Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 14 Ottobre, 2019
Nome: 
Umberto Buratti

A.C. 1939-A

Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il disegno di legge da oggi in discussione in Aula mira alla sensibilizzazione ed alla diffusione di modelli virtuosi per la prevenzione dell'abbandono dei rifiuti negli ecosistemi marini e per la corretta gestione degli stessi. Fenomeni impattanti, come lo sfruttamento delle risorse esauribili e le conseguenze del cambiamento climatico, mostrano quanto gli attuali modelli di produzione e di consumo siano insostenibili, e invitano a definire ed applicare modelli alternativi.

Le grandi sfide ambientali e sociali che ci troviamo ad affrontare richiedono un profondo ripensamento del modello di sviluppo. L'economia circolare rappresenta un nuovo paradigma, e si sta affermando ad ogni livello e in ogni ambito geografico come una soluzione realistica per coniugare, attraverso l'innovazione, la competitività e la sostenibilità ambientale.

L'Assemblea generale dell'ONU - già lo diceva prima un collega - il 25 settembre 2015 ha adottato l'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, fissando gli elementi essenziali dell'azione globale da attuare in 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, per contribuire allo sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l'ambiente. In sintesi, uno sviluppo sostenibile per affrontare i cambiamenti climatici e costruire società pacifiche entro il 2030.

L'obiettivo numero 14, in particolare, recita: “Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”; afferma inoltre che inquinamento e sfruttamento eccessivo dei nostri oceani sono la causa di sempre maggiori problemi, quali una grave minaccia per la biodiversità, l'acidificazione degli oceani e l'aumento dei rifiuti di plastica.

La rilevanza del problema rifiuti marini è stata in particolare sottolineata nel trentacinquesimo “considerando” della direttiva rifiuti, la n. 851 del 2018, ove si afferma che la dispersione dei rifiuti nell'ambiente marino è un problema particolarmente pressante e gli Stati membri dovrebbero adottare misure volte a fermare la dispersione dei rifiuti nell'ambiente marino nell'Unione europea.

In tema di riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente e sugli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi, nel 2019 sono intervenute due direttive, la n. 883 e la n. 904. La n. 883 modifica la direttiva n. 65 del 2010 e abroga la direttiva n. 59 del 2000, ed ha previsto tra le novità l'inclusione tra i rifiuti delle navi assoggettati alle disposizioni della direttiva anche i rifiuti accidentalmente pescati.

Con questo disegno di legge sostanzialmente si anticipa un parziale recepimento della citata direttiva, in particolare laddove essa prevede un regime di favore per i rifiuti accidentalmente pescati, disponendo che per tali rifiuti non si impone alcuna tariffa diretta, allo scopo di garantire un diritto di conferimento senza ulteriori oneri basati sul volume dei rifiuti conferiti; e che, per evitare che i costi della raccolta e del trattamento dei rifiuti accidentalmente pescati siano soltanto a carico degli utenti dei porti, ove opportuno gli Stati membri coprano tali costi con le entrate generate da sistemi di finanziamento alternativi, compresi sistemi di gestione dei rifiuti e finanziamenti unionali nazionali o regionali disponibili.

Difatti il presente disegno di legge si propone di favorire il recupero dei rifiuti accidentalmente pescati e di incentivare campagne volontarie di pulizia del mare; e come è stato detto, anche nei laghi, nei fiumi e nelle lagune, senza aggravio di costi per i pescatori e per le comunità locali ove si trovino i porti di approdo. Promuove anche l'economia circolare, mediante disposizioni volte a consentire la cessazione della qualifica di “rifiuto” con riferimento ai rifiuti accidentalmente pescati ovvero raccolti nell'ambito delle campagne di pulizia del mare, ed incentivare le campagne di sensibilizzazione sulla materia.

Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, vorrei invitare tutti però ad un'attenta riflessione: perché mentre noi siamo qui impegnati nei nostri lavori, il mare incessantemente, con il moto ondoso, trasporta a riva tutto quello che trova nei fondali. Lo sanno bene le comunità che abitano sul mare del nostro Belpaese, nei 7.914 chilometri di costa; specie quelle che si affacciano sulle coste basse possono rendersi conto del problema, poiché in ogni istante, specie dopo le forti mareggiate, sulla riva giunge di tutto. Sì, di tutto: quello che arriva dai ruscelli, dai torrenti e dai fiumi; quindi tutte le regioni sono interessate e devono essere coinvolte.

Prima dell'avvento delle materie plastiche, i depositi sulle spiagge erano essenzialmente di legname, alghe e posidonia. Nella mia Forte dei Marmi un tempo i vecchi raccontavano che quando arrivavano dal mare tronchi e legname, era una corsa di tutto il paese per far asciugare questo legname e poi diventava legna da ardere, e il resto era essenzialmente materiale che contribuiva al ripascimento della spiaggia. Oggi il mare, come dicevamo, trasporta di tutto, e il problema rifiuti, sia galleggianti sia arenati sulla spiaggia, rappresenta un problema globale per tutti i mari. Secondo una statistica, ogni anno vengono prodotti 280 milioni di tonnellate di plastica; di queste, ben 8 milioni di rifiuti che finiscono nei mari di tutto il mondo, causando gravi danni all'ambiente, alla salute pubblica e di conseguenza all'economia e anche al turismo balneare. Iniziare a ripulire il mare dalle plastiche, come previsto da questa proposta di legge, aiuterà il mare ed il pianeta a recuperare il loro equilibrio, specie se a tutto questo si accompagna una nuova cultura del rispetto del pianeta in tutte le sue componenti.

