A.C. 1275-A
Signor Presidente, oggi è un giorno triste per la Repubblica, oggi che accartocciate con una mano la proposta delle opposizioni sul salario minimo e con l'altra date un manrovescio a 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori, che sono poveri anche se lavorano. Il Governo Meloni ci deve spiegare che cos'ha contro i poveri: che cosa vi hanno fatto, per quale motivo vi accanite contro di loro con questa foga da quando siete arrivati? Mettiamo le cose in fila: avete cancellato l'unico strumento di sostegno al reddito e liquidato centinaia di migliaia di famiglie con un SMS; non avete messo un euro sul Fondo affitto, che così avete soppresso, mentre gli affitti sono rincarati e gli studenti non riescono più a trovare casa e questo mina il loro diritto allo studio; avete scelto il 1° maggio come provocazione per aumentare la precarietà, i contratti a termine, che colpiscono soprattutto giovani e donne specialmente al Sud; avete tagliato sulla sanità, mentre si allungano le liste d'attesa e c'è qualcuno che si vede fissare una visita specialistica tra tre anni, nel 2026; avete tagliato le pensioni a chi si è tanto sacrificato per arrivarci e avete scelto pure di aumentare le tasse sui prodotti per l'infanzia; non avete messo un euro in questa manovra sulla non autosufficienza e non avete messo un euro neanche sulle borse di studio. Ecco, colleghi, si potrebbe dire che, all'ascensore sociale, voi state tagliando i cavi, perché in questo modo chi è povero rimanga povero per altre tre o quattro generazioni. Noi abbiamo chiesto delle risposte e non abbiamo avanzato delle pretese; abbiamo chiesto di approvare una misura concreta contro il lavoro povero e non un posto a tavola per una nomina in un CDA; abbiamo chiesto di invertire la curva del declino per i salari e non di fermare un treno in ritardo alla prima fermata utile. Ci avete costretto ieri a ritirare le nostre firme dalla proposta unitaria delle opposizioni: non nel nostro nome state calpestando, ancora una volta, le prerogative di questo Parlamento; non nel nostro nome, state pugnalando alle spalle gli sfruttati e lo fate con una scelta vigliacca, che è quella di non prendervi nemmeno la responsabilità di votarci contro. Non avete mai voluto affrontare davvero il salario minimo, avete fatto dei giochi di prestigio, avete buttato la palla in tribuna, tutto per nascondere il vostro vero volto, che è quello di chi preferisce colpire i poveri, anziché colpire la povertà, anche dopo che ieri il rapporto Svimez chiarisce che al Sud, anche se aumenta l'occupazione, aumenta la povertà. E, pure se non lo volete vedere, vuol dire una cosa chiara: che sta aumentando il lavoro povero. Questa è la vostra idea di lavoro! Avete scelto deliberatamente di aumentare il ricorso alle forme di precarietà più spinta, come i voucher ed i contratti a termine, togliete qualsiasi forma di trasparenza sui contratti delle piattaforme, liberalizzate i subappalti a cascata, mettendo a rischio concreto la sicurezza di chi lavora. Avete tagliato 504 milioni di euro sulla sicurezza ferroviaria: non è così che possiamo provare ad evitare altre stragi come quella che c'è stata a Brandizzo. Guardate in faccia la realtà: il nostro è l'unico Paese europeo in cui c'è un segno meno sul potere d'acquisto delle famiglie e gli stipendi non sono aumentati, i salari non sono aumentati. Ecco, la vostra scelta di affossare il salario minimo vuol dire una cosa chiara, che a voi sta bene che ci sia chi lavora sfruttato. Voi non pensate che sotto i 9 euro non sia lavoro, ma sia sfruttamento: per voi è normale, perché immaginate un Paese che compete sulla scena internazionale sulla base di un modello produttivo fondato su bassi salari, tutele negate e una rendita tassata meno del lavoro, questi siete. Non avete letto le sentenze, compresa quella storica della Cassazione, che ha chiarito che non basta la contrattazione collettiva ad assicurare una retribuzione dignitosa, come la vuole l'articolo 36 della nostra Costituzione. La contrattazione collettiva va rafforzata, come fa la nostra proposta che state affossando, ma non basta. Negli ultimi 10 anni, i contratti collettivi nazionali si sono moltiplicati: da 551 nel 2012 si è passati a 992 nel 2021, ma di quei nuovi 441 contratti collettivi nazionali solo 25 risultano sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. È questo che serve, una legge sulla rappresentanza. Noi abbiamo unito le nostre forze con le altre opposizioni per fare due cose