Discussione generale
Data: 
Lunedì, 22 Novembre, 2021
Nome: 
Walter Verini

A.C. 3289

Presidente, oggi iniziamo la discussione generale di un provvedimento davvero importante la riforma del processo civile; è possibile che questo ramo del Parlamento non abbia grande agibilità nel poter modificare le norme che sono uscite dal Senato: è vero, è un limite come per altri provvedimenti, tuttavia io penso che, così come per altre leggi, anche in questo campo sono state, sono e saranno approvate; quello che conta, la cosa più importante è che queste riforme si approvino, che comincino ad essere applicate, anche, poi, naturalmente dopo l'esercizio della delega da parte del Governo, possano trovare sul campo una verifica della loro efficacia, della loro bontà. Poi, naturalmente, ci sarà - come accade, come è accaduto e come accadrà - tempo e modo eventualmente per stabilire dei cosiddetti tagliandi anche alle riforme applicate ed eventualmente introdurre dei cambiamenti che si riterranno utili e possibili. Quindi, è importante che questa riforma veda la luce. Perché? Cosa dobbiamo dire di più di quello che già si è detto in questi anni sull'arretratezza del sistema giudiziario italiano e sulla gravissima arretratezza in particolare legata ai tempi, legata a circa 3 milioni di procedimenti arretrati pregressi che pure nei precedenti Governi, ricordo quando era Ministro il democratico Orlando, si cominciò ad abbattere? Ma, a parte questo, è evidente che riformare la giustizia civile significa dare delle risposte di civiltà legate a tempi, legate a risposte ai cittadini italiani, alle imprese italiane.

Sono state tante imprese che, anche per la lunghezza dei procedimenti civili, l'inesauribile lunghezza dei procedimenti civili, hanno avuto drammatiche difficoltà, che sono state poi anche concausa di fallimenti e di liquidazioni. La riforma del processo civile è un dovere verso il Paese e nei confronti degli investitori esteri, che spesso sono disincentivati dall'investire in Italia proprio per l'arretratezza di questa parte del nostro sistema giudiziario. Quindi, è un'occasione importante questa, perché finalmente si interviene per dare risposte importanti, come è stato ricordato anche in precedenti interventi, dalle relatrici e, poi, da ultimo dal deputato avvocato Cataldo, che, con la sua nota competenza e autorevolezza, ha dato anche qualche contributo significativo di merito. Però, ricordo interventi fondamentali per riformare il processo civile, l'intervento che si fa sulla prima udienza in modo da rendere già subito chiaro al magistrato lo svolgimento futuro dei successivi passaggi, così da prevedere e efficacemente lavorare per un celere sviluppo del procedimento.

Abbiamo il potenziamento e la valorizzazione forte - è stato ricordato - delle soluzioni alternative. Attenzione, soluzioni non premiali per i soggetti già più forti, ma incentivanti delle mediazioni, incentivanti della negoziazione assistita e dell'arbitrato in modo da decongestionare e deprocessualizzare, ma rendere più agevole un esito, e con incentivi fiscali – ripeto - non premiali verso i più forti, ma soprattutto verso il cittadino più indifeso. C'è, poi, il pilastro rappresentato dall'ufficio del processo che è fondamentale; una potenziamento multidisciplinare delle attività processuali in modo da consentire, anche attraverso - visto che parliamo del processo civile - competenze legate all'economia, alle questioni fiscali, agli aspetti che riguardano non strettamente quelli giuridici, ma altri ambiti di attività che possano consentire al magistrato di concentrarsi sulle sentenze per poter avere un supporto da queste figure multidisciplinari, che fanno parte dell'ufficio del processo.

