Grazie, signor Presidente. Ilaria Capua oggi ci chiede di lasciare il Parlamento. Capua è una virologa – è, non era, è una virologa – di fama internazionale, che ha messo liberamente a disposizione dell'intera comunità scientifica internazionale le proprie scoperte – non lo ha ricordato nessuno e voglio farlo io – e ha messo a disposizione di tutti anche i dati delle sue ricerche (Applausi). E la cosa più importante è che ha, in questo modo, condizionato il modo di fare ricerca nel suo campo di azione. La rivista Seed l'ha proclamata una mente rivoluzionaria.
Se vogliamo rispettare la sua scelta – e lo dico veramente con un'emozione che non provavo da molto tempo, intervenendo in quest'Aula – e rispettare le sue valutazioni personali, che l'hanno portata a questa scelta, le dimissioni vanno accettate, pur consapevoli, come io credo, che si stia compiendo una perdita secca per il Parlamento e per il Paese, anche perché questa vicenda è una somma e un intreccio incredibile di errori, a partire da un errore giudiziario, ma anche da errori di atteggiamenti che definirei prepolitici, personali, di molte persone che si trovano e che siedono in questo momento in questo emiciclo.
Spero di riuscire a dare e interpretare adeguatamente il sentimento di rammarico di tutto il gruppo del Partito Democratico per la decisione assunta dalla nostra collega, una decisione che è maturata – l'hanno ricordato molti – a seguito di una vicenda che è piena di sospetti ovviamente infondati, di ansie da scoop, come è stato ricordato, e anche da un moralismo giustizialista di cui anche molti colleghi che siedono in questo emiciclo non difettano, e io credo che questo sia un pezzo importante del problema.
Ilaria Capua è una ricercatrice, non solo perché ha passato gran parte della sua vita, come lei stessa ha raccontato, tra le provette e i microscopi, ma perché è il metodo scientifico che la accompagna nella vita e l'ha accompagnata anche nell'esperienza politica, e la ha attraversata proprio con il metodo scientifico, cioè con oggettività, con affidabilità, con spirito di condivisione. Almeno questi sono i tratti che io ho potuto riscontrare in lei, lavorando gomito a gomito nella Commissione istruzione e apprezzando altri tratti di Ilaria Capua: totalmente priva di demagogia, e qui dentro, come dire, per me è un valore altissimo; molto ironica, e ne sono una prova i ritratti che ha fatto anche di persone e di colleghi; e anche, ovviamente, la sua discutibile competenza, che però è una competenza – lo potranno provare e testimoniare i colleghi che con lei hanno lavorato in Commissione – non è mai supponenza, anche questo abbastanza raro in questo emiciclo, e anzi diventano lo spunto, da una parte, per non prendersi troppo sul serio, e io lo apprezzo molto, e, dall'altra parte, per non soffermarsi solo sulla superficie, per non accontentarsi della risposta preconfezionata.
Questi sono atteggiamenti e dati apprezzabili, così come è apprezzabile e francamente ritengo straordinaria la sua scelta, nel 2006, di condividere la sua scoperta: senza chiedere brevetti e senza riconoscimenti economici – mi meraviglio che non sia stato ricordato – Ilaria Capua depositò la sequenza genetica del virus dell'aviaria in un database open access, aperto a tutti, ed è da lì che derivò e cambiò anche proprio la metodica per studiare e per definire i piani prepandemici.
Guardate, è una cosa che davvero ha rivoluzionato il modo di fare ricerca. E questo è il biglietto da visita con il quale si è presentata alle politiche, a una nuova esperienza, e quando io la vidi in una lista che non era la nostra, del mio gruppo e del mio partito, me ne rammaricati, perché pensavo che persone come Ilaria Capua avrebbero dovuto stare da questa parte.
Il suo profilo professionale è molto alto ed è stato molto netto, lo diceva lei stessa, signor Presidente, è venuta qui con la voglia di fare la differenza, di poter dare un contributo, come tutti noi, però non c’è stato il tempo, tecnicamente, perché un anno dopo l'inizio di una difficile legislatura un settimanale autorevole, L'Espresso, riporta con molto risalto la notizia che Ilaria Capua sarebbe iscritta nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso d'ufficio e traffico illecito di virus. E iniziano qui due percorsi paralleli: da una parte una vicenda giudiziaria e dall'altra parte, ovviamente, una vicenda personale.
Il procedimento giudiziario, poi, si è concluso a luglio – lo ricordavo, è stato ricordato – con un proscioglimento pieno, perché il fatto non sussiste. Ovviamente, la vicenda personale è più complicata da chiudere e non si chiude mai definitivamente, e oggi forse, più che un epilogo, trova una sorta di tornante, come quelli che ci si presentano inaspettati nella vita di ciascuno di noi. Su di lei, come ovviamente accade in questi casi in Italia, si è scatenata una vera bufera mediatica e politica, e il collega Lupi ne ha un po’ tratteggiato i confini: venne descritta, banalmente, come una trafficante di virus e sottoposta ad una gogna pubblica.
