A.C. 1038-A
Grazie, Presidente. Saluto il Vice Ministro Leo. Oggi discutiamo della delega al Governo per la riforma fiscale, un atto che dovrebbe essere di vitale importanza per rimettere ordine nel Paese, perché c'è disordine nell'attuazione del principio dell'equità fiscale, non lo si può negare. Purtroppo, il Governo e la sua maggioranza ne hanno fatto un pessimo utilizzo, secondo quello che emerge dal testo della delega e dal dibattito parlamentare che si è tenuto in Commissione, e questo malgrado le parole cortesi del Vice Ministro Leo, al quale confermo la mia stima personale. Ci sarebbe stato bisogno di pensare ad una corretta distribuzione del carico fiscale, un elemento fondamentale di giustizia come base del contratto sociale nel quale i cittadini dovrebbero riconoscersi.
Se abbiamo un'idea distorta della realtà sociale, anche le politiche sociali conseguenti rischiano di prendere la strada sbagliata. Cerchiamo, allora, di fare una fotografia seria, senza strizzare l'occhio ai più furbi, a quelli che hanno esagerato con il sommerso, il nero, l'economia illegale e, conseguentemente, l'elusione e l'evasione fiscale. Il collega De Bertoldi ha fatto sfoggio, con il suo intervento, di come si liscia il pelo all'evasione, un fenomeno diffuso capillarmente; altro che nascondersi dietro ai grandi evasori. Guardiamo bene questa fotografia, la particolarità di un Paese nel quale si verificano tre condizioni che sono richiamate dal libro di Luca Ricolfi, La società signorile di massa. Ricolfi è uno statistico serio e competente della sociologia, non certo espressione del nostro campo più o meno largo. Tra l'altro, le tesi di Ricolfi sono state riprese il 2 luglio in un saggio del professor Alberto Brambilla; lo cito perché, anche questo professore, altrettanto serio e competente, non è espressione del nostro campo.
Allora, quali sono queste tre condizioni? Il numero dei cittadini che non lavorano ha superato ampiamente quello dei cittadini che lavorano; l'accesso ai consumi che possono definirsi benestanti ha raggiunto una larga parte della popolazione, e questo è positivo; l'economia è entrata in una lunga fase di stagnazione e la produttività è ferma da almeno un ventennio, e questo è negativo. Questa realtà, ampiamente documentabile, anche per una dimensione che non ha confronti con altri Paesi, dell'economia sommersa finisce per reggere su tre elementi. Su questo tema dell'economia sommersa, che oggi è stato richiamato da uno dei relatori, non si può fare il confronto con le condizioni di altri Paesi europei, specie con la Germania. Il nostro è un sommerso scandaloso, non parliamo di una cosa residuale: il 20 per cento è quello certificato dopo che, per anni, l'Istat non ha fatto, se non un generico riaggiustamento rispetto ai conti europei, uno studio approfondito sul tema del sommerso. L'Istat ha sempre evitato di affrontare il tema del sommerso non dico irregolare, che sarebbe questo, ma del sommerso malavitoso, che viene stimato in un numero che sta tra il 5 e il 6 per cento. Se noi sommiamo questi due dati, capiamo quanto la nostra economia dia una fotografia sbagliata di quella che è.
Quindi, finisce per reggere su tre elementi. Innanzitutto, la ricchezza, anche finanziaria, accumulata dai padri, più di quattro volte il PIL, e questo è positivo. Inoltre, la crisi profonda di scuola e università, la licealizzazione delle università e l'abbassamento dei parametri, la cosiddetta asticella, che ridimensiona il valore del titolo di studio che con queste università diamo agli studenti.