Interventi, poi, sul processo, nell'esecuzione, anche sulle aste giudiziarie. Il Partito Democratico, per esempio, ha ottenuto al Senato, con un emendamento poi approvato da tutti, anche la tutela dei soggetti più deboli, di quelli che si vedono sequestrato un appartamento, pignorato un appartamento; abbiamo anche disposto alcune misure, ma soprattutto una novità anche per la legalità di questi processi, ossia avere ottenuto la creazione di una banca dati che consenta di conoscere l'anagrafe, i conti correnti di tutti i soggetti che partecipano alle aste giudiziarie, che spesso sono state, sono, o rischiano di essere, delle occasioni dove anche la criminalità organizzata mette gli occhi per riciclare denaro proveniente da traffici illeciti. C'è, infine, un altro pilastro: è l'istituzione del tribunale della famiglia. È un tema delicato, che ha appassionato anche nella precedente legislatura e che, tuttavia, va nella direzione di tenere insieme, superando i tribunali dei minori, il quadro, sempre tenendo conto della centralità e della priorità dell'interesse dei minori, ma tiene insieme il contesto nel quale alcune di queste situazioni stanno maturando. Questo aiuterà, anche se sono cose distinte, anche la prevenzione; potrà aiutare anche la prevenzione della violenza di genere, dei femminicidi; perché con queste nuove norme la violenza familiare entra nell'attenzione - uso questo termine - del diritto di famiglia e del processo che riguarda la famiglia; entra nell'attenzione non nel processo stricto sensu, perché c'è un momento, quindi, in cui è possibile che, mettendo attenzione su quanto accade in una famiglia, si possono vedere fin da subito, fin da quel momento, i germi, gli indizi di situazioni che possono, poi, degenerare e creare, come noto, fenomeni di stalkeraggio, fenomeni di persecuzione, fino all'uccisione di tante, di troppe donne, come ogni giorno, purtroppo, la cronaca ci testimonia. Ecco, quindi, perché questa è una riforma importante, non per i singoli gruppi, ma per il Paese per i motivi che ho accennato. Aggiungo anche che, oltre a quelli che ho cercato di sintetizzare, questa riforma ha 2 meriti : il primo, quello di adempiere a un impegno; se facciamo queste riforme, noi potremmo essere in regola con gli adempimenti che l'Europa ci obbliga ad avere, ma anche per scelta nostra. Il Piano nazionale di ripresa significa che sarà una realtà se queste riforme saranno realtà e, quindi, questo è un grande merito aggiuntivo. Un Paese più moderno, una giustizia più contemporanea, più europea che sarà in grado anche di farci accedere a quei finanziamenti dentro i quali - la sottosegretaria che è qui presente lo sa certamente meglio di tutti - si prevedono anche degli investimenti nella giustizia, si prevedono investimenti per l'ammodernamento delle sedi, per la digitalizzazione, per l'assunzione di oltre 16 mila persone che possono andare a implementare gli uffici giudiziari e le cancellerie. Anche qui forme di assunzioni multidisciplinari, quindi, non solo a livello amministrativo, ma anche persone in grado di lavorare per l'informatizzazione, per la velocizzazione dei processi, per l'ulteriore sviluppo del processo telematico che, soprattutto nel civile, è ormai una realtà. Insomma, questa è un'occasione che ha queste caratteristiche. Mi avvio alla seconda parte.

