Data: 
Mercoledì, 6 Giugno, 2018
Nome: 
Chiara Gribaudo

 Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio dei ministri, finalmente ieri lei ha ricordato la morte di un sindacalista nelle campagne della Calabria e di questo la ringrazio, perché ha posto termine a un silenzio assordante dei suoi ministri competenti: il Ministro del lavoro, che in questi giorni ha dichiarato su tutto, ma non sull'assassinio di Soumaila Sacko; il Ministro dell'interno taceva su questo e definiva una pacchia la vita di chi rischia la morte, nella ricerca di condizioni di vita e di lavoro dignitose. Certo, signor Presidente, da lei ci saremmo aspettati di più di un semplice e tardivo ricordo commosso, perché la reazione a un dramma come questo racconta molto della lettura che date della realtà del nostro Paese e della complessità dei suoi problemi, soprattutto sul tema del lavoro. Lo dico con rammarico e preoccupazione, perché sappiamo tutti quanto ciò sia delicato ed importante per il Paese.

Non sono tanto la mancanza di cifre o dettagli a costringermi a una valutazione così pessimista, quanto riscontrare l'assoluta mancanza di una visione d'insieme dei cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro. Non basterà creare una gigantesca struttura, come il super Ministero conferito al Vicepremier Di Maio, non basterà neppure portare avanti la battaglia sul salario minimo che - segnalo - era una nostra proposta in campagna elettorale, ma che non è sufficiente a rappresentare la vastità delle problematiche del lavoro, del necessario allargamento delle tutele universali, che continueremo a proporre anche oggi in Parlamento in questa legislatura. Perché per noi il lavoro è cittadinanza, è dignità ed è il fondamento della soggettività politica. Non a caso nella Costituzione il lavoro è posto a fondamento della Repubblica, per questo non può essere sostituito dal reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza, peraltro, da luccicante promessa elettorale si è già trasformato nel più classico degli stratagemmi politici: utilizzare le nostre riforme e i loro fondi, il Rei (reddito di inclusione), gli ammortizzatori sociali innovativi, la Naspi, la Dis-coll, per ridipingere la facciata dei sussidi e appiccicarci la vostra etichetta, il vostro titolo, sperando che i cittadini non si accorgano del raggiro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Non è una riforma rivoluzionaria, signor Presidente, è il gioco delle tre carte. La verità è che avete ingannato chi più soffre, con uno strumento che favorirebbe il lavoro nero, i licenziamenti, colpirebbe i lavoratori che non arrivano a fine mese e che oggi iniziavano a ricevere il Rei Proprio lei, Presidente, nel suo discorso, ieri, ha affermato che in questi anni sono stati smantellati i diritti sociali, causando sofferenze e disoccupazione. Quando cinque anni fa, da giovane precaria, passando per le primarie, sono entrata in quest'Aula, alle giovani donne veniva chiesto di firmare le dimissioni in bianco al momento di accettare un lavoro. Noi abbiamo vietato questa vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ma serve continuare a lottare, serve continuare a lavorare, perché ancora non c'è la parità salariale del lavoro femminile. Ma di tutto questo nel vostro contratto non c'è niente.

Anzi, onorevole Saltamartini, le vorrei dire che sa che cosa trova in questo contratto di Governo? C'è una proposta, che è quella di premiare le aziende che non licenziano le madri lavoratrici, come se lavorare, per una madre, fosse una gentile concessione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, allora, da donna, Presidente, posso dirle che è offensivo tutto ciò? E questo non si chiama cambiamento, questa è conservazione!

Cinque anni fa, ai lavoratori autonomi, era negata ogni tutela; oggi, abbiamo dato loro i diritti di malattia, di maternità e aspettavano decreti bloccati da mesi di campagna elettorale permanente, li farete uscire o volete inventarvi un reddito di cittadinanza anche per le partite IVA? Ci dica come farebbe, signor Ministro del lavoro. Oggi, c'è il principio dell'equo compenso, introdotto sfidando l'Antitrust; pensate di fare uscire i decreti parametri per aiutare i giovani professionisti? Oggi, ci sono ammortizzatori come la Naspi e la DisColl che non distinguono più fra lavoratori di serie A e di serie B, che tutelano il lavoratore della piccola azienda o il parasubordinato come quello delle grandi aziende, voi li volete abolire? Oggi, c'è un piano per l'innovazione che sta rivoluzionando la manifattura nel nostro Paese, si chiama Industria 4.0, cosa ne volete fare?

Caro Ministro Di Maio, non basterà andare ai cancelli delle fabbriche a fare le dirette Facebook, questo è certo; ci sono lavoratori che aspettano risposte, da Italia-online, all'Ilva, all'Alitalia, cosa pensate di fare?

Signor Presidente, non sarà certo abbastanza, ma abbiamo iniziato a fare qualcosa di importante per il nostro Paese, molto rimane da fare, non c'è dubbio, ma vi do una notizia: quando noi abbiamo provato ad agire per estendere diritti, le forze politiche che oggi le voteranno la fiducia ci hanno sempre contrastato e non perché non condividessero il merito, ma perché hanno cinicamente scelto di lavorare per il tanto peggio tanto meglio e, adesso, ci sono delle proposte oltre gli slogan? In questi anni ho conosciuto la fatica, la sofferenza, il dolore e le lacrime di tante persone private del lavoro; non strumentalizzate quelle sofferenze per qualche like in più. Noi non staremo a guardare o a soppesare ogni vostra parola, non faremo iniziative squadriste e non useremo la vostra violenza verbale, noi proporremmo radicalmente altro. La democrazia richiede impegno e fatica, la rappresentanza comporta responsabilità e rigore, siete pronti ad agire in base a questi principi? Noi saremo impegnati, fuori e dentro il Parlamento, per farvi una leale, costruttiva, ma durissima opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).