Relatore
Data: 
Martedì, 13 Ottobre, 2020
Nome: 
Fabio Melilli

Doc. XVI, n. 4

Signor Presidente della Camera, signori Ministri, rappresentanti del Governo, onorevoli deputati, la Commissione bilancio presenta oggi all'Aula una relazione ai fini dell'assunzione delle determinazioni che l'Assemblea vorrà adottare. La Camera dei deputati, attraverso le decisioni del suo Presidente e le determinazioni della Conferenza dei capigruppo, ha individuato un percorso che ha visto protagoniste tutte le Commissioni, in un attento lavoro di analisi, di approfondimento e di scelte sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. La Commissione bilancio, chiamata a riferire a quest'Aula, ha consegnato alle singole Commissioni una griglia di relazione perché esse potessero elaborare integrazioni e proposte sulle singole materie di loro competenza. Una scelta di metodo forse complessa, ma che ha avuto il pregio di costruire un percorso partecipato, come meritava la definizione degli indirizzi che il Parlamento trasferisce al Governo, esercitando appieno le sue prerogative.

Mi permetterà di ringraziare, signor Presidente, i membri della Commissione bilancio, i presidenti di Commissione ed il personale della Camera e della Commissione bilancio, per gli aiuti preziosissimi. Un ringraziamento particolare va alla XIV Commissione, che ci ha consentito, con la sua relazione, di cogliere tutti gli aspetti di sistema della Next Generation EU. Abbiamo lavorato con l'obiettivo di costruire uno strumento il più possibile condiviso e mi preme sottolineare il ruolo propositivo che le opposizioni hanno esercitato, fornendo al relatore e alla riflessione delle Commissioni integrazioni, proposte ed interventi di sicura qualità, un lavoro intenso durante il quale sono emerse certamente diversità di opinioni, che abbiamo provato a comporre. Esse rappresentano null'altro che la ricchezza inestimabile di quest'Aula. Le audizioni e i documenti pervenuti ci hanno consentito di ascoltare spunti e proposte di grande interesse.

Credo che ognuno di noi abbia la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un passaggio decisivo per le sorti della nostra economia e della nostra comunità. Come è noto, il Consiglio europeo a luglio ha raggiunto un accordo sul quadro finanziario pluriennale e sull'associato piano Next Generation EU, che, come è noto, prevede a livello europeo l'impiego di 750 miliardi, di cui 390 per sovvenzioni e 360 per prestiti. Nell'ambito del Next Generation EU lo stanziamento più significativo è senza dubbio il dispositivo per la ripresa e la resilienza, condizionato alla presentazione di un piano nazionale i cui principi ispiratori dovranno basarsi su alcune linee direttrici. Le priorità individuate riguardano, come è noto, la coesione economica, sociale e territoriale, l'attenuazione dell'impatto della crisi favorendo l'inclusione territoriale e di genere, sostenendo le transizioni verde e digitale.

Tutto ciò con l'obiettivo di ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione, incentivando la creazione di posti di lavoro e promuovendo una crescita sostenibile. Come è noto, il Presidente del Consiglio ha trasmesso alle Camere una proposta di linee guida. Da essa emerge che è intenzione del Governo costruire un piano secondo una sequenza logica, così strutturata: le sfide che il Paese intende affrontare, le missioni del programma, a loro volta suddivise in cluster di progetti omogenei, i singoli progetti di investimento che saranno raggruppati nei cluster, le iniziative di riforma collegate ad uno o più cluster di intervento. Le missioni risultanti dalle linee guida sono sei: riguardano la digitalizzazione, la competitività del sistema produttivo, la rivoluzione verde e la transizione ecologica, le infrastrutture per la mobilità, l'istruzione, la formazione e ricerca, la cultura, l'equità sociale, di genere e territoriale e la salute. Ad esse si aggiungono iniziative di riforma e le politiche di supporto.

