Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 16 Aprile, 2025
Nome: 
Sara Ferrari

A.C. 2126-A​ ed abbinate

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Ministro, chiarisco subito che l'importanza e il numero dei comuni montani nel nostro Paese non può che trovarci attenti rispetto all'iniziativa del Governo su questa materia. Stiamo parlando del 35 per cento del territorio italiano che oggi è definito “montuoso”. Parliamo di 3.538 comuni montani, il 43,7 per cento delle amministrazioni comunali distribuite in tutte le regioni e in particolare al Nord.

Voglio ricordare, a 150 anni dalla sua nascita, un grande geografo trentino, conosciuto più come irredentista, che si chiamava Cesare Battisti. In un saggio di geografia fisica e antropogeografia del 1898 scriveva: “La vita montanara è semplice, ma piena di dignità. Ogni valle ha un'anima, ogni cima una voce”. Così scriveva, ricordandoci quanto la montagna sia il cuore geografico e simbolico del nostro Paese. Oggi, oltre un secolo dopo, siamo chiamati a scegliere se trattare questi territori come margini o come risorse strategiche. Cito ancora Meuccio Ruini, ex parlamentare, che, nel 1919, scriveva: “Se il mare, alzandosi di pochi metri, ricoprisse quel golfo di terra che è la valla padana, l'Italia sarebbe una sola e grande montagna”. Ci ricordava che stiamo parlando di qualcosa di profondamente importante per il nostro Paese. In questo senso e solo in questo senso l'idea del Governo di proporre al Parlamento un testo di legge che ha l'ambizione di occuparsi in maniera organica dei territori montani non poteva che essere accolta con favore dal nostro partito. Di più, la consideravamo e la consideriamo ancora una priorità. Purtroppo, però, tra le buone intenzioni del titolo e la realtà dell'articolato, si apre un solco profondo, che non si può non vedere. Anche questo provvedimento rivela i limiti della destra al Governo, che svuota di senso gli obiettivi che dichiara.

Il provvedimento in discussione nasce, infatti, con buone premesse, ma si rivela un'operazione politica che, tra ambiguità e contraddizioni, finisce per illudere proprio quelle comunità che dice di voler sostenere.

Per chiarire la nostra posizione, ripercorro brevemente l'iter di questo testo. Ancora una volta, il Governo parte da una buona proposta che arriva da un'associazione di categoria - in questo caso l'UNCEM -, talmente condivisibile che anche il gruppo del Partito Democratico ne aveva ripreso buona parte dei contenuti nella proposta di legge n. 699​ a prima firma Girelli. Ma poi sono state aggiunte disposizioni che ne hanno stravolto e ne hanno contraddetto il senso, a tal punto da renderla non più condivisibile.

Gli elementi di criticità nel merito riguardano la nuova classificazione dei comuni montani e le fonti di copertura degli interventi previsti nell'articolato, che si sommano a un più generale errore di impostazione, su cui tornerò.

Per punti, l'articolo 2 disciplina le norme per stilare una nuova lista dei comuni montani sulla base di parametri altimetrici e di pendenza. All'interno di questo elenco, un successivo DPCM individuerà - in base a criteri socioeconomici che però il testo non definisce chiaramente - i comuni ritenuti svantaggiati, destinatari di specifiche misure di sviluppo e valorizzazione.

Durante la discussione, il Ministro ha spiegato - mi permetto di citarlo - che questa nuova classificazione serve “a definire cos'è montano e cosa non lo è”, perché solo il 35 per cento del territorio italiano è montano, ma più del 51 per cento dei comuni italiani riceve contributi del FOSMIT, il famoso Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane. E ancora ha aggiunto, e mi scusi, Ministro, se la cito nuovamente: “Se ho una torta da dividere fra 2.000 soggetti che sono realmente montani, la fetta della torta avrà una certa dimensione, se invece il numero è più del doppio, verrà meno della metà”.

