Discussione congiunta
Data: 
Lunedì, 23 Gennaio, 2017
Nome: 
Marco Carra

Doc. XXIII, nn. 10 e 23

Grazie, signora Presidente. Ringrazio il presidente Fioroni per la esaustiva relazione che ci ha proposto, che ha proposto all'Aula, e anch'io, come lui, penso che il Parlamento abbia fatto bene ad istituire una nuova Commissione Moro, perché di questa vicenda sono state accertate verità parziali, mezze verità, e molte ombre, molte nubi, si addensano ancora oggi sul più grave delitto politico della nostra storia. Sono molteplici gli aspetti ai quali serve dare una risposta. Resto convinto che noi ci potremo definire, in un qualche modo, fuori dalla Prima Repubblica solo nel momento in cui, sulle tante tragedie, diciamo così, di matrice politica che hanno insanguinato l'Italia, attentati, omicidi, finché non sarà accertata la piena verità su questi fatti, noi dovremo continuare ad immaginare di essere nella Prima Repubblica. Il lavoro che sta compiendo questa Commissione, la Commissione Moro, è un lavoro che è sottoposto ad attacchi da parte di ambienti e di settori della società italiana apparentemente incompatibili; attacchi che tendono a screditare, a delegittimare, il nostro lavoro al grido di «sulla strage di via Fani e sul sequestro e l'omicidio di Moro si sa tutto ed è tutto chiaro». 
Una teoria che ha il suo punto di riferimento, almeno per quanto mi riguarda, nel memoriale farlocco di Morucci, scritto in quegli anni con la complicità dell'allora direttore de Il Popolo Remigio Cavedon. Proprio nei giorni scorsi abbiamo audito Morucci, il quale ha tenuto un atteggiamento reticente, arrogante e sprezzante nei nostri confronti; un atteggiamento teso appunto a delegittimare noi e tutti coloro che in questi anni si sono battuti per riportare un po’ di luce su questa tragedia. Penso all'ex parlamentare Sergio Flamigni, a tanti giornalisti, come la nostra Stefania Limiti. E penso agli attuali parlamentari, al presidente Fioroni, a Gero Grassi, a Miguel Gotor, a Federico Fornaro. È chiaro che Morucci ha voluto parlare all'esterno della Commissione, riaffermando che tutto si sa, ed incontrando, in questo contesto, una sorta di condivisione da parte di qualche collega della destra, in particolare del senatore Gasparri. 
Io non sono rimasto sorpreso da tale sintonia, che riassume una certa complicità culturale sul fatto che non c’è più nulla da accertare e che recupera quel patto di omertà che aveva l'obiettivo di valorizzare la purezza rivoluzionaria dei brigatisti e che su questa vicenda si è saputo tutto e si è giocato solo ed esclusivamente in Italia, di fronte alla quale lo Stato ha fatto tutto ciò che ha potuto.
E ciò, come se questa vicenda non fosse stata oggetto di grande interesse da parte dell'Amministrazione statunitense dell'epoca o dei Paesi del Patto di Varsavia o, per restare in casa nostra, degli ambienti dell'atlantismo ortodosso, come la P2. Tutte – potremmo definirle -entità apertamente ostili alle politiche di Moro, penso ad esempio al compromesso storico. Tutto ciò per evidenziare la straordinaria sintonia tra le fortissime ostilità di quei Paesi e di quegli ambienti ed il disegno sanguinario brigatista di quelle Brigate rosse, guidate dal rivoluzionario Moretti. 
Ora intendo toccare solamente uno degli elementi che il presidente Fioroni ha evidenziato nella sua – ripeto – esaustiva relazione. Mi preme toccare un punto sul quale si è aperto un nuovo squarcio, rispetto appunto alla trattativa che si era aperta con i palestinesi, a questo negoziato che si era aperto per liberare il Presidente Aldo Moro. Una trattativa che ha visto, appunto, attenti i palestinesi nei confronti di quell'uomo politico, di quello statista, che aveva prestato grande attenzione nelle scelte di politica estera nei loro confronti. I documenti analizzati confermano le tesi sostenute in un'intervista di dieci anni fa da parte del portavoce del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, ovviamente legato all'OLP, rilasciata al Corriere della Sera, laddove egli disse che erano pronti a fare ciò che veniva loro richiesto e che a Beirut era pronto un aereo per i brigatisti dopo la liberazione di Moro, ma che intervenne una terza parte e la trattativa si arenò. 
La nostra conclusione al momento, che riportiamo nella seconda relazione, è questa: o il contatto tra palestinesi e Brigate rosse era debole – ma di questo è lecito dubitare vista la continuità di rapporti tra Brigate rosse e palestinesi medesimi – oppure le Brigate rosse e Moretti rifiutarono la proposta, oppure, terza ipotesi, il Governo decise di non avallare questa trattativa, in ragione degli elevati prezzi politici che avrebbe dovuto pagare. 
Un successivo approfondimento della Commissione dovrà evidentemente mirare ad accertare chi concretamente assunse la decisione di far saltare il dialogo in corso. Il lavoro, come recita appunto la seconda relazione, di indagine su questi temi è ancora da compiere. Va rilevato, tuttavia, che alcuni dei protagonisti di quelle vicende hanno avanzato delle riflessioni in merito. Quindi, la domanda, che ci dobbiamo porre su questo particolare aspetto dalla vicenda Moro, non è se ci sono state trattative per la liberazione di Moro, ma chi è intervenuto per interromperle, per impedire che la vicenda si concludesse con la liberazione dello statista democristiano. E questo è un quesito estremamente importante, così come sono importanti altre vicende che ha toccato il presidente Fioroni, che saranno oggetto del lavoro che la Commissione continuerà a fare. Penso al traffico di armi, al ruolo che ha avuto in questa vicenda il bar Olivetti, al ruolo che ha avuto la scuola Hyperion di Parigi, sulla possibilità – toccata molto bene da Fioroni – di un covo delle Brigate rosse nell'area della Balduina, e sugli episodi che hanno caratterizzato la vicenda dell'arresto di Valerio Morucci e Adriana Farandi, in casa di Giuliana Conforto, in via Giulio Cesare. 
Ecco, questo per dire che cosa ? Per dire che gli elementi di novità sono tanti e che questo lavoro che abbiamo iniziato ci auguriamo possa andare avanti. Io sono convinto che porterà la Commissione, in particolare, e il nostro Parlamento e il nostro Paese ad assumere nuovi elementi importanti, per fare luce e chiarezza su questa grande tragedia della nostra Repubblica.