Discussione generale
Data: 
Venerdì, 4 Agosto, 2023
Nome: 
Maria Cecilia Guerra

A.C. 1038-B

Grazie, Presidente. Il nostro sistema fiscale si trova in una crisi gravissima, che ne mette in dubbio sia il funzionamento, che la legittimazione. Un sistema caratterizzato da un'alta pressione fiscale, necessaria a sostenere il nostro sistema di welfare, ma con una distribuzione dell'onere così fortemente sperequata, da risultare intollerabile nella sua ingiustizia.

Invece di affrontare alla radice i problemi di questo sistema, la riforma che oggi ci proponete e che state per approvare, da un lato, propone interventi di piccolo cabotaggio e manutenzione, che potrebbero essere introdotti per via ordinaria, senza ricorrere a una delega di sistema, e, dall'altro, un insieme di interventi in grado - o potenzialmente, cioè se realizzati - di peggiorare significativamente, sotto il profilo dell'equità, ma anche dell'efficienza e della stessa razionalità, l'attuale, già così compromesso, sistema di regole.

Il sistema in essere viola pesantemente il principio costituzionale della progressività del prelievo, che richiederebbe ai cittadini con più reddito di contribuire in misura maggiore al bene comune. È, infatti, caratterizzato da regimi proporzionali sostitutivi dell'Irpef, che sottraggono alla progressività intere categorie di reddito, continuando quindi il rispetto del dettato costituzionale ai soli redditi da lavoro dipendente e pensione. La delega che volete approvare peggiora questa situazione, estendendo il numero e la portata dei regimi sostitutivi e introducendo nuove aliquote piatte, addirittura frammentando il sistema di imposizione non solo fra categorie reddituali, ma anche all'interno delle diverse categorie, come avviene, ad esempio, con la cosiddetta flat tax incrementale o con la detassazione di singole porzioni del reddito da lavoro dipendente, così che, a parità di reddito, i contribuenti subiranno prelievi molto diversi. Parliamo di prelievi veramente molto diversi, diversi per migliaia di euro, non di spiccioli: per fare un esempio, a parità di reddito, un soggetto tassato nel regime forfettario, rispetto a un soggetto, a parità di reddito, ripeto, che sta in Irpef, arriva a pagare 10-11.000 euro in meno. Ma mi volete spiegare che cosa significa questa cosa? Che senso ha? Come potete giustificarla? A me sembra che significhi affidare il prelievo fiscale, così delicato, al caso, al capriccio, all'irrazionalità.

L'altro punto importante è che tutti i redditi o pezzi di reddito che escono dall'Irpef per entrare nei regimi sostitutivi, questi ad aliquota piatta, non pagano e non pagheranno neppure in futuro le addizionali Irpef regionali e locali, lasciando quindi ai soli lavoratori dipendenti e pensionati il compito di finanziare i servizi pubblici locali. Per darvi un'idea, un lavoratore dipendente o un pensionato, con un reddito di 40.000 euro, a Roma, paga come addizionali 1.447,5 euro, che tutti gli altri, quelli che non sono Irpef, non pagano: un bel regalo di 1.500 euro circa in meno. Che senso ha? Qualcuno me lo sa spiegare? È un'ingiustizia colossale. Tutti godiamo dei servizi pubblici locali, perché solo alcuni devono essere chiamati a finanziarli? Abbiamo proposto a più riprese di correggere queste storture, ma avete bocciato tutti i nostri emendamenti.

Il percorso della delega, alla Camera e poi anche al Senato, è stato, al contrario, costellato da un continuo fiorire di richieste di ulteriori privilegi, singoli e meschini favori, che in parte, per fortuna solo in parte, hanno trovato l'approvazione del Governo.

Ma il capolavoro di questa delega riguarda l'evasione fiscale: un'ingente quantità di base imponibile che sfugge ogni anno al prelievo, con intere categorie di contribuenti che nascondono al fisco il 65-70 per cento del proprio reddito. E non lo dico io, lo dice il Ministero dell'Economia e delle finanze, almeno fino a che il vento del negazionismo, che soffia forte anche in campo fiscale, non cercherà di celare questa evidenza.