Io inquadro, Presidente, questa riforma del processo civile un po' in un contesto anche della riforma del processo penale, che le Camere hanno licenziato, su cui il Governo sta scrivendo e scriverà a breve le deleghe e nella prossima riforma del Consiglio superiore della magistratura, dell'ordinamento, che è un contributo, vorrà essere un contributo, non per risolvere tutti i problemi anche drammatici che riguardano la magistratura italiana, ma sarà un'occasione per aiutare quei processi di rigenerazione, di cambiamento e di nuova credibilità, di cui la magistratura italiana, ma - io direi – anche il sistema del nostro Paese hanno bisogno. Inquadrate così queste riforme, secondo noi, dovrebbero, anzi, mi viene quasi da dire avrebbero dovuto - perché temo che un po' si stia perdendo questa occasione - essere per tutti l'occasione di chiudere finalmente una pagina che ha creato molti problemi al Paese. Sono stati 25 lunghi anni, nei quali si sono contrapposti due elementi, secondo noi, profondamente sbagliati nel dibattito politico e pubblico italiano, che ha scelto il terreno della giustizia come terreno privilegiato di scontro politico. Da una parte un populismo giudiziario, che è stato l'esatto contrario del rispetto dei principi della Costituzione italiana, della presunzione di innocenza, un populismo giudiziario che, associato anche al protagonismo di alcune procure minoritarie, ma incisive, e al tempo stesso ad alcune iniziative degli organi di stampa, ha dato l'impressione - e qualche volta ben più di un'impressione - di voler sviluppare processi mediatici, nei quali il tema costituzionale civile della presunzione di innocenza andava a farsi benedire, in nome di una presunzione di colpevolezza del tutto inaccettabile, del tutto sbagliata. Ma, dall'altra parte, a contrapporsi è stata una logica che abbiamo definito, come il nostro segretario l'ha chiamata, dell'impunitismo, cioè di un garantismo finto. Il garantismo è una cosa seria, è una cosa nobile, ma, quando un garantismo viene usato solo per se stessi e solo per gli amici, diventa una cosa profondamente poco credibile e sbagliata. Un garantismo dietro al quale, poi, la storia - non lo dico senza polemica perché parliamo di storia - ormai era una storia che parlava di leggi ad personam, di tentativi di mettere la magistratura sotto il tacco della politica e di minarne l'indipendenza. Ecco, questi due opposti estremismi hanno impedito di sviluppare una cultura e una prassi del giusto processo, della presunzione di innocenza e di un sistema di garanzie, che rappresentano invece l'architrave di un Paese civile. Secondo noi - e mi avvio a concludere, Presidente - avremmo dovuto cogliere questa occasione. Invece, anche recentemente, alcuni provvedimenti molto civili, che la Ministra Cartabia velocemente - e gliene va dato atto e merito - ha portato all'attenzione del Governo e del Parlamento, come il recepimento di certe direttive europee sulla presunzione di innocenza, non sono stati usati per raccogliere quelle sintesi che il Governo aveva prodotto, ascoltando il parere non solo dei gruppi di maggioranza, ma della magistratura, dell'avvocatura e dell'accademia. Sono stati usati, invece, per inserire elementi di divisione, trappole parlamentari, legittime, ma profondamente contrarie a quello spirito che dovrebbe animare - almeno secondo noi - l'attenzione sul tema della giustizia. Via le bandierine, via quegli opposti estremismi e lavoriamo per delle riforme di sistema. Era questa l'occasione. Qualcuno ha voluto fare di più, mettere gli emendamenti divisivi, cercare di mettere difficoltà sul percorso di questo clima: un errore grave. Un errore grave che ha costretto anche ad intervenire, che ha prodotto legittimi, ma sbagliati per noi, incidenti parlamentari, divisioni nella maggioranza. È una grave responsabilità. Io penso, invece, che l'occasione sarebbe proprio l'altra: farla finita. Anche la sinistra, anche la mia parte politica, negli anni ha pensato – qualcuno, non tutti naturalmente - in certe occasioni che forse le questioni giudiziarie avrebbero potuto aiutare la battaglia politica. Se è stato così, quando è stato così, è stato un errore. Noi non siamo più perché la giustizia sia un terreno di scontro politico. Si poteva e si potrebbe voltare pagina; si poteva farla finita con le stagioni in cui venivano esibiti cappi e dove gli estremisti populisti, poi, sostituivano quel concetto di presunzione di innocenza con quello di presunzione di colpevolezza.

Ecco io penso che, però, non tutto sia perduto. Per quello che ci compete - e speriamo di farlo con più forze parlamentari possibili – noi cercheremo di continuare a concentrare l'attenzione sulle cose che il Paese chiede e di cui ha bisogno. E ha bisogno, non di un nuovo scontro all'arma bianca sulla giustizia, ma di una riforma: riforma del penale che abbiamo fatto, riforma del civile, riforma del Consiglio superiore della magistratura.

