Data: 
Martedì, 13 Dicembre, 2016
Nome: 
Matteo Mauri

 Grazie, signora Presidente. Innanzitutto, Presidente, le vorrei dare, a nome di tutto il Partito Democratico, semplicemente il benvenuto in quest'Aula, da neopresidente, e mi faccia dire subito che ho molto apprezzato la sua frase di qualche giorno fa, quando, di fronte alla richiesta di disponibilità da parte del Capo dello Stato e di fronte all'indisponibilità di molti, lei ha detto che avrebbe accettato di comporre il Governo non per scelta, ma per responsabilità e che avrebbe svolto il suo compito con dignità. Queste sono le parole giuste di chi si considera un servitore dello Stato quando viene chiamato a un incarico così importante in una fase così delicata, perché questa – credo che sia chiaro a tutti – è una fase delicata, una fase delicata dal punto di vista istituzionale perché una riforma costituzionale di cui si parlava da anni e su cui si era inizialmente impegnato solennemente tutto il Parlamento è stata prima disconosciuta da una parte di coloro che hanno contribuito a scriverla e poi respinta dal voto referendario, perché, in conseguenza di quel voto, il Presidente Renzi si è dimesso, facendo una scelta di coerenza molto rara in questo Paese, e con lui ovviamente il Governo, e perché – come sappiamo bene tutti – non disponiamo di una legge elettorale immediatamente utilizzabile per andare al voto, visto che è sotto il vaglio della Corte costituzionale. 
Ma questa è una fase delicata – anche e soprattutto, direi – dal punto di vista economico e sociale perché, nonostante gli sforzi di questa maggioranza, nonostante le scelte di Governo che abbiamo saputo mettere in atto e nonostante i risultati certificati e concreti che abbiamo raggiunto, la crisi morde e morde ancora e se c’è una cosa che ci sta a cuore sono proprio le condizioni di vita concrete dei nostri concittadini. La realtà la vediamo benissimo, non abbiamo bisogno che qualcuno ce la spieghi, e capiamo perfettamente i problemi e le difficoltà che vivono ancora molti italiani, perché, mentre qualcuno urla e basta, noi i problemi li stiamo cercando di risolvere, quelli vecchi, che abbiamo ereditato dal passato, e quelli che ci troviamo addosso ogni giorno. Dicevamo prima delle difficoltà degli italiani, proprio quelle difficoltà che lei, Presidente Gentiloni, ha messo al centro anche oggi delle sue riflessioni, proprio quelle difficoltà che devono essere superate continuando nel lavoro riformatore di rilancio del nostro Paese e che sono all'ordine del giorno del suo Governo. Questa è la cosa che ci sta più a cuore. E lei, Presidente, anche oggi ha usato frequentemente la parola «responsabilità»; è una parola semplice, è un concetto semplice: quando la situazione si fa difficile per tutti, quando qualcuno ha bisogno del nostro aiuto, dovrebbe scattare in ognuno di noi il meccanismo del senso di responsabilità, si mettono da parte i nostri interessi personali o di parte e si mettono davanti a tutto gli interessi di chi ha bisogno del nostro aiuto. Vale nella vita di tutti i giorni, dovrebbe valere a maggior ragione anche in politica e dentro a queste Aule. E quando è l'Italia a chiedere una mano perché vive una fase delicata e difficile, quella mano non la si dovrebbe negare mai. All'apparenza è un concetto semplice, invece in realtà è un concetto molto poco praticato, perché spesso prevale l'interesse personale o di partito, perché c’è sempre qualcuno che preferisce far finta di niente, girarsi dall'altra parte e fare i propri piccoli conti. Questo è il motivo per cui, di fronte alla richiesta del Presidente della Repubblica di condividere il peso della responsabilità in questo momento, tanti qui dentro purtroppo hanno risposto di «no». Ma questo non è il nostro modo di fare, questo non è il nostro modo di intendere la politica e lo dimostra il fatto che solo qualche anno fa, quando c’è stato chiesto di esserci in un momento drammatico, noi abbiamo risposto: «presente», quando avremmo potuto fare diversamente, quando avremmo potuto facilmente capitalizzare subito un vantaggio elettorale, quando, non per un inciampo elettorale, come è capitato a noi oggi, ma per una gestione dissennata che noi avevamo denunciato per tempo, altri avevano portato l'Italia sull'orlo del baratro. Noi, anche in quel caso, abbiamo risposto: «Ci siamo ! Non ci conviene, ma ci siamo !», mentre altri, che quel disastro avevano contribuito a combinarlo, sgattaiolavano fuori, come se nulla fosse, dalla porta di servizio, più abituati a urlare che bravi a risolvere i problemi. Si potrebbe veramente dire, in questo caso, che il lupo perde il pelo, ma non il vizio. 
In secondo luogo, Presidente Gentiloni, mi faccia fare i complimenti, i complimenti per essere riuscito a comporre, bene e in tempi molto rapidi, in una situazione obiettivamente complicata, il nuovo Governo; un Governo che ha al suo interno tutta la forza, le capacità e le competenze per guidare l'Italia in questo momento difficile. 
Ci sono alcune cose, che ho sentito dire in questi giorni, durante la crisi di governo, su cui vorrei fare una valutazione, a cui sinceramente tengo, perché è una valutazione di fondo. Perché, guardi, abbiamo sentito proprio di tutto o, per meglio dire, mi sembra proprio che c’è chi ha detto tutto e il contrario di tutto, sostenendo delle posizioni decisamente molto curiose. 