Ci dite che sono tutti in difficoltà economica, che non ce la fanno a pagare. Se così fosse, non saremmo un Paese del G7, non saremmo una delle prime economie del mondo. In ogni caso, se il contribuente è davvero in difficoltà economica, noi siamo i primi a dire che va aiutato, ad esempio con un congruo piano di rateizzazione. Vi abbiamo proposto e riproposto - e siamo pronti a riproporveli ancora - emendamenti che limitano gli sconti di imposta, le rateizzazioni lunghe e persino i condoni ai contribuenti in difficoltà, verificandone, però, la condizione economica, verificando cioè che siano in difficoltà davvero. Ci avete risposto: picche! Qualcuno mi sa spiegare perché non volete aiutare chi è in difficoltà, ma stringere l'occhio agli evasori?

La risposta che questa delega non dà all'evasione, l'avete certificata voi, con la revisione del PNRR, quando avete, pochi giorni fa, comunicato l'abbandono e il ridimensionamento del target di riduzione dell'evasione, previsto per il 2023 e per il 2024, un target del 5 per cento e del 15 per cento, rispettivamente. E vi capisco, come avreste potuto, infatti, raggiungere quell'obiettivo dopo aver approvato ben 11 condoni con la legge di bilancio, poi prorogati ed ampliati nei provvedimenti successivi, aver dichiarato che il contrasto all'evasione è il pizzo che lo Stato, alla stregua di un'organizzazione mafiosa, impone al contribuente, avere aumentato il tetto per l'uso del contante, continuato ad invocare nuove paci fiscali? E, soprattutto, dopo aver varato questa legge delega, tutta volta a dipingere l'autorità fiscale come un ente predatorio, a smantellare ogni possibile funzionamento dell'Agenzia della riscossione, a prodigarsi in riduzioni ed esoneri delle sanzioni, abbattimenti degli interessi, cancellazioni o ridimensionamento di reati tributari, prevedendo un'ampia possibilità per il contribuente di mettersi d'accordo su quanto è disposto a pagare, estendendo in modo eccessivo l'istituto, altrimenti lodevole, dell'adempimento collaborativo, di cui avete, di fatto, affidato la gestione ai professionisti, rinunciando, in larga parte, al potere di controllo dell'autorità pubblica e, soprattutto, rispolverando un concordato fiscale degno dell'epoca antidiluviana - quella antecedente la riforma del 1973 -, estendendolo come concordato biennale, a cui si aderisce solo opzionalmente, quindi solo se è conveniente per il contribuente, che rappresenta, invece, una perdita per l'erario, come avviene regolarmente quando si introducono regimi opzionali.

Vi abbiamo indicato una via migliore per utilizzare i dati a disposizione del fisco e semplificare la vita dei contribuenti con un più ampio ricorso alla precompilazione, ma avete bocciato le nostre proposte.

Ho sbagliato dicendo che avete fatto delle norme a favore dei contribuenti, le avete fatte a singole categorie di contribuenti, poi c'è la massa dei pecoroni, dei meno furbi, di quelli che alla legalità ci tengono, di quelli che comunque non si pongono il problema perché le tasse gliele trattiene il datore di lavoro. Sono loro che reggono la fatica, che pagano per tutti, garantendo anche agli altri una sanità universale, l'assegno per i figli, i servizi gratuiti o i prezzi calmierati, la difesa, la sicurezza, le strade, i ponti, domani persino quello che si chiamerà ponte sullo Stretto di Messina.

Finisco. Questa delega fiscale è, in realtà, una non delega: promette sgravi fiscali di un'entità tale che, se realizzati, renderebbero insostenibile il nostro sistema di welfare e comprometterebbero alcune delle funzioni fondamentali dello Stato. Non si darà seguito a queste promesse, così come non lo si è dato negli ultimi 30 anni, la delega si tradurrà, invece, in regali sostanziali per alcuni e piccoli sconti per gli altri, come è avvenuto con il capolavoro della detassazione dei fringe benefit per 3.000 euro, con riferimento ai quali si lascia alla generosità del singolo datore di lavoro di fare un regalo al proprio dipendente, a spese della collettività. La tassazione è lo strumento essenziale per il finanziamento dello Stato democratico: se viene utilizzata al solo scopo di distribuire privilegi a singole corporazioni per accaparrarsene il consenso, si compie l'atto più antidemocratico che esista. Per questo, questa delega, noi del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, non possiamo proprio accettarla.