E infine, una struttura del lavoro con sacche di stampo paraschiavistico, in alcuni settori evidenti - basta girare per strada, agricoltura, edilizia -, che si riferiscono a lavoratori stagionali, a personale di servizio, a dipendenti in nero, a lavoretti della gig economy, al mercato della droga, all'esternalizzazione dei servizi, non meno di 3 milioni di persone. Quindi, 5 milioni di non cittadini, che sono gli immigrati, molti dei quali sono dediti a queste attività, 3 milioni di poveri di nazionalità italiana e 52 milioni di non poveri: questa è la fotografia del Paese, su cui dobbiamo mettere sopra questo 20-25 di sommerso che dà una dimensione della povertà e della ricchezza, molto diversa da quella che rileviamo dal punto di vista dell'efficacia o dell'efficienza delle cose; è falsata dall'abnorme dimensione del sommerso, perché c'è una grande vasta gamma di consumi signorili. Le case di proprietà sono molto diffuse, e questo è un vanto, è un punto positivo. L'automobile di proprietà chi non ce l'ha. Le vacanze oltre la metà della popolazione le pratica abitualmente. Il food per cani e per gatti è molto diffuso, seguire la traccia della pubblicità per capire l'evoluzione dei consumi; basta mettersi davanti a un televisore e si capisce. Immaginiamoci quando lo vede un cittadino dell'Africa subsahariana, che dovrebbe vivere con 2 dollari al giorno, che cosa penserà.
Lei, Vice Ministro, che conosce bene quelle aree, perché frequenta il Kenya, sa benissimo che queste cose hanno una dimensione per cui, con le tecnologie moderne, anche a un cittadino dell'Africa subsahariana può capitare di vedere che in alcuni Paesi dell'Occidente, segnatamente anche il nostro, c'è una pubblicità martellante per i cibi dei cani e dei gatti. Sono un tifoso dei cani e dei gatti, però è un contesto che evidenzia la condizione della non povertà, non dico della ricchezza. E poi il fitness. Il fatturato delle sostanze illegali vale 15 miliardi, il triplo della spesa in istruzione. Il gioco d'azzardo legale raggiunge i 107 miliardi di euro l'anno e corrisponde quasi al totale della spesa sanitaria, 117 pubblica più 40 privata. Ovviamente non considero il gioco d'azzardo illegale, che è un'altra delle dimensioni che vanno calcolate, perché esiste, c'è. Almeno a sentire quelli che praticano o che organizzano il gioco d'azzardo legale c'è una lamentela nel senso che questo gioco sarebbe ampiamente ridimensionato rispetto al gioco d'azzardo illegale. Il gioco d'azzardo poi viene enfatizzato anche dalla Rai con programmi di successo che in questi anni hanno tenuto banco, come L'eredità e Affari tuoi, a partire dal 2003 a ridosso del TG1. Chi è che non vede la distanza siderale che c'è tra il messaggio dei pacchi e quello di “Lascia o raddoppia?” piuttosto che di Rischiatutto? Ho avuto la fortuna di avere un professore che si era presentato a “Lascia o raddoppia?”, e che sapeva a memoria la Divina Commedia, eppure è caduto in un infortunio sull'Inferno, ma dava a noi studenti la sensazione che bisognasse sapere qualcosa. Non si poteva andare a “Lascia o raddoppia?” se non si conosceva una materia. Ora che distanza siderale c'è tra “Lascia o raddoppia?” e i pacchi? Alla base dei pacchi ci deve essere una sfacciata fortuna. Se tu hai la fortuna, hai risolto il problema. Primi in Europa e terzi nel mondo per numero di utenti unici di telefonia mobile e possessori di smartphone, il quale poi determina più social che approfondimento e cultura, da cui emerge anche una certa violenza dei social rispetto alla stessa cultura popolare del bar del paese, per tornare indietro ad abitudini che avevano un loro valore e una loro serietà. Siamo dunque divenuti una società signorile di massa non solo perché i nostri livelli di benessere sono ben al di sopra della sussistenza, non solo perché chi lavora è in netta minoranza rispetto a chi non lavora, non solo perché il tempo dedicato all'evasione e allo svago è ampiamente superiore a quello dedicato al lavoro e allo studio, ma anche perché tra i redditi che alimentano i consumi primeggiano le rendite, ossia la tipica fonte da cui, nella storia, la classe agiata, nobili e proprietari, signori di un tempo, si intende, quelli hanno poggiato le loro vite. Allora questa lettura non è strumentale, perché poi sono un figlio del popolo, quindi queste cose le ho viste come uno che si gira, che si guarda attorno e che cerca di essere informato, e non ho avuto invidia per quelli che lo hanno praticato. È