L'attività conoscitiva che ha svolto la Commissione ha fatto emergere alcune indicazioni di carattere generale volte a definire i criteri su cui basare il processo di selezione degli interventi, nonché ad individuare modelli organizzativi per la gestione delle singole fasi del piano, oltre naturalmente alle indicazioni finalizzate ad individuare i settori prioritari di investimento su cui concentrare le risorse. Una prima fondamentale necessità sta nell'individuazione dei criteri di selezione che portino a massimizzare l'impatto sulla crescita. L'Italia non può non cogliere questa straordinaria occasione per colmare o attenuare il disavanzo strutturale che il nostro Paese registra rispetto alla media dell'Unione europea in relazione alla produttività ed agli investimenti. La crescita del nostro Paese non può non riguardare il sistema imprenditoriale e la nostra capacità di mettere le aziende in condizioni di beneficiare di un vantaggio competitivo, cioè di condizioni ambientali più favorevoli per consentire loro di svolgere al meglio la propria attività. I temi riguardano la riduzione della pressione fiscale, il rilancio delle infrastrutture, la velocizzazione del funzionamento della giustizia, la valorizzazione del capitale umano, la tutela della salute pubblica, gli investimenti in ricerca e innovazione e il contrasto alla criminalità organizzata. Sono sfide straordinarie che abbiamo troppo spesso affrontato forse con poco coraggio, senza quasi mai dare ad esse un taglio risolutivo.

La principale vulnerabilità del nostro sistema economico è rappresentata da oltre un ventennio di bassa crescita e da una troppo debole dinamica della produttività, con conseguenze rilevanti sugli attuali livelli di sviluppo e sulle prospettive future, come evidenziano con nettezza le principali istituzioni nazionali, europee ed internazionali.

La Commissione ritiene necessario che gli investimenti pubblici e privati tornino ad essere stimolo significativo alla crescita del prodotto. Destinare la più ampia parte delle risorse a spese ad alto effetto moltiplicativo, il più possibile a carattere addizionale, è essenziale, tenendo conto del fatto che l'espansione del capitale pubblico ed il miglioramento della qualità dei servizi destinati ad imprese e famiglie ha effetti positivi sulla redditività del capitale privato, e quindi sulla produttività generale e sul potenziale di crescita dell'economia nel suo complesso.

Agli investimenti privati che debbono essere cardine del piano dobbiamo saper offrire strumenti capaci di attirare le risorse in modo rapido ed efficace; a tal fine è opportuno che, laddove possibile, vadano definite risorse che si traducano in strumenti agevolativi, riducendo al minimo l'intervento della pubblica amministrazione e le scelte discrezionali nell'individuazione dei soggetti destinatari dei benefici, anche attraverso mirate misure fiscali. Troppo spesso l'intermediazione del pubblico ha amplificato il divario abissale tra le lungaggini del sistema pubblico e la rapidità di decisione necessaria alle aziende del nostro Paese.

La capacità delle spese aggiuntive di innescare aumenti di produttività, e quindi crescita economica, è condizionata fortemente dal contesto normativo dove esse si inseriscono. Una pubblica amministrazione macchinosa, ancora orientata a schemi amministrativistici, un mercato del lavoro inefficiente e poco reattivo, un sistema fiscale che spesso penalizza i fattori produttivi e non sostiene la crescita, una giustizia lenta sono tutti fattori che rallentano il dinamismo economico complessivo ed attenuano l'effetto moltiplicativo della spesa. Come è noto, uno degli assi fondamentali è rappresentato dalla digitalizzazione delle informazioni, dalla competitività dei sistemi produttivi. Il tema è stato affrontato con compiutezza da tutte le Commissioni, che offrono al Governo indirizzi cogenti su temi da affrontare e sulle scelte decisive per cambiare il nostro Paese, comparto per comparto.

