Discussione generale
Data: 
Lunedì, 17 Giugno, 2024
Nome: 
Marco Furfaro

A.C. 1741-A​ e abbinate

Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, intanto partiamo da un dato che credo sia inequivocabile. In questo Paese, la sanità pubblica sta soffrendo di ritardi, di attese interminabili, di ospedali che sono senza personale, di fuga dei medici. Sono in una situazione che è letteralmente al collasso. Sicuramente, come raccontava la relatrice di maggioranza, onorevole Loizzo, è dovuta anche al fatto che, in questi anni, la sanità pubblica non è stata finanziata a dovere, almeno fino alla pandemia. Quindi, c'entrano Governi di centrodestra e Governi di centrosinistra, senza alcun dubbio, chi più e chi meno. Però, c'era stata un'inversione di tendenza proprio durante il COVID, perché pensavamo che questo Paese avesse capito.

Ma c'è un tema che non si può rinviare, che riguarda il qui ed ora, e riguarda persone che non riescono più a curarsi. Questo - come abbiamo ascoltato io, l'onorevole Loizzo, la maggioranza, il Governo, il Sottosegretario Gemmato, i colleghi e le colleghe - deriva dal fatto che il sistema sanitario nazionale è sottofinanziato. Ce l'hanno detto tutti. Hanno detto, ovviamente, che le spese devono essere rese più efficienti e che occorre una riorganizzazione, ma c'è un tema di spese e di investimenti nel sistema sanitario nazionale, che è sottofinanziato rispetto alla media europea. Ciò fa sì che la sanità pubblica rischia il collasso e ci renda i fanalini di coda, purtroppo, rispetto agli altri Paesi. Lo mette nero su bianco la Fondazione Gimbe che, nel 2022, colloca l'Italia al fanalino di coda dei Paesi europei. Parliamo di un gap di 810 euro pro capite, a persona, per questo Paese rispetto alla media europea e di 50 miliardi circa di ritardo, circa 47,7, una cifra mostruosa. Sono queste cifre che fanno in modo tale che ci siano due anni d'attesa per la mammografia, un anno per la TAC o un anno per l'ecografia.

Questo Paese, purtroppo, ha avuto Governi che probabilmente avrebbero dovuto finanziare maggiormente il sistema sanitario nazionale che oggi mette a rischio la sua resilienza e, quindi, compromette gravemente anche la capacità di rispondere alle esigenze della salute del Paese. Basti citare le oltre 4 milioni di persone che non riescono più a curarsi perché le liste d'attesa sono troppo lunghi o perché non hanno i soldi per farlo. Oppure i pediatri e medici di base che non si trovano nelle aree interne, i pronto soccorso in cui c'è una fila interminabile. L'autonomia differenziata, l'ultima ciliegina sulla torta, spaccherà ancora di più l'Italia, come ha citato il Presidente dell'Ordine dei medici e dei chirurghi, non Marco Furfaro, ma Filippo Anelli, che farà in modo tale di dare un colpo definitivo alla sanità pubblica per chi vuole curarsi al Sud. È una situazione drammatica, purtroppo.

È una situazione drammatica con il Governo, che, anziché invertire questo trend, lo aggrava, anche rispetto di quello che è stato raccontato, perché credo che la propaganda sia stonata anche per chi vuole far politica in campagna elettorale, soprattutto per quella maggioranza degli italiani che non va più a votare, non ci credono più e, a volte, hanno anche ragione. Sapete perché? Quando si racconta del più grande investimento della storia, si fa una furbizia, perché tutti i Governi hanno sempre fatto il più grande investimento della storia, in termini assoluti, ovviamente. Infatti, il fabbisogno finanziario del sistema sanitario nazionale cresce e, quindi, i Governi sono costretti a mettere di più. Il problema è che si mette sempre troppo poco, non abbastanza per le risorse che servono. L'aumento del Governo di circa 11 miliardi in tre anni basterà a malapena al rinnovo dei contratti del personale e il resto che rimane sarà eroso dall'inflazione che galoppa. È una situazione tragica che peggiorerà.

Per questo, come hanno chiesto in tutte le audizioni, abbiamo presentato una proposta di legge che provasse a trovare ascolto di quel grido che chiede di aumentare le risorse in sanità pubblica per non far andare la sanità al collasso, magari per favorire quella privata. Per questo, abbiamo presentato la legge Schlein che è un vero e proprio shock. Ma non è una legge del Partito Democratico, è una legge che recepisce anche le indicazioni delle regioni, perché ci sono proposte di legge presentate da regioni di centrosinistra, ma anche di centrodestra. La stessa regione Piemonte ha presentato un'iniziativa legislativa molto simile che chiede, in linea con le raccomandazioni della fondazione Gimbe, ma soprattutto dell'OCSE, di far arrivare il finanziamento in sanità pubblica a una somma pari al 7,5 per cento del PIL, in modo da sbloccare così nuove risorse.

Non per conservare un sistema malato, ma per implementarlo, per investire, per potenziarlo a favore dei cittadini per i quali oggi non vige più l'articolo 32 della Costituzione, l'unico articolo in cui si prevede l'aggettivo “fondamentale “e dove non si parla di cittadini, ma di individui. Perché il diritto alla salute è fondamentale per la qualità della vita di una persona, altrimenti non c'è nessun altro diritto che possa tenere, purtroppo.

