Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Martedì, 17 Novembre, 2015
Nome: 
Tino Iannuzzi

A.C.  3194-A

Deleghe al Governo per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture 

Grazie, Presidente. La delega sugli appalti pubblici è una riforma fondamentale per il Paese, per il suo sviluppo, per l'affermazione della legalità, per il buon governo. Difatti le regole sugli appalti hanno una funzione precisa: consentire la realizzazione corretta, celere ed efficiente di tutte quelle infrastrutture materiali ed immateriali che servono veramente al Paese, assicurando l'obiettivo prioritario della sostenibilità ambientale. Il provvedimento è il risultato del lavoro intenso di qualità svolto in prima lettura al Senato, continuato e rafforzato alla Camera dei deputati sotto la guida encomiabile dei due relatori, Raffaella Mariani ed il collega Cera, con la grande attenzione sempre riservata al lavoro parlamentare dal ministro Delrio e dal viceministro Nencini. 
Al contenuto della delega hanno recato il loro contributo, positivo e qualificante, tutti i gruppi parlamentari in uno spirito largamente unitario. Ecco perché francamente sorprende la dichiarazione di voto contraria preannunciata dal gruppo del Movimento 5 Stelle. Tutto il percorso parlamentare sinora maturato conduce in una direzione opposta, l'annuncio di questo voto contrario è francamente smentito dalle cose che assieme abbiamo discusso e deliberato. Lo dico con rispetto e con franchezza sulla base del percorso parlamentare che abbiamo condiviso e che non può mutare improvvisamente all'ultimo minuto con una motivazione fragile e priva di qualsiasi respiro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). 
Nel corso degli anni che sono alle nostre spalle abbiamo avuto una legislazione sterminata nel campo dei lavori pubblici, dalla legge Merloni del 1994 con le sue quattro varianti, dal codice degli appalti del 2006 con i suoi quattro decreti correttivi, a infinite disposizioni sparse in questo o quel decreto-legge, ma questa marea normativa ha generato una situazione assolutamente anomala. Si sono ad essa accompagnati incertezza massima e negativa per gli operatori del settore, grandi ritardi e pesanti rinvii nell'esecuzione delle opere pubbliche, una grave e devastante corruzione che, giustamente indigna la pubblica opinione. 
In questo contesto, il gruppo del Partito Democratico ha lavorato intensamente ed efficacemente per orientare la delega su alcune scelte di fondo nette: promuovere e garantire la legalità e la trasparenza, consentire la realizzazione sollecita ed efficiente delle opere pubbliche, realizzare lo snellimento delle procedure e la semplificazione legislativa. E, in questo spirito, operiamo una scelta molto chiara: il superamento della legge obiettivo. L'eliminazione del sistema della legge obiettivo è motivata perché questa legge ha fallito. 
È nata con l'ambizione di ammodernare quasi magicamente il sistema infrastrutturale del nostro Paese; nei fatti, ha generato un elenco sterminato di più di 400 opere, ma, a consuntivo, i cantieri chiusi e le opere terminate sono appena l'8 per cento del programma generale. Si sono introdotte, con questa legge, procedure eccezionali per innovare e realizzare rapidamente le reti infrastrutturali che servono al Paese; nei fatti, ne sono derivati meccanismi assolutamente privi di ogni funzionalità, il ricorso eccessivo alla figura del general contractor, con scelte sbagliate come l'attribuzione al contraente generale anche dei compiti di direttore dei lavori, e zone di profonda opacità, in cui, troppo spesso, si sono inseriti episodi e fatti gravissimi di malcostume, di corruzione e di illegalità. 
E, allora, noi pensiamo anche di dover realizzare – con questa delega si compie un passo in avanti importante – una profonda razionalizzazione e semplificazione del sistema normativo nel campo degli appalti. Con il nuovo codice, che entrerà in vigore a luglio, avremo un'unica fonte in cui sono concentrate tutte le disposizioni di rango legislativo sulle opere pubbliche che attualmente sono disseminate in questo con la fonte, e affidiamo, poi, la necessaria disciplina di dettaglio e di esecuzione non più al tradizionale regolamento dei lavori pubblici, una fonte elefantiaca, iperburocratica, che ha appesantito il comparto e non ha prodotto alcun risultato utile, ma, invece, con una scelta coraggiosa ed innovativa, ci affidiamo a un sistema di soft law, nel quale introduciamo la figura nuova delle linee guida, deliberate, su proposta dell'Authority anticorruzione, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. 
