A.C. 1928-A
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, intervengo, a nome del gruppo del Partito Democratico, in una seduta che avremmo tutti desiderato, voluto, sperato, auspicato poter avere alcune settimane, alcuni mesi fa, perché siamo stati pronti con il lavoro parlamentare. Voglio ringraziare anch'io il presidente, tutti gli uffici della Commissione, il relatore, la collega Pastorella, il collega Iaria, il collega Centemero, la Presidente Ascani: è stato veramente un lavoro collettivo e parlamentare, nel senso proprio e giusto del termine, su un tema che è un'oggettività il fatto che sia una priorità.
Siamo rimasti fermi alcuni mesi perché non c'era la possibilità di avere i pareri relativi agli emendamenti, che poi erano emendamenti che in larga parte ponevano alcune questioni, ma che non hanno inficiato l'adozione del testo base all'unanimità anche da parte di forze politiche dell'opposizione, perché effettivamente il motivo c'è stato poi svelato in occasione dell'ultima volta in cui abbiamo avuto un momento di confronto con il Governo: è in preparazione anche un decreto per quanto riguarda le procedure autorizzative.
Da questo punto di vista, vorrei portare in quest'Aula un momento di confronto sul senso anche del lavoro comune che dobbiamo portare avanti e partirei proprio dalle parole che ho ascoltato con grande attenzione durante la cerimonia del Ventaglio del Presidente Fontana, che ha sottolineato come, in un momento in cui il 73 per cento della produzione legislativa arriva dal Governo, sia fondamentale, per la tutela della dignità e dell'importanza del Parlamento, porre un accento collettivo, non di parte, non di maggioranza e di opposizione, su come può e deve svilupparsi il lavoro migliore, nel senso delle istituzioni, nel senso del lavoro che devono fare le istituzioni.
Su questo tema, onestamente, riconoscendomi in larga parte con i contenuti della relazione del relatore Amich, non ritornerò sulle cifre, sui numeri, non ritornerò sulla indispensabile necessità di provvedere e avere un quadro normativo chiaro, però io penso che sia un valore aggiunto che questo quadro normativo venga da un'azione parlamentare che ha visto lavorare insieme maggioranza e opposizione. Ed è un'azione parlamentare che destina, comunque, al Governo una funzione fondamentale, perché poi saranno, nell'ambito del processo avviato della cornice costruita con questa legge, naturalmente, i Ministeri competenti, quando poi saranno riusciti a definire fra di loro quali devono essere per tutti i singoli passaggi dovuti, a doversi fare carico poi di tradurre i passaggi successivi.
Allora, su questo io mi chiedo e vi chiedo: quanto è importante portare a termine questa legge alla Camera e al Senato e fare sì che sia dentro questa cornice che si compiano i passi successivi? Lo dico perché ci sono tante questioni che dobbiamo affrontare e che non sono tutte affrontate nell'ambito delle norme che stiamo andando a presentare oggi, perché chiaramente noi avevamo proprio da costruire le fondamenta, non c'era nemmeno un codice Ateco di riferimento, non c'era nemmeno la possibilità di presentare delle procedure che fossero unificate per potere fare richiesta.
Quindi, al di là dei problemi che ci sono, poi, enormi degli anni che servono per allacciarsi alla rete elettrica, dei problemi sulle domande, c'era proprio un problema necessario di mettere quella prima pietra. Però la corsa non può essere tra Parlamento e Governo a chi mette la prima pietra, perché la prima pietra già c'è, ci siamo già confrontati.
Il tema è cosa costruire sopra questa prima pietra, e su questo ci sono alcune questioni che sono assolutamente urgenti. C'è la questione dell'energia, del fatto che i data center sono, saranno sempre di più delle strutture energivore che non sono riconosciute come strutture energivore. Da questo punto di vista è chiaro che il Governo deve battere un colpo, è chiaro che bisogna battere un colpo e noi su questo chiediamo al Governo di assumere, oggi, in quest'Aula, un impegno serio e siamo pronti al confronto su un tema fondamentale.