In Commissione abbiamo svolto un lungo lavoro: lungo e proficuo, arricchito dalle diverse audizioni, nelle quali i soggetti auditi hanno portato con le loro diverse esperienze un contributo importante per la discussione di questa proposta. Un grazie a ciascuno di loro; così come un grazie anche ai nostri uffici, che hanno lavorato con noi, e così come alle relatrici, che si sono attivate per vedere di trovare, fra le proposte che sono state avanzate, un momento di sintesi.

Gli esempi di coloro i quali hanno avviato le sperimentazioni in diverse regioni italiane sono stati utili per il successivo confronto con gli uffici legislativi. Penso, tra gli altri, al contributo delle associazioni dei pescatori, che ci hanno rappresentato come in questi anni si siano trovati nella difficile situazione di dover scegliere se accogliere il rifiuto marino, diventando produttori di rifiuti speciali, oppure ributtarlo in mare. Una scelta difficile. Il Partito Democratico nel suo programma di Governo ha messo al centro la green economy, dalla lotta al dissesto idrogeologico al sostegno all'agricoltura bio e alle agroenergie, al potenziamento della differenziata e dei sistemi di riciclo fino alla riduzione delle emissioni e alla lotta alla cementificazione selvaggia. Per noi del Partito Democratico la parola chiave è “sostenibilità integrale”, perché sulla sostenibilità ambientale una forza riformista come il Partito Democratico si gioca gran parte della propria credibilità. Una sostenibilità che passa in primis dalla rigenerazione delle nostre città e dalla riqualificazione dei nostri territori, con modalità innovative che puntino all'elevato valore ecologico, alla qualità, alla vivibilità e all'inclusione sociale.

Tutto questo è possibile solo se ogni singola persona partecipa attivamente con comportamenti e scelte consapevoli. Sappiamo che il mare gioca un ruolo fondamentale nel regolare il clima del pianeta: produce oltre il 60 per cento dell'ossigeno che respiriamo, con una funzione paragonabile a quella delle foreste tropicali, e assorbe circa un terzo dell'anidride carbonica in eccesso immessa nell'atmosfera dalle attività antropiche. È il motore che fa muovere le correnti e rimescola l'atmosfera. Negli ultimi anni le risorse ittiche si stanno esaurendo, gli habitat terrestri e marini sono sempre più inquinati dalle plastiche. La biodiversità è a rischio e gli oceani stanno diventando sempre più caldi e acidi. Stiamo facendo al mare quello che abbiamo fatto alla terra. È ora di prendere coscienza, forse la speranza è il grido che arriva dai giovani, che, mobilitati da Greta Thunberg, manifestano nelle nostre città, invitandoci a fare presto, perché il tempo è scaduto e l'azione concreta da parte dei Parlamenti e dei Governi non è più rinviabile.

In questi anni più volte è arrivato, altresì, il monito di Papa Francesco rivolto ad ogni persona che abita questo pianeta. Penso in particolare all'Enciclica Laudato sì, con la quale, ricordando il cantico di San Francesco d'Assisi per sora nostra Madre Terra, ha richiamato la nostra attenzione come la nostra casa comune oggi protesta per il male che le provochiamo a causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla; con le sue parole, Bergoglio ci invita a una vera conversione ecologica, che, sul modello di San Francesco d'Assisi, ci conduca ad una sana relazione con il creato come una dimensione della conversione integrale della persona. Vado a concludere: ho presentato, signor Presidente, un emendamento perché questa legge porti affianco del SalvaMare il nome del sindaco di Pollica, meglio conosciuto come sindaco pescatore, ucciso il 5 settembre del 2010 da mani ancora sconosciute. In proposito, domani in Commissione antimafia ci sarà l'audizione del fratello Dario. Da sindaco, Angelo si è battuto per la sua terra, ottenendo alcuni importanti successi, come l'installazione del depuratore nelle acque di Acciaroli e il riconoscimento ambito delle cinque bandiere blu.

La lotta in prima persona al malaffare e allo spaccio di sostanze stupefacenti nel suo comune molto probabilmente decretò la sua condanna a morte. Dopo la sua morte è stata istituita una fondazione per la memoria di Angelo e per portare avanti la sua lotta nella difesa del mare. Tre mesi dopo la morte del sindaco, il comune di Pollica, i pescatori della marina di Acciaroli e la fondazione diedero vita al progetto “Pulizia dei fondali marini”, che vede ancora oggi impegnati alcuni pescherecci nella raccolta dei rifiuti in mare.

Il fratello Dario Vassallo è venuto in audizione in Commissione ambiente e ha illustrato nel dettaglio questo progetto, che dura da oltre 9 anni, affermando che ogni giorno i pescherecci di Acciaroli recuperano dal mare circa 300 chilogrammi di rifiuti; e inoltre ha sottolineato come questo progetto dimostra una capacità di trasformazione culturale nei pescatori e nel territorio, dove il pescatore, da predatore, diventa il primo punto di riferimento a presidio e tutela del mare. Accanto a questo progetto la fondazione ha promosso una serie di iniziative normative, a cui hanno fatto seguito iniziative parlamentari anche nella scorsa legislatura. Il prossimo anno ricorre il decimo anniversario di questa uccisione; quindi, a mio modo di vedere, sarebbe bello poter dare questo gesto. Dalla figura di un sindaco - anche il sottoscritto ha avuto l'onore di fare il sindaco nel suo comune - penso ai tanti sindaci impegnati quotidianamente a trasferire alle loro comunità le buone pratiche, come quelle realizzate con l'attuazione dei principi di “Agenda 21 locale” per la difesa dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile. A loro e alle comunità che amministrano non dovrà mancare mai il nostro impegno