Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 20 Maggio, 2021
Nome: 
Susanna Cenni

A.C. 1825​-1968​-2905-A

Grazie, Presidente, sottosegretario, colleghi. La legge che noi oggi stiamo discutendo ha una storia lunga e anche un po' complessa. Già dalla scorsa legislatura la Commissione agricoltura aveva avviato l'esame di ben quattro testi di legge in materia di agricoltura contadina. Fra questi, c'era anche il testo del Partito Democratico, che, anche questa volta, ha depositato una sua proposta. Quelle leggi - ieri, come oggi - nascono da un'interlocuzione con una realtà diffusa di molte aree del nostro Paese ed anche alla luce dell'evento globale, che noi abbiamo ospitato nel nostro Paese, mi riferisco ad Expo. In quel passaggio, accanto ai temi della competitività, del made in Italy, del futuro della PAC, quell'evento ci ha fatto discutere di cibo, di sovranità alimentare, di agroecologia, di presidio agricolo nelle aree più disagiate di questo Paese e di quelle realtà, di piccole e piccolissime dimensioni, spesso dedite all'autoconsumo e alla vendita in ambito locale, ma assai significative - lo hanno detto molti colleghi nei loro interventi - dal punto di vista del presidio sociale ed ambientale. Per qualche tempo, nel nostro Paese, discutere del futuro dell'agricoltura ha significato interrogarci molto sulla dimensione di impresa della nostra agricoltura, di questo settore, tema serissimo, soprattutto se vogliamo parlare di competitività, di prezzi, di produzioni, di innovazione tecnologica, di capacità di stare sui mercati e di export. Sappiamo che il nostro Paese ha un appeal formidabile, con i suoi vini, le promozioni della dieta mediterranea, quel lungo e invidiato carnet di prodotti a denominazione, espressione della forza dei territori, della sapienza degli agricoltori, dell'abilità promozionale e di penetrazione dei mercati. Per fortuna, negli anni più recenti, anche grazie ad una rinnovata attenzione alla qualità, alla forza delle aree interne, nonché per la costruzione della strategia nazionale per le aree interne, per il rischio di spopolamento e di dissesto idrogeologico legato all'abbandono dei territori rurali più complessi, si è cominciato a comprendere con chiarezza quanto il presidio, rappresentato anche da piccole e piccolissime attività agricole, zootecniche o selvicolturali, possa assumere e quindi a ritenere che abbiamo indubbiamente bisogno di grandi aziende più forti e più strutturate, ma anche della forza delle piccole aziende di carattere familiare, affinché le montagne non vengano giù.

