Discussione generale
Data: 
Martedì, 8 Febbraio, 2022
Nome: 
Antonella Incerti

A.C. 290​-410​-1314​-1386-B

La ringrazio, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, come ha sottolineato chi mi ha preceduto, ringrazio il relatore Maglione sempre per la puntuale relazione, così come tutti i componenti della Commissione agricoltura della Camera per il lavoro di condivisione svolto. Questo è il terzo passaggio di una legge, testo unico della produzione agricola con metodo biologico, dopo alcune migliorative modifiche che sono state approvate in Senato, giusto il maggio scorso. È una legge attesa da molti anni, che si è avvalsa anche in questa legislatura di precedenti provvedimenti - ricordo - già dal lontano 2008, nonché di una precedente legge approvata proprio in questo ramo del Parlamento nella scorsa legislatura. Dunque, è una legge attesa e utile, perché finalmente offre un sistematico quadro normativo complessivo di un settore che non possiamo certo più definire o qualificare come di nicchia, ma che è piuttosto espressione di una dinamicità e di un'inesorabile crescita, sulla scorta di una attenzione particolare da parte dei cittadini al tema della salute, alla qualità del cibo, alla sicurezza alimentare, che si è peraltro accentuata proprio in questi ultimi due anni di pandemia. I numeri, come hanno ricordato tanti colleghi, stanno a dimostrarlo, sono fatti. Il settore dell'agricoltura è di grande importanza economica. Lo è in Europa - si diceva prima - per gli ettari coltivati e lo è nel nostro Paese, con 2 milioni di ettari, con un 3 per cento di crescita negli ultimi due anni, con una crescita che supera i 50 mila ettari all'anno di coltivazione, con un 16 per cento, come veniva ricordato, della superficie agricola utilizzata nel nostro Paese proprio per l'agricoltura biologica. Espansione, naturalmente, a cui ha corrisposto un aumento delle aziende e che è una crescita, come si ricordava, che si registra anche sul mercato e sull'offerta di mercato nei consumi dei cittadini italiani: è cresciuto più del 100 per cento negli ultimi otto anni nella grande distribuzione, così come nei discount di un buon 20 per cento. Dunque, è un settore leader del nostro Paese, dunque, un mercato interno che cresce.

Questo avviene in un contesto ben preciso, in cui l'Unione europea con il Green New Deal e la Farm to Fork con la biodiversità ci hanno tracciato un orizzonte e un impegno preciso: il contrasto ai cambiamenti climatici, la riduzione delle emissioni di gas serra, la salvaguardia della biodiversità, un sistema di produzione del cibo meno impattante per l'ambiente. Veniva ricordato in questo orizzonte che la Comunità europea chiede la riduzione del 50 per cento dell'utilizzo dei fitofarmaci, del 50 per cento di perdita di nutrienti per il miglioramento della qualità del suolo, del 50 per cento dell'utilizzo degli antimicrobici nella cura degli animali e punta al raggiungimento del 25 per cento entro il decennio di agricoltura biologica, avendo ben chiaro che questo modello è, appunto, la prospettiva che avranno molti territori, come veniva ricordato, anche i più marginali delle nostre colline, come della montagna, che diversamente non avrebbero prospettive economicamente sostenibili. Così come, naturalmente, l'Europa investirà per la promozione di questo metodo e lavorerà su regolamenti più fluidi, a partire proprio dai prossimi anni. Aggiungo inoltre che il Piano nazionale di ripresa e resilienza e che la stessa Politica agricola comunitaria, la PAC, ha negli eco-schemi la stessa matrice di indirizzo, destinando un quarto dei pagamenti diretti agli eco-schemi e almeno il 35 per cento dei fondi per lo sviluppo rurale a misure ad alto valore ambientale. È semplicemente in questo contesto che si muove questa legge ed è parte integrante e un altro tassello di un'opera di riforma di tutto il settore agroalimentare, che è stato portato avanti specie nella scorsa legislatura. Penso alla legge sulla biodiversità agraria e voglio ricordare che questo è sempre motivo di valore aggiunto di competitività per il nostro Paese. Penso all'agricoltura sociale, penso alla legge sulla riduzione degli sprechi alimentari, che, tra l'altro, la giornata festeggiata e ricordata due giorni fa. È su tutto questo che poggia questa legge, che non sta chiusa in un recinto: è parte della costruzione di una maggiore consapevolezza del valore del cibo, del suo consumo sicuro e responsabile. Lo fa in un ampio articolato, come veniva ricordato, migliorato al Senato, definendo con precisione e senza equivoci in cosa consiste il sistema globale di gestione dell'azienda agricola e di produzione alimentare biologica, su quale rigoroso rispetto di norme e regolamenti comunitari si basi e come lo Stato possa promuoverne e sostenerne la produzione; indica nel Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali l'autorità nazionale di indirizzo e di coordinamento, così come il coinvolgimento nel governo del settore di regioni e province; indica gli strumenti di promozione, come il marchio dell'agricoltura biologica, i piani di azione nazionali per incentivarne il consumo, per favorirne la conversione, per incentivare le forme aggregative, per favorire l'insediamento di nuove aziende, soprattutto in quelle aree a cui facevo riferimento prima, e sostiene i distretti biologici, che voglio ricordare sono più di 50 oggi nel nostro Paese. Infatti, è uno stimolo a un approccio territoriale, perché non è solo un tema di singole aziende, ma un tema di territori. C'è il piano delle sementi biologiche e sappiamo quanto questo sia un tema cruciale per l'agricoltura biologica.

