A.C. 1556
Grazie, Presidente. Intanto, anche io mi vorrei associare alla sottolineatura in senso positivo che è stata fatta circa la presenza del Ministro, che ha seguito il provvedimento e direi che, come dire, rispetto all'abitudine che ha visto quest'Aula, è una sorta di novità; la vogliamo cogliere come un segno di attenzione. Dicevo: cogliamo in senso positivo per la presenza del Ministro rispetto a questo provvedimento. Vorremmo inquadrare una piccola riflessione circa un provvedimento nell'ambito di una riflessione più generale che vogliamo fare su una delle industrie evocate come strategiche per il Paese.
Intanto, cominciamo con il dire che, per il Partito Democratico, il turismo rappresenta davvero un'industria strategica per il Paese e, facendo un po' riferimento anche alla sostanza che dà senso a questa affermazione, possiamo vedere come - lo hanno detto i colleghi - tra contributo al PIL, diretto e indiretto, il turismo contribuisca per il 13-14 per cento al PIL nazionale, uno dei principali motori dell'economia, nel senso che, tra l'altro, il turismo è forse, dei settori produttivi, di prodotti materiali e immateriali, quello che ha più capacità di integrare altre dinamiche, altri settori; pensiamo alla logistica, alla tecnologia, al digitale; pensiamo alla riqualificazione urbana; è quel settore che, in qualche modo, richiede una visione persino di riqualificazione di contesti territoriali. Negli ultimi anni, il turismo ha dato una mano al Paese, quando questo è stato attraversato, ad esempio, dalla crisi della pandemia del COVID e sappiamo come la pandemia abbia colpito il turismo più di altri settori, perché ha colpito quell'industria che è concentrata e centrata sulle relazioni tra le persone e centrata sugli spostamenti, e ora siamo in un momento in cui, considerati ovviamente anche i contesti drammatici, geopolitici, come la guerra in Ucraina e altri contesti molto problematici, la crisi economica ed energetica, il turismo entra davvero in una nuova fase, che è una fase cambiata rispetto a come il COVID ha cambiato l'attitudine delle persone alle relazioni umane, agli spostamenti, alla capacità delle stesse persone di vivere in modo diverso lo spostamento che fanno per business, per lavoro o anche per fruire di una vacanza. C'è, in qualche modo, più consapevolezza. La tecnologia e il digitale cambiano l'attitudine di ognuno di noi; noi, grazie ai nostri telefoni, possiamo raggiungere destinazioni in tutto il mondo, nel senso che non ci sono più barriere di tempo e spazio che possono “proteggere” il nostro patrimonio artistico, culturale e naturale da altre destinazioni. Siamo in un contesto, quindi, completamente nuovo.
Quello che vediamo in relazione a questo provvedimento è che - lo diciamo e lo dirò anche dopo - si tratta di un provvedimento necessario, auspicato, che sta dentro gli obiettivi del PNRR e già nella precedente legislatura era stato individuato un testo unificato in merito. Quindi, da questo punto di vista, noi guardiamo a questo provvedimento come a un provvedimento necessario. Sono, però, mancate alcune cose che potevano rendere migliore questo provvedimento. Lo dico perché, se è vero quello che adesso abbiamo semplicemente abbozzato - avremo tempo e, penso, misura anche ulteriore per fare approfondimenti -, penso che al turismo, se lo guardiamo come industria strategica, se diciamo che, tutto sommato, è stato un grande settore per il nostro Paese ma abbandonato in qualche modo al “fai da te” - e guardate, qui non c'è una storia che vuole far coincidere le responsabilità con una parte politica, è la storia del nostro Paese -, se guardate il contesto normativo, le risorse che sono state date a settori industriali strategici per il nostro Paese - penso alla siderurgia, alla meccanica, al tessile - il turismo non è stato guardato con quella intensità, con quegli impianti normativi. Per questo io mi accingerei - lo dico alla Ministra che è qui -, anche rispetto agli ultimi dati posti in Commissione, recentemente, sull'andamento del turismo e sulla complessità di questo settore, a considerare il tema con un approccio un po' più problematico, un po' più articolato, cioè nel senso che i Governi, noi parlamentari, i Ministri passano e quindi mettere l'enfasi su alcune piccole dinamiche poi trova il tempo che trova; se vogliamo irrobustire il turismo dobbiamo dotarlo di una politica industriale, che vuol dire ricerca e sviluppo, è il primo tassello di una politica industriale. Vuol dire individuare un impianto normativo per far sì che sia vera l'innovazione di processo e di prodotto, che nel turismo è materiale e immateriale, con strumenti per l'aggregazione di impresa, per la riqualificazione urbana e, infine, la per la promozione e la commercializzazione.