Per questo abbiamo presentato una proposta di legge che, con quelle risorse, avrebbe fatto sì che ci fosse il potenziamento, il rinnovamento e, soprattutto, lo sblocco delle assunzioni - un terribile vincolo introdotto dal Governo Berlusconi nel 2009, con Ministra Giorgia Meloni (a proposito del passato, che si guarda un po' a senso unico, senza guardare chi c'era, anche di questo Governo, in quei Governi precedenti) -, che darebbe la possibilità di frenare quella fuga dei medici che abbiamo nel nostro Paese, attratti sempre più dalla sanità privata, sempre per un vostro provvedimento, la flat tax incrementale, e di immettere risorse, e di far venir meno quel brutto fenomeno dei gettonisti, che fa sì addirittura che lo Stato paghi di più che assumere un medico a tempo indeterminato.

E poi ci sono misure precise per abbattere le liste d'attesa, i cui tempi attuali sono una piaga, come sanno bene i cittadini, ridefinendo l'intero meccanismo all'insegna della trasparenza, rendendo i tempi d'attesa pubblici, cambiando i CUP e costruendo un sistema di prenotazione unico a livello regionale o infraregionale. Lo abbiamo fatto con questa proposta di legge, perché pensiamo che queste non siano spese, ma investimenti veri e propri, che possono fare in modo che lo Stato, attraverso la prevenzione, possa diminuire in futuro le spese per la cura dei propri cittadini. E lo abbiamo fatto, mettendo coperture che - abbiamo sempre detto - potevano essere all'ordine del giorno della discussione.

Abbiamo presentato un emendamento, dati i rilievi e le criticità della maggioranza, che sembra sia diventata un plotone di ragionieri più attenti al bilancio, che rappresentanti parlamentari che dovrebbero fare scelte politiche. Ma, guardate, noi non siamo indisponibili a discutere di una copertura economica. Intanto, dobbiamo metterci d'accordo su un aspetto: se le raccomandazioni dell'OCSE sono utili, cioè il fatto di arrivare al 7,5 per cento del PIL almeno entro quattro anni, discutiamo insieme su come coprirlo. Noi abbiamo proposto di ridefinire il bilancio dello Stato, al netto delle spese sociali, con una quota riservata alla spesa sanitaria.

Certo, se abolite il redditometro non ci saranno risorse maggiori per l'evasione fiscale. Certo, se fate condoni per miliardi di euro è chiaro che quei soldi potrebbero essere messi nella sanità pubblica e non solo.

Il decreto importantissimo, definito così dalla relatrice di maggioranza, è un decreto in cui le uniche misure sulle liste d'attesa sono a vantaggio del privato. Non solo: non c'è stata una collaborazione con le regioni, che sono gli enti di prossimità e che si sono lamentate del mancato confronto e considerano quel decreto astratto e privo di coperture. Le regioni italiane, in sede di Conferenza, definiscono il decreto - da voi definito importantissimo - astratto e privo di coperture. Ma non solo: non è subito attuativo. Ci sono oltre 4 milioni e mezzo di italiani che non riescono a curarsi? Lo faranno un giorno, noi facciamo un decreto elettorale in cui rimandiamo a 7 decreti attuativi, che non si sa quando si faranno.

Le risorse sono esigue: ci sono circa uno o due milioni di euro per un organismo di controllo e all'incirca poco più di 150 milioni di euro, mentre noi proponiamo di stanziare miliardi per arrivare al 7,5 per cento del PIL.

Infine non c'è, purtroppo, nessun superamento del tetto del personale perché di fatto non si supera, dato che - per il 2024 e fino all'attuazione dei nuovi decreti - si può arrivare al 15 per cento dell'incremento del Fondo sanitario regionale, rispetto all'esercizio precedente. Però poi dal 2025, con uno o più decreti, si stabilirà la nuova metodologia per la definizione del fabbisogno di personale; mentre la proposta Schlein definisce, in modo accurato, il fatto che non debba essere più applicata la misura sul tetto di spesa per il personale del Sistema sanitario nazionale: questo per fare in modo che si possano immettere, da subito, nuove risorse e nuovi operatori sanitari.

A noi è sembrata abbastanza curiosa la richiesta di ritirare questa legge: posso capire che il Governo svolga la propria attività politica, esecutiva e – legittimamente - anche d'iniziativa legislativa, ma i decreti non sono sovrapponibili. Non si può prendere in giro per sempre il Paese, si può fare per un po'ma poi alla fine nessuno si può prendere in giro per sempre: questa è una citazione di un vecchio Presidente degli Stati Uniti, ma potrebbe valere benissimo. Credo che l'ipocrisia dobbiamo lasciarla fuori da quest'Aula, perché quest'Aula, in questi giorni, non ha dato una bella immagine di sé. C'è un astensionismo molto forte e credo che, anziché fare sempre questa retorica ipocrita, dire una cosa, nasconderla, far finta che sia un'altra, sarebbe meglio dire la verità. La scelta politica non è di valorizzare la sanità pubblica: la scelta politica è quello di favorire la sanità privata, con un regime fiscale che aiuta la fuoriuscita di medici, con la flat tax incrementale, con il fatto che anche sulle liste di attesa si favorisce il privato, con i pochissimi finanziamenti a tutela del Sistema sanitario nazionale.

Noi vogliamo altro: resisteremo su questa legge, vi invitiamo a votarla e a riprendere in considerazione la vostra proposta se davvero volete abbattere le liste d'attesa, sbloccando le assunzioni e favorendo la sanità pubblica. Altrimenti significa che non volete un'Italia in cui ci si curi con la tessera sanitaria, ma con la carta di credito e noi quell'Italia non l'accetteremo e la combatteremo sempre, grazie.