C'è il tema della disciplina della ricerca e della formazione, con il supporto delle maggiori istituzioni scientifiche, quali il CNR e il CREA. Qui vorrei sottolineare un aspetto dell'agricoltura biologica nel tema dell'innovazione e non tanto nel rivedere paesaggi lontani, perché l'equilibrio si gioca proprio su questa frontiera: aumentare la resistenza delle colture agricole, la fertilità del suolo e l'utilizzo delle risorse. Da questo punto di vista l'innovazione e l'utilizzo dell'agricoltura di precisione sarà fondamentale per l'agricoltura biologica e sono già in campo numerose esperienze in questo senso, che compiono scelte agro-economiche legate proprio all'agricoltura di precisione.

C'è poi l'articolo 19, che è un articolo importante per noi, perché riguarda il controllo e reca la delega al Governo per rivedere, armonizzare e razionalizzare le normative sui controlli per la produzione agricola biologica, che è una richiesta che arriva direttamente da questo settore, per salvaguardarne proprio l'importanza. Quindi, è un articolo che punta sulla garanzia di terzietà dei soggetti che saranno addetti al controllo, rafforzandone il sistema e assicurando ovviamente maggiore trasparenza e, quindi, tutela dei consumatori, perché, come si ricordava, obbliga a delle informazioni precise sulla tracciabilità dei prodotti biologici e alla tutela da frodi alimentari, fissa delle sanzioni, comprese quelle della revoca del marchio al fine proprio di tutelare i consumatori.

Questo articolo, tra l'altro, ci consente qualche precisazione su alcuni passaggi rispetto ad alcune modalità di coltivazione, come ad esempio quelle biodinamiche. Premesso che siamo ben lontani da legittimare pratiche non scientifiche, c'è stato nella formulazione, lo voglio ricordare, un lavoro molto attento e accurato, si ricordava, con decine di audizioni e con confronti esterni.

Il biodinamico è preso in considerazione - mi attengo semplicemente alla realtà - non solo perché prevede nei disciplinari di certificazione il pieno rispetto dei regolamenti comunitari; non solo perché oggi è un comparto del biologico di tutto rispetto che esiste e va regolamentato, ci sono 4.500 aziende in Italia con un fatturato medio, ad ettaro, che supera i 13 mila euro, molto legato all'export in alcuni Paesi, specie nel Nord Europa, perché ha una grande credibilità internazionale; non solo perché i preparati biodinamici usati tranquillamente da anni sono concessi proprio al biologico e regolamentati da alcuni regolamenti, io cito il Regolamento (CEE) n. 2092/1991, all'Allegato I, nella parte 2.3, che parla espressamente della possibilità, anzi dell'uso utile e consentito al biologico di questi preparati; e poi soprattutto perché nel nostro Paese, per poter essere biodinamico, devi essere solo biologico: se non hai la certificazione biologica, non potrai utilizzare né risorse, né strumenti previsti, come è previsto in questa legge, e ciò è a maggior garanzia proprio del settore biologico.

Tra l'altro, questa è una posizione anche in qualche modo sostenuta dall'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, che è un dipartimento del MIPAAF, proprio perché, oltre alla certificazione, sarebbe regolamentata da una legge e quindi darebbe ulteriore garanzia proprio rispetto alla tutela della credibilità del settore biologico e ovviamente anche dei consumatori.

Quindi siamo a una legge quadro attesa da vent'anni, ci abbiamo lavorato con attenzione, pensiamo che possa essere una modalità di produzione che va nella direzione di una transizione ecologica del ruolo che dovrà avere l'agricoltura per concorrere a un cambiamento dei nostri sistemi alimentari meno impattanti, e che possa essere, soprattutto per le nostre aziende di piccola dimensione e per i nostri territori che sappiamo e conosciamo, lo strumento per garantire reddito, per garantire un uso attento del territorio. Proprio per questo motivo, in questa logica di approccio integrato e di sviluppo sostenibile, costituisce una risposta vera e concreta ai molti abbandoni delle nostre aree rurali.