Discussione generale
Data: 
Venerdì, 4 Agosto, 2023
Nome: 
Toni Ricciardi

A.C. 1038-B

Grazie, Presidente, soprattutto per il silenzio preventivo. Onorevoli colleghe e colleghi, Vice Ministro Leo, io ho la sensazione che in questo Paese esista una narrazione e, se volete, un'ossessione, e questa narrazione e questa ossessione si chiamano “tasse”. Questa ossessione viene costruita in varie fasi storiche, ma diciamo che in questa fase storica, probabilmente, stiamo raggiungendo la punta più avanzata. Dico questo perché, Presidente, perché ho la sensazione che noi, probabilmente, a volte, ci poniamo le domande sbagliate, e cerco di argomentare con lei il ragionamento. Uoncetto dal quale partire: equità orizzontale. Che cos'è l'equità orizzontale? Equità orizzontale non è flat tax, equità orizzontale significa progressività o, se volete, tasso di incidenza. Perché faccio l'esempio del tasso di incidenza? Lo dico, soprattutto, ai colleghi un po' distratti. Esempio: se un comune di 1.000 abitanti perde 100 persone e un comune di 10.000 abitanti ne perde 1.000, in termini percentuali, tutte e due comuni perdono il 10 per cento. Ma 100 abitanti che se ne vanno da un comune di 1.000 hanno un impatto su quel comune ben superiore rispetto ai 1.000 che se ne vanno dal comune di 10.000.

Che cos'è la delega fiscale? La delega fiscale, sì, è tecnicalità, sì è politica, ma, soprattutto, è una domanda di fondo: quale è il modello di società, quale è l'Italia che avete in testa per il prossimo futuro. E questo si sostanzia attraverso un'ulteriore sottodomanda…. ringrazio il collega Fenu, mi faccio il silenzio anche da solo ormai.

Dunque, quale è l'Italia che ho in mente e, attraverso l'Italia che ho in mente, come questa Italia del futuro è in grado di garantire i diritti e i servizi attraverso i quali io costruisco la delega fiscale.

Perché la fiscalità, le tasse, in un Paese che, almeno ancora sulla carta, il più delle volte eroga o tenta di erogare servizi pubblici - tradotto, sanità, istruzione, cultura, pensioni -, significa esattamente questo. Come il Vice Ministro Leo sa benissimo, esistono diversi regimi fiscali nel mondo e in Europa, ai quali corrispondono diversi sistemi di Stato sociale, di welfare. Ognuno di esso, ognuno di essi ha le proprie caratteristiche, però sono tutti accomunati dalla stessa domanda: chi contribuisce ai costi dei diversi sistemi sociali e come? Io credo che questa sia la prima domanda di fondo che una delega fiscale dovrebbe porsi. E, soprattutto: con quale fiscalità noi siamo in grado di corrispondere un'adeguata sanità? Ora, la domanda è: questa delega fiscale è in grado di migliorare la garanzia dei diritti della sanità, da Nord a Sud, dalle città ai piccoli paesi? E ancora: siamo con questa delega fiscale in grado di migliorare e garantire il diritto all'istruzione ovunque nel Paese? E la domanda di fondo, Vice Ministro Leo: è questa delega fiscale, è nella testa di questo Governo, l'ossessione, che non sono le tasse, ma di riattivare l'ascensore sociale?

Presidente, nella tanto vituperata Prima Repubblica, l'ascensore sociale ha funzionato. Io mi chiedo: quante figlie e figli di muratori, di operaie, di sarte, oggi sono in grado, attraverso questa delega fiscale, domani, di prendere quell'ascensore sociale che è fermo da 30 anni in questo Paese? Io credo che questa sia una domanda di fondo che ci dobbiamo porre. E, soprattutto, una delega fiscale che ridisegna un patto sociale con i cittadini è il momento storico più importante, quasi sacrale: non può funzionare se chi lo propone continua a raccontare questo Stato come uno Stato Leviatano e, soprattutto, non può funzionare se un Governo si fa primo interprete della visione lockiana, per cui, se c'è una legge ingiusta, il cittadino ha il diritto-dovere di opporsi.

