Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 20 Giugno, 2022
Nome: 
Graziella Leyla Ciagà

A.C. 3343-A​

Grazie, Presidente. Il provvedimento che presentiamo oggi è la delega al Governo per la riforma fiscale, una legge delega molto attesa, che ha come obiettivo la revisione del nostro sistema fiscale, un sistema che è nato nel 1974 - come ha ricordato prima il presidente Marattin - e che, in quasi cinquant'anni, non è mai stato riformato in maniera organica, nonostante la nostra società sia radicalmente cambiata. La dimensione internazionale dei mercati (con la globalizzazione), il sistema produttivo (con le nuove modalità di organizzazione del lavoro), l'impatto delle nuove tecnologie, il ruolo sempre più incisivo dell'Unione europea, le mutate dinamiche della vita familiare e, infine, la crisi climatica. Il nostro sistema fiscale ha cercato di adeguarsi progressivamente a questi profondi mutamenti, ma con una continua stratificazione di norme, che lo hanno reso estremamente complesso, dal punto di vista tecnico, tanto da farne uno dei più complessi al mondo, oltre che caratterizzato da diverse criticità, dal punto di vista dell'efficienza e dell'equità della tassazione, che - ricordo - è tra le più alte in Europa. Tant'è vero che la riforma fiscale costituisce una delle cosiddette riforme di accompagnamento al Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l'obiettivo di rafforzare la coesione economica e sociale del nostro Paese. Con l'approvazione della legge delega fiscale, il Parlamento e il Governo raggiungeranno un importante risultato, tanto più se si tiene conto dell'eterogeneità dell'attuale maggioranza, che ha comunque consentito, pur nella differenza delle posizioni in materia fiscale, di raggiungere una convergenza su temi importanti. Insomma, si è raggiunto il massimo risultato possibile alle condizioni date e, in tal senso, il Partito Democratico auspica che il provvedimento venga rapidamente approvato in via definitiva, in modo tale da licenziare i relativi decreti attuativi, che sostanzialmente mettono in atto poi il provvedimento. Innanzitutto, vorrei ricordare la genesi della delega fiscale, che ha visto il diretto coinvolgimento del Parlamento. Le Commissioni finanze della Camera e del Senato hanno svolto una corposa indagine conoscitiva, con ben 61 audizioni svolte nell'arco di sei mesi, da gennaio a giugno del 2021, che si è conclusa lo scorso 30 giugno, con l'approvazione di un identico documento, che ha costituito proprio la base fondamentale di riferimento per il testo della legge delega, che il Governo ha approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 5 ottobre. Oggi, dopo otto mesi, il provvedimento inizia il suo percorso in quest'Aula; peccato che il dibattito si sia concentrato quasi esclusivamente sulla questione della revisione del catasto che, per otto mesi, ne ha bloccato l'iter. Comunque, la cosa importante è che poi si sia trovata una sintesi, che ha consentito di superare la situazione di stallo che si era creata. Il documento conclusivo delle Commissioni finanze di Camera e Senato ha indirizzato quindi la riforma fiscale verso obiettivi di crescita dell'economia e di semplificazione del sistema tributario, tenendo conto della transizione ecologica e digitale del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Infatti, nei sei principi generali della legge delega, che dovranno poi essere esplicitati e tradotti in specifiche norme nei decreti attuativi, troviamo, innanzitutto, la riduzione del carico fiscale sui redditi derivati dall'impiego dei fattori di produzione, la razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario, che dovrà avvenire tramite la riduzione degli adempimenti a carico di cittadini e imprese, l'eliminazione di micro tributi, ma anche l'interoperabilità delle banche dati e il rispetto rigoroso del divieto di chiedere i documenti già in possesso dell'amministrazione finanziaria. Questi due elementi sono stati introdotti con emendamenti del Partito Democratico e anche di altre forze politiche.

Terzo, la progressività del sistema tributario, che viene ribadita ma che è già sancita dalla Carta costituzionale, a cui si aggiunge, introdotto grazie a un emendamento del Partito Democratico, il rispetto del principio di equità orizzontale.

Quarto, la riduzione dell'evasione e dell'elusione fiscale, che “cuba”, diciamo così, 100 miliardi l'anno. Come? Attraverso il pieno utilizzo delle tecnologie e anche la graduale e proporzionale applicazione delle sanzioni amministrative in relazione alle violazioni commesse. Ecco, questa è un'importante specifica introdotta in fase emendativa.