Sul versante della ripresa e della competitività il rafforzamento del pacchetto Impresa 4.0, il sostegno alle start up innovative, all'efficientamento industriale dei processi produttivi, il supporto allo sviluppo tecnologico delle filiere nazionali, la valorizzazione, sottolineata da molte Commissioni, del made in Italy sono ritenuti dalla Commissione attività produttive strumenti necessari per dare risposte ai bisogni di innovazione e di digitalizzazione. La Commissione offre, inoltre, al Governo una serie di tematiche, tra esse l'attenzione al comparto del turismo, che investono sia il tema della digitalizzazione che la transizione ecologica, che possono rappresentare altrettante linee direttrici del piano. Allo stesso modo, la Commissione esteri, sempre sullo stesso tema, rileva la necessità di rafforzare l'intero apparato di promozione dell'Italia all'estero, e sul tema la Commissione agricoltura evidenzia, tra gli altri, naturalmente, la necessità di significativi interventi volti a sviluppare l'agricoltura di precisione, anche al fine di aumentare la capacità produttiva e l'efficienza delle filiere.

Una robusta operazione di cambiamento su questo tema deve riguardare la pubblica amministrazione, che attraverso la digitalizzazione può finalmente irrobustire il cammino verso la sua modernizzazione. È indubbio che il percorso di innovazione tecnologica della pubblica amministrazione debba coniugarsi con una complessiva azione di semplificazione del contesto sia normativo che procedurale, realizzando appieno il principio evidenziato dalla I Commissione; principio secondo il quale il cittadino e l'impresa non possono essere chiamati a fornire documenti che sono già in possesso della PA. Lo abbiamo detto troppe volte e forse sarà il caso di realizzarlo appieno.

Gli strumenti digitali debbono tendere a costruire un canale di comunicazione unitaria tra cittadino e sistema pubblico, a tutto vantaggio della qualità dei servizi pubblici, servizi che hanno bisogno soprattutto di un robusto ricambio generazionale e dell'acquisizione di nuove professionalità. Il tema della digitalizzazione assume una particolare centralità sia per le forze dell'ordine che per la velocizzazione del sistema giudiziario e della giustizia tributaria, come hanno evidenziato le Commissioni difesa, giustizia e finanze.

Con riferimento alla transizione verde resta centrale il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, la riduzione delle emissioni di gas entro il 2030. La Commissione ambiente, a questo proposito, evidenzia come sia necessario investire innanzitutto nella transizione verde del sistema produttivo che si fondi sia sulla produzione e sull'uso pulito ed efficiente dell'energia e sull'affermazione di modelli di economia circolare centrati sul riuso delle materie prime e seconde, con l'obiettivo di pervenire a processi significativi di decarbonizzazione.

In particolare, appare necessario investire le risorse del Recovery Fund per la ricerca nel settore di produzione e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti organici. La proroga almeno triennale, sottolinea la Commissione, dello strumento del cosiddetto “super-bonus 110” può essere utile. La Commissione ritiene, inoltre, necessario prevedere l'adeguamento del Piano nazionale integrato sull'energia e sul clima in funzione appunto del processo di decarbonizzazione e dello sviluppo dell'idrogeno verde ed assicurare priorità agli investimenti in infrastrutture idriche per la derivazione e il trasporto e la distribuzione dell'acqua per garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici e ridurre le dispersioni soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno; mettere in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica.

Sulle infrastrutture per la mobilità, che è un'altra delle missioni individuate dal Governo, sul sistema infrastrutturale del Paese, la Commissione trasporti ha evidenziato la necessità di realizzare i corridoi di mobilità internazionale per merci e persone, accelerando sull'alta velocità ferroviaria con particolare riferimento al Mezzogiorno e assicurando il completamento delle reti transeuropee di trasporto. La stessa Commissione offre al Governo suggerimenti ed indicazioni sul sistema portuale, sul sistema aeroportuale con particolare riferimento alla loro infrastrutturazione.

È naturale che l'attenzione più rilevante si concentri sulle grandi direttrici e sui collegamenti veloci, sia materiali che immateriali, soprattutto nel Sud del Paese, ma costruiremmo un Paese a due velocità se non affrontassimo alla radice le cause dei divari sempre crescenti tra Nord e Sud del Paese e gli ancor più dimenticati divari tra aree urbane ed aree interne. Lo sviluppo infrastrutturale che ha connotato la crescita del nostro Paese ha, infatti, visto interessati, anche se certamente non in maniera compiuta soprattutto nel Sud, i collegamenti tra Nord e Sud del Paese. Il Recovery Fund può rappresentare l'occasione storica per affrontare e risolvere il tema dei collegamenti est-ovest, da mare a mare, così come è necessario assicurare la continuità territoriale e i collegamenti stabili alle nostre isole.

