A.C. 3475-A
Grazie, Presidente. La ricerca di qualità, quale responsabile di effetti concreti e misurabili per gli individui e per la collettività, ha un valore inestimabile per il Paese. La ricerca sanitaria si connota per le sue straordinarie implicazioni, riconducibili non solo all'ambito della salute, ma anche ad una più ampia dimensione sociale ed economica. Nel panorama scientifico nazionale, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico costituiscono dei centri di eccellenza per la promozione, lo sviluppo e l'applicazione delle innovazioni terapeutiche e delle nuove tecnologie nel campo biomedico e sanitario. Il provvedimento all'esame di quest'Aula reca la delega al Governo per il riordino della disciplina degli IRCCS, al fine di dare concreta attuazione alla riforma prevista nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che nel campo della ricerca sanitaria si prefigge l'obiettivo della riorganizzazione di tali istituti entro il 31 dicembre 2022. È la Componente 2 della Missione 6-Salute a prevedere
espressamente, infatti, nell'ambito dell'innovazione, della ricerca e della digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale, la revisione e l'aggiornamento dell'assetto regolamentare e del regime giuridico degli IRCCS e delle politiche di ricerca del Ministero della Salute, con il fine di rafforzare il necessario raccordo fra ricerca, innovazione e cure sanitarie.
Si tratta di una riforma necessaria, in quanto l'attuale sistema si configura come caratterizzato da un gran numero di istituti tra loro molto eterogenei quanto a dimensioni, tematiche, performance e distribuzione sul territorio nazionale e che risulta dalla configurazione risalente al 2003, non più rispondente alle esigenze di oggi. Ma è una riforma necessaria anche perché è volta ad innovare gli IRCCS per orientare le loro attività al trasferimento di interventi efficaci e innovativi nella pratica assistenziale e realizzare prestazioni di ricovero e cura ad elevata specialità, conferendo loro la chiara ed esplicita funzione di garantire la fondamentale sinergia tra ricerca, innovazione e assistenza, che purtroppo ancora manca in molte regioni. Condicio sine qua non del riordino è, pertanto, la necessaria chiarezza della missione che andranno a svolgere nei prossimi anni e che sarà determinante per assicurare al nostro Paese un ruolo di prim'ordine nel panorama internazionale della ricerca biomedica. L'attività di ricerca da loro condotta presenta, infatti, la peculiarità di realizzare uno scambio continuo e proficuo di conoscenze tra il laboratorio e la clinica, trovando, ogni ricerca prodotta, uno sbocco nelle applicazioni terapeutiche ospedaliere, con una ricaduta diretta sull'assistenza dei pazienti.
Per gli attuali 52 IRCSS presenti oggi nel nostro Paese si prefigurano obiettivi molto ambiziosi. L'articolo unico del presente provvedimento, infatti, si fonda su princìpi e criteri direttivi specifici, che spaziano dall'azione di potenziamento del ruolo degli IRCCS, quali istituti a rilevanza nazionale, alla revisione dei criteri di riconoscimento del carattere scientifico per la revoca o la conferma su base quadriennale, differenziando e valorizzando gli istituti a carattere monotematico da quelli politematici, con l'introduzione, altresì, di soglie di valutazione elevate con riferimento all'attività di ricerca clinica e assistenziale, rispondendo agli standard internazionali. Ma il riordino riguarda anche i criteri di valutazione riferiti alla localizzazione territoriale dell'istituto, all'area tematica oggetto di riconoscimento e al bacino minimo di utenza per ciascuna area tematica. È, inoltre, importante assicurare una loro equa distribuzione territoriale, e disciplinare le modalità di accesso da parte dei pazienti extraregionali alle prestazioni di alta specialità erogate conformemente ai princìpi enunciati di appropriatezza e ottimizzazione dell'offerta sanitaria del Sistema sanitario nazionale, prevedendo meccanismi di adeguamento dei volumi di attività nell'ambito dei budget di spesa complessivi regionali.