Nell'aprile del 2014, prima addirittura che le venisse contestato formalmente l'avvio dell'indagine, nella nostra Commissione parlammo di questi temi, perché – è stato ricordato – i colleghi deputati del MoVimento 5 Stelle, e resta agli atti del 9 aprile, ne chiesero – e cito gli atti – «formalmente le dimissioni dalla carica di vicepresidente della Commissione. Si ritiene infatti» dissero allora «che tale carica richieda, a chi la ricopre, trasparenza, stato d'animo e statura adeguati». In questa logica, che io banalmente – e qui interpreto il mio pensiero personale – trovo semplicemente aberrante, la statura morale sarebbe conferita o revocata da un improvvisato titolo di giornale su una vicenda che poi sarebbe stata dichiarata ovviamente insussistente, un nulla di fatto, e non da un curriculum professionale e personale. Questo è banalmente inaccettabile(Applausi) !
Ora, quello che invece è accaduto negli anni, poi, che sono seguiti, nei mesi tormentatissimi di questa vicenda, invece, come dire, sussiste eccome, e ha portato – lo ha descritto lei stessa, Ilaria Capua – alla decisione di lasciare il Parlamento e l'Italia per trovare una nuova serenità e anche una nuova sfida professionale all'università di Florida, dove peraltro dirige un prestigioso istituto e può gestire un budget che, quando lavorava nella ricerca pubblica italiana, forse non aveva in modo così copioso. Ma, al di là delle decisioni ovviamente personali e familiari, che vanno rispettate e sulle quali non intervengo, io penso che i risvolti pubblici di questa specifica vicenda, che comunque poteva capitare a chiunque non di noi ma a chiunque, a qualunque cittadino fuori da qui, ecco, questa sua vicenda almeno tre motivi di riflessioni me li suggerisce.
La prima riflessione – ed è una questione a cui io personalmente tengo molto, è passata così, attraverso diversi interventi, ma io la vorrei porre in modo diverso, in una dimensione un pochino più sociale e generale – riguarda il senso di fiducia, l'affidamento reciproco che dovrebbe costituire il cemento delle nostre comunità locali e nazionali, la fiducia, ma che la cultura del sospetto sta progressivamente erodendo (Applausi), una cultura del sospetto che abbonda, che si radica sempre di più, e ogni scoop giornalistico diventa, quindi, un indice di colpevolezza e non di rado si trasla in una condanna da parte di chi, poi, fuori, dai tribunali si autoproclama giudice e autorità morale, come nel caso delle dimissioni chieste dal MoVimento 5 Stelle a Ilaria Capua per il mero sentore, l'odore, di una indagine sul suo conto. Non dimenticheremo mai, non dovremmo mai dimenticare, invece, che dobbiamo – dobbiamo ! – rispettare il principio del nostro ordinamento giuridico e costituzionale, cioè la presunzione di innocenza e quindi considerare l'avviso di garanzia per quello che è, cioè non un sinonimo di sentenza di condanna, ma più banalmente e semplicemente come uno strumento a garanzia dell'indagato.
Una seconda riflessione – mi avvio a concludere – che tocca da vicino i temi di cui io mi occupo ormai da dieci anni – forse troppo – è la constatazione – l'ennesima per la verità – che la ricerca scientifica in Italia interessa a pochi – ahimè – nella politica come nella società, persino quando vengono offesi il buon nome e la serietà professionale di chi la pratica ad altissimo livello internazionale. E signor Presidente, questo è un peccato capitale per un Paese che ha bisogno assoluto di scommettere su innovazione e ricerca, se vuole uscire dalla stagnazione e dalla palude in cui l'ha gettata la crisi economica.
Infine, un ultimo motivo di riflessione: le dimissioni di una figura come quella di Ilaria Capua sono una perdita per il Parlamento (Applausi), perché Ilaria ha rappresentato un valore aggiunto mai assimilato ai modi e alle logiche consolidate tipiche di questo consesso politico, senza attardarvisi – velocemente – come tanti altri che volevano aprire il Parlamento come un apriscatole.
dopo due anni di sofferenza, Ilaria Capua ha fatto una scelta di vita, lavora già all'estero.
Io, però, concludo, Presidente...ritenendo che il suo talento e la sua potenzialità, che lei non ha mai esitato a mettere al servizio della comunità, siano state davvero maltrattate.
Lasciamola libera, ora, di seguire il suo progetto di vita, ma almeno chiediamole scusa.
Data:
Mercoledì, 28 Settembre, 2016
Nome:
Manuela Ghizzoni