A.C. 960-A
Grazie, Presidente. Sottosegretario Silli, colleghe e colleghi, generalmente in questi casi si parte dal ringraziare tutti e tutte. Però, vorrei partire con un pensiero che mi ha attraversato in queste lunghe settimane, perché poi, come ho detto già in discussione generale, Presidente, io credo che molte e molti di noi, quando iniziamo a fare questo mestiere, in maniera temporanea ovviamente, immaginano che sia significativo poter cercare di incidere nel migliorare, anche solo di una virgola, le condizioni delle persone che noi rappresentiamo, e il lavoro fatto in questi mesi, anzi in questo lungo anno, quasi un anno e mezzo - e lo ricordo al Sottosegretario Silli, che ha seguito tutto l'iter del provvedimento anche in audizione e quant'altro -, mi fa giungere alla conclusione, Presidente Rampelli, che la legge migliore è nemica della legge possibile, ed è esattamente la fotografia di quanto è avvenuto.
Io ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti prima, perché non era scontato, né dovuto e perché abbiamo dato dimostrazione plastica che quando ci capiamo, quando ragioniamo, quando ognuno immagina che non ha la ragione tutta dalla propria parte, ma che la ragione è un processo di condivisione e di elaborazione tra le parti, allora probabilmente qualche risultato si ottiene.
Mi sia consentito, Presidente. Io voglio ringraziare il mio partito, il mio gruppo, la mia capogruppo, Chiara Braga, il nostro capogruppo in Commissione esteri, il collega Enzo Amendola, tutti i commissari e le commissarie della esteri e i colleghi del mio partito eletti all'estero, perché io non ricordo, Presidente Rampelli - e lo chiedo anche a voi, colleghe e colleghi - che un provvedimento che riguardasse gli italiani e le italiane all'estero avesse mai seguito un iter ordinario e che non fosse stato inserito in una legge di bilancio o in un Milleproroghe. Se questo è stato possibile lo è stato grazie alla spinta e alla convinzione del mio partito, ma grazie anche alla condivisione e nei momenti di difficoltà, Presidente Rampelli, che pure ci sono stati; lei mi deve consentire di ringraziare il collega Andrea Di Giuseppe, perché, nel momento di massima difficoltà, ci siamo capiti, abbiamo discusso e si è individuata una soluzione possibile.
Allo stesso modo, un ringraziamento va agli uffici delle Commissioni e dei vari Dicasteri che sono stati coinvolti, nonché a tutte e a tutti gli eletti all'estero degli altri partiti, perché noi stiamo parlando di un provvedimento che riguarda la ventunesima regione d'Italia. Infatti, sono 7 milioni le italiane e gli italiani iscritti all'AIRE e soprattutto negli ultimi tempi gli italiani all'estero vengono ogni tanto strattonati per la giacchetta e tirati in ballo in discussioni a volte anche incomprensibili.
Oggi con questo provvedimento, colleghe e colleghi, un ramo del Parlamento italiano sta dando dimostrazione del fatto che, nel momento in cui lavori per individuare una risposta a un problema possibile stai lavorando sul riconoscimento e il rafforzamento di un processo di cittadinanza, perché queste persone che vivono all'estero non hanno bisogno di essere ricordate perché hanno vissuto il sacrificio della migrazione e oggi vivono l'esperienza della mobilità, ma vanno riconosciute in quanto cittadine e cittadini a pari titolo. Dunque, la ventunesima regione d'Italia!
La dimostrazione è data dal fatto che probabilmente tra qualche minuto quel tabellone ci farà, tutte e tutti anche per un solo istante, riconnettere con queste comunità, perché alla fine dei conti, Presidente, per i cittadini e per le cittadine conta non la rivendicazione di parte ma cogliere il lavoro della condivisione dell'obiettivo da raggiungere. Sarebbe stato facilissimo giocare il teatrino che molte volte si mette in scena, ma questa volta devo dire che non è avvenuto riconoscendo che non è solo merito del Partito Democratico. Certo, noi l'abbiamo spinto, l'abbiamo pensato, ma è un processo di condivisione della politica, che si ritrova attraverso questo micro intervento. Intanto, noi abbiamo individuato un Fondo strutturato di 4 milioni di euro, che è l'equivalente del 10 per cento di quanto producono i passaporti. Nell'ultimo anno, Presidente Rampelli, sono stati 550.000, per un gettito per le casse dello Stato, solo di contributi, di 40 milioni di euro. Allora, noi abbiamo lì un serbatoio di umanità di cui ci dobbiamo preoccupare e con cui dobbiamo discutere e parlare.
Poi, c'è l'ultimo punto e mi avvio a chiudere. Contestualmente, è stata depositata una proposta di legge, che è già legge in Spagna, ovvero quella che al raggiungimento del settantesimo anno di età il documento di riconoscimento, tranne che per fatti specifici, non dovrà essere più rinnovato. Ora, colleghe e colleghi, vi segnalo un dato: nell'affollamento dei consolati, soprattutto in alcune realtà storiche ma lo stesso vale anche nel territorio nazionale, se noi riuscissimo ad affrontare questo tema noi andremmo a liberare il 30-35-40 per cento di carico degli uffici nell'erogazione del documento di riconoscimento e voi capite bene, colleghe e colleghi, che questo elemento aumenta il livello di produttività, in linea con questo provvedimento, sgrava il carico, alza la qualità di resa e soprattutto crea un servizio più confacente alle esigenze dei cittadini e delle cittadine.
Presidente, per questa ragione - non so come dirlo, perché in questo caso devo dire come voterà il gruppo parlamentare del quale faccio parte - e ringraziando nuovamente tutte e tutti, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.