molto semplici: anzitutto, far valere per tutti i lavoratori e le lavoratrici di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni più rappresentative e, quando è più alta, naturalmente è quella che vale come salario minimo per tutti i lavoratori del settore. In questo modo contrastiamo i “contratti pirata”; al contempo, però, fissiamo una soglia, quella dei 9 euro, sotto la quale nemmeno la contrattazione possa scendere e questo è anche un modo per contrastare la concorrenza sleale e per cercare di non colpire quelle imprese che non cercano di aumentare la produttività sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici. Non c'è un provvedimento di quest'anno in cui voi abbiate dato una risposta seria a chi fa fatica quando va a fare la spesa, a chi si dispera per le liste d'attesa, a chi arranca con i soldi per l'affitto che non bastano, a chi fa i conti con il mancato sostegno a un giovane che voglia mettere su un'impresa innovativa. Avete frammentato tutti gli impegni di spesa in mille rivoli corporativi e avete promosso un'idea di società, in cui ce la puoi fare soltanto se te la cavi da solo. Avete intitolato un Ministero al merito, ma mi sembra che stiate perpetrando l'antica legge della difesa della rendita. Avete scelto l'ipocrisia come metodo di Governo e avete scritto una delega per spazzare via il salario minimo: in quella delega, non parlate di salario minimo, parlate dei contratti, non più rappresentativi comparativamente, ma più applicati, quindi state spalancando la porta ad altri “contratti pirata”. Accanto a questo, volete reintrodurre le gabbie salariali: vorrei segnalare che avete votato ieri un ordine del giorno che sostanzialmente mette, nero su bianco, che voi pensate che un insegnante al Sud debba prendere di meno edi un insegnante al Nord: volete dividere di più questo Paese e devo dire che avete chiarito, con la scelta che state facendo, da che parte state e chi volete rappresentare. Ecco, questo doveva essere un Governo dalla parte degli italiani, ma avete scelto di essere dalla parte degli sfruttatori, mentre date una sberla forte alle persone sfruttate. Siamo convinti che il salario minimo sia uno stimolo alla competitività, al rafforzamento del nostro sistema produttivo e rappresenti una spinta all'innovazione del processo e del prodotto, in linea con le sfide della trasformazione tecnologica ed ecologica e non ci rassegniamo all'idea che, con oltre 200 miliardi di Next Generation EU, non sia anche il tempo di sanare le piaghe del lavoro in Italia, la sua precarietà, di cui non parlate mai, e questo lavoro povero. La povertà educativa, la povertà energetica la povertà abitativa sono le conseguenze dell'impoverimento del lavoro, ridotto a merce vile. Il Partito Democratico pensa una cosa molto semplice: che “lavoro” e “povero” non debbano più stare nella stessa frase in questo Paese. Era il 1949 e, a Genova, Giuseppe Di Vittorio avanzava la proposta di un Piano per il lavoro: era la collaborazione tra lo Stato, le imprese e i sindacati per assorbire 2 milioni di braccianti agricoli, allora senza occupazione, senza salario, né un tetto sulla testa. Quel Piano chiedeva di introdurre un minimo di salario e, rivolgendosi al Governo, Di Vittorio aggiungeva: “Ve lo chiedo perché quella miseria abbrutente io l'ho conosciuta”. Era stato bracciante a Cerignola, da quando era poco più che un bambino. Anche questo faceva - e fa - la differenza: mettersi nei panni e nelle vite di chi non è qui e non siede in questi banchi. Voi andrete fino in fondo e, tra poco, voterete una delega che ingannerà milioni di precari, di donne, di giovani, di lavoratrici e di lavoratori sfruttati. Allora, parafrasando quella storica formula del Primo Ministro inglese sulla tragedia della guerra, le sole parole che oggi possiamo dirvi sono queste: Potevate scegliere tra l'insulto a questo Parlamento e la miseria di milioni di italiani, avete scelto l'insulto al Parlamento e avrete la rabbia di milioni di italiani, che vedono calpestata la loro dignità. Per tutto questo, non dovete vergognarvi qui dentro, dovete giustificarvi là fuori, con quelle lavoratrici e con quei lavoratori. E l'Italia che resiste, che si sta rialzando nelle piazze, come nelle coscienze, questo non ve lo perdonerà. Tra qualche minuto, su quel tabellone prevarranno senz'altro le luci verdi, applaudirete convinti di avere vinto, ma non illudetevi, perché voi oggi avete perso, perché la nostra lotta sarà infinitamente più forte della vostra arroganza.