Aggiungo tra parentesi che, come Partito Democratico, noi non dimentichiamo l'urgenza di intervenire, come abbiamo detto in qualche dibattito pubblico, anche sotto forma di decreto, se necessario - e lo è - , su alcuni punti di riforma dell'ordinamento penitenziario. Non pensiamo a una riforma organica, per la quale difficilmente ci sarà probabilmente tempo, ma quantomeno ad alcune iniziative che, anche attraverso la necessità e l'urgenza che richiederebbe un decreto, si potrebbero attuare, che vanno nella direzione di applicare l'articolo 27 della Costituzione, il carcere come rieducazione, reinserimento sociale e umanizzazione. Ciò significherebbe anche più sicurezza per i cittadini, perché un detenuto che esce rieducato, con un mestiere, con un diploma, socializzato, e non trattato con trattamenti inumani e degradanti, come dice la sentenza Torreggiani della Corte europea di giustizia, non torna a delinquere, quindi, è maggiore sicurezza per i cittadini. E chiudo la parentesi.

Io temo, però, che tra trappole, avvicinarsi di scadenze elettorali e scadenze parlamentari rilevanti, ci sia troppo la tentazione di continuare a usare la giustizia come un terreno di scontro politico. Io devo dire, per stare anche nell'attualità, che anche in questi giorni abbiamo visto questa tentazione. Alcune delle cose che sono risuonate, per esempio, alla Leopolda, secondo noi, sono sbagliate. Alcune, non tutte. Le riflessioni, per esempio, fatte dal professor Cassese, legate a quello che lui definisce, dicendo che si è passati dal concetto di indipendenza della magistratura a quello di un autogoverno della magistratura. Ed è un tema serio, di riflessione, che merita attenzione e, per certi aspetti, certamente anche condivisione. Merita confronto, però, al tempo stesso, certi attacchi che abbiamo ascoltato alla Leopolda, provenienti dalla Leopolda, certe delegittimazioni non solo di singoli magistrati che esercitano l'azione penale, ma dell'ordinamento giudiziario, secondo noi sono state sbagliate e pericolose. Su queste vicende, su cui naturalmente non entriamo, né vogliamo entrare, ci sono stati errori? Esagerazioni investigative? Violazioni dei diritti degli indagati? È giusto segnalarli ed eventualmente difendersi, ma nel modo e nelle sedi giuste, sapendo che, per chiunque, anche in questo caso, sia per indagati sia un domani per eventuali imputati, siamo sempre davanti a presunti innocenti e non a presunti colpevoli. Però, i toni e certi argomenti usati a Firenze dal senatore Renzi hanno dato l'impressione di un film già visto, quello cioè in cui ci sarebbe una magistratura tesa all'attacco della politica e una politica che risponde, come dire, come se fosse un occhio per occhio, dente per dente, dando l'impressione - che ci auguriamo sbagliata - di volersi difendere più dai processi che non nei processi. Ecco, ho voluto obbligatoriamente, vista l'attualità, concludere con questo esempio,. Io non voglio apparire come un ingenuo, ma io penso che tutti noi dovremmo essere chiamati proprio nell'imminenza, purtroppo, di un reale aumento dei contagi, proprio nell'imminenza di una tenuta del Paese ancora labile, per le opportunità che abbiamo di ripresa e di crescita, ma al tempo stesso le difficoltà che esistono sociali nel nostro Paese, le imprese e i lavoratori…. Abbiamo una legge di bilancio che dovrà essere insieme redistributiva, ma al tempo stesso in grado di dare risposte anche ai protagonisti della ripresa, a chi lavora, a chi nelle buste paga le tasse fino all'ultimo, ma anche alle imprese, alle piccole e medie imprese, con la formazione e la scuola, la digitalizzazione, l'innovazione ambientale. È una grande occasione di resilienza, ma anche di costruzione del futuro e la giustizia è un perno di questo futuro. Perdere questa occasione per rialzare le bandierine del garantismo finto o del populismo giudiziario, per cui si è presunti colpevoli e basta un avviso di garanzia per mettere uno stigma, è sbagliato. Noi cercheremo, per quanto ci riguarda, a partire dall'approvazione in quest'Aula e dal dibattito che faremo sulla riforma del processo civile, di continuare questo impegno per modernizzare il Paese, cambiarlo, renderlo più giusto, come si deve rendere più civile ed europeo il sistema della giustizia italiana.