Credo sia opinione comune, signor Presidente, ed è emerso in molte delle audizioni e nelle riflessioni di tutte le Commissioni, a partire dalla Commissione cultura naturalmente, che sia giunto il tempo finalmente di invertire radicalmente la rotta sugli investimenti in capitale umano e ricerca. Siamo il Paese con uno dei livelli più bassi di spesa per l'istruzione in rapporto alla spesa pubblica: mentre negli altri Paesi essa cresce, da noi sconta addirittura una diminuzione. Il tema riguarda la qualità della formazione scolastica, la sua finalizzazione alla formazione di cittadini consapevoli forniti soprattutto degli strumenti culturali e cognitivi che li rendano capaci di comprendere le dinamiche e le sfide del loro tempo. Il contrasto alla povertà educativa e culturale, alla dispersione scolastica, un significativo salto di qualità nelle strutture scolastiche, nelle attrezzature scolastiche ed universitarie, l'apprendimento nella fascia di popolazione dell'età adulta rappresentano tematiche che il piano dovrà sicuramente affrontare.

Allo stesso modo, è drammaticamente modesto il livello di investimenti in ricerca. Si rende necessario potenziare le attività di ricerca applicata ed innovazione  delle imprese e per le imprese e creare le condizioni affinché nei territori possano sorgere ex novo o possano essere potenziati insediamenti infrastrutturali in grado di determinare una contaminazione tra formazione terziaria e laboratori pubblici e privati di ricerca, anche attraverso iniziative di formazione avanzata per il mondo del lavoro.

Sull'equità, una delle missioni che l'Europa e il Governo individuano nelle linee guida trasmesse al Parlamento tocca il tema dell'equità sociale, di genere e territoriale. La prima questione che si ritiene debba ispirare l'intero impianto del Piano è il raggiungimento sostanziale della parità di genere. Può essere definito equo e moderno un Paese che conosce, come noi conosciamo, divari di genere così rilevanti che rischiano di aggravarsi e si aggravano in conseguenza della pandemia? Sarebbe una drammatica occasione perduta se non finalizzassimo i progetti del piano a determinare un salto di qualità evidente con riferimento alla parità di genere. Vanno affrontate le molteplici dimensioni della discriminazione nei confronti delle donne, dalla partecipazione al mondo del lavoro e alla sua qualità, dalla retribuzione all'accesso alle risorse finanziarie, dalla diseguaglianza tra donne e uomini nell'allocazione del tempo dedicato al lavoro di cura, al lavoro domestico, alle attività sociali, ai temi legati alla natalità.

Gli investimenti, come ci ricorda il CNEL, però, debbono essere mirati al tema femminile ma debbono avere il carattere della strutturalità piuttosto che limitarsi a sussidi e ad incentivi.

Sul tema delle politiche sociali la Commissione suggerisce di affrontare il tema delle disuguaglianze connesse alle condizioni di disabilità, essendo capaci di realizzare un welfare generativo ed un'efficace integrazione e co-progettazione tra le reti di servizi e con gli enti del Terzo settore, asse decisivo nella trasformazione e nel miglioramento della qualità dei servizi.

Occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni per garantire adeguata assistenza alle fasce più fragili della popolazione e promuovere un welfare di comunità con il rafforzamento delle misure di contrasto alla povertà e alle fragilità sociali.

In relazione ai temi evidenziati dalla Commissione affari sociali è chiaro ormai come la pandemia abbia fatto emergere la necessità di ripensare il nostro sistema sanitario attraverso la costruzione di una nuova rete territoriale di assistenza, un sistema che sappia mettere in relazione professionisti, strutture e servizi. È tempo di garantire il più possibile l'omogeneità del diritto alla salute su tutto il territorio nazionale anche attraverso investimenti strutturali nel sistema ospedaliero volti anche all'innalzamento della capacità - lo sappiamo in questo tempo - di risposta alle emergenze.