una lettura che do delle cose. Questa lettura determina conseguenze sull'evoluzione del nostro sistema fiscale. Vorrei richiamare alcuni punti. La massiccia evasione di intere categorie di contribuenti, che nascondono al fisco il 65-70 per cento della loro base imponibile, proveniente da redditi di lavoro autonomo e da impresa individuale. Agli stessi contribuenti è poi riservata un'imposta sostitutiva con determinazione forfettaria dell'imponibile e aliquota piatta molto favorevole, cui si è aggiunta, per chi non aderisce al regime forfettario, l'aliquota piatta sugli incrementi di reddito. Il trattamento agevolato per lavoratori autonomi e professionisti si traduce in una serie di distorsioni che aggravano la scarsa produttività del settore dei servizi. Secondo, la frammentazione del sistema di imposizioni, per cui non solo le diverse tipologie di reddito sono trattate differentemente, ma esistono differenziazioni anche all'interno di tali categorie, con la conseguenza che, pure a parità di reddito, i contribuenti subiscono prelievi molto diversi. Terzo, i regimi cedolari e sostitutivi, molto diffusi, che sottraggono una parte rilevante dei redditi alle addizionali comunali e regionali Irpef, e quindi al dovere di contribuire al finanziamento dei servizi pubblici locali, cui sono dedicate queste addizionali. La struttura delle aliquote effettive dell'Irpef, caratterizzata dall'esistenza di aliquote implicite molto elevate, con effetti negativi sulla trasparenza delle imposte, che, a causa del sistematico svuotamento della sua base imponibile, riserva sempre più la progressività del prelievo ai soli redditi di lavoro dipendente e di pensione. Oggi il Corriere della Sera ci aiuta, penso che anche la dottoressa Gabanelli non sia considerata una che sta trescando per ribaltare il Governo, però l'articolo di oggi è emblematico ed è carico di dati, sono puntati su questa sintesi che ho fatto. Cinque, la pianificazione fiscale aggressiva dei gruppi multinazionali, e questo è un tema che dovrebbe rilanciare il nostro stare in Europa, perché la questione delle multinazionali si affronta nella dimensione europea. Tra l'altro, dovrebbe essere questa la base del nuovo bilancio europeo, con entrate proprie. In uno schema di Europa federale è chiaro che queste multinazionali devono guardare in faccia l'Europa nel suo insieme, non pensare di giocare gli uni contro gli altri. Allora potremo occuparci anche dei paradisi fiscali olandesi e di qualche altro, ma avendo la forza di ribadire il concetto del nostro europeismo. Sei, l'arretrato del catasto che penalizza i proprietari di immobili di minor pregio rispetto a quelli di maggior valore, e non voglio andare oltre. Si nega persino la necessità di avere non dico una cronistoria, ma una fotografia, capire di cosa stiamo parlando. Poi possiamo decidere di non applicare nessuna imposta, mi sembra evidente, il Vice Ministro Leo, che è qui, della provincia di Roma, sa benissimo che ci sono, sulla base delle constatazioni, dei valori che non sono commisurabili tra chi sta in centro e chi sta in periferia, ma, dal punto di vista fiscale della lettura che è data da un catasto che è invecchiato, c'è il paradosso, l'eccesso del prelievo fiscale e contributivo sul lavoro rispetto agli altri redditi e agli altri fattori di produzione. Otto, la mancanza di volontà per trovare le soluzioni legislative e amministrative necessarie a consentire il pieno utilizzo di tutte le banche dati. Qui ci siamo nascosti dietro tutto, compresa la privacy. Si dice: ma qui non si può toccare, i dati li abbiamo, ma non possiamo utilizzarli perché c'è la privacy, bisogna avere la privacy. Quindi tutti i comportamenti che possono portare anche a delle deviazioni vengono considerati come degli elementi insormontabili, ma queste banche dati ci sono. Basta dire al capo dell'Agenzia delle entrate che le utilizzi pienamente, e il Governo dovrebbe dare un supporto pieno all'Agenzia delle entrate non solo per il contrasto preventivo all'evasione, ma anche per l'efficientamento dell'attività di riscossione, che è un tema al quale il Vice Ministro Leo dedica grande attenzione. Da ultimo, la delega fiscale non affronta per nulla la questione dell'autonomia impositiva degli enti locali. È una lacuna perché la riforma di 50 anni fa, già ricordata, aveva trasformato la finanza locale, che poggiava sull'imposta di famiglia e che rendeva autonomi i bilanci comunali, in finanza derivata su base storica, peraltro.
