Discussione generale
Data: 
Giovedì, 18 Febbraio, 2021
Nome: 
Chiara Gribaudo

Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, a nome del gruppo del Partito Democratico voglio innanzitutto ringraziarla per la disponibilità concessa al Presidente della Repubblica e alle forze politiche per guidare il Paese in questo tragico frangente. Lo sforzo collettivo che abbiamo davanti è iniziato nel 2021 con il piano vaccinale, un piano che dobbiamo accelerare per tornare a vivere, per riaccendere la luce nella vita di tutti noi.

Purtroppo, per molti cittadini, l'oscurità in questi mesi si è fatta più buia. Le giovani generazioni sono state letteralmente travolte dalla crisi. L'impossibilità di recarsi a scuola ha indebolito la già scarsa capacità del nostro sistema di istruzione di appianare le disuguaglianze sociali. I tirocinanti sono stati lasciati soli da uno Stato che consente di sfruttare questi ragazzi senza diritti per tagliare il costo del lavoro. Il blocco dei licenziamenti non è servito alla maggioranza dei giovani, per fermare l'emorragia di posti di lavoro a tempo determinato o di lavoro autonomo. Dobbiamo mettere fine a categorie novecentesche (dipendenti e autonomi, pubblico e privato, imprese grandi e piccole) che nella difficoltà ci hanno impedito di aiutare tutti allo stesso modo. Tutele universali, per tutti e per tutte: questo deve essere il welfare che torniamo a disegnare dopo la pandemia. Credo, però, che occorra far presto: l'ora X della fine dello stop ai licenziamenti sta per arrivare, ci saranno lavoratori che perderanno il posto e altri che lo ritroveranno. Non possiamo far finta che non sia così, ma noi dobbiamo fare in modo che nessuno venga lasciato solo nella fatica del cambiamento. Lei lo ha detto, Presidente: servono politiche attive del lavoro; formazione di qualità a tutti i livelli e su tutto il territorio nazionale. Alle politiche attive servono allora risorse finanziarie, assunzioni, formazione degli operatori e soprattutto una governance adeguata, a partire dal ripensamento di ruolo e di leadership dell'ANPAL.

Presidente, lei ha detto giustamente che l'interesse nazionale appassisce quando si concepisce al di fuori dell'Europa. Noi condividiamo l'impegno per una vera unione fiscale, perché abbiamo bisogno di capacità di spesa a livello europeo. Ma, nello stesso tempo, le ricordiamo che l'Europa ha bisogno anche di una vera unione sociale. La direttiva europea sui salari minimi ci fornisce l'occasione di costruire risposte anche in Italia a chi non ha un reddito dignitoso, nonostante svolga spesso dei lavori essenziali. Dobbiamo rafforzare la contrattazione collettiva, rendere più moderne e universali le nostre relazioni industriali, introdurre la garanzia di salari minimi. Senza una paga sufficiente, non c'è dignità del lavoro e, senza parità fra uomini e donne, non c'è l'Italia che vogliamo.

Lei ha ben ricordato i 18 punti di minore occupazione femminile nel nostro Paese, il gap salariale che penalizza le lavoratrici italiane e come le donne siano una minoranza nei ruoli di responsabilità economica e politica. Quella minoranza, Presidente - non lo dimentichiamo - esiste e resiste anche grazie alle poche norme sulle quote rosa, che sono state una leva forte e necessaria per allentare la cultura patriarcale dei sistemi di potere. Credo che le donne italiane, comprese quelle qui presenti, siano molto lontane dal formalismo dei farisei, perché la vita ci ha costretto a fare i conti con la concretezza di un mondo ostile. Quello che chiediamo alle nostre comunità politiche è rispetto. E quello che chiediamo al nostro Governo è di dare alle donne quel che è delle donne, l'attuazione del loro diritto costituzionale all'uguaglianza, che dovrebbe appartenere a tutti, uomini e donne.

Abbiamo bisogno di un sistema di welfare che ci dia libera scelta, dagli asili nido, che rimangono i sottofinanziati anche nel PNRR, ad un congedo di paternità di quattro mesi, per condividere le responsabilità genitoriali. Presidente, una legge sulla parità salariale è stata approvata come testo base, all'unanimità, in Commissione Lavoro. Se si vuole rendere credibilità alla politica, mi auguro che le forze parlamentari, insieme al suo Governo, la approvino presto.

Si tratta di rimuovere gli ostacoli, Presidente, quegli ostacoli che nel nostro Paese esistono per tutti coloro che vogliono sollevarsi ed emanciparsi dalla loro condizione di difficoltà e sfiducia. Per questo obiettivo il Partito Democratico non farà mai mancare il convinto sostegno che lei ci chiede, ancorati a quei valori europei che sentiamo autenticamente nostri, come eredità preziosa della Costituzione nata dalla Resistenza. Questa eredità la porto con me, avendo avuto il privilegio di ascoltare i racconti dei nostri partigiani e partigiane e saldare alle mie scelte politiche i loro insegnamenti. Lei è stato molto gentile con questa classe politica, ma io le dico che, se la politica vuole essere all'altezza di un nuovo tempo di costruttori e costruttrici, allora deve abbandonare le brevità degli slogan quotidiani e lavorare con visione e lungimiranza, come accadde allora. Buon lavoro, Presidente, e buon lavoro a tutti noi.