Tuttavia - e qui mi preme sottolineare l'importanza di questo argomento - l'eccellenza e la competitività dell'attività di ricerca non possono prescindere dalle risorse umane impiegate, dal rafforzamento del ruolo dei ricercatori e dalla previsione di un percorso che possa portare ad una loro stabilizzazione in termini di contratto. Su questo punto, noi del Partito Democratico - ma, devo riconoscere, tutta la Commissione - ci siamo battuti e siamo, purtroppo, rimasti bloccati dalla clausola di invarianza finanziaria. Tuttavia, vogliamo sottoporre per l'ennesima volta all'attenzione del Governo l'importanza di questa tematica. Non possiamo lasciare disatteso l'obiettivo di incidere sulla piramide della ricerca, continuando a penalizzare i nostri migliori talenti, se non intervenendo fermamente attraverso la definizione di un percorso professionale che dia una concreta stabilizzazione ai ricercatori. Non possiamo ricordarci di quanto sono bravi i nostri ricercatori soltanto durante il periodo di emergenza. Dobbiamo fare qualcosa di più e dobbiamo rendere il loro percorso sicuro, in modo da dare anche orizzonti certi al loro sbocco professionale.
L'articolo unico del presente provvedimento dedica una specifica parte alla revisione della disciplina del personale della ricerca sanitaria, prevista dalla legge di bilancio per l'anno 2018, che ha istituito presso gli IRCCS e gli Istituti zooprofilattici sperimentali un ruolo non dirigenziale della ricerca e delle connesse attività di supporto. Come è noto, si tratta quindi di contratti a tempo determinato, soggetti a valutazione annuale, con durata quinquennale e con la possibilità di rinnovo per ulteriori 5 anni, prevedendo altresì la loro successiva trasformazione a tempo indeterminato. Nonostante ciò, la situazione di precarietà permane. Come è emerso nel corso delle audizioni tenutesi in Commissione affari sociali, la piramide della ricerca non ha migliorato la situazione della ricerca sanitaria pubblica e ciò può risultare evidente dal confronto della situazione tra il 2019 e il 2021: nel dicembre 2019 gli IRCCS hanno assunto il personale storico della ricerca sanitaria, circa 1.800 tra ricercatori sanitari e collaboratori alla ricerca, con contratto a tempo determinato di 5 più 5 anni; a dicembre 2021, risulta che, dei circa 1.800 iniziali assunti a tempo determinato, ne siano rimasti soltanto 1.290; la riduzione del personale della ricerca sanitaria nei primi due anni di piramide della ricerca è stata superiore al 25 per cento. Non possiamo permettere che l'eccellenza della ricerca sanitaria nazionale sia caratterizzata da una cronica precarietà, impedendo la continuità di carriera e lo sviluppo professionale dei nostri migliori talenti. Senza risorse non si fa ricerca. Se non si fa ricerca, non possiamo parlare di futuro. Dobbiamo riuscire a valorizzare il prestigio del sistema in termini di visibilità nazionale ed internazionale, e per far questo è opportuno affrontare il punto critico relativo al finanziamento della ricerca corrente, rimasto stabile nel tempo ma a fronte di un aumento sostanzioso del numero degli istituti. Corriamo il rischio di perdere una straordinaria opportunità, che ha peraltro un'evidente ricaduta sull'assistenza dei malati e sul ruolo che gli IRCCS svolgono nel perseguimento degli obiettivi del Piano sanitario nazionale in materia di ricerca sanitaria.
Concludo, Presidente. Il processo di riordino avviato costituisce sicuramente una tappa estremamente importante e doverosa per il futuro della ricerca biomedica in Italia, però, come è già stato sottolineato, non si possono fare grandi cambiamenti e attendersi grandi risultati con una clausola di invarianza finanziaria. I dati recentemente pubblicati dall'OCSE indicano che il nostro Paese investe in ricerca risorse pari all'1,4 per cento del PIL, contro una media europea che si attesta intorno al 2,1 per cento. Non possiamo più permetterci di perdere alcuni tra i nostri migliori talenti, che preferiscono fare ricerca all'estero (e vi assicuro che su questo porto testimonianze dirette, essendo a contatto col mondo della ricerca). Dobbiamo procedere con una gestione efficiente della dotazione organica della ricerca e tutelare quello che è uno dei know-how migliori al mondo, quello del nostro Paese. L'evoluzione storica che gli IRCCS hanno vissuto negli ultimi anni richiede un piano strategico di prospettiva sul loro futuro in qualità di attori del sistema sanitario nazionale per la promozione della ricerca e dell'innovazione, elementi cardine per un'assistenza di eccellenza che rimane sicuramente l'obiettivo che dobbiamo porci.