Grazie, Presidente. Nei pochi minuti che ho a disposizione, sarebbe una pretesa inutile quella di sintetizzare e di aggiungere al dibattito. Quindi, forse, è utile - a me stesso sicuramente, ai colleghi in parte - riassumere alcuni punti essenziali di questa complessa operazione di politica economica che chiamiamo Next Generation EU.
Next Generation EU definisce in modo completamente nuovo il quadro, nel quale le politiche macroeconomiche, cui ci eravamo abituati, si attiva. È giusto che sia così, perché questa operazione europea innova il modo di fare politica economica in numerosi dimensioni: a livello fiscale, con il ruolo degli investimenti pubblici e con la sospensione del Patto di stabilità, che andrà riscritto in modo totalmente diverso; a livello strutturale, con il ruolo delle politiche strutturali, che prende posizione centrale; a livello finanziario, con l'introduzione di bond europei, non i vecchi euro bond, ma strumenti per produrre beni pubblici europei, e infine il rafforzamento del bilancio, finalmente, che divenga uno strumento per rendere l'Europa più efficiente e più giusta.
Secondo punto: tutto ciò funzionerà a una condizione fondamentale, che i Governi facciano la loro parte. In questo nuovo quadro, i Governi hanno più responsabilità, più strumenti, più gradi di libertà, ma anche, appunto, più responsabilità. Senza i Governi che abbiano implementato un'efficace strategia di riforme, tutti i benefici attesi non saranno sfruttabili.
Questo sistema innova anche negli obiettivi. È vero, siamo abituati a fare un lungo elenco di cose che mancano, soprattutto in Italia e lo sappiamo da tempo. Ma c'è un modo diverso, con cui bisogna guardare gli obiettivi o, almeno, guardarli con forza, nel momento in cui si vanno a definire le strategie concrete, nei vari progetti che ci apprestiamo a esaminare.
Cito due esempi. Primo, il ruolo che le riforme strutturali devono e possono svolgere nel migliorare gli incentivi alle imprese. Il sistema di imprese è quello che crea crescita e crea occupazione. Sappiamo cosa funziona e cosa funziona meno. Cerchiamo di usarlo al meglio! Secondo punto, vorrei associarmi con molta convinzione agli appelli che molte colleghe, da ultimo l'onorevole Gribaudo, pongono sulla necessità di rafforzare l'occupazione femminile. E io dico occupazione, non perché sia solo un problema di occupazione, ma perché, da economista, riconosco, forse con ritardo, che i Paesi che crescono di più e sono più equi sono quelli in cui la quota di occupazione femminile è maggiore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono evidenze molto chiare e, come economista, chiedo venia per non avere insistito in passato più su questo. Ma adesso l'occasione è quella giusta.
Gli strumenti: stiamo discutendo molto di quali strumenti. Un principio molto semplice, signor Presidente: non c'è nessuna bacchetta magica per implementare i progetti di Next Generation EU. C'è bisogno di pacchetti ragionati, che mettano insieme le nuove regole, nuovi incentivi per gli investimenti, nuove agevolazioni fiscali, con l'attenzione di usare lo strumento di finanziamento più adatto per ciascuna di esse. Ma, a volte, si ha l'impressione che il legame sacrosanto nella tecnica di programmazione fra obiettivi e strumenti sia stato del tutto ignorato.
Infine, ci sono i rischi. Ovviamente, il rischio numero 1 è la pandemia, ma, al di là di questo, non illudiamoci che non ci siano rischi a questa operazione strategica. I rischi di non fare le cose che si sono promesse e, quindi, i rischi di deludere sia i mercati sia la popolazione sia i cittadini, i nostri cittadini. Quindi, il rischio di perdere quella fiducia che, inevitabilmente, è lo strumento fondamentale per portare a termine questi programmi. I rischi sono elevati, ma possiamo appunto mitigarli con una strategia chiara. I mercati fino adesso hanno dato ragione a questa strategia e continueranno a farlo, ma potrebbero a un certo punto osservare che, di fronte a tante promesse, i risultati non arrivano. Sarebbe una sconfitta storica per tutti quanti.