Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 9 Dicembre, 2021
Nome: 
Elena Carnevali

A.C. 3347

Grazie, signor Presidente. Gentile Ministra, colleghe e colleghi, il primo augurio che faccio a tutti noi è che quello che stiamo approvando qui diventi patrimonio del Paese, non venga considerato come una legge che riguarda gli addetti ai lavori o come una questione molto rilevante che riguarda in particolare la vita delle persone con disabilità. Noi ci siamo posti l'obiettivo di doverlo approvare in tempi stretti ed è molto importante, voglio spiegare le ragioni perché questo passaggio è così importante. La prima: questa, che è una riforma - così è stata iscritta nel nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza -, viene definita come un milestone, cioè quelle riforme, quegli obiettivi qualitativi che trascinano con sé le semplificazioni normative e riorganizzative, che sono legati al buon utilizzo degli investimenti. Ce ne sono 205 nel PNRR e, vista la loro natura, spesso, precedono i target nel tempo e spianano la strada per il loro raggiungimento. Una condizione, dunque, per accedere alle disponibilità finanziarie che, con un approccio generoso e solidale, Bruxelles ci ha consentito.

La seconda: questa riforma noi l'abbiamo legata, quando abbiamo approvato la NADEF, alla legge di bilancio. Queste due deadline noi non le abbiamo mai dimenticate ed è giusto rappresentare qui il senso di responsabilità che ci siamo assunti con questo disegno di legge, che è stato presentato alla Camera il 2 novembre e con riferimento al quale, in poco più di un mese, noi siamo qua per l'approvazione nel primo ramo del Parlamento.

Speditezza e rigore: un grande lavoro svolto in Commissione da tutti i parlamentari e parlo a nome del Partito Democratico, nel quale questi due obiettivi sono sempre stati ben presenti ed inscindibili, perché da questa legge dipendono e discenderanno i diritti a cui le persone con disabilità potranno accedere, i sostegni, i benefici, quindi sono materie da affrontare con cura. Ringrazio davvero molto la Ministra Stefani, le relatrici Noja e Sportiello, per aver accompagnato le riflessioni e anche le modifiche che abbiamo apportato, che, a nostro giudizio, sono integrative e migliorative. Vedete, l'Italia, dal 2009, ha ratificato la Convenzione dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità, un Trattato internazionale perché ci sia un approccio culturale diverso, che vincola gli Stati firmatari a rispettarli. Sono passati 12 anni e nel nostro ordinamento ci sono ancora definizioni che sono fuori dalla storia, potrei citarne alcune come esempio, è doveroso farlo qui. Una legge che per noi è una legge miliare, la legge n. 104, parla di riconoscimento dello stato dell'handicap; la legge n. 118 del 1971 sull'invalidità civile considera mutilati gli invalidi civili, i cittadini affetti da minorazioni congenite, compresi gli irregolari psichici per oligofrenie. Veramente era ora ed è tempo che, finalmente, si metta in archivio un linguaggio che non ci appartiene più.

Questo testo sicuramente coglie i temi importanti, formalizza principi condivisibili, in particolare con l'ultimo Piano di azione biennale fatto dall'Osservatorio, che è frutto di un grande lavoro e di un grande patrimonio che abbiamo all'interno del nostro Paese, e interviene su una materia molto complessa che, giustamente, tutti gli stakeholder hanno definito una babele.

E, quindi, è giusto questo intervento di riordino che rappresenta grandi opportunità, ma di cui non va sottovalutato il rischio, perché sarà commisurato con l'effettiva capacità di comprendere e di affrontare i nodi strutturali che, poi, saranno nelle mani dei decreti attuativi, su cui noi vigileremo.

Bene, dunque, questo passaggio - “passaggio storico” sono parole abusate -, ma credo che sia giusto riconoscere che finalmente nel nostro ordinamento la definizione di disabilità sarà coerente con la Convenzione dell'ONU. Si introduce questa valutazione di base che sarà distinta da quella successiva di valutazione multidisciplinare, basata su quello che si chiama l'approccio biopsicosociale, però, vi prego, non guardate a questo passaggio come se fosse una semplice semplificazione necessaria e doverosa per milioni di persone con disabilità che devono districarsi tra commissioni, spesso anche senza riconoscere l'irrivedibilità di alcune situazioni. Questo è un tema profondamente culturale, dal quale poi discendono la legislazione, le procedure e l'organizzazione, ed è un passaggio dove, finalmente, in un linguaggio, in un approccio medico e clinico della persona con disabilità, si include la componente sociale, dove la disabilità è il risultato degli svantaggi causati dall'ambiente fisico alla tua persona.

