Data: 
Lunedì, 24 Ottobre, 2016
Nome: 
Stella Bianchi

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Grazie, Presidente. Io non tornerò nella descrizione della proposta di legge che ha già ben illustrato la relatrice per la Commissione attività produttive, la collega Mucci – stiamo esaminando norme che riguardano la certificazione ecologica dei prodotti cosmetici – a cui è stata, poi, associata una proposta che riguarda, invece, il divieto di utilizzo di microparticelle di plastica nei prodotti commerciali, sulla quale, poi, invece, farò alcune considerazioni.
Vorrei fare, Presidente, un paio di considerazioni di carattere più generale e di commento alle disposizioni del provvedimento che abbiamo in esame. La prima riguarda l'introduzione di un marchio di qualità: è un'introduzione che noi già conosciamo, che si applica già a molti prodotti, li sappiamo tutti e possiamo riconoscere i prodotti da agricoltura biologica, così come prodotti di altro genere. Mi pare molto importante l'introduzione di questo marchio e sarebbe davvero importante averne più diffusi e, soprattutto, riguardo ad alcuni aspetti, perché consente, da un lato, di garantire la qualità del processo produttivo che ha portato alla realizzazione del prodotto che troviamo sugli scaffali, che troviamo da acquistare, ma, dall'altro, soprattutto, dà in mano al consumatore, a chi si trova ad acquistarlo, uno strumento importante per poter scegliere quale tipo di prodotto acquistare e, quindi, poter utilizzare la propria forza, la propria capacità di decisione per riuscire ad orientare i processi produttivi.
Io sono d'accordo con le considerazioni che faceva il collega prima di me sull'attenzione che dobbiamo avere in particolare  ad alcune componenti, ad alcuni elementi che entrano nei processi produttivi senza che i consumatori ne abbiano – tutti noi, come consumatori – piena consapevolezza. Credo che sarebbe davvero opportuno anche se ragionassimo, per esempio, di impatto di prodotti in termini di effetti sul cambiamento climatico, anche arrivando nel nostro Parlamento a discutere prima e ad approvare poi l'introduzione di una etichetta che consenta di misurare l'impronta di carbonio, quella che si chiama carbon footprint e, cioè, la quantità di emissioni di gas serra che è associato ad ogni ciclo produttivo, perché questo consentirebbe ai cittadini italiani, ai consumatori italiani di decidere consapevolmente di premiare o meno quelle imprese e quei prodotti che riescono ad essere meno invasivi e meno dannosi per il nostro ambiente.
  In particolare, però, Presidente, vorrei soffermarmi su un elemento che aggiungiamo in questo provvedimento e, cioè, quello del divieto di utilizzo delle microplastiche. Noi sappiamo quanto è dannoso l'uso della plastica: anche su questo, noi ne abbiamo consapevolezza, dopodiché la nostra consapevolezza ha fin qui portato non ad una vera e propria rivoluzione. Ha portato, certamente, ad un sostegno importante alle industrie e al settore della bioplastica, che è, tra l'altro, particolarmente rilevante nel nostro Paese, e non ancora ad adottare tutti gli strumenti che servono a metterci in allarme contro l'uso della plastica.
  Quanto sia devastante della l'uso della plastica nel nostro ambiente lo vorrei ricordare con delle immagini che sono un po’ lontane dai nostri occhi e, quindi, facciamo anche fatica a riportarle alla nostra memoria. Sono queste cinque gigantesche isole di plastica: sono due nell'Oceano atlantico, una nell'Oceano indiano e due nell'Oceano pacifico. La più grande di queste isole di plastica si stima abbia una superficie pari a quella dell'Europa e sia alimentata, ogni giorno, da una tonnellata di plastica al giorno. Questi sono numeri che, naturalmente, ci sembrano molto lontani e ci sembrano non avere a che fare né con le nostre scelte di consumo...

Magari si preparano al prossimo uso...

