazione europea, a questo provvedimento.

Il senso è quello di chiarire che l'Europa, l'Unione non pone, come spesso viene rappresentato dalla retorica sovranista, vincoli, limiti aggravi alle nostre aziende, alle nostre famiglie, ai nostri lavoratori, ai nostri studenti, ma dall'Europa arrivano maggiori diritti, maggiori tutele, maggiori libertà, maggiori opportunità, che vengono riconosciuti, all'interno del nostro territorio, alle nostre famiglie, alle nostre imprese, alle nostre aziende, ai nostri lavoratori, ai nostri studenti; e, quindi, grazie all'Europa potremo rafforzare il livello di protezione, di tutela di alcune di alcune garanzie che devono essere recepite, e saranno recepite, in questo momento all'interno del nostro ordinamento.

Tutto questo si ricollega in modo diretto e profondo al lavoro che, grazie in particolare al nostro Paese, è stato fatto a Bruxelles nei mesi scorsi in risposta alla pandemia, lavoro che ha consentito di cambiare completamente rotta e di far rinascere un'Unione diversa, di rilanciare il processo e il progetto di integrazione comunitaria. Sapete che, in relazione alla pandemia e rispetto a quanto accaduto in relazione alle crisi finanziarie del 2008 e del 2011, l'Unione ha avuto la capacità - grazie al ruolo di leadership e guida del nostro Paese, al ruolo di leadership e guida assunto dall'ex Ministro per le Politiche europee, attuale sottosegretario Enzo Amendola, e dall'allora Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri - di poter indirizzare le scelte strategiche e le azioni da mettere in campo a Bruxelles in un senso completamente differente improntato alla solidarietà, all'attenzione agli Stati e alle comunità interessati da una drammatica pandemia. Sono state messe in campo misure rivoluzionarie, innanzitutto la sospensione del Patto di stabilità e crescita, la modifica della normativa sugli aiuti di Stato per consentire al nostro Paese di poter sostenere adeguatamente le aziende e le imprese in una fase che rischiava di essere recessiva e davvero difficile da un punto di vista economico-finanziario. La BCE ha comprato più di 1.300 miliardi di euro di titoli di debito pubblico sul mercato secondario, consentendo di offrire quindi un cappello, una tutela, da un punto di vista finanziario, alle contro-speculazioni nei confronti di Stati maggiormente esposti per quanto riguarda il debito pubblico, come il nostro Paese. Tra le misure rivoluzionarie messe in campo ricordo con particolare orgoglio, perché una delle proposte democratiche, il programma SURE, di sostegno alla cassa integrazione europea, programma che ha consentito al nostro Paese di finanziare l'enorme serie di ammortizzatori sociali e di misure di tutela e sostegno all'occupazione in una fase in cui, purtroppo, la difficoltà economica ha fatto registrare passi indietro da un punto di vista occupazionale, che rischiavano di essere davvero disastrosi nel nostro Paese, così come all'interno dell'intera Unione europea. Ricordo, ancora, i programmi di sostegno BEI per finanziare le piccole e medie imprese e poi la linea di credito sanitaria all'interno del Meccanismo europeo di stabilità. Tutto questo accompagnato, da ultimo, a all'esito di un Consiglio europeo tra i più lunghi e più intensi della storia dell'integrazione europea, 17-21 luglio dello scorso anno, l'adozione del programma Next Generation EU che dà il senso della nuova Europa che stiamo costruendo; un programma che per la prima volta si finanzia attraverso l'emissione di Eurobond, ossia titoli di debito comune a livello europeo, per finanziare i progetti e programmi di investimento per ricostruire le nostre comunità, le nostre società, i nostri territori dopo la pandemia.

L'Italia è stato - lo ricordiamo - il primo Paese beneficiario del programma Next Generation EU, e questo è un risultato molto, molto importante, perché consente davvero di mettere in campo, grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato e approvato dall'Unione Europea nei termini previsti, progetti e programmi di sviluppo, di rinascita e di ricostruzione del Paese che attendevamo da anni. Grazie a queste risorse potremo davvero ricostruire le nostre comunità, intervenendo nei settori della transizione digitale, della sostenibilità ambientale, della coesione sociale e territoriale.

Se queste opportunità sono oggi possibili ed esistono è perché abbiamo avuto la capacità non di fare passi indietro, ma passi avanti in Europa, non di abbandonare il progetto di integrazione europea, ma di rafforzarlo, di consolidarlo, di portarlo ancora più avanti.

