Discussione generale
Data: 
Martedì, 13 Ottobre, 2020
Nome: 
Enrico Borghi

Doc. XVI, n. 4

Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, Next Generation EU è un'idea coraggiosa, un'idea ambiziosa, un'idea quasi temeraria, per la cui realizzazione serve una grande idea dell'Italia del futuro. Serve un pensiero lungo e, al tempo stesso, responsabile, perché, per dirla con i classici, che lei, Ministro Amendola, conosce bene, il Recovery Fund non è un pranzo di gala. Il Recovery Fund non è neppure il paese dei balocchi: il Recovery Fund è un grandissimo esercizio di responsabilità.

Perché, colleghi, noi siamo chiamati a fare in sei anni quello che in questo Paese non si è riusciti a fare almeno negli ultimi trent'anni; per fare questo, quindi, serve un'idea di Paese, serve un'idea di Italia, partendo dalla considerazione che la pandemia ci fa entrare definitivamente nel XXI secolo e, quindi, gli attrezzi del passato sono logori, in alcuni casi sono anche inutili e serve anche un recupero di una dimensione etica di fondo. Guardate, in questi giorni di deresponsabilizzazione collettiva, in alcuni casi, forse occorrerebbe recuperare quel senso della libertà che ci hanno insegnato i nostri costituenti quando ci hanno detto che la libertà è la responsabilità verso l'altro. Ecco, noi dobbiamo sentirla fino in fondo questa responsabilità e questa libertà: per qualcuno, per qualcosa, per la dimensione di una costruzione nella quale - e riprendo il senso e lo spirito che ho compreso dall'intervento del presidente Brunetta, che ringrazio - avvertiamo la necessità di costruire qualcosa che nessuna delle vecchie tradizionali soluzioni è in grado di fornire e sentiamo, al tempo stesso, la mancanza di un orizzonte condiviso nel quale riconoscerci, perché è la mancanza di una politica (Applausi del deputato Brunetta).

Colleghi, negli anni Trenta del secolo scorso questa mancanza di politica in presenza di una grave difficoltà fece nascere i totalitarismi come reazione e come risposta al bisogno di protezione. La politica oggi vive la contraddizione tra la riduzione degli strumenti e l'interconnessione globale, che a volte ci fa sentire inermi e ci fa sentire impotenti, e corriamo, quindi, il rischio di essere incapaci di indicare una prospettiva a una società disorientata, impaurita e nella quale il tasso di diseguaglianza va aumentando. Quindi, in questo momento, per evitare tutto ciò, dobbiamo fare contemporaneamente due azioni in questa impegnativa prospettiva: dobbiamo guardare lontano e dobbiamo agire subito e siamo chiamati nell'impiego di queste risorse, diciamoci le verità, non ad accontentare tutti ma a rappresentare e responsabilizzare tutti e la nostra azione funzionerà nella misura in cui riusciremo a far comprendere che non è la spesa nei confronti di tutte le corporazioni, di tutte le fazioni, di tutte le dimensioni del Paese, la spesa facile che, però, finisce come nel paese dei balocchi per portare Lucignolo e Pinocchio sulla strada ben nota, ma è la responsabilizzazione su poche, mirate e condivise scelte che questo documento porta con sé. È, insomma, a questa idea di Paese - e concludo, signor Presidente - che noi dobbiamo ispirare la nostra logica ricostruttiva, lontana, dicevo, dalla dimensione corporativa e burocratica, facendo uno sforzo di portare una pubblica amministrazione, costruita negli ultimi anni per non spendere e per rinviare, alla capacità di agire e di agire subito e con l'obiettivo di modernizzare e di rendere giusto ed equo il domani. Si dice, a volte, che a momenti eccezionali servono misure eccezionali. Ebbene, noi non siamo uomini eccezionali, ma possiamo avere un pensiero, un coraggio e un'idea eccezionale se lavoreremo insieme. Quindi, signor Ministro e colleghi, coraggio, dunque, a voi e a tutti noi.