Pertanto, le ingiustizie che si consumano nella trasformazione della struttura di finanza locale in finanza derivata statale sono enormi. Pensare di fare una riforma del fisco senza occuparsi di questa dimensione la trovo una cosa molto sbagliata.
Mi avvio a concludere. Abbiamo dovuto prendere atto, amaramente, che così una grande occasione viene sprecata dal Governo; la delega fiscale, non solo, non affronta, ma appare in contrasto con la necessità di una profonda riforma fiscale. Qui è stato citato anche Vanoni, sì, avremmo bisogno di fare un bagno nella testa, nelle idee di tanta parte dei nostri padri fondatori, ci sarebbe bisogno di una profonda presa di coscienza del Paese. Certo che quando si è messi di fronte alla domanda: “la vuoi con la fattura o senza?”, non è che dobbiamo pensare che i cittadini debbano essere tutti degli eroi, però, vanno messi nella condizione di capire che, quella, è una modalità con cui due si accordano per raggirare lo Stato, con conseguenze negative, poi, sull'organizzazione dei servizi. Due si mettono d'accordo, come già è accaduto, poi, nella gestione del superbonus 110. Quello che si è scoperto in materia di truffe era legato al fatto che due si mettevano d'accordo, perché tanto alla fine pagava Pantalone. Ecco, noi confidiamo che le ingiustizie manifeste smuovano non solo la coscienza civile, ma la consapevolezza di un nuovo contratto sociale a cui ho fatto riferimento all'inizio.
Nel concreto, la vostra delega è ingiusta e priva di coperture finanziarie. Qualche collega l'ha avanzato, nel suo intervento il rappresentante di Italia Viva ha poi detto che questa cosa non c'è più, quindi, cosa voleva dire? Che non c'è più la flat tax perché non ci sono le coperture. Il tema delle coperture finanziarie è molto importante, perché questo limite esporrà la finanza pubblica a rischi pesanti e il costo di aver preferito lisciare il pelo ai più furbi a qualsiasi costo è questo.
Concludo. La mia sensibilità, e anche l'ottimo intervento del collega Stefanazzi, del collega della sinistra che è qui vicino a me, è l'opposto del tecnicismo del Vice Ministro Leo, il che non significa che Leo non sia apprezzabile per le sue qualità tecniche, solo che, talvolta, la tecnicalità professionale confonde l'interesse generale, il bene comune, con le attese di coloro dei quali, oggi, il teorico dei commercialisti ha parlato prima. De Bertoldi mi pare che abbia detto: noi commercialisti, noi che abbiamo visto… Ma voi quando parlate dei clienti che vedete, qualche volta pensate di parlare ai vostri elettori, ma il problema di parlare al bene comune, all'interesse generale è questo, è un compito complicato; non è che ho la soluzione in tasca, però, ho voluto darvi una dimensione del modo di guardare le cose che poteva essere utile anche per integrare un ragionamento, perché questa è una riforma che ha un suo peso, una sua forza. E non si dica che l'abbiamo fatto in maniera educata, non è questo il problema; abbiamo avuto opinioni radicalmente diverse in Commissione, radicalmente diverse, dette con grande educazione e anche con simpatia reciproca, il problema, però, è che così come voi l'avete impostata, se pensate di andare avanti, non andate a incrociare l'interesse generale e il bene comune, ma incrociate molti altri rischi, per i quali io non auguro al Paese che questa sia la conclusione.