Perché dico questo? non è una critica. Provo a mettere un po' di pensiero in quello che possiamo provare a proporre. Attenzione alle enfasi, perché abbiamo sentito dire di distintivi, di marchi, di timbri, di targhette di made in Italy; ormai siamo diventati un timbrificio, di premi al maestro dell'arte culinaria, a cui si dà una medaglia di bronzo. Qualcuno poi deve spiegare perché la diamo di bronzo e non di altro materiale; se vogliamo lavorare sulla qualità, lo si deve premiare in qualche altro modo. Abbiamo visto il made in Italy, che è una pioggerellina di provvedimenti sparsi che si intersecano anche con il turismo. Attenzione all'enfasi; abbiamo sentito dire dei grandi, mirabili risultati che il Paese ha ottenuto nel turismo grazie alla promozione della Venere di Botticelli.
Avendo frequentato un po' questa dimensione, non sono critico a priori rispetto alla Venere - perché tutte le campagne sono state contestate -, ma avrei suggerito magari come benchmark nel mondo il Colosseo, siccome è l'emblema più riconosciuto fisicamente nel mondo, magari ragionandoci, se quella era la logica. Ma qui entriamo tra gli allenatori della nazionale: ognuno dice e propone la sua. Però, attenzione: se poniamo riflessione e pensiero, non si può dire che il turismo adesso si sta riprendendo perché abbiamo utilizzato la Venere, come in qualche modo, a proposito di distintivi, il Governo tende a fare perché, dopo il COVID, c'è stata una ripresa nel mondo degli arrivi internazionali, cioè le persone dotate di disponibilità economica hanno preso di più gli aerei. Attenzione alla domanda interna a fine anno: gli italiani, colpiti dall'inflazione e da salari bassi, si sono spostati di meno, quindi, se aumentano gli arrivi internazionali, attenzione a mettersi il distintivo dei più bravi del mondo. L'Europa, da sempre, è la metà più frequentata del mondo, nella quale ci sono più arrivi internazionali. Dentro l'Europa, Il Sud Europa è la meta più frequentata e visitata: la Francia e la Spagna - ho sentito poco fa le dichiarazioni dei Ministri di Francia e Spagna - anche loro dicono che non è mai stato come quest'anno. Attenzione, perché dobbiamo porre puntualità nel dotare il turismo di strumentazioni normative, di interventi e di azioni per qualificarlo nella sfida competitiva mondiale, che vedrà - secondo i dati dell'Organizzazione mondiale del turismo - 2 miliardi di persone spostarsi entro il 2030. Non mi addentro qui a irridere anche la debolezza di quella campagna: al netto della Venere che portavamo, l'intelligenza artificiale ha persino tradotto in modo maldestro Camerino come Garderobe, Fermo come Stillstand e Scalea come Treppe, ossia scalinata. Attenzione perché, se poniamo, in qualche modo, accenti enfatici, poi però dobbiamo entrare nel merito. Dotiamo il turismo di una politica industriale! Guardiamo alle presenze medie e alla spesa media degli arrivi internazionali! Se guardiamo i dati del 2019, quelli di Francia e Spagna sono più alti rispetto a quelli italiani; parlo del 2019 perché sono dati consolidati. Stiamo recuperando nel 2023, ma non grazie alla Venere di Botticelli, ma grazie ad un sistema che ha bisogno, dal nostro punto di vista, di un'impostazione strategica anche con un coordinamento che viene dallo Stato centrale e ovviamente, sicuramente, con un coinvolgimento delle regioni e dei territori. Cosa non abbiamo visto in questo provvedimento, che è dentro - ho finito - gli obiettivi del PNRR? Un punto che manca, un punto su cui il Governo non ha saputo rispondere e in relazione al quale si è visto l'imbarazzo dei colleghi di maggioranza è il seguente: se siamo un Paese di questo tipo, con tanta biodiversità, dalle Alpi alla Sicilia, se abbiamo il barocco della Valle di Noto e i paesaggi straordinari della Tuscia e degli etruschi, per citare paesaggi e contesti minori rispetto ai grandi hub, vogliamo provare a coinvolgere, nella formazione delle guide turistiche, gli enti territoriali e i territori? Questo per accrescere, per qualificare e per incrociare le guide turistiche, a cui oggi diamo un ordinamento, un codice Ateco, un riconoscimento e anche gli strumenti per poter esercitare, stabilendo una relazione con l'utente, magari quando lo straniero arriva a visitare il Colosseo e mantenendo questa relazione anche dopo. Questo fa la differenza. Non abbiamo coinvolto gli enti territoriali nella specializzazione delle guide turistiche: ci dovete spiegare perché non è successo. Perché non abbiamo coinvolto gli enti convenzionati di formazione? Perché non facciamo, dentro un albo nazionale, vivere quell'esperienza turistica per la quale un visitatore internazionale può visitare la Toscana, sapendo della Toscana, perché qualcuno gli racconta della Toscana? In questo senso, le nostre critiche sono state costruttive su questo provvedimento. Capendo che questo è indispensabile ed è frutto anche di un lavoro che viene da prima, il nostro voto è di astensione.