Non solo, c'è una questione legata anche a come effettivamente si stia verificando un fenomeno legato anche alle richieste di prospettiva di saturazione virtuale della rete elettrica. Nell'ottica di questo argomento, come interveniamo per fare sì che quelle autorizzazioni arrivino veramente in quelle strutture che sono pronte a essere immediatamente immesse e non occupino, magari virtualmente, la rete elettrica per le strutture che ancora non sono pronte? Allora ci ritroviamo con un fortissimo ritardo e magari abbiamo costruito degli oneri burocratici che bloccano la possibilità di mettere in campo strutture che sono pronte quando è il momento per tenere il posto occupato per altre che devono ancora arrivare.
Non solo, c'è la questione autorizzativa, naturalmente unica, e poi c'è la necessità anche di una direzione, qui c'è un tema politico - a mio avviso cruciale, è già stato condiviso in Commissione, l'abbiamo detto -: qual è l'obiettivo che ci poniamo? Il nostro obiettivo su questo tema è quello di riuscire a recuperare un ritardo? Sicuramente, perché dobbiamo essere consapevoli che per quanto noi stiamo andando avanti, per quanto Milano, la Lombardia siano avanti rispetto, per esempio, al resto del territorio nazionale, sia fondamentale implementare, far crescere una struttura capillare su tutto il territorio nazionale.
Noi comunque partiamo dall'essere indietro rispetto alle realtà del Nord Europa e, soprattutto, a essere indietro rispetto alla velocità con cui si stanno evolvendo i grandi soggetti e i grandi protagonisti a livello internazionale. Quindi, in questa azione, però, dobbiamo capire anche con che modello vogliamo andare avanti. Qui è il grande tema: se il Governo vuole fare un decreto per intervenire sulle procedure autorizzative in maniera rapida, come ci è stato annunciato, per chi vogliamo queste procedure autorizzative? Perché io ho sentito fare riferimento all'importanza del cloud computing, meno alla possibilità di valorizzare lo sviluppo delle edge cloud attraverso l'integrazione con l'edge computing.
Ho sentito fare riferimento ad alcuni modelli, ma non ad altri modelli, nell'intervento del principale partito di Governo. Da questo punto di vista, noi dobbiamo sapere che già oggi scontiamo dei ritardi rispetto alla nostra non capacità di costruire un modello di schemi di neutralità e di indipendenza di queste strutture che potrebbero, poi, diventare attrattive per l'intero sistema. Da questo punto di vista, oggi, il nostro tema non può e non deve essere quello semplicemente di avere delle procedure più veloci per quei soggetti più grandi che magari in questo momento bussano con più forza alla porta del Governo per chiedere di poter entrare, ma quello di essere capaci in Italia e in Europa di giocare un ruolo, in quale direzione?
In quella direzione che noi condividiamo, che è l'obiettivo del Polo strategico nazionale, dell'idea di un cloud sovrano, dell'idea di avere un sistema di comunicazioni che possa essere, in qualche modo, in grado di garantire un controllo anche sulla sicurezza dei dati, sicuramente della pubblica amministrazione, ma non solo e, da questo punto di vista, per quelli che hanno il valore, che devono essere tutelati.
Su questo ci sono posizioni diverse anche nell'opposizione, ma siamo tutti d'accordo che sui dati strategici ci debba essere questo tipo di attenzione, siete d'accordo anche voi del Governo, perché avete rimandato indietro l'intelligenza artificiale, ha fatto la terza lettura perché vi siete resi conto che parlare di server senza parlare di cloud è totalmente anacronistico oggi ed è necessario, invece, ancorare e vincolare determinati processi, determinati procedimenti a un concetto di sovranità che non è solo tecnologica, che è anche, oggi più che mai, geopolitica e che è anche, oggi più che mai, fondamentale. Ora, da questo punto di vista noi pensiamo che nel momento in cui si decidesse - auspichiamo che sia questa la direzione - di agire nell'ambito della cornice costruita con questa norma, questi temi molto rilevanti potranno essere affrontati in una giusta prospettiva, in uno scambio, in un confronto naturalmente tra posizioni anche differenti che ci sono in maggioranza e opposizione, ma con rispetto sul fatto che non si voglia costruire la scorciatoia per qualcuno e, soprattutto, non si voglia dare l'ennesimo schiaffo al Parlamento.
