Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 1 Luglio, 2025
Nome: 
Federico Gianassi

A.C. 2461

 Onestamente non comprendo i toni così aggressivi della destra: governano il Paese da tre anni, hanno numeri in Parlamento, invece di portare a casa la riforma vengono a fare la quinta proroga consecutiva. Cioè, se siete così bravi perché portate ancora l'ennesima proroga? Fate la riforma, noi votiamo contro, vi diciamo che è sbagliata. Non ho capito perché è la quinta volta che viene portata in Aula la proroga. È chiaro che è cambiato il contesto, lo fate perché non siete stati in grado di portare in fondo la riforma della Corte dei conti. Avevate messo nel decreto Milleproroghe una proroga di quattro mesi, potevate farla di un anno. Pensavate in quattro mesi di portare a casa la riforma della Corte dei conti, non ci siete riusciti, arrabbiatevi con voi stessi se non vi basta nemmeno il 55 per cento dei parlamentari, di che cosa vi lamentate con l'opposizione? Comunque, noi che non siamo come voi, stiamo al merito della questione e confermeremo l'astensione del voto che hanno manifestato i nostri colleghi al Senato. Questa norma è la proroga, l'ennesima, ripeto, dal 2020 ad oggi, che riguarda la limitazione della responsabilità dei funzionari pubblici nel caso di illeciti mediante commissione di atto. La limitazione attiene soltanto al dolo e viene, quindi, esclusa la responsabilità per colpa grave. Non vale ovviamente per i reati commessi mediante omissione, vale soltanto per i fatti commissivi; non vale per i fatti commessi illeciti commessi prima del 2020, vale per quelli successivamente. Questa norma prevede anche la retroattività della proroga, perché avevate sbagliato i calcoli, prevedendo una proroga fino al 30 aprile. Il 30 aprile è scaduta e, quindi, vi siete posti il problema di coprire i fatti che si sono verificati da aprile al momento di approvazione del decreto-legge.

Questo provvedimento nasce nel passato, nasce per buone ragioni durante la crisi clamorosa sanitaria del Covid. Vi fu l'esigenza di consentire alle pubbliche amministrazioni di operare con prontezza senza incorrere in rischi gravi. Fu giustamente e doverosamente prorogata nel 2021, perché si trattava di sostenere l'opera di ripartenza del Paese e, poi, successivamente invece le proroghe sono state collegate alle esigenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza: 209 miliardi da spendere, l'esigenza di spenderli velocemente. Il Piano non è ancora scaduto perché scadrà nel 2026, fatta salva l'ulteriore proroga eventualmente concessa dall'Unione europea al 31 dicembre del 2027.

Dunque, come dire, quel provvedimento di limitazione della responsabilità che si inserisce in un contesto straordinario può essere, ancora, in qualche modo, prorogato. Tuttavia, non si può negare che la proroga - la quinta proroga - rappresenta una stortura rispetto, invece, a un quadro complessivo delle responsabilità e dei compiti della Corte dei conti che meriterebbe ben altro intervento rispetto a quello che, invece, sta assumendo il Governo.

È stato detto in un precedente intervento che la Corte costituzionale ha riconosciuto la legittimità costituzionale della limitazione della responsabilità, però, aggiungo non è stato detto: se limitata nel tempo. Ed è evidente che, procedendo di proroga in proroga, si rischia di confliggere alla fine con quell'orientamento espresso dalla Corte che, pure, invece, ha suggerito un intervento del legislatore per una complessiva riforma delle responsabilità amministrative, finalizzata a ristabilire la coerenza tra la disciplina e la trasformazione che l'amministrazione ha subito nel tempo e il contesto in cui deve operare, in modo da rendere più equa la ripartizione del rischio del danno, alleviando le fatiche dell'amministrare, senza, però, sminuire le funzioni deterrenti della responsabilità.

Ora, rispetto a tutto questo, noi abbiamo molti motivi per esprimere dubbi e criticità rispetto all'azione che il Governo ha intrapreso e che - ripeto - ancora non è riuscito a completare.

Abbiamo detto rispetto alla riforma della Corte dei conti - che ora pende al Senato - che ci sono azioni che presentano profili, rischi di legittimità costituzionale e anche sulla qualità del lavoro della Corte. Ad esempio, la gerarchizzazione delle procure prevista nella legge delega, che il Governo pretende che il Parlamento gli attribuisca, è un principio estremamente pericoloso. Anche la riscrittura del principio della colpa grave che, nella riforma che il Governo vuole realizzare, è confliggente con quella che, invece, il legislatore ha previsto nel codice degli appalti, determinando, quindi, una confusione nell'ordinamento. Ma ancora, l'intervento che interviene a produrre promiscuità tra le diverse sezioni della Corte che svolge funzioni consultive, di controllo e giurisdizionali che, invece, devono rimanere fortemente distinte; anche il principio del silenzio-assenso non è compatibile con le caratteristiche del parere preventivo di legittimità che viene svolto dalla magistratura contabile e che, per costante giurisprudenza della Corte costituzionale, in relazione al controllo preventivo, stabilisce che esso consiste nell'applicazione terza e imparziale della legge e non si può pertanto applicarvi l'istituto del silenzio- assenso che, appunto, non è coerente con lo svolgimento delle funzioni magistratuali.

Quindi, rispetto a quella riforma che avete messo in campo, noi continuiamo a mantenere un giudizio fortemente critico.

Questa proroga, in realtà, ha la sola finalità di costituire un ponte verso il risultato finale che quella riforma rappresenta. Non ve ne era bisogno, non si ravvisava il bisogno; si ravvisa, invece, il bisogno di una diversa riforma. Ma, poiché il Governo e la maggioranza l'hanno messa in campo in coerenza con quanto ha espresso il nostro gruppo al Senato, manteniamo un voto di astensione, riconoscendo le buone ragioni che avevano ispirato nel 2020 e nel 2021 questo provvedimento, ma ritenendo che non sia più possibile procedere con proroghe che, in qualche modo, avendo ormai raggiunto un numero significativo, rischiano di rappresentare una stabilizzazione di una norma che, invece, era e doveva rimanere eccezionale.