Ultima, ma non ultima, la grande questione del lavoro. La debolezza storica delle politiche attive del lavoro impone la costruzione di un diverso modello organizzativo delle strutture interessate anche riqualificando il sistema di investimento finanziario per sostenere e promuovere la ricerca di nuova occupazione. Va assicurata la implementazione delle capacità individuali nel mercato del lavoro consentendo soprattutto ai giovani di usufruire di strumenti moderni ed efficaci, e decisiva appare una vera e propria rivalutazione del rapporto tra scuola e lavoro non soltanto nella formazione tecnica e tecnologica, ma anche considerando quella del lavoro come esperienza umana fondamentale nella fase di consolidamento della personalità individuale e della relativa dimensione relazionale. Il tema del lavoro - lo sottolineano le proposte della XI Commissione - ha bisogno comunque di più interventi riformatori che, peraltro, la Commissione definisce con grande chiarezza.

L'elaborazione del piano si innesta su un quadro programmatico e normativo che impone di tener conto dei divari territoriali (è la seconda dimensione dell'equità) di sviluppo esistenti nel nostro Paese. Gli interventi a sostegno delle aree più deboli debbono essere pertanto ispirati alla creazione di un ambiente che è fatto sì di capitale infrastrutturale, capitale umano, regolamentazione, idoneo affinché le attività di impresa possano svilupparsi ed essere aumentate le condizioni perché i cittadini di quelle aree abbiano finalmente la possibilità di usufruire di condizioni di vita in grado di frenare il processo di depauperamento demografico e socio-economico di quei territori.

Una particolare attenzione dovrà essere dedicata alle aree colpite dagli ultimi eventi sismici in quei territori: alle difficoltà derivanti dal terremoto si è aggiunto l'impatto della pandemia mettendo a rischio le possibilità di una ripresa economica e produttiva. L'individuazione di strumenti che accelerino la ricostruzione e consentano alle imprese di sopravvivere e tornare a crescere non può non essere una delle priorità del Recovery Fund e la stessa Commissione ha individuato in un particolare ed apposito cluster la possibilità di intervento.

Allo stesso modo, l'obiettivo della riduzione dei divari tra Nord e Sud del Paese dovrà essere centrale nell'individuazione dei progetti del Piano nella consapevolezza, come ci ha ricordato molto puntualmente la Svimez, che gli investimenti al Sud generano valore aggiunto per l'intero Paese. Il PNRR costituisce uno strumento per accelerare l'attuazione del Piano Sud 2030, le cui linee di intervento appaiono coerenti con la natura e la finalità dei progetti che dovranno essere presentati all'Unione europea.

Signor Presidente, ci sono comunque i temi preordinati alle politiche di settore che sono contenute nella Relazione e che ho provato a riassumere e mi scuso per aver saltato molte parti ma questo era il tempo a mia disposizione. Innanzitutto, emerge l'urgenza di definire in tempi rapidi una governance delle attività di predisposizione e attuazione del PNRR che sappia coniugare nel modo migliore le esigenze di una visione complessiva e a carattere nazionale, delle sfide e delle missioni previste nel piano con il necessario coinvolgimento dei comuni, delle province, delle regioni, del sistema delle autonomie nel suo complesso, definendo in un percorso partecipato il ruolo che esse saranno chiamate a svolgere con chiarezza nei vari ambiti di competenza.

Quale che sia il modello di governance sul quale si deciderà di convergere, ciò che appare imprescindibile è che al riconoscimento di competenze programmatorie e gestionali, cui consegue un potere di spesa, corrisponda l'attribuzione di precise responsabilità politiche e amministrative, in un quadro di massima efficienza e trasparenza complessiva e nell'utilizzo delle risorse.

L'occasione storica, la Next Generation EU, impone al sistema pubblico e ai decisori politici un salto di qualità, che sappia evitare il pericolo della dispersione delle risorse, su cui spesso, troppo spesso, il Paese è incappato quando si trattava di definire le scelte, soprattutto in relazione ai finanziamenti europei.