Quinto obiettivo, la garanzia del rispetto dell'autonomia tributaria degli enti locali, degli enti territoriali: anche questo elemento, questo principio, è stato introdotto durante il percorso emendativo.

Sesto principio è la razionalizzazione delle sanzioni amministrative, garantendone la gradualità e proporzionalità rispetto all'entità delle violazioni commesse, con particolare attenzione alle violazioni formali o meramente formali.

L'articolo 2 si occupa dell'IRPEF, ovvero della tassazione dei redditi personali. Ricordo qui, in particolare, tre obiettivi: la riduzione delle aliquote medie effettive, ma con quale criterio? A partire dai redditi medio-bassi. Questo è un principio che è stato introdotto grazie a un emendamento del Partito Democratico e questa riduzione delle aliquote medie effettive ha l'obiettivo di incentivare la partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito, che sono quasi sempre donne. Anche questo riferimento è stato fortemente voluto dal mio partito, che sul punto ha presentato un disegno di legge a prima firma della nostra capogruppo Debora Serracchiani. Ricordo che le donne in Italia rappresentano oltre il 50 per cento della popolazione, cosa che troppo spesso si dimentica, o meglio si fa finta di dimenticare. Pur essendo le donne mediamente più istruite degli uomini, hanno un indice di occupazione più basso della media europea. Trascuro tutto il discorso sull'entità del gap salariale.

Il secondo obiettivo è la graduale riduzione delle variazioni eccessive delle aliquote marginali effettive derivanti dall'applicazione dell'IRPEF. La legge di bilancio del 2022 ha già in parte anticipato queste obiettivi, ridisegnando i lineamenti fondamentali dell'IRPEF, innanzitutto mediante interventi sulle aliquote e sugli scaglioni. La seconda aliquota, che riguarda, lo ricordo, i redditi dai 15 mila ai 28 mila euro, è stata abbassata dal 27 al 25 per cento. La terza, che riguarda i redditi dai 28 mila ai 50 mila euro, è passata dal 38 al 35 per cento. La successiva aliquota del 41 per cento è stata soppressa, mentre i redditi sopra i 50 mila euro avranno una aliquota del 43 per cento.

Altro obiettivo importante è il riordino delle spese fiscali, destinando le risorse della loro eventuale eliminazione o rimodulazione ai contribuenti soggetti a IRPEF, e qui ancora una volta con particolare riferimento a quelli con reddito medio-basso.

Ricordo anche il cashback fiscale, cioè la possibilità per i contribuenti di avere un rimborso automatico immediato, tramite le piattaforme telematiche, delle detrazioni fiscali che rientrano nelle dichiarazioni dei redditi con priorità per le spese mediche. E poi, per quanto riguarda i lavoratori autonomi e gli imprenditori individuali, la possibilità di mensilizzare gli acconti e i saldi, e l'eventuale riduzione della ritenuta d'acconto.

Per quanto riguarda, ancora una volta, professionisti e imprese, l'articolo 3 della delega prevede la revisione dell'IRES con un'operazione di forte semplificazione e la neutralità fiscale rispetto alle modalità diverse di organizzazione delle imprese.

Sempre per quanto riguarda le imprese e le attività produttive, l'articolo 5 prevede il graduale superamento dell'IRAP, già in parte anticipato dalla legge di bilancio, dando la priorità alle società di persone, agli studi associati e alle società tra i professionisti. E comunque - questo è un punto, è una condizione ineludibile per il Partito Democratico - è fatto salvo il finanziamento del fabbisogno sanitario.

Per quanto riguarda la razionalizzazione dell'IVA e delle altre imposte indirette, sottolineo in particolare un aspetto, un principio compreso nell'articolo 4, che riguarda l'adeguamento delle aliquote della tassazione indiretta, in coerenza con lo European Green Deal, sulla produzione e sui consumi dei prodotti energetici dell'energia elettrica, in modo tale da tenere conto dell'impatto ambientale di diversi prodotti, nonché con l'obiettivo di contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti, alla promozione dell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili e alla promozione di uno sviluppo sostenibile.