Io sono consapevole - e mi rivolgo alla profonda cultura economica del Vice Ministro - che il neokeynesiani abbiano perso negli ultimi 30 anni, ma il fatto di aver perso nella narrazione egemonica della visione economica non significa aver sbagliato la visione, non significa che tu hai sbagliato la visione, significa, sostanzialmente, che il mondo sta andando in una direzione diversa. Molte volte, in queste settimane, si è dibattuto su quale sia il ruolo dello Stato rispetto alle tasse, alla fiscalità, alla gestione dell'economia in generale. Lo Stato non ha il compito di organizzare il mercato e l'economia. Questo sa dove avveniva, Presidente? In Unione Sovietica e durante il periodo fascista. Non c'è differenza. Lo Stato non organizza il mercato, lo Stato si preoccupa - come ci diceva Polanyi ne La grande trasformazione - di trovare il riequilibrio delle diseguaglianze crescenti. Questo fa lo Stato e questo dovrebbe essere il punto, la matrice, il fil rouge attraverso cui trovare la direzione per una delega fiscale. Ma questa direzione serve, sostanzialmente, a fare cose? A quello dicevo prima, a garantire i diritti alle persone. Da questo punto di vista, non è che ci siamo tirati indietro, è stato ricordato dal collega Borrelli.

Io do atto al presidente della Commissione finanze, Osnato di aver governato il processo nel modo migliore, nonostante qualche agguato di natura tecnico-procedurale, lo definisco così, ma noi abbiamo inserito - grazie alla sensibilità del Vice Ministro Leo, perché, poi, qui, bisogna ritornare anche un attimo alla sobrietà e alla sacralità dei luoghi - lo smart working, il lavoro agile, la premialità per le persone che si trasferiscono nei comuni periferici e ultra periferici, cioè abbiamo cercato di ridare un luogo a un luogo che sta diventando un “non luogo”, per citare il compianto Augé.

Allora, colleghe e colleghi, io credo che noi dovremmo, tutti, farci un esame di coscienza, probabilmente prolungato, e capire se veramente vogliamo continuare a frequentare un “non luogo” o se vogliamo ridare a questo luogo il senso di luogo, e non è un gioco di parole. Per fare questo, però, colleghe e colleghi, serve costruire e ridare una narrazione adeguata, uno statement, un rigore morale, una reputazione. Qual è il concetto primario - e mi avvio a concludere, Presidente - della gestione di un'economia o di un mercato? La reputazione. È questo il concetto, non è la tecnicalità, è la reputazione. Ti danno un muto se hai reputazione, ti concedono un credito se hai reputazione. Allora, noi siamo in grado di ritornare alla reputazione? E come si fa a ritornare, a costruire un'adeguata reputazione se coloro - il Governo - che devono ridare la reputazione al Paese parlano di pizzo di Stato, chiedono la pace fiscale? Ma io mi chiedo: noi siamo in guerra con il popolo? Questa è la domanda.

Allora, la narrazione, lo statement, l'immagine che tu dai sono sostanziali e essenziali per ricucire questo rapporto, questo nuovo patto sociale. Io sono convinto, Vice Ministro Leo, che lei abbia fatto il massimo sforza possibile, anzi, la ringrazio anche a un certo punto per aver raddrizzato qualche esternalità, qualche parola al di sopra delle righe di qualche Vice Ministro. Detto questo, però, credo che noi dobbiamo trarre il punto, e chiudo, Presidente. Voi avete vinto le elezioni esattamente con quella narrazione: le tasse sono il nemico. Avete fatto una grande campagna pubblicitaria, le persone vi hanno creduto, vi hanno creduto soprattutto nel Mezzogiorno, e che cosa avete fatto in risposta? Avete abolito il reddito di cittadinanza, dite “no” al salario minimo, definanziate il PNRR, puntate allo Spacca Italia e alla secessione e premiate gli evasori.

Ieri, ricorrevano i centovent'anni, è stato già ricordato, di Ezio Vanoni, fautore della riforma tributaria italiana, che ha introdotto anche l'obbligo della dichiarazione dei redditi. Morì proprio in Senato, dopo un importante discorso. Sottolineò sempre, nella sua esistenza, come l'equità sociale si raggiunga attraverso la progressività e il contributo di ognuna e di ognuno nelle massime capacità possibili. Ora, Presidente e Vice Ministro Leo, mi rivolgo per vostro tramite, al Governo, noi vi chiediamo di essere degni di questi insegnamenti, ma non degni per una questione politica, degni per ricostruire insieme quella reputazione e un “non luogo” farlo ritornare un luogo di discussione e di risoluzione dei problemi per le cittadine e per i cittadini.