A.C. 217-A
Signora Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, lo dico subito, così che non ci siano dubbi: il Partito Democratico voterà a favore di questa proposta di legge contro la pirateria digitale, frutto, come ampiamente ricordato, di un lavoro trasversale, iniziato nel corso della XVIII legislatura. Crediamo che il testo su cui siamo chiamati ad esprimerci sia un buon testo e che abbia contribuito a migliorarlo il lavoro delle Commissioni, così come sempre dovrebbe essere.
Il testo che arriva in Aula, dopo un inizio di legislatura passato fondamentalmente a ratificare decreti a suon di voti di fiducia, dimostra che il lavoro delle Commissioni parlamentari, il confronto trasversale fra le forze politiche e l'esercizio di ascolto che emerge nel corso delle audizioni sono un fatto centrale per questo Parlamento e possono permettere di arrivare in modo relativamente veloce a provvedimenti utili e scritti nel miglior modo possibile.
Sarebbe stato ancora più bello, se non ci fosse stato un inciampo nell'ultimo metro; mi riferisco all'emendamento sulle risorse arrivato, usando una metafora sportiva, in zona Cesarini, peccato.
Votiamo a favore, dunque, perché questo è un provvedimento giusto; votiamo a favore perché la pirateria è un atto illegale e noi siamo per la legalità; votiamo a favore perché riteniamo giusto, anzi, doveroso, difendere il valore del lavoro creativo; votiamo a favore perché riteniamo giusto, anzi, doveroso, difendere il diritto d'autore e riconoscerlo nella sua applicazione concreta in tutti gli ambiti: i libri, i giornali, il cinema, la televisione, il teatro, gli eventi musicali e gli eventi sportivi. Tutte quelle che ho citato sono, infatti, espressione di lavori che già troppo spesso non trovano la dignità che meritano e che a maggior ragione sono minacciati dall'azione della pirateria in tutte le sue forme che, oltre a creare danni economici, produce un disvalore educativo che va misurato anch'esso. Soprattutto le nuove generazioni, quelle native digitali, devono avere ben chiaro, anche grazie a delle leggi scritte nel modo migliore possibile, che non è accettabile immaginare la rete come un grande contenitore da cui pescare gratuitamente contenuti, dimenticando che quei contenuti qualcuno li ha prodotti con il proprio lavoro. Sembrerebbe un assioma perfino banale nella sua evidenza, ma purtroppo non è così.
Non c'è dubbio, allora, che il Partito Democratico voglia tutelare e difendere i lavoratori e le lavoratrici del mondo della cultura, come non c'è dubbio sulla nostra forte attenzione, da sempre, al valore economico e culturale generato dalle professioni creative.
Allora, una legge efficace, che possa agire in maniera tempestiva contro la pirateria, è prima di tutto un modo per dare dignità e tutela a settori che se già erano storicamente esposti alla fragilità del sistema lo sono stati ancora di più con la pandemia, contesto che ci ha posti, volenti o nolenti, di fronte a una nuova necessità di fruizione di contenuti dalle piattaforme digitali, aumentando il rischio della provenienza illegale degli stessi e, conseguentemente, aumentando il volume di affari di soggetti che operando in modo illegale hanno dato una risposta a un mercato improvvisamente e inaspettatamente esploso.
Non bisogna dimenticare, infatti, che la pirateria non è un'azione romantica alla “Corsaro Nero” di Emilio Salgari; guardata dal punto di vista dell'utente finale sembra quasi l'azione di chi democratizza o allarga la fruizione di prodotti magari poco accessibili per una parte della popolazione, ma la pirateria altro non è che un sistema illegale che alimenta profondamente gli affari non solo di imprenditori della furbizia, chiamiamoli così, ma spesso della criminalità organizzata.
La premessa era doverosa, ma non credo di scandalizzare nessuno in quest'Aula, dicendo che appare evidente come questa proposta di legge sia stata fortemente sostenuta e abbia avuto un iter molto veloce perché difende soprattutto gli interessi dei protagonisti di eventi sportivi, in particolare di eventi calcistici. Allora, sarà senz'altro felice la Lega di calcio di serie A, Lega Serie A, il consorzio dei club professionistici italiani, che ancora due giorni fa, dalle colonne del Corriere della Sera ne ricordava la necessità attraverso le parole del suo amministratore delegato, Luigi De Siervo.