Noi abbiamo legato e legheremo questa nuova valutazione di disabilità alle condizioni dell'ICD e alle condizioni che vengono riconosciute dall'ICF. Ebbene, questo passaggio finalmente la riconosce e noi ci siamo adoperati per garantire consequenzialità a questa legge delega. Io credo che sia altrettanto importante che il contributo dei tanti auditi che ringraziamo, in questo breve tempo, comprese le preoccupazioni, debba rimanere vivo. Lo dico perché è stato, per il Partito Democratico, un principio inderogabile quello di aver introdotto la norma di salvaguardia, perché qui si agisce sulla pelle viva delle persone con disabilità e con i loro diritti acquisiti, rispetto alle norme esistenti.

Io credo che, finalmente, arrivati a questo progresso, dobbiamo però ricordarci una cosa che è stata tema di dibattito che è giusto ricordare qui: il riferimento è alle attuali tabelle, dove con percentuali noi stabiliamo a che cosa uno abbia diritto e a che cosa, un'altra persona, diritto non abbia, tabelle che sono obsolete, che dobbiamo superare, però, attenzione, l'attenzione più grande che voglio ricordare qui - e lo dico perché l'abbiamo sentita anche per voce della Ministra – è che non si fanno le nozze con i fichi secchi; la preoccupazione che io ho e che credo che sia la preoccupazione di questo Parlamento, è che le risposte e le disponibilità finanziarie, ce lo hanno detto anche oggi in Commissione bilancio, non sono quantificate. Noi affidiamo all'INPS - l'unico ente pubblico che diventerà l'unico presidio - questo accertamento; voglio ricordare che lo stesso INPS, in un'interrogazione, ci ha ricordato quanto arretrato ancora abbia nelle sue mani. Ecco, questa preoccupazione è una preoccupazione che ci chiama tutti; attualmente, questa delega è coperta da tre fonti di finanziamento: la prima fonte è legata al Fondo dei 300 milioni, al quale ne aggiungeremo 50 con l'approvazione della legge di bilancio; la seconda sono le risorse, 500 milioni, che sono nella Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza e sono quasi, direi, sostanzialmente, delle risorse legate agli investimenti e, poi, abbiamo un terzo capitolo che dice: andremo a prendere le risorse anche dalle risorse attuali destinate alla disabilità e - devo dire con molto stupore - anche la relazione tecnica ha fatto riferimento alla legge sulla non autosufficienza e al Fondo nazionale delle politiche sociali. Guardate che quelle sono risorse destinate ai comuni, quelle sono risorse che sono destinate per garantire il sostegno domiciliare di tutte le persone con disabilità, non c'è una differenza tra chi è più disabile e chi non è autosufficiente o è anziano.

E questo, per noi, sarà un presidio al quale non potremo mancare, anche perché un'altra milestone in questa legge si chiama “riforma della non autosufficienza”. Nella consapevolezza piena e totale, non solo, della disponibilità del Partito Democratico, nel lavoro che abbiamo fatto in tanti anni, parlo dal 2013, da quando sono qui in questo Parlamento, una delle prime norme che abbiamo aggredito è stata proprio quella che riguarda le continue richieste di accertamento per persone che, come giustamente ricordava prima la collega Versace, se sono amputate, la gamba non gli ricrescerà, se sono in una condizione di disabilità permanente, credo che rimarranno nella stessa condizione. Così come abbiamo fatto tante altre buone norme, ricordo a tutti la legge n. 112 del 2016. Ci troverà dalla sua parte; sappia chi è fuori di qui, soprattutto le persone con disabilità e le loro famiglie, che non mancherà mai la vigilanza, l'attenzione e la garanzia che, in questo Parlamento, faremo solo ciò che serve per garantire piena cittadinanza e pieni diritti alle persone con disabilità.