L'agricoltura contadina, che rappresenta una delle espressioni più significative dell'agricoltura familiare, quando quest'ultima è riferita ad aziende di piccole dimensioni, è un'antica forma di coltivazione dei campi e di allevamento degli animali che ha rischiato di scomparire a causa della concorrenza dell'agricoltura industriale ed intensiva. Ma oggi questa modalità, questo tipo di agricoltura suscita anche un rinnovato interesse in molte persone che vorrebbero tornare alla terra ed anche nei consumatori più attenti. Noi abbiamo visto questo fenomeno crescere anche durante la fase più difficile della pandemia, quindi c'è grande attenzione alla qualità delle aree interne. Questa attività spesso è relativa all'auto-occupazione e all'autosostentamento e si è salvata dove è riuscita a mantenere produzioni e trasformazioni di nicchia, legate a tradizioni locali, o nel caso della riconversione delle aziende alle produzioni biologiche. Esiste quindi un'agricoltura dimensionata sul lavoro contadino e sull'economia familiare, orientata appunto all'autoconsumo, spesso alla vendita diretta, un'agricoltura a bassissimo impatto ambientale, fondata anche sulla scelta di valori come il benessere, l'ecologia, la solidarietà, la socialità, con una grande propensione verso l'agricoltura sociale. Le proposte di legge, che poi ci hanno portato a un testo unificato, grazie al lavoro anche del relatore e di tutti i colleghi, avevano approcci diversi. Abbiamo discusso a lungo e ci sono stati anche momenti di confronto complesso fra di noi, penso però che alla fine siamo riusciti a trovare una sintesi che è stata capace di raccogliere il meglio delle tre proposte di legge. Quindi, il testo che oggi i colleghi approveranno è un testo che io credo parli a questo tempo: sì, parla a questo tempo perché, poche settimane fa, quest'Aula ha licenziato un poderoso Piano per la ripresa e la resilienza del nostro Paese, risorse importantissime, sfide che guardano al futuro, alle nuove generazioni e che parametrano una buona e innovativa crescita economica e sociale, attraverso la chiave del green deal, della riduzione dei divari di genere, generazionali, territoriali; rafforzeremo imprese, infrastrutture, servizi, modernizzeremo la pubblica amministrazione. Ma dentro a quel Piano, si parla anche di altro: si parla di aree interne, si parla di borghi, si parla di prossimità. Ecco, io credo che questa legge parli del concetto di prossimità di aree interne e di qualità dell'ambiente. Per questo, nel testo si lavora con attenzione per definire e sostenere questa realtà, a partire proprio dalla funzione di contrasto allo spopolamento: lo si fa raccogliendo le indicazioni delle convenzioni internazionali, evidenziando la funzione agroecologica di questa forma di azienda, e valorizzando la storia e la cultura contadina e mezzadrile che - vorrei ricordarlo - ha prodotto anche un pezzo di democrazia di questo Paese. La legge chiarisce la dimensione di impresa, prevalentemente, ma non esclusivamente familiare, richiama le tecniche colturali non industrializzate, quelle di trasformazione legate a tradizioni locali, c'è un Registro promosso dal Mipaaf, si prevedono semplificazioni, si prevedono la norme per la partecipazione ai mercati, perché è del tutto evidente che questo tipo di impresa non può avere come riferimento gli stessi adempimenti delle imprese di altre dimensioni. La legge prevede la possibilità di assegnare terreni incolti, anche al fine di conservarne il suolo e la fertilità, con priorità a giovani agricolture e, grazie al nostro emendamento, anche alle donne conduttrici, raccogliendo quindi anche gli indirizzi del PNRR. Importanti sono gli articoli relativi alla ricognizione del catasto dei terreni e la possibilità di costituzione di associazioni per il recupero e la gestione dei terreni abbandonati. Ecco, io credo che noi abbiamo lavorato in questa legge per trasformare questa casistica in potenzialità. Infine, gli ultimi articoli sono interamente raccolti dalla nostra proposta di legge e prevedono l'istituzione della Rete italiana della civiltà e delle tradizioni contadine: abbiamo in questo Paese una diffusissima realtà, fatta di piccoli e preziosi musei che raccolgono materiale fotografico, storico, documentario, attrezzature, testimonianze della nostra civiltà contadina, di un pezzo enorme della nostra storia. Io credo che anche dar vita a questo circuito nazionale ci consentirà, in qualche modo, di dare valore a questa esperienza; c'è poi la giornata nazionale, eccetera. Certo, avremmo voluto una dotazione di risorse diverse, ma siamo anche consapevoli del tempo che stiamo vivendo. Il nostro gruppo ha contribuito, come tutti gli altri, con i suoi emendamenti, a migliorare ulteriormente il testo in Commissione e, quindi, io credo che, con il concorso di tutti, noi abbiamo fatto un buon lavoro utile. Abbiamo fatto anche uno sforzo per non trasmettere l'idea di un perimetro di questa agricoltura residuale e di mera testimonianza, perché non è così.

Concludendo, Presidente, mi lasci dire che, alcuni mesi fa, il nostro Paese e anche quest'Aula, come tanta parte dell'Italia, si sono commossi per la tragica e violenta fine di una giovane donna per femminicidio: si chiamava Agitu Ideo Gudeta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Bond), etiope trapiantata in Trentino da diversi anni per portare avanti la sua passione e la sua sfida. Questa donna voleva vivere in armonia con la natura e recuperare dall'estinzione una capra, la capra mochena: la sua azienda, infatti, si chiamava “La capra felice”. Con gioia, con grande forza, Agitu ha recuperato un terreno di 11 ettari in abbandono e lo ha valorizzato come pascolo incontaminato per il suo gregge di capre. Grazie a questa passione, appresa dalla sua nonna materna, Agitu alleva queste capre, trasforma il formaggio con metodi tradizionali, metodi oggi sempre più necessari per un allevamento sostenibile e di qualità; alleva, trasforma il latte, apre un piccolo caseificio, una rivendita. Agitu era colta, convinta della qualità del suo lavoro, impegnata nell'associazionismo agricolo ed era una imprenditrice contadina in luoghi che pochi avrebbero scelto per giocare questa sfida complicata. Io credo che questo impegno, che era un impegno per difendere il territorio, per proporre un modello di azienda agricola biologica e sostenibile, che potesse funzionare da stimolo e incoraggiamento per tutti quelli che volevano realizzare nuove modalità di vita, lavoro e convivenza, sia un punto di riferimento importante per le cose che noi stiamo discutendo.

Quindi, non è impossibile, non è così raro, specie in questo tempo, che si scelga questa possibilità di vita. Queste scelte sono un atto di generosità e di amore per la montagna. Oggi è la giornata della biodiversità agricola, riferita alla legge sulla biodiversità alimentare, e credo che anche questa sia una coincidenza importante, perché la nostra agricoltura è molte cose. Il nostro Paese, però, ha bisogno di questo coraggio, che io credo dobbiamo sostenere con norme come quella che approviamo oggi.