Discussione generale
Data: 
Lunedì, 29 Aprile, 2024
Nome: 
Ubaldo Pagano

A.C. 1665

Presidente, per il suo tramite, mi permetterei di ricordare al collega Iezzi i tanti colleghi del suo Partito che sono rimasti nel corso degli anni coinvolti in inchieste legate alla criminalità organizzata, quella sì, la mafia con la “M” maiuscola, ma è evidente che, su un piano di questo tipo, i vari tesorieri che si sono succeduti nelle varie metamorfosi della Lega, un tempo Lega Nord, evidentemente avevano una capacità pervasiva di entrare in contatto con certi mondi da cui evidentemente qualcuno dovrà prendere esempio, se questa è la dinamica su cui il buon Iezzi prova a coprire quello che stiamo facendo in quest'Aula. Ma noi dobbiamo restare evidentemente ai fatti e non alle chiacchiere di chi evidentemente, non avendo argomenti perché il cranio è disabitato da idee proattive verso qualcosa di utile, prova a buttarla in caciara. Allora il tema vero, la risposta su cui dobbiamo provare a dare una chiave di lettura è: il disegno di legge per l'autonomia differenziata, che oggi è in discussione generale, attua veramente la Costituzione o in realtà contravviene al suo principio fondativo? Innanzitutto questo è evidentemente il senso delle critiche che stiamo provando a muovere verso il progetto del Governo Meloni e del Ministro Calderoli. Questo provvedimento evidentemente prova sciogliere una questione che abbiamo in sospeso da 20 anni, come giustamente hanno ricordato i colleghi che sono intervenuti prima di me, senza però tener conto del contesto in cui evidentemente doveva andarsi a muovere, l'indispensabile salvaguardia dei fondamentali princìpi costituzionali di solidarietà, di coesione e di unità giuridica ed economica del Paese.

Insomma questo disegno di legge guarda al dito, ma si dimentica non solo della luna, ma anche delle stelle e del cielo. Di tutto questo insieme infatti non sembra importare a nessuno dalle parti della maggioranza, anzi l'autonomia che provate a raccontare è una sorta di giusto premio, che peraltro emerge anche da chi mi ha preceduto, da conferire alle regioni più efficienti. Allora ragioniamo: che significa efficienza? Significa che quelle regioni hanno le stesse opportunità, in termini di investimenti e di spesa pubblica, rispetto alle altre regioni che oggi probabilmente, con l'entrata in vigore dell'autonomia differenziata, potrebbero avere qualche problema? Se così è, è evidente che, da questo punto di vista, il dialogo sui dati, sui numeri, sulle basi della conoscenza empirica non dovrebbe spaventare nessuno. Ma il ragionamento probabilmente andrebbe invertito: queste regioni, che oggi chiedono con forza di poter essere liberate dal vincolo di unità nazionale, hanno potuto beneficiare delle stesse opportunità o hanno una condizione di partenza che è oggettivamente migliore per tante ragioni? Allora, il vero errore, con la riforma del Titolo V, fu l'inserimento di ben 23 materie: io faccio fatica a riconoscerlo e soprattutto a sottolinearlo. In quel contesto storico si utilizzò la tattica per poter raggiungere un obiettivo politico e - come spesso avviene quando si utilizza la tattica per poter raggiungere un obiettivo politico -, per l'eterogenesi dei fini, il risultato che si riesce ad ottenere è esattamente l'opposto e noi oggi evidentemente ne stiamo pagando le conseguenze. Ma in quella riforma del Titolo V nulla c'era di quanto invece è contenuto nel disegno di legge che il Governo e il Ministro Calderoli ha presentato, perché in quella riforma di legge - mi riferisco nello specifico all'articolo 116, comma 3 - c'erano comunque gli anticorpi per evitare le distorsioni che più pericolosamente possono creare in maniera invalicabile un passo indietro rispetto ai principi dell'unità nazionale. C'è scritto chiaramente che le ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia - cito - possono essere attribuite ad altre regioni nel pieno rispetto dei principi di cui all'articolo 119. Guardate, tra i principi di cui all'articolo 119, c'è quello della perequazione in favore dei territori con minore capacità fiscale, dello sviluppo e delle aree svantaggiate, della rimozione degli squilibri economici e sociali. Guardate, queste questioni in quella riforma del Titolo V, precedevano il riconoscimento di nuove forme di autonomia; oggi in questo disegno di legge invece vengono prima e non dopo e quanto diceva il collega Iezzi conferma la critica più importante che noi stiamo facendo. Quando voi rivendicate che, tra le materie che possono essere cedute senza che vengano individuati e finanziati i livelli essenziali delle prestazioni, ce ne sono ben 9, che in realtà possono immediatamente essere cedute e che corrispondono secondo lo stesso calcolo fatto dal Ministero, guidato dal Ministro Calderoli, a circa 185 funzioni, si nasconde il vero obiettivo che intendete perseguire con questa accelerazione che avete dato, cioè fare in modo che, nelle more che un feticcio vi porti ad individuare dei livelli essenziali di prestazioni al ribasso, cioè tarandole sul livello più basso possibile per poter stare nei costi, nel frattempo comincerete a devolvere una serie di funzioni che creeranno la sensazione, il feticcio e la parvenza di aver dato maggiori condizioni di autonomia a quei territori che, più di altri, vivono il principio per cui chi più ha, più ha da pretendere. Ma guardate, se passa questo concetto, non esiste più un divario Nord- Sud, non esiste più un divario tra regioni del Mezzogiorno, del Centro o del Nord; non esiste più l'Italia, perché anche all'interno degli stessi territori regionali il prodotto interno lordo e la capacità fiscale sono diametralmente opposti. Su questi presupposti comincia a costruirsi il “come” dell'autonomia che vorrete proporre. Dal punto di vista delle regole d'ingaggio, voi non date le stesse opportunità e le stesse prospettive, così come disegnato a Costituzione vigente, a tutte le regioni, sostituite, come dice il professor Azzariti, a un regionalismo solidale un regionalismo competitivo. Ma quella competizione che oggi è tra regioni, secondo il principio che introducete con questo disegno di legge, un domani, sarà tra aree della stessa regione. Ecco perché non è una battaglia solo e tipicamente tra aree geografiche del Paese.

