Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 6 Marzo, 2017
Nome: 
Tonino Moscatt

Doc. XVI, n. 3

Presidente, gentili colleghi, Governo, il testo che ci apprestiamo a votare è la prima deliberazione in materia di autorizzazione e proroga delle missioni internazionali adottate dal Governo successivamente all'entrata in vigore della richiamata legge n. 145 del 2016, la cosiddetta legge quadro per le missioni internazionali. Ci tengo a ricordarlo, perché la sua approvazione è stato un grande successo per questa legislatura, dopo che, per ben quattro legislature, il progetto di una legge di carattere generale riguardante le missioni internazionali non aveva mai raggiunto il traguardo. Oggi dunque il Parlamento prova a scrivere, anzi scrive, una pagina importante. Il provvedimento in esame ci permette infatti di dotarci di uno degli strumenti legislativi più rilevanti della nostra politica estera e di difesa, dando al nostro Paese e ai nostri militari l'opportunità di definire un quadro giuridico e normativo in materia di missioni internazionali che dà finalmente certezze. In questi anni abbiamo alcune volte navigato nella massima precarietà, molte volte abbiamo dovuto rincorrere le missioni internazionali con la decretazione d'urgenza, oggi invece votiamo un quadro giuridico che ci permette una maggiore capacità di programmazione, anche grazie a una più precisa e stabile definizione delle risorse a disposizione. Finalmente abbiamo un quadro d'insieme chiaro dentro il quale muoverci. Prima però di entrare nel merito del provvedimento, non posso che esordire di fronte a quest'Aula, rivolgendo a nome mio e dell'intero gruppo del Partito Democratico un ringraziamento doveroso ai nostri militari e ai nostri Ministri, per l'ottimo risultato, sia da un punto di vista militare che civile, da tutti riconosciuto laddove operano. Devo farlo perché le nostre decisioni oggi cammineranno sulle loro gambe; risultati, stima ed affetto guadagnati con l'inconfondibile tratto di umanità degli italiani. Non c’è qui alcuna concessione retorica, solo l'orgoglio e la gratitudine per quanto i nostri uomini hanno fatto e stanno facendo ogni giorno nel mondo.
  Proprio riguardo alla messa in sicurezza del nostro personale, dal punto di vista sanitario e anche sotto i profili del rischio che i nostri soldati in quelle circostanze corrono, voglio ricordare, con grande piacere, che il Partito Democratico ha voluto inserire un emendamento, votato poi in maniera unanime da tutta la Commissione, per assicurare strumenti di monitoraggio della salute del personale inviato all'estero nelle missioni internazionali. Non ci dimentichiamo che questo è un momento di grande transizione per l'intero mondo della difesa italiana: l'approvazione del Libro bianco della difesa, che finalmente, dopo anni di discussione ed elaborazione, ha visto la nascita anche grazie al caparbio lavoro della nostra Ministra, e l'approvazione del decreto per il riordino delle carriere rappresenteranno la nuova importante stagione per la difesa italiana, che non può restare immobile dinanzi ai cambiamenti globali nella geopolitica, alle innovazioni tecniche e ad un calo di risorse che hanno imposto nuove sfide e la necessità di una trasformazione culturale nel modo di fare difesa, in un'ottica di risparmio ma anche di aumento dell'efficacia dell'integrazione interforze.
  Per ragioni di tempo non entro nel dettaglio delle singole missioni illustrate dal collega relatore, ma vorrei ricordare che le missioni militari internazionali oggetto della deliberazione contribuiranno a rafforzare il ruolo internazionale dell'Italia, consolidando le relazioni nell'ambito delle alleanze, in piena armonia con l'azione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e del sistema del Ministero della difesa e a vantaggio del sistema Paese, come peraltro delineato anche dal Libro bianco della difesa, in questo momento storico in cui lo scacchiere internazionale brulica di crisi regionali, anche alle porte del Mediterraneo e dei confini europei. Pur non ripercorrendo le missioni che ci accingiamo a votare, vorrei però esprimere qualche parola su quella che ci vede impegnati nel Mediterraneo, il Mare Nostrum. La sicurezza nel Mediterraneo è premessa per la sicurezza di tutta Europa, e per garantire questa sicurezza l'Italia è da sempre in prima linea con azioni di intervento e prevenzione degli attacchi terroristici, identificazione ed espulsione dal nostro territorio degli estremisti violenti, dal punto di vista più strettamente strategico e militare, ma non dimenticando anche il lato umano e civile, con il salvataggio di tantissime vite dalle acque del Mediterraneo, sempre in coerenza agli impegni assunti nei contesti multilaterali ed europei.
  Presidente, io sono siciliano, la mia comunità vive in prima linea il dramma degli sbarchi; il 90 per cento degli arrivi in Italia passa dalla cosiddetta rotta libica, che trova il suo triste epilogo proprio nelle coste siciliane, ecco dunque che il pattugliamento delle coste e delle acque e il difficile processo d'aiuto alla stabilizzazione nel territorio libico diventano due capisaldi veri e concreti nella lotta all'immigrazione clandestina, una risposta fattiva e non retorica e vuote parole, perché la lotta all'immigrazione non può che passare attraverso la stabilizzazione e la costruzione di processi di pace nei territori interessati dai conflitti, proprio quelli dove le nostre missioni si cimentano con ottimi risultati in azioni di peacekeeping. Quanto alla Libia, il memorandum siglato dal Governo italiano con il Governo libico costituisce un cruciale passo in avanti verso il rafforzamento del controllo delle frontiere esterne del Paese e la lotta ai traffici di esseri umani. In questo senso, la missione EUNAVFOR Med Operazione Sophia ha dato ottimi e apprezzabili risultati, tanto da favorire i tempi per attivare ogni iniziativa diplomatica nelle competenti sedi internazionali, per consentire, in un lasso di tempo ragionevole, la piena operatività della fase 2 e il passaggio alla fase 3. Anche per la missione «Operazione Ippocrate», sono da valutare, di concerto con le autorità libiche, le aspettative future per un'eventuale rischieramento del contingente italiano.