Questo è l'obiettivo che dobbiamo perseguire nei prossimi mesi e nei prossimi anni, nella consapevolezza che da soli siamo più deboli, che da soli siamo solo più indifesi, più esposti alle speculazioni finanziarie, economiche e sociali e anche alle difficoltà sanitarie. Come abbiamo constatato in questi mesi drammatici di pandemia, l'Unione è decisiva per difendere e tutelare al meglio le nostre comunità; rafforzare la sovranità europea vuol dire rafforzare, al tempo stesso, la sovranità nazionale, la sovranità del nostro Paese; quello è l'obiettivo che dobbiamo perseguire; guai a fare passi indietro, da questo punto di vista; guai a tornare indietro, perché sarebbe davvero rischioso e pericoloso per il futuro delle nostre comunità. Le sfide che abbiamo davanti sono di carattere sanitario; costruire un'Europa della salute abbiamo visto quanto sia stato importante avere un'Unione che è intervenuta in modo condiviso e coordinato, nonostante l'assenza di competenze dirette in materia sanitaria, nell'acquisizione, per esempio, di vaccini in tutta Europa. Se il 27 dicembre dello scorso anno abbiamo potuto iniziare una campagna vaccinale in tutta Europa nello stesso giorno, è perché abbiamo avuto l'Unione europea che ha avuto la capacità di contrattare e di negoziare con le “Big Pharma” con le case farmaceutiche, vaccini per tutto il territorio comunitario, evitando una guerra all'interno degli stessi Stati membri. Dobbiamo rafforzare l'Europa della salute, ma dobbiamo anche rafforzare l'Europa dell'asset sociale e della solidarietà; dobbiamo migliorare, e portare avanti battaglie decisive per il futuro dei nostri territori, come quelle contro il dumping sociale o contro il dumping fiscale; dobbiamo davvero alzare l'asticella del livello di integrazione comunitaria, nell'interesse delle nostre comunità, del nostro territorio, delle nostre aziende, dei nostri lavoratori, dei nostri studenti e delle nostre famiglie; quelli sono gli obiettivi che dobbiamo perseguire. Abbiamo bisogno di un'Europa più forte; più forte all'interno, nel rafforzare il mercato unico, consapevoli che la metà dell'export delle nostre aziende si indirizza nel territorio comunitario che rappresenta quindi un grande patrimonio per l'export delle nostre aziende, consapevoli che l'Europa ha necessità di assumere un ruolo sempre più forte di attore internazionale negli scenari globali. Abbiamo bisogno un'Europa più forte al proprio interno, un'Europa che valorizzi, tuteli e difenda ancora di più, grazie all'impegno del degli stessi Stati, i diritti fondamentali all'interno dell'Unione europea e la condizionalità della clausola dello Stato di diritto per l'erogazione delle risorse del Next Generation EU. È un grande successo che noi rivendichiamo come patrimonio comune degli impegni e dello sforzo, anche e soprattutto italiano, a Bruxelles l'idea di condizionare finalmente l'erogazione delle risorse europee al rispetto dello Stato di diritto, al rispetto dei diritti, dei valori e delle libertà fondamentali, dell'autonomia della magistratura, dell'autonomia dell'insegnamento scolastico e universitario, al rispetto della parità di trattamento uomo-donna, al rispetto tra i generi, al rispetto, all'interno degli Stati, dei valori, dei principi e dei diritti che sembrano condivisi e acquisiti, ma così non sono, purtroppo, in alcuni Stati membri, e che vanno appunto difesi, tutelati e valorizzati all'interno del territorio comunitario, anche grazie allo sforzo degli Stati membri e dell'Unione europea. Abbiamo bisogno poi di un'Europa più forte anche e soprattutto sugli scenari internazionali, che possa difendersi con maggiore forza dalle minacce di una guerra ibrida che noi condanniamo con forza, che la Bielorussia sta mettendo in atto ai confini dell'Europa in queste settimane. Dobbiamo avere un'Europa più forte che difenda gli interessi dei nostro territori e promuova i valori, i diritti e libertà fondamentali nei rapporti con la Russia, con la Turchia, con l'Egitto. Abbiamo bisogno di un'Europa più forte, non di un'Europa meno forte. Abbiamo bisogno non di abbandonare questo progetto, ma di rilanciarlo. Allora, questo è l'obiettivo e il senso della approvazione di questa legge di delegazione europea che, a prescindere da quello che potrebbe apparire un mero tecnicismo redazionale di recepimento di alcune normative europee, cela dietro un'importanza politica decisiva e determinante: l'Italia che intende adeguarsi agli impegni con l'Europa, dopo che l'Europa ha messo in campo misure straordinarie e rivoluzionarie per sostenere il rilancio del nostro Paese. Credo che sia un messaggio importante che va valorizzato e rilanciato oggi in quest'Aula.

L'Italia è pronta a fare la propria parte, è pronta a mettere in campo, con efficienza, efficacia, tempestività e puntualità, i progetti e programmi di investimento e le riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ed è pronta a fare la propria parte nei prossimi anni, anche a partire dal dibattito che si svolgerà e si sta svolgendo in seno alla Conferenza sul futuro dell'Europa per costruire le basi di un'Europa del futuro.

Un'Europa che sostituisca, modifichi o integri il Patto di stabilità come un Patto di sostenibilità, un'Europa che possa mettere in campo azioni di solidarietà nella gestione del fenomeno migratorio, un'Europa che possa davvero mettere in campo missioni importanti in ambito sociale, costruendo e rafforzando un vero e proprio pilastro sociale, un'Europa della salute, un'Europa che sia davvero la nostra casa comune, con convinzione, con forza, con determinazione, nei prossimi anni. Noi ci siamo, il Partito Democratico è fortemente determinato a continuare questo processo, questo progetto e a far sì che l'Italia diventi sempre più leader del rilancio e della costruzione dell'Europa del futuro.

Per queste ragioni, ovviamente sosteniamo con forza la relazione di maggioranza e auspichiamo che l'Italia continui lungo il percorso che abbiamo intrapreso in questi mesi e in questi anni di pandemia, per contribuire alla costruzione della nuova Europa, l'Europa del futuro.