Prima ancora, attraverso l'infaticabile azione di un senatore e presidente di una squadra di calcio, Claudio Lotito, che ha fortemente richiesto una norma di contrasto alla pirateria, lo ripeto, giustamente, anzi, il senatore Lotito ha agito, se mi concedete la metafora, da centravanti di sfondamento e ha ripetutamente tentato di anticipare i tempi, tra l'altro tentando un blitz sul prolungamento dei contratti dei diritti televisivi da 3 a 5 anni. E ricordo all'Aula che è servito un intervento del Quirinale per bloccare, almeno in quel momento, l'ennesimo tentativo di portare a casa il risultato a colpi di emendamenti del presidente senatore, con buona pace del Parlamento, di cui anche lui fa parte.
“La pirateria pesa come un macigno sui conti della serie A”, diceva De Siervo, lanciando la campagna “#Stoppiracy - La pirateria uccide il calcio”. Certo, la pirateria uccide il calcio, fa perdere posti di lavoro, è un danno economico, è illegale, ci mancherebbe e questo, lo ripeto, è il motivo per il quale il pulsante che, senza dubbi, noi del Partito Democratico spingeremo farà accendere una luce verde su quel tabellone, sperando che a un passo in avanti nella direzione della legalità corrisponda anche un passo in avanti nella erogazione del servizio da parte delle società che hanno acquistato i diritti televisivi del campionato di calcio, che, come è noto, non hanno brillato nella fase iniziale, generando molti problemi a chi regolarmente il contratto lo aveva sottoscritto e pagato nel pieno rispetto della legalità. Quel macigno a cui fa riferimento De Siervo, allora, proviamo a sollevarlo.
Però, Presidente, mi permetta di ricordare un'altra breve selezione di fatti che pesano come dei macigni sul calcio italiano. Pesa come un macigno il contratto firmato, qualche giorno fa, dalla serie A di calcio con l'Arabia Saudita, Paese con giganteschi problemi di violazione dei diritti umani, in cambio di 23 milioni di euro; 23 milioni di euro nelle casse della Lega calcio, bonificate da un Paese con oltre 1.000 esecuzioni capitali negli ultimi 7 anni, che pratica regolarmente la tortura nelle sue prigioni, che non ha nessuna trasparenza nei processi, che dimostra continue e gravi violazioni nei confronti di donne, minori, stranieri, immigrati, un Paese che usa lo sport per ripulirsi e offrire un'immagine diversa dalla realtà e lede i diritti umani. Per assonanza, potremmo chiamarlo un “Paese pirata”. Ecco, questo “Paese pirata” farà confluire nelle casse del calcio italiano un bel fiume di denaro. Pecunia non olet, dicevano i latini: ma fino a che punto, in nome del business, del calcio italiano si presterà a queste operazioni di sportwashing? Noi abbiamo depositato ieri un'interrogazione al Ministro degli Affari esteri e al Ministro per lo Sport per capire meglio.
Pesano come macigni i bilanci creativi, l'arte delle plusvalenze, l'interpretazione furbastra dei meccanismi fiscali, che hanno permesso di utilizzare una legge nata per favorire il rimpatrio dei cervelli e che tanti club di calcio hanno utilizzato in modo distorsivo per acquistare giovani calciatori stranieri, semplicemente per ottenerne un vantaggio fiscale, che ha avuto l'effetto di devastare i nostri settori giovanili e pesare molto sui due mancate qualificazioni di fila ai Mondiali.
Pesa come un macigno la trasformazione dei tifosi in clienti, la mercificazione della passione dei tifosi. Il rapporto tifoso-squadra del cuore, ormai, ha eliminato il cuore della discussione e lo ha sostituito con il portafoglio. Viene da citare Fabrizio De André nella sua Ballata dell'amore cieco, quando l'uomo onesto, l'uomo probo si innamora di una donna che, rivolgendosi a lui, gli chiede impegno e “il cuore di tua madre per i miei cani”. Quella ballata finisce con l'ultima prova richiesta, quella della morte, che non lascia più nulla alla destinataria di quell'amore, se non “il sangue secco delle sue vene”. Perdonate la truculenza della metafora, spero non si arrivi a tanto, ma, di certo, al tifoso innamorato la prova della carta di credito è stata ampiamente richiesta. I tifosi pagano sempre di più, godono di uno spettacolo sempre più distante da quello dei grandi campionati europei e contano sempre di meno.