Alcuni di noi hanno guardato con preoccupazione alle dimensioni numeriche derivanti dal coinvolgimento dei Ministeri nella prima raccolta di ipotesi progettuali. Era forse un passaggio necessario per avere un compiuto quadro d'insieme, ma siamo sicuri che il Governo, attraverso il CIAE, saprà ricondurre il lavoro alla necessità di concentrare le risorse su obiettivi definiti, che abbiano le caratteristiche di essere strumenti di reale trasformazione del Paese, funzionali a determinare un nuovo slancio per la nostra economia; confidiamo, per questo, nelle dichiarazioni puntuali fatte dal Ministro Amendola, da molti rappresentanti del Governo, a partire dal Presidente del Consiglio.

La seconda questione, signor Presidente - e mi avvio a concludere - è il tempo. Il sistema Paese si troverà ad affrontare una sfida contro il nemico più potente: la lentezza del sistema pubblico, la complessità delle procedure, la distanza tra le enunciazioni di principio e la discesa a terra dei disegni riformatori. Abbiamo ascoltato molte preoccupazioni in questo senso e le Commissioni parlamentari hanno avanzato alcune proposte - ipotesi di governance e di sistemi di regia - sulle quali pensiamo si debba osare per costruire un sistema snello, dotato di reale capacità decisionale; sono certo che il Parlamento saprà dare il suo utile contributo alla definizione di tale disegno.

Legata strettamente al tema del tempo c'è la questione relativa alla costruzione di un efficace sistema di monitoraggio ed analisi puntuale del procedere dell'attuazione del piano. L'elaborazione e la sua successiva attuazione rappresentano, inoltre, un'occasione unica, che sarebbe sbagliato non cogliere, per innestare a tutti i livelli di governo una cultura della valutazione delle politiche pubbliche; qui ci sarebbe molto da dire, ma credo che il tema sia molto, molto chiaro a questa Assemblea. Anche qui, le Aule parlamentari sapranno definire il loro ruolo, condividendo con il Governo strumenti e metodi che consentano di individuare tempestivamente le disfunzioni e correggerle nei tempi utili. Appare a tal fine necessario che le Camere, attraverso la loro sovranità, attraverso specifiche scelte organizzative, procedano ad un'accurata e continua attività di monitoraggio dello stato di attuazione del piano, volta a verificare il puntuale rispetto sia degli obiettivi prefissati, sia dei tempi di attuazione.

Da ultimo, il tema della legalità - non ultimo naturalmente - e della trasparenza dei processi decisionali. L'obiettivo della massima trasparenza nell'utilizzo delle risorse può consegnare l'individuazione di una sede, anche un portale, un sito Internet, che consenta in tempo reale a tutti i cittadini di verificare le scelte effettuate e lo stato di avanzamento dei progetti, anche con riferimento agli obiettivi prefissati. Sarà necessario prestare attenzione alla necessità di prevenire……i fenomeni di illegalità e di infiltrazione mafiosa, alla luce della movimentazione delle ingenti risorse del piano.

Signor Presidente della Camera, signori Ministri e rappresentanti del Governo, attraverso la Relazione, i cui contenuti ho cercato di sintetizzare, la Commissione bilancio, con il decisivo contributo di tutte le Commissioni, offre all'Aula uno strumento di analisi e di proposte che ha l'ambizione di essere strumento utile alle decisioni che l'Aula vorrà assumere, nella consapevolezza di aver costruito un percorso partecipato ed ampio, data la rilevanza della materia. Le scelte compiute dall'Europa aprono una stagione nuova, rispetto alla quale il nostro Paese ha il dovere di osare; sta a noi scegliere di privilegiare soprattutto le giovani generazioni, e costruire per loro, che più di altri pagheranno il peso del debito, un Paese migliore; si può fare, tornando a dare alle scelte della politica il sapore della prospettiva, evitando le risposte di breve respiro; sta a noi scegliere di investire finalmente nel futuro.