Poi, una scelta che avete fatto preminentemente politica è come individuare i livelli essenziali delle prestazioni: delegate questa funzione, che dovrebbe essere fondamentale, che dovrebbe essere di garanzia, non al Parlamento, che potrebbe essere la sede naturale in cui questo confronto potrebbe avvenire, ma a un comitato di tecnici nominato, essenzialmente, da gente del Governo, tra espressioni del Governo e, in più, cominciate ad associare a quelli che avrebbero dovuto individuare i livelli essenziali delle prestazioni anche quelli che avrebbero dovuto individuare i fabbisogni standard. E la prima cosa che si fa è far dimettere il presidente che era stato nominato dalla precedente gestione. E nominate chi? Il capo della delegazione di una delle regioni che negli anni passati ha guidato le pre-intese con i Governi dell'epoca. Da questo punto di vista non c'è nulla di male, ma il sospetto che un minimo di partigianeria sul tema si possa celare all'interno di quei lavori, senza alcun tipo di controllo parlamentare, è presente.

In più, nel dire che l'articolo 119 vi interessa relativamente, avete anche fatto una cosa peggiore. Nell'ultima legge di bilancio avete tolto quelle risorse che, con molta fatica e in maniera insufficiente, avevamo fatto destinare per il riequilibrio dei livelli infrastrutturali sul territorio e le avete spostate su un claim, su una grande incompiuta che probabilmente non vedranno neanche i nostri figli, che si chiama ponte sullo Stretto. Nel frattempo, la metà dei tratti ferroviari italiani nelle regioni meridionali sono a binario unico, abbiamo il 70 per cento in meno di autostrade e nel contratto di servizio ANAS che avete appena firmato, purtroppo, tutte le poche risorse a disposizione sono state destinate al ponte sullo Stretto.

Mi permetta, Presidente, di chiudere il mio intervento dando dei dati, perché, magari, sui dati ci si può anche confrontare, ma quelli sono numeri e, evidentemente, non possono essere inseriti all'interno di una dinamica che può essere, più o meno, veritiera. Il dato della spesa pubblica pro capite, al Centro è di 20.247 euro, nel Nord-Ovest è di 19.291 euro, nel Nord-Est è di 18.167 euro, nel Sud è di 14.327 euro e nelle isole è di 15.310 euro per cittadino. Che cosa ci volete dire quando ci raccontate, e mi riferisco, per il suo tramite, alla collega Gardini? Che una parte delle risorse che destinate in spesa pubblica nelle regioni del Centro-Nord la sottrarrete a quelle regioni per investire nel Centro-Sud? Volete veramente dirci questo? Perché, se così è, fatelo con chiarezza, almeno affronteremo la prossima campagna elettorale per le europee in maniera più serena; in caso contrario, state per l'ennesima volta prendendo in giro i cittadini, distraendoli dai problemi reali e contando sul fatto che questo dibattito si svolga in un'Aula semivuota.