Pesa come un macigno la renitenza ad affrontare il problema strutturale delle violenze legate alle tifoserie estremiste, dopo i fatti di gennaio, con gli scontri dei tifosi sull'autostrada A1, dopo i fatti di inizio febbraio, in piazza Mancini, a Roma, quell'incursione che, anche in questo caso, potremmo definire piratesca, con tanto di stendardo rubato dai tifosi della Stella Rossa di Belgrado; dopo i fatti di Napoli della scorsa settimana, con tifosi tedeschi e, forse, non solo tedeschi a mettere a ferro e fuoco il centro della città; con i fatti di domenica e gli ennesimi episodi di cori antisemiti e di magliette e simboli inneggianti al nazifascismo. Pesa come un macigno la foto di quell'uomo che, domenica, è entrato allo stadio Olimpico con la maglia della sua squadra personalizzata con sulle spalle la scritta “Hitlerson” e il n. 88, quello dell'Heil Hitler. Ci chiediamo, i nostri stadi sono territorio italiano? Valgono lì le stesse leggi che valgono in qualsiasi piazza del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), oppure gli stadi sono una zona franca, dove vengono tollerate e ammesse cose che non sono solo inammissibili, ma anche illegali e disgustose? Stiamo approvando, con tempi molto rapidi, una legge contro la pirateria, benissimo. Che cosa stiamo aspettando, invece, ad istituire una Commissione di inchiesta sulle condotte violente e criminali associabili al mondo delle tifoserie estremiste? C'è una proposta di legge depositata il 13 gennaio in tal senso dal Partito Democratico. Perché non lo facciamo insieme? Perché non lo facciamo con la stessa velocità e con la spinta dei club calcistici? E, se così non fosse, chi non la vuole questa Commissione di inchiesta e per quale motivo?
Guardate, il calcio è un bene collettivo, certo, produce economia, lavoro, inclusioni, valori, però sembra troppo spesso essere un fatto di proprietà di un piccolo gruppo di presidenti, che agisce nel modo che ritiene più vicino al proprio interesse, al di sopra del bene comune. Beh, se è vera questa seconda ipotesi, allora è ora di finirla di agire chiedendo denaro pubblico per, poi, spartire esclusivamente profitto fra privati, infischiandosene di chi al calcio guarda con una prospettiva - lo dico senza timore di retorica - che è anche passionale e valoriale.
Concludo, Presidente, dicendo che il galeone dei pirati digitali adesso l'abbiamo un po' allontanato, era giusto farlo e siamo in prima linea nel farlo. Ora chiediamo a voi che cosa volete fare, lo chiediamo alle forze di maggioranza, al Governo, agli organismi che regolano il mondo del calcio: cosa volete fare dello sport più amato del Paese? Abbiamo messo in fuga i pirati digitali, ottimo. Il Partito Democratico, però, vuole guardare anche a bordo del piroscafo del calcio italiano, perché temiamo che un po' di pirati si nascondano anche lì. E, guardate, il Titanic non è affondato per colpa dei pirati: navigava pensando di essere inaffondabile, si è scontrato contro un gigantesco iceberg, che era lì, talmente grande da sembrare facilmente visibile da tutti.
Invece, perfino mentre l'acqua incominciava ad arrivare ai ponti superiori, l'orchestra di bordo continuava a suonare come se tutto fosse sotto controllo. Ecco, noi non suoneremo il violino mentre la nave affonda, rifiutando la realtà: noi guardiamo alla realtà e questa realtà non ci piace. E, proprio perché rispettiamo il calcio e i suoi tifosi, insieme al voto favorevole di oggi, continueremo, in ogni modo possibile e con tutti gli strumenti che ci sono concessi, a segnalare tutti gli iceberg che vediamo sulla rotta del calcio italiano.