Sì, grazie. Dicevo, questo ci sembra essere molto distante e non avere a che fare con le nostre personali scelte di consumo o non avere impatto sulla nostra vita e, invece, naturalmente, ha un impatto che in questo momento non vediamo, ma che rischia di essere enormemente pericoloso negli anni a venire, visto che gli oceani sono la nostra vera e propria scialuppa di salvataggio, se si può usare questo termine improprio per una superficie fatta di acqua, ma dagli oceani dipende moltissimo delle condizioni di vita che noi abbiamo in questo Pianeta. Questo per dire della plastica.
Sulle microplastiche, noi, forse, non abbiamo una percezione del loro danno. Intanto, stiamo parlando di particelle di dimensioni davvero contenute: sono uguali o inferiori a cinque millimetri, quindi, è qualcosa che noi, tendenzialmente, non vediamo nemmeno e che è praticamente in qualunque prodotto di cura dell'igiene personale che noi usiamo, uomini e donne. Quindi, ora lo associamo ai cosmetici e ci stiamo immaginando una gamma di prodotti, invece no: dobbiamo immaginarci un po’ tutti i prodotti che noi stiamo utilizzando normalmente.
Quanto sono dannose le microplastiche ? Le microplastiche sono enormemente dannose per un semplice motivo: rimangono soprattutto sulla superficie marina, con una concentrazione che è massima nel Mediterraneo, per ragioni evidenti. Il Mediterraneo è essenzialmente un mare chiuso e, quindi, è chiaro che favorisce la permanenza di frammenti di questo tipo. Se vi dico il numero che viene stimato, penso che faremmo un po’ a tutti un salto sulla sedia: 250 miliardi di microframmenti sono stimati presenti nel Mar Mediterraneo. Rimangono sulla superficie dell'acqua, come dicevo, e gli effetti sono già piuttosto evidenti: si osservano, ad esempio, bivalve. Ce li immaginiamo no ? I molluschi, che invece di cercare la sede nella quale potersi alimentare sugli scogli, rimangono sulla superficie marina, a galla. Naturalmente, non sono a galla sul vuoto, sono a galla su queste microparticelle di plastica che sono presenti sulla superficie. Lo stesso fa il plancton, l'alimento di base non solo dei pesci, ma di moltissimi altri esseri che vivono nei nostri mari.
Quindi che cosa succede ? Quello che noi abbiamo utilizzato senza rendercene conto nella nostra igiene quotidiana finisce nel mare, rimane sulla superficie marina, diventa alimento di moltissime specie animali: si stima di 180 specie animali, quindi, pesci, uccelli, tartarughe, mammiferi del mare, quindi delfini e balene. Naturalmente, per questa via tornano direttamente a noi, tornano nella nostra alimentazione se consumiamo dei pesci o, comunque, rimangono nel nostro ambiente. Quindi, è assolutamente opportuno riuscire a fermare l'uso delle microplastiche in questo tipo di prodotti, consapevoli, naturalmente, che ci sono tutte le possibilità di sostituirle senza che questo precluda l'attività industriale che porta alla realizzazione di questi prodotti.
Sulla rilevanza delle microplastiche, ricordo anche un altro elemento, Presidente: la Commissione europea, nel 2008, ha emanato una direttiva quadro sulla strategia dell'ambiente marino, nella quale, naturalmente, impegna tutti gli Stati membri a realizzare tutte le politiche necessarie alla salvaguardia dell'ambiente marino e a monitorare anche gli impatti di eventuali agenti inquinanti che possono danneggiare l'ecosistema. Tra gli agenti che sono segnalatori della buona qualità ambientale del mare viene inserito esattamente questo delle microplastiche, quindi, ad indicare quanto sia effettivamente grave il pericolo che viene da questi elementi.
Che cosa facciamo noi, finalmente ? Raccogliendo l'impulso anche di associazioni importanti, come quella di Marevivo, facciamo una norma che impedisce l'uso di queste microplastiche all'interno dei prodotti. Lo facciamo consapevolmente, Presidente, rispetto a due linee. La prima, naturalmente, è il fatto che è assolutamente essenziale per la nostra salute, per la salute dei nostri mari, per il nostro obiettivo di preservare  la qualità dell'ecosistema marino, eliminare l'uso delle microplastiche, ispirandoci a quelli che sono i classici principi: il principio di precauzione, innanzitutto, rispetto agli agenti inquinanti. Ma lo facciamo, anche, con un'altra consapevolezza e cioè il fatto che l'industria cosmetica, che nel nostro Paese ha una sua rilevanza, è perfettamente in grado e sta già utilizzando dei processi produttivi diversi che possono consentire di superare l'utilizzo di questo tipo di prodotti... Sarà, quindi, possibile riuscire a garantire, come è giusto che sia, la lavorazione di questo tipo di prodotti e il buon funzionamento di queste industrie così importanti nel nostro Paese con procedimenti diversi, senza dover ricorrere all'uso delle micro plastiche. Lo facciamo, Presidente, con la ormai solita considerazione che ispira tutte le nostre preoccupazioni e che dovremmo mettere un po’ al centro di tutte le nostre attività, anche, quando cerchiamo, anzi, forse, soprattutto, quando cerchiamo di far crescere la consapevolezza rispetto a certi tipi di pericoli che magari sottovalutiamo perché sono di dimensioni così piccole o perché sono abitudini che sono consolidate o perché avranno effetti molto in là nel tempo e quindi tendiamo a sottostimarli; la preoccupazione è molto semplice: quello che facciamo contro la natura lo facciamo a noi stessi e, quindi, chi pensa di poter avere un vantaggio a breve termine, continuando ad utilizzare certe tecniche, in realtà, sta costruendo una situazione di grave pericolo, alla fine anche per se stesso.