A.C. 1038-B
Signor Presidente, colleghe e colleghi, intanto vorrei far notare che noi non abbiamo l'abitudine, quando siamo relatori di una legge, di fare una dichiarazione di voto per un partito, ma, detto questo, ognuno fa il protagonista come ritiene più opportuno. Noi del Partito Democratico voteremo contro questa legge delega fiscale per sei motivi di fondo. Il primo: non sono evidenziati i costi e la copertura degli interventi per riuscire a ridurre le tasse. Riduzione da noi condivisa, ma bisogna che sia credibile quello che proponiamo.
Il riordino delle spese fiscali, che è opportuno, non potrà dare un forte contributo di risorse perché molte sono le agevolazioni fiscali da salvaguardare. Noi abbiamo proposto di destinare l'eventuale recupero di risorse da questo riordino ai contribuenti che pagano l'Irpef, lavoratori e pensionati. Una proposta da voi respinta. Quindi, senza recupero dell'evasione e senza una redistribuzione del carico fiscale a favore soprattutto del lavoro dipendente e dei pensionati, si prepara la strada a tagli della spesa pubblica, della sanità e dei servizi sociali.
Cosa che, siatene certi, contrasteremo con tutte le nostre forze.
Secondo motivo: non c'è riordino del sistema fiscale, ma di fatto si consolida la frammentarietà e l'assetto corporativo ingiusto del sistema attuale. Si mantengono e si estendono i regimi cedolari esistenti, e anzi, si estendono, con la flat tax incrementale e la cedolare secca sugli affitti commerciali. E si conferma l'ingiustizia che chi paga le cedolari secche non versa niente ai comuni per i servizi pubblici locali, in quanto esclusi dalle addizionali Irpef comunali e regionali.
Terzo motivo: si diminuisce anche la progressività fiscale dell'Irpef, che favorirà i redditi più elevati, con la riduzione degli scaglioni e delle aliquote.
Se realizzato, anche questo vostro obiettivo sottrarrà risorse per il finanziamento delle spese pubbliche. La stessa Banca d'Italia, inascoltata, ha evidenziato che la flat tax è stata adottata da Paesi in via di sviluppo e ridotti sistemi di welfare.
Quarto motivo: la revisione della tassazione delle imprese introduce una mini Ires, invece di rafforzare strumenti apprezzati come l'ACE, aiuto alla crescita economica, e i crediti di imposta Industria 4.0 per gli investimenti delle imprese.
Quinto: non c'è volontà di una lotta seria all'evasione e all'elusione fiscale. Con l'accertamento previsto si riduce la possibilità di fare riferimento ai valori di mercato e con il concordato preventivo, badiamo bene, solo opzionale, si apre la strada a farlo solo se conviene e c'è lo sconto. Si stabiliscono 10 anni per la riscossione a rate per chi è inadempiente nel versamento delle tasse, senza garantire alcuna verifica sulla reale difficoltà a pagare del contribuente.
Sesto motivo: grande assente in questa proposta del Governo è la riforma del catasto, di recente sollecitata di nuovo dalla Commissione europea. Si lascia così l'ingiustizia che i proprietari di abitazione di periferia paghino di più di quelli dei centri storici. Infine, nessuna previsione di reintrodurre una effettiva autonomia impositiva per gli enti locali, con una logica centralistica abbinata del resto a una proposta di autonomia differenziata che divide il Paese e non aiuta il nostro Mezzogiorno. In conclusione, la vostra delega non sana le ingiustizie, soprattutto verso il mondo dei lavoratori e delle lavoratrici, ma le aggrava. Per noi, il sostegno a chi paga le tasse è essenziale, nel vostro fisco l'essenziale è invisibile agli occhi. Complimenti, noi votiamo contro.