Grazie Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo. Mi consenta, Presidente, in apertura di questo mio intervento, di salutare tutti coloro che in questo momento ci seguono grazie al servizio pubblico assicurato oggi, come da decenni, da Radio Radicale, emittente che sta conoscendo in queste ore, da parte del Governo e segnatamente dalla fazione grillina della maggioranza, un crescendo di intimidazioni, di bullismo istituzionale, di spocchia ed arroganza, di aggressione sorda, di disprezzo verso la libertà di informazione e la pluralità delle voci, che non ha precedenti nella nostra storia recente e forse più di un'affinità con Governi come quello di Orban o leadership come quella di Erdogan, così stiamo messi. Sappia, Presidente, che Radio Radicale, i suoi lavoratori e le loro famiglie, che rischiano il posto di lavoro, continuerà con noi al suo fianco la sua battaglia di libertà.
Ma ritorno al punto. Com'è stato rilevato prima di me, la legge in esame arriva finalmente dopo un cammino che ha riguardato altre due legislature e un confronto che oggi porta al riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Potremo fare qui un lungo campionario di grandi personalità della storia che hanno sofferto di cefalea, di emicrania, che hanno lottato e convissuto con questo dolore, con questa dimensione del dolore. Ma non vorrei qui soffermarmi su una genealogia virtuosa, su un pantheon della sofferenza, che rischia di ridurre il livello di pena, di disagio, con il quale si misurano ogni giorno migliaia di persone, con una penetrazione invalidante che rende spesso le giornate una fatica insopportabile, una ulteriore spinta all'isolamento, alla solitudine e all'esclusione.
Come è noto, la cefalea, nelle sue forme primarie, colpisce in media circa il 12 per cento degli individui e, a differenza della maggior parte delle malattie croniche, non costituisce un problema esclusivo della terza età, ma si manifesta prevalentemente nel periodo più produttivo - lo ricordava la collega Lazzarini - della vita delle persone.
Secondo l'OMS, prima richiamata dalla collega Siracusano, la cefalea cronica è al terzo posto tra le malattie invalidanti. Pensi, Presidente, che nelle donne italiane è la terza tra le malattie invalidanti. Le cefalee primarie rappresentano il 90 per cento dei casi e i dati OMS indicano che le due forme più frequenti, cefalea di tipo tensivo ed emicrania, colpiscono rispettivamente la prima circa il 30 per cento e la seconda il 15 per cento della popolazione, con elevati costi diretti, principalmente visite, esami, farmaci, cui si aggiungono costi indiretti, in particolare la perdita di produttività, di gran lunga superiori.
Tali forme croniche, in tutto o in parte refrattarie alle cure, impediscono una normale vita lavorativa e sociale, comportando costi economici particolarmente elevati. In Italia, ad esempio, la spesa annua sanitaria, che per ogni emicranico episodico ammonta a circa 800 euro, sale a più di 2 mila 600 euro, quindi a più del triplo, per ogni paziente con emicrania cronica.
I pazienti con cefalea cronica rappresentano il 40-60 per cento di quanti si rivolgono ai Centri cefalee. Inoltre, due terzi dei casi si associano ad una condizione di abuso di farmaci e, con una frequenza pressoché doppia rispetto alla restante popolazione, ansia e depressione. Sono queste persone, affette da forme di cefalea cronica, refrattarie alle terapie e con limitazione delle capacità lavorative, oltre che con una qualità di vita gravemente compromessa, che meritano il riconoscimento di pazienti affetti da malattia sociale, mentre la loro condizione è attualmente misconosciuta, prevalendo ancora in molti casi il pregiudizio della cefalea come sintomo modesto, se non a volte addirittura strumentalizzato: una malattia invisibile, prendo in prestito la definizione della deputata Lazzarini.
Va, inoltre, ricordato che una malattia, per essere definita come sociale, deve presentare alcuni caratteri, sono stati richiamati prima, che in letteratura sono individuati nell'alta incidenza, quindi la larga diffusione della popolazione, rilevante dal punto di vista statistico in termini di morbilità su vasta scala; inoltre, deve presentare un carattere di stabilità nel tempo, abbiamo detto, vale a dire una continuità nell'alta frequenza, al punto che a causa della stessa si registra un dispendio di risorse pubbliche per assistenza sanitaria e, dunque, un danno economico, oltre che individuale, ad esempio per la riduzione della capacità lavorativa, anche a livello collettivo.
Le forme di questo tipo di cefalea riconosciute sono elencate al comma 1 della proposta in esame e non mi dilungo a dettagliarle.
Il comma 2 dispone, invece, che il Ministro della salute, con proprio decreto adottato entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, effettui un adeguamento nella tassonomia delle forme morbose riconosciute come malattie sociali. Tali forme morbose, il cui elenco è stato successivamente ampliato, sono state inizialmente individuate in tumori, malattie reumatiche, malattie cardiovascolari, stati disendocrini e dismetabolici, malattie del sangue come la talassemia o anemia mediterranea nelle sue forme di microcitemia, morbo di Cooley, anemia microsferocitosica, l'intossicazione cronica da stupefacenti e da sostanze psicoattive come alcol e tabacco.
In seguito - li elenco per far capire quanto sia importante che la cefalea rientri in questo novero - si sono aggiunti i traumatismi e le conseguenze invalidanti derivanti da incidenti del traffico, individuati da studi e ricerche su epidemiologia e mezzi di prevenzione e, inoltre, alcune malattie oftalmiche, glaucoma, le ametropie ed anomalie muscolari, il distacco della retina e l'epilessia. Da ultimo, sono state dichiarate malattie sociali le sindromi emofiliche e quelle simil-emofiliche, relative a malattie del sangue per fattori anticoagulanti.
Oltre a questo processo di allargamento delle fattispecie e di inclusione, che segna un ampliamento prezioso non solo di prestazioni, ma anche di diritti, il testo di legge individua progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea, ed è in questo quadro - fatemi citare il lavoro della collega Giuditta Pini - che salutiamo con particolare favore, figlio di un impegno diretto del Partito Democratico su questo punto, il riconoscimento della centralità dei Centri per la diagnosi e la cura delle cefalee, centri di eccellenza che sono un presidio fondamentale, un punto di riferimento insostituibile per i pazienti e per le istituzioni territoriali e sanitarie.
Il lungo cammino percorso attraverso le legislature, l'auspicato ampliamento della casistica, l'inclusione della cefalea primaria cronica come malattia sociale e l'individuazione di metodi innovativi da sperimentare per contrastare questa penosa condizione, convincono, pertanto, signor Presidente, il Partito Democratico, del quale annuncio in sede di discussione generale il voto favorevole alla norma in oggetto.