Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 25 Ottobre, 2023
Nome: 
Paola De Micheli

A.C. 1406

Grazie, Presidente. Anticipo il voto di astensione del Partito Democratico, così come già avvenuto peraltro al Senato e in Commissione. Questo è un provvedimento molto importante, nonostante la gestione parlamentare e la superficiale discussione di alcuni passaggi in Commissione non l'abbiano sottolineato.

È importante perché è una riforma abilitante del Piano nazionale di ripresa e resilienza e spero che, nella realizzazione dei decreti attuativi, non si arrivi ad un esercizio esclusivamente burocratico, non si sottovaluti la portata di una riforma di questo tipo che noi abbiamo voluto tra le riforme abilitanti del PNRR. Ci asterremo perché, al Senato, il Governo ha accolto molte delle nostre modifiche, ma non possiamo andare oltre, perché riteniamo questo provvedimento tecnicamente interessante, ma politicamente insufficiente e temo - spero di essere smentita, Sottosegretario - deludente.

Riorganizzare gli incentivi sulla base dei criteri previsti è sicuramente urgente; è urgente inoltre garantire trasparenza, chiarezza, semplicità, nonché la parità di genere come obiettivo (l'avremmo voluta anche come criterio preminente), introdurre, finalmente, il processo di verifica degli incentivi, se tali incentivi hanno davvero raggiunto gli obiettivi, ciò è molto importante, così come introdurre il codice degli incentivi per noi è assolutamente strategico.

Sempre sotto il profilo tecnico, non va bene la confusione che nell'articolo 1 si ingenera con la revisione delle agevolazioni fiscali. Aspettiamo fiduciosi l'annunciata riforma - durante la discussione generale - del fondo di garanzia che è il vero convitato di pietra sui temi legati alle imprese, perché il problema delle imprese, oggi, in tempi di tassi alti e di inflazione, è sicuramente legato alla cassa; e tutti noi sappiamo quanto per le imprese siano importanti la cassa, i flussi di cassa.

Manca la certezza dei tempi di erogazione dell'incentivo e questo si collega con quanto detto prima: se noi corriamo il rischio di avere incentivi erogati nell'arco di 2 anni, le aziende ci rimangono sotto prima. Noi non abbiamo apprezzato il fatto che anche alla Camera non siano stati accolti gli emendamenti su questi temi, ma non è per questioni tecniche che ci asteniamo: questa delega manca di una visione di politica industriale, mancano gli obiettivi. Questo era il luogo dove discutere e decidere - magari anche insieme o, magari, anche no, visto che governate voi - quali sono gli obiettivi di politica industriale che questo Governo ha in testa. A cosa serviranno questi incentivi? Se nelle modalità possiamo aver trovato qualche accomodamento, non si sa per cosa utilizzerete questi incentivi.

Le verifiche, che sono state giustamente introdotte, si faranno per il raggiungimento di quali obiettivi? Solo quelli tecnici, numerici, il PIL, il numero degli occupati o si faranno sul raggiungimento di obiettivi di politica industriale, di transizione, di modernizzazione delle nostre imprese? Qual è il ruolo dello Stato che avete in mente rispetto alle imprese e, quindi, all'utilizzo delle risorse pubbliche con gli incentivi?

Manca la definizione di una prospettiva del nostro sistema industriale; manca l'anima, manca la tensione alla trasformazione, verso cosa, in quali tempi. Chi definisce le politiche industriali, se non il Parlamento, se non attraverso norme di legge? Noi diciamo che gli obiettivi degli incentivi devono essere finalizzati alla transizione. Senza interventi pubblici, le piccole e medie imprese come potranno mai affrontare le politiche di transizione? Noi diciamo digitalizzazione, noi chiediamo obiettivi finalizzati ad un utilizzo intelligente ed eticamente compatibile dell'intelligenza artificiale. Noi chiediamo obiettivi finalizzati alla transizione delle imprese sulle seconde generazioni. Il Governo si deve render conto che è in corso uno shopping di medie imprese in Italia da parte di gruppi internazionali che corrono, poi, il rischio di non continuare ad investire qui. Insomma, non c'è la visione perché non avete la visione o perché non siete d'accordo su quali sono gli obiettivi di politica industriale? Il dubbio nasce perché su alcuni dossier, come TIM, come Ilva, come ITA, la dimostrazione dell'atteggiamento del Governo è di una grande confusione proprio sugli obiettivi di politica industriale. Il rischio è che, se non ci sono obiettivi chiari, definiti e condivisi, le decisioni siano figlie solo di operazioni di forza, di aspirazioni dei singoli Ministri. La politica industriale non può dipendere dalla legittima attività delle lobby o esclusivamente dalle emergenze. Le vere e grandi trasformazioni sono lente, devono avere obiettivi chiari, devono garantire continuità. Per questo è un vulnus in questa delega non aver attivato questa discussione tra di noi, ma anche tra di voi.

Gli incentivi premieranno il ruolo delle imprese per lo sviluppo sociale e umano? Garantiranno l'equilibrio tra solidarietà sociale e profitto? Garantiranno il lavoro dignitoso? Questi obiettivi li avete o questo è esclusivamente uno straordinario esercizio burocratico per rispondere a un'esigenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza?

Noi chiediamo che vengano previsti obiettivi su una transizione anche verso nuovi modelli organizzativi, nuovi modelli di produzione, nuovi modelli di sviluppo. Non rispondete, non avete risposto a queste domande, vi fermate prima e questo a noi non basta, non basta al Partito Democratico, non basta alle imprese, non basta ai lavoratori. Nell'attuazione della delega vi incalzeremo a chiarire da che parte state, perché in questa delega non avete voluto affrontare questa discussione. Noi siamo e saremo dalla parte della modernità, della modernizzazione delle nostre imprese.