In riferimento all'impatto ambientale di diversi prodotti, è stato inserito un emendamento a mia prima firma - e di cui, quindi, sono particolarmente contenta - che ha come obiettivo quello di sostenere l'economia circolare. L'economia circolare rappresenta, insieme alla transizione energetica, il pilastro fondamentale del Green Deal europeo, tanto è vero che il PNRR ha tra i suoi obiettivi l'adozione, entro il 2022, della Strategia nazionale per l'economia circolare. Nelle linee guida programmatiche di questa Strategia, pubblicate dal Ministero per la Transizione ecologica lo scorso settembre, si prevedono incentivi fiscali a sostegno delle attività di riciclo e di utilizzo di materie prime secondarie. La transizione energetica e l'economia circolare possono essere, infatti, anzi devono essere un'occasione importante di sviluppo e, quindi, di occupazione per il nostro Paese, che, come è noto, è privo di materie prime, ma ha una elevatissima capacità nel trasformare queste materie prime, tant'è vero che siamo la seconda manifattura in Europa. Trasformando queste materie prime, siamo in grado di produrre ricchezza e quindi è molto importante che la leva fiscale sostenga e acceleri lo sviluppo sostenibile nell'interesse del Paese, soprattutto in una situazione geopolitica e di crisi economica che stiamo vivendo con l'incremento dei costi dei prodotti energetici e delle materie prime.

L'articolo 6, che è stato riformulato in sede emendativa, prevede la riforma del catasto con la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili attraverso l'ausilio delle più aggiornate tecnologie digitali, nonché l'aggiornamento delle rendite fondiarie che sono ferme da decenni, per stabilire un principio di equità e di parità di trattamento alle medesime condizioni, dal momento che ci sono molti casi di rendite fondiarie più alte in immobili che si trovano in zone periferiche, rispetto a quelli collocati nelle zone centrali. Naturalmente il tutto - come è stato già ribadito - senza conseguenze e senza oneri dal punto di vista fiscale. E poi, naturalmente, c'è tutto il tema degli immobili fantasma, ovvero degli immobili che non sono accatastati e che sono stimati dall'Agenzia delle entrate in più di 1 milione, oltre che degli immobili che sono accatastati in maniera difforme dalla realtà, dal punto di vista della loro consistenza, piuttosto che della destinazione d'uso.

L'articolo 7 riguarda la revisione delle addizionali comunali e regionali, e prevede la sostituzione dell'addizionale regionale comunale con una sovraimposta sull'IRPEF, in modo da consentire una maggior flessibilità e manovrabilità agli enti locali. Naturalmente, ciò deve garantire - questo è un emendamento inserito dal Partito Democratico e da altre forze politiche - lo stesso incremento di gettito ora garantito dall'applicazione del livello massimo dell'addizionale IRPEF. Un altro emendamento molto interessante introduce la possibilità di prevedere la revisione dell'attuale riparto tra lo Stato e i comuni relativamente al gettito dei tributi degli immobili D, cioè destinati ad uso produttivo.

Un'ultima considerazione sull'articolo 8, che riguarda la revisione del sistema nazionale della riscossione. I due elementi fondamentali sono l'accorpamento delle attività di riscossione in seno all'Agenzia delle entrate, superando quindi l'attuale modello duale, e l'uso delle nuove tecnologie digitali, con particolare riferimento all'interoperabilità delle banche dati, oltre che, naturalmente, l'orientamento delle attività di riscossione verso obiettivi di risultato. Ricordo che il nostro magazzino fiscale ammonta a oltre 1.000 miliardi, con una capacità di riscossione di circa 8,5 miliardi all'anno, che è molto scarsa rispetto agli altri Paesi europei.

In conclusione, tra i principi fondamentali contenuti nella legge delega per la riforma fiscale, sottolineo in particolare: la forte semplificazione, anche con l'ausilio di nuove tecnologie, che garantiscono maggior trasparenza e facilitano la vita a cittadini e imprese, continuando un percorso avviato nella precedente legislatura con l'introduzione della dichiarazione dei redditi precompilata e della fatturazione elettronica; la riduzione delle tasse e, quindi, delle aliquote fiscali, a partire dai redditi medio-bassi, per sostenere il potere d'acquisto del ceto medio e per incentivare l'occupazione femminile; il rafforzamento dell'autonomia tributaria degli enti locali, che durante il periodo della pandemia hanno dimostrato la loro capacità nel sostenere famiglie e imprese in difficoltà (questo, quindi, in attuazione del concetto del federalismo fiscale); l'utilizzo della leva fiscale per accelerare la transizione energetica e l'economia circolare, che sono i presupposti necessari per la riduzione delle emissioni climalteranti e per lo sviluppo sostenibile. Si poteva fare di più? Certamente si può sempre fare meglio, ma, stante le condizioni date dall'attuale composizione della maggioranza, come Partito Democratico esprimiamo la nostra soddisfazione per il risultato raggiunto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).