È un ragionamento che forse ha senso da un punto di vista matematico, ma che politicamente rivela un intento ben chiaro: restringere la platea dei beneficiari delle risorse del Fondo, con il rischio però concreto di lasciare indietro territori fragili. Anche volendo assumere per buono il principio - e noi lo condividiamo -, la modalità con cui si intende attuarlo è tutt'altro che neutra. I criteri individuati sono così vaghi da configurarsi come l'ennesima vera e propria delega in bianco affidata al Governo e la loro difficile integrazione rischia di produrre alla fine una classificazione disomogenea, incoerente e lontana dagli obiettivi originari. Abbiamo provato, provato e provato, con proposte emendative puntuali, a colmare queste lacune, chiedendo che i criteri per la classificazione fossero più dettagliati, oggettivi, trasparenti. Abbiamo anche chiesto che il Parlamento venisse coinvolto attivamente in questo processo di definizione, ma ogni proposta è stata respinta; una chiusura totale che, con la stessa logica che anima il progetto di autonomia differenziata, alimenta inevitabilmente il sospetto che, dietro la volontà di selezionare, si nasconda l'intenzione di operare un importante trasferimento di risorse - e non certo, davvero, a favore della montagna povera - con il rischio che sia a danno proprio di quei territori che più avrebbero bisogno di tutela e sostegno.

Arrivo a parlare delle risorse, l'altro grosso problema di questo provvedimento, perché con esso non solo il Governo non stanzia un euro in più per i comuni montani; al contrario, le nuove misure vengono finanziate sottraendo risorse già esistenti, a chi? Alle regioni e agli enti locali. Un fondo che oggi finanzia le iniziative delle regioni e degli enti locali viene utilizzato, viene condizionato in buona parte, diciamo per la metà, per gli obiettivi di questo provvedimento. Avevo in realtà capito, Ministro, che lei si volesse caratterizzare per essere il Ministro delle regioni, il Ministro delle autonomie regionali. Questo provvedimento, invece, sta andando a fare un'operazione di forte centralismo che delega allo Stato la decisione su come applicare questi obiettivi di contrasto allo spopolamento della montagna non nelle sedi più vicine ai luoghi fragili, a quei luoghi che si stanno spopolando, ai luoghi che hanno bisogno di un intervento ma, invece, a livello nazionale.

Il Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane era stato potenziato dal Governo Draghi con 100 milioni per il 2022 e 200 milioni a partire dal 2023. Oggi quel Fondo viene depotenziato, utilizzato come Bancomat per sostenere interventi aggiuntivi ma senza alcun incremento strutturale. Durante la discussione il Ministro ha affermato, e lo cito di nuovo: anch'io avrei voluto più risorse a disposizione, ma non le ho, quindi devo utilizzare quello che c'è.

Vorremmo sommessamente ricordare al Ministro che fa parte di un Governo che sta letteralmente buttando 12 miliardi di euro in un'opera inutile, come il ponte sullo Stretto, e un miliardo per un accordo con l'Albania, per non parlare degli interventi a pioggia finanziati dalla “legge mancia” inserita nell'ultima legge di bilancio. Di più, lo stesso Ministro, che a parole ha sempre difeso l'autonomia delle regioni, sottrae loro risorse senza averne spiegato i motivi.

Dunque, questo provvedimento, che rischia di essere soltanto di facciata e che non riesce a garantire un vero contrasto allo spopolamento, illude, crea aspettative che non potrà mantenere e tutte le disposizioni, in assenza di risorse adeguate, rischiano di rimanere sulla carta, belle, condivisibili (quelle sulla scuola, sulla sanità, sul trasporto pubblico, sulle infrastrutture digitali). Peccato però che si stia rischiando di mettere in campo molti annunci privi di reale efficacia.

Posso soltanto dire una cosa, questo sì, lasciatemi riconoscere il lavoro fatto con la relatrice sul provvedimento sui grandi carnivori che, ovviamente, non può non interessare anche il mio territorio, che è il Trentino, che è oggi il territorio che vive questo problema, laddove abbiamo condiviso insieme l'estensione dell'utilizzo dello spray anti-orso anche alla Protezione civile.

Chiudo. Il diritto allo studio, alla salute e al lavoro non può dipendere dall'altitudine del comune in cui si nasce o si risiede, e quindi non ha molta credibilità un Governo che, su questi temi, ha tagliato 5.600 docenti, sta privatizzando la sanità, ha sottratto circa 8 miliardi di euro di spesa corrente agli enti territoriali e che ora, per sostenere le imprese contro i dazi dell'amico Trump, si prepara a revocare miliardi di euro destinati ai comuni tramite il PNRR.

A questo punto dichiaro che, se al Senato il gruppo del Partito Democratico si è astenuto, chiedendo al Governo di modificare il provvedimento sulle norme citate, e questo provvedimento, in Commissione bilancio…

…qui alla Camera è stato modificato senza accogliere alcuna delle nostre proposte, noi speriamo ancora che, da qui al voto in Aula, vengano accolte alcune delle nostre iniziative, altrimenti il nostro voto……sarà necessariamente negativo.