Per esempio, ho sentito dire da un'importante figura istituzionale di questa Camera, il Vicepresidente Di Maio in particolare, che il Presidente Renzi avrebbe dovuto rimanere in carica dopo le dimissioni, in attesa della sentenza definitiva della Corte e delle elezioni, cioè ancora per qualche mese. Ma come ? Ma lo stesso Di Maio non aveva mica chiesto a gran voce di votare «no» per «mandare a casa Renzi» ? E poi ci spiega, invece, che doveva rimanere lì. Curioso il ragionamento. Ma poi ci chiarisce meglio il suo pensiero e aggiunge che sarebbe dovuto rimanere per fare solo l'ordinaria amministrazione, perché – continuo a citare – «il nostro obiettivo (del Movimento 5 Stelle) è non mettere altri Governi nelle piene disponibilità dei loro poteri». Bene, in sostanza Di Maio ci spiega, un giorno sì e l'altro pure, che gli italiani sono in difficoltà e poi, in piena emergenza terremoto, con il sistema bancario sotto tiro, in attesa dell'attuazione delle norme sulla pensione anticipata, con i problemi che conosciamo e che, lei ha detto bene, si devono affrontare al Sud, la sua proposta qual è ? È quella di lasciare il Paese senza un Governo con pieni poteri ? Beh, un'idea decisamente bizzarra, direi. Ma di cosa avete paura, mi chiedo. Avrete mica paura di un Governo vero, di un Governo con pieni poteri ? Perché, in quel caso attenzione, il Governo c’è, e qui ce n’è uno. 
Poi mi vorrei sincerare di una cosa. Non vorrei che, a furia di ripetere le cose allo sfinimento, qualcuno abbia finito col credere alla propria propaganda. Spero che nessuno vorrà dire anche in quest'Aula che stiamo eleggendo un altro Presidente del Consiglio non eletto dal popolo. Ve ne prego. In quel caso, Presidente, le rinnovo in via preventiva il nostro benvenuto in quest'Aula, dove, meglio specificarlo, insieme al Senato si esercita la democrazia, in nome del popolo sovrano che si esprime attraverso il voto, perché questo è quello che vuole la democrazia parlamentare, perché questo è quello che prevede la nostra Costituzione. 
Comunque, in ogni caso, voglio tranquillizzare tutti i deputati presenti e assenti e pure i parlamentari europei, soprattutto quelli che di solito sono assenti. Lo dico in modo chiaro: il Partito Democratico c’è e non solo, statene sicuri, non ha paura di eventuali elezioni anticipate, ma è prontissimo ad affrontarle; e ci mancherebbe, non si è mai visto un giocatore di calcio che avesse paura di entrare a giocare una partita in uno stadio. Non appena ci saranno le condizioni, per la sentenza della Corte o, meglio ancora, per una legge fatta insieme, io dico, in Parlamento, noi saremo lì a giocare la nostra partita e a quel punto si vedrà chi ha solo parole o chi ha i fatti da mettere sul piatto della bilancia. Nel frattempo non staremo con le mani in mano, nel frattempo faremo tutto quello che sarà possibile con questo Governo, per fare il bene del nostro Paese. 
Invece, sempre riportando qualche posizione curiosa, Salvini l'altro giorno diceva: «Voglio il voto subito, appena dopo la sentenza della Corte, altrimenti noi scendiamo in piazza per una raccolta di firme per elezioni subito. Mattarella non può pensare di farci perdere ancora tempo.» Però, esattamente nella stessa intervista riesce anche a dire che ci vorrebbe il Mattarellum, una legge con un premio di maggioranza. Guardi, delle due l'una: o si aspetta la sentenza oppure si fa una legge elettorale in Parlamento; decida come vuole, ma decida. 
Sappia solo che per fare una legge in Parlamento in tempi accettabili, per di più se con un impianto maggioritario, serve un minimo di collaborazione sua e di altri. Se questa collaborazione c’è, batta un colpo, prima o dopo Natale, come meglio crede, ma su una cosa non si può scherzare, sul Presidente della Repubblica. Non si raccolgono firme contro il Presidente della Repubblica. Il Presidente Mattarella non fa perdere tempo a nessuno. Il Presidente esercita in maniera rigorosa e puntuale il proprio ruolo che gli è affidato, non da Salvini, ma dalla Costituzione. E al Presidente Mattarella va tutta la nostra stima e il nostro ringraziamento per l'alto senso delle istituzioni e la lucidità politica con cui ha condotto questa delicata fase della nostra democrazia. Altro che firme ... (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Civici e Innovatori).
Comunque, veda Presidente, mi lasci dire questo, non si deve preoccupare, perché qui dentro purtroppo ci sono molti professionisti della contestazione: non gli va mai bene niente, sono contro a prescindere, se dici blu loro volevano rosso, se dici rosso volevano blu, sono i professionisti del complotto, i maghi delle bufale da web, quelli che, nemmeno per sbaglio, possono ammettere che una cosa l'hai fatta come si deve, quelli che, se in una frase non mettono la parola «banchieri», «poltrone» o «ladri», poi dopo non riescono a dormire bene la notte, quelli che se la mattina esce un dato Istat negativo per l'Italia ...  Concludo, Presidente, sto finendo. ... gli si stampa un sorriso in faccia, pregustando già la prima dichiarazione che possono fare; quelli che ogni giorno c’è un attentato alla democrazia, quando la democrazia non sono capaci di praticarla nemmeno a casa loro. 
Ma cosa dobbiamo fare allora ? Niente, Presidente. Semplicemente andiamo avanti per la nostra strada, seriamente, preoccupandoci poco di chi urla o insulta qui dentro e occupandoci molto di chi sta là fuori, e ha bisogno di buona politica, avendo sempre in mente che quello che c’è da fare per l'Italia noi lo sappiamo bene, consapevoli di quello che abbiamo già fatto e concentrati su quello che dobbiamo ancora fare per gli italiani. Buon lavoro a tutto il Governo, buon lavoro a lei, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).