  Dunque, colleghi, questo atto è decisivo per l'impegno dell'Italia in scenari al di fuori dei nostri confini, dove la pace e i diritti umani non sono la certezza per migliaia di persone. Un impegno, tengo a sottolinearlo, che rinnoviamo, mossi da un sentimento di solidarietà, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione e degli impegni internazionali, che sono la base per il nostro operato nel mondo. Non vedere con i nostri occhi un conflitto sul nostro territorio non può far dimenticare che l'Italia si è impegnata nel mondo in una pluralità di contesti. Le missioni internazionali non sono solo un mero strumento di politica estera, ma contribuiscono effettivamente all'eliminazione dei conflitti e al superamento delle crisi. Le nostre Forze armate perseguono inoltre l'attività di stabilizzazione – al fine di ricostruire il tessuto sociale e per evitare che i vuoti di potere lascino spazio alle criminalità – con il sostegno alle comunità locali. Da decenni, inoltre, le Forze armate sono impegnate anche sul fronte dell'addestramento delle forze di sicurezza locali e del personale straniero in Italia. Mai come in questo momento l'impegno dei militari italiani è stato di fondamentale importanza per la sicurezza nazionale. Il lavoro che stanno svolgendo nelle missioni di stabilizzazione ha contribuito e contribuisce alla nostra sicurezza nazionale, oltre che rappresentare un'opportunità, per i Paesi in cui si interviene, per uscire da situazioni di guerra o da regimi che negavano la democrazia. Noi del Partito Democratico vogliamo ribadire l'importanza per il nostro Paese di un'assunzione di responsabilità negli scenari di maggiore crisi. L'Italia ha iniziato nei primi anni Novanta una massiccia partecipazione alle missioni militari internazionali sotto diversi «cappelli»: quello delle Nazioni Unite, quello della NATO e dell'Unione europea, e questo è stato per il nostro Paese un modo per ricostruire un profilo internazionale all'altezza della sua ambizione. Noi crediamo che questo sia e debba essere ragione d'orgoglio per questo nostro Parlamento. Il nostro è il primo Paese, fra quelli occidentali dell'Unione europea, per il personale impegnato nelle missioni ONU, il secondo nelle missioni NATO dopo gli Stati Uniti, e il primo per partecipanti alle missioni dell'Unione europea: un contributo di primo piano nella comunità internazionale, sia per numero di personale sia per la qualità dello stesso.

  In ogni circostanza il nostro Paese ha ricevuto apprezzamenti. La competenza tecnica italiana rende possibile la disponibilità di forze di sicurezza affidabili, che contribuiscono alla stabilizzazione delle aree di crisi e conseguentemente alla riduzione della durata dell'impegno internazionale. Questo deve essere ragione di unità nazionale e di consenso bipartisan. Ci sarebbero ancora tante cose da dire, ma voglio concludere, ricordando che, negli ultimi mesi, lo scenario vicino e lontano rispetto a noi sta cambiando, oltre a nuovi rischi e nuove opportunità, non dobbiamo fare l'errore di discutere sulle missioni internazionali con vecchi meccanismi e vecchie posizioni. Nuovi modi di fare la guerra si stanno tristemente diffondendo con modalità più drammatiche e più difficile da combattere; cambiano i regimi, cambiano i vertici democratici mondiali, e cambiano anche le alleanze e le missioni delle organizzazioni sovranazionali. Il nostro Paese non può restarne fuori, siamo chiamati ad un senso di responsabilità e solidarietà, siamo chiamati all'impegno. Riuscire a sedare quei conflitti vuol dire riuscire a ridurre i rischi di terrorismo in casa.
  È per questo che le missioni internazionali acquistano un significato particolare, oggi più che mai, perché solo costruire in quelle terre lontane pace e stabilità può scongiurare e allontanare il pericolo del terrorismo.
  La nostra sicurezza a casa dipende dalla pace oltre le nostre frontiere, la grandezza di uno Stato dipende anche da come riesce ad essere nel panorama internazionale e a dare qualità, stabilità e sicurezza.