Se veramente si creassero le condizioni per cui, dopo tutto il lavoro che è stato fatto, questa legge atterrasse su un binario morto, che non la portasse a destinazione e venisse, in qualche modo, superata da un decreto che si occupa solo di una minima parte di questi temi - che, tra l'altro, non supera quelle che sono le questioni che il Governo dovrebbe fare e di cui, invece, si dovrebbe occupare, connesse soprattutto al grande tema delle questioni energetiche, e che, poi, potrebbe essere vissuta non come un passo in avanti collettivo, ma come una scelta in una direzione, è chiaro che staremmo compiendo l'ennesimo errore.
Di fronte a questo, però, ci sarebbe l'aggravante che sarebbe un errore non di una maggioranza verso un'opposizione, ma di un Governo nei confronti di un Parlamento che collettivamente si sta facendo carico di una questione e sta cercando di affrontarla nella maniera più attenta e responsabile, perché siamo perfettamente consapevoli che ci stiamo giocando qui un pezzo fondamentale della sfida del futuro.
Ora, io non so se alla fine l'esito della storia premierà le letture della fantascienza e ci ritroveremo in una società come quella de “La città e le stelle” di Clarke, in cui, intorno a un'unica grande città, Diaspar e Lys, tutta l'umanità scopre il modo di esistere, ma una cosa è certa, che tutta la fantascienza concorda che, dove si è andato, si è andato dove c'erano i luoghi dove l'intelligenza umana, insieme all'intelligenza artificiale, trovava lo spazio tecnologico, fisico, dove poteva avvenire quello scambio, dove poteva avvenire quella possibilità di fare quei passi avanti. Se i data center rappresentano fisicamente quei luoghi, noi non sappiamo in che direzione ci porteranno, ma sappiamo che se non siamo in grado di essere all'altezza della sfida che stiamo vivendo, questo passaggio verso il futuro arriverà da altre parti, noi ne potremmo essere spettatori paganti, ne potremmo essere in qualche modo…potremmo esserne parte, potremmo essere dei vagoni che si collegano da altre locomotive, però l'Italia ha l'ambizione, l'Europa ha l'ambizione, l'aspirazione, la storia, invece, di essere una parte di questo percorso.
Abbiamo anche le possibilità e abbiamo anche le opportunità e abbiamo anche i luoghi che fisicamente si potrebbero prestare, abbiamo anche la cultura, perché abbiamo anche esperienze di realtà capaci di sviluppare quella dimensione di terzietà, quella dimensione di indipendenza, quella dimensione di neutralità, che è un elemento essenziale della costruzione di una struttura di data center che possa essere vincente, anche in un'ottica di crescita rispetto al ruolo che possiamo svolgere nell'ambito del Mediterraneo, ma proprio per questo dobbiamo essere in grado di agire con la schiena dritta, di non cercare scorciatoie.
Laddove sono state cercate, le scorciatoie non hanno portato da nessuna parte. Adesso, non da ultimo, ho letto sull'Observer questa ricerca di xLab che chiarisce come anche gli Stati Uniti si stiano convincendo del fatto che la dimensione attuale satellitare offerta da Stalin non sia una soluzione ottimale nemmeno per le aree interne e per aree meno collegate, per problemi di capacità limitata, che sono misurabili nell'ordine di poche centinaia di utenti, che rendono poi inapplicabile il servizio in determinate condizioni.
Quindi, perfino gli Stati Uniti poi, al di là degli scontri, si saranno resi conto che quel tentativo che noi avevamo, per esempio, su cui ci eravamo anche confrontati aspramente di prendere un'altra strada, è un tentativo sbagliato e chi l'ha fatto sta cambiando direzione per quanto riguarda le connessioni o per quanto riguarda la riserva di capacità strategica. C'è un grande tema, invece, italiano ed europeo di essere capaci di non perdere più treni, ma di costruirli, quello dei data center è indispensabile, il Parlamento è pronto, auguro e auspico che si possa, prima della pausa dei lavori per il mese di agosto, completare il passaggio alla Camera, a quel punto ci sarà il passaggio semplicemente al Senato.
Credo che sia indispensabile che l'azione del Governo venga dentro questa cornice, e non vada, invece, a strappare un lavoro che ci può consentire, almeno su questo tema, di mandare un segnale chiaro, forte e unitario.