E finiamo anche per riservare all'Autorità anticorruzione il compito di dettare provvedimenti tipo, come bandi, capitolati e disciplinari tipo, per orientare e guidare l'azione delle stazioni appaltanti. In tal modo, rendiamo l'intero sistema normativo nel campo degli appalti più snello, più agile, più flessibile, di più diretta e immediata applicazione per le stazioni appaltanti e per gli imprenditori, e realizziamo anche nei fatti una trasformazione del ruolo dell'Authority guidata dal presidente Cantone, che viene investita di poteri di amministrazione attiva, di sostegno e di supporto alle pubbliche amministrazioni nello svolgimento delle procedure e delle gare di appalto. 
Ed una scelta che nel contempo è di buon amministrazione, ma è anche di trasparenza, è quella di restituire, nell'intero percorso realizzativo dell'opera pubblica, centralità al momento della progettazione. Non vi è dubbio che soltanto ponendo a base della gara un progetto compiuto, accurato, che sia effettivamente esaustivo, si possono ottenere opere pubbliche realizzate nei tempi previsti e con i costi progettati. I limiti, gli errori e i deficit della progettazione sappiamo bene che sono molto spesso il varco nel quale poi si inseriscono lievitazione dei costi, slittamento sine die dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche e tanti momenti di corruzione e di illegalità. 
E corollario di questa scelta è anche la limitazione della possibilità del ricorso alle varianti in corso d'opera, che possono essere attivate solo in presenza di avvenimenti assolutamente imprevisti e imprevedibili e con adeguata motivazione. Ma in questa stessa direzione conducono tutta una serie di scelte di respiro che abbiamo voluto introdurre nella delega, con tanti miglioramenti che si sono concretati qui, alla Camera dei deputati: la riduzione del numero delle stazioni appaltanti, per le quali, poi, si prevedono meccanismi di verifica della loro capacità organizzativa e tecnica; l'abbandono del criterio del massimo ribasso come criterio preferenziale di aggiudicazione degli appalti pubblici, ancor di più per l'affidamento degli incarichi di progettazione. 
E noi sappiamo tutti quanti i guasti che il criterio del massimo ribasso ha prodotto in tutto il Paese. Diamo spazio invece al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. E ancora, un diverso sistema di qualificazione delle imprese, per dare spazio ad una verifica sostanziale, che premi ed incentivi la capacità, dimostrata sul campo da ogni impresa, dal punto di vista del rispetto dei tempi e dei costi di esecuzione delle opere. E poi con una scelta voluta, innanzitutto, dal collega Realacci, sul modello del «débat public» francese, introduciamo forme di dibattito pubblico, perché le opere pubbliche servono al Paese ma vanno il più possibile conosciute e condivise. Prevediamo meccanismi per informare, per coinvolgere, per far partecipare i territori e le comunità interessate sulle grandi scelte progettuali, naturalmente entro tempi definiti e precisi. 
Ebbene, per tutte queste ragioni, il gruppo del Partito democratico esprimerà voto favorevole, consapevoli che dalla riforma deriverà un grande impulso al mondo delle imprese, che non sono soltanto le grandi società di costruzione, ma anche quelle piccole e medie imprese verso le quali sono rivolte tante misure di questa legge delega e che costituiscono una ricchezza del tessuto imprenditoriale italiano da salvaguardare e da valorizzare. E deriverà anche un grande impulso alla realizzazione efficiente, trasparente e nei termini previsti, delle opere pubbliche, che effettivamente servono alla comunità, perché sono legate al suo sviluppo e alla sua crescita, ma anche al potenziamento dei collegamenti e della mobilità, e ancor prima al miglioramento della vivibilità, del livello della qualità e della dignità di vita delle persone e delle comunità. Ecco, noi siamo convinti, Presidente, che la riforma degli appalti, che vedrà nei prossimi mesi il suo approdo definitivo con il nuovo codice e con le linee guida, sia una ulteriore riforma fondamentale, strategica di questo nostro Paese. È un'altra pagina dell'Italia che cambia, dell'Italia che ha intrapreso il cammino della crescita e dello sviluppo, dell'Italia che dimostra di saper innovare e di saper modernizzarsi, dell'Italia che le sfide le affronta e le vince, dell'Italia che ha riconquistato credibile fiducia e grande speranza. 
Per tutte queste ragioni, esprimeremo un convinto voto favorevole, persuasi che da questo atto legislativo deriverà un grande slancio alla ripresa e all'ulteriore sviluppo del paese. Grazie. (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).