A.C. 1275
Grazie, Presidente. La caratteristica comune delle varie critiche che anche oggi abbiamo sentito, che sono portate alla nostra proposta sulla legge del salario minimo, mi sembra unica, una: o non l'hanno letta o non l'hanno capita. In entrambi i casi è molto grave, perché, sistematicamente, si parla d'altro, si parla di una proposta in cui non sempre ci possiamo riconoscere. Il nucleo, però, è molto facile e vorrei ricordarvelo, è contenuto in 20 righe dell'articolo 2, è molto facile, si può leggere, è scritto in italiano. Dice, sostanzialmente, due cose: non dimenticatevi la prima, perché è forse, addirittura, la più importante, non dimenticatevi la prima, perché è strettamente collegata alla seconda. La prima è che, siccome noi vogliamo l'applicazione dell'articolo 36 della Costituzione, come veniva ricordato e, cioè, che al lavoratore e alla lavoratrice sia riconosciuto un salario proporzionato alla quantità e qualità del loro lavoro, dignitoso e in grado di garantire libertà, sulla base di questo principio, noi realizziamo l'articolo 36, applichiamo l'articolo 36 della Costituzione, riconoscendo al lavoratore il diritto a un trattamento economico complessivo non inferiore a quello proposto dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle organizzazioni dei datori e dei lavoratori comparativamente più rappresentative nel settore di appartenenza .
Banale? È fondamentale. Se sei un lavoratore del settore A, fai il tessile, il chimico, la logistica, quello che vuoi, tu hai diritto non a un salario minimo, hai diritto al trattamento economico complessivo riconosciuto in quel tuo settore dal contratto collettivo, chiamiamolo più rappresentativo. Questo vuol dire che la libertà contrattuale è libera: ci potrà essere il “contratto pirata”, ma il “contratto pirata” o quello fatto uscendo da Confindustria, uscendo dalle associazioni datoriali rappresentative, uscendo dai sindacati rappresentativi e facendosi il sindacato di fabbrica, che noi chiamiamo storicamente “sindacato giallo”, puoi farlo, ma, comunque, per legge, sei tenuto ad applicare il trattamento economico complessivo del contratto vero, quello rappresentativo. E, se qualcuno dice che ci tiene a rafforzare la contrattazione, a rispettare la contrattazione, questa è la prova che deve aderire a questa proposta, perché più rispettosa di questa, non esiste.
Cos'è questo trattamento economico complessivo? Non sono i 9 euro, a cui arrivo fra un attimo, ma è tutto il trattamento economico e, quindi, comprende il minimo tabellare, il trattamento economico minimo, gli scatti di anzianità, la tredicesima, la quattordicesima, il TFR, tutte le indennità che sono continuative, comuni e fisse per tutti i lavoratori. Questa è la prima cosa. Si dice che non si possa uscire da questo contratto: lo dico per tranquillizzare la Presidente del Consiglio, che di questo ha paura, perché dice: mamma mia, con la vostra legge, qualcuno si adatta al salario minimo e peggiorano, dice, le tutele dei lavoratori, quelle già in essere. È di questo che ha paura la Presidente del Consiglio. La voglio tranquillizzare, perché sono i consulenti del lavoro, che non sono certo vicini a noi, ma sappiamo vi sono vicini, che ci dicono proprio questo: che, se si individua una figura del contratto collettivo comparativamente più rappresentativo per settore, questo non esclude l'esistenza di ulteriori contratti, ma questi dovranno rispettare i parametri retributivi del contratto più rappresentativo. Non se ne esce, ce lo dicono i consulenti del lavoro, che non sono sicuramente pericolosi sovversivi. Questa è la prima parte, ricordatevela, perché c'è e perché, legata a questa, è la seconda.
La seconda sono tre righe, leggiamole insieme: “Il trattamento economico minimo orario” - quello minimo, non tutto l'ambaradan che ho detto prima - “stabilito dal contratto collettivo nazionale del lavoro non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi”. Io non posso accettare che mi si continui a dire, sui giornali, in quest'Aula, che non si sa cos'è, non si sa se è lordo, non si sa se è netto, non si sa se si riferisce al complessivo o al minimo tabellare. Si sa, basta leggerlo, sono tre righe, santo Signore, tre righe: “il trattamento economico minimo orario stabilito dal contratto collettivo non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi”. Perché è necessario questo? Perché il nostro è un tessuto produttivo estremamente frammentato e perché esistono i “contratti pirata” e, quindi, anche le organizzazioni datoriali e dei lavoratori forti vivono la concorrenza e la minaccia - che si è vista proprio nel contratto della vigilanza privata - per cui le aziende dicono “noi usciamo da questo contratto se provate a fare un salario dignitoso”. Se, invece, anche uscendo, devono rispettare quelle regole, allora quel contratto potrà dare un salario dignitoso, che per noi non può essere inferiore a 9 euro.
E qui vengo al secondo punto, perché io mi sono stufata, anche da economista, del fatto che tutti qui si alzino come Soloni e dicano che noi abbiamo messo un numero a caso. Non è vero, non siamo mica scemi. E ci dicono anche che non abbiamo rispettato i parametri europei, che sono parametri indicativi, tra il 50 per cento del medio e il 60 per cento del mediano. Noi abbiamo studiato la situazione e abbiamo preso un'indicazione - 9 euro - che rispetta quei parametri, perché, come voi avete ricordato, la nostra legge va in vigore alla fine del 2024. Vi ricordo che solo fra il 2022, 2023 e 2024, in questi tre anni, secondo l'Istat - non secondo Maria Cecilia Guerra, ma secondo l'Istat -, le retribuzioni dovrebbero essere giornate del più 16,1 per cento con riferimento all'IPCA, depurato dai prezzi energetici. Quindi, io non posso dire che prendo il 50 per cento di salari che riflettono un mondo pre-inflazione, devo tener conto dell'inflazione. È per questo che c'è una differenza se uno prende i contratti in essere in cui, nel settore privato, fuori da Confindustria, fuori dalle imprese manifatturiere, cioè nei servizi, ricordiamolo, il 68 per cento dei lavoratori è coperto da un contratto scaduto, scaduto almeno da due anni, due anni e mezzo e, spesso, anche da sette, otto, nove anni. Guardiamo i dati giusti, teniamoci un po' di sale in zucca, perché questo diventato lo sport nazionale: per non aggiustare i salari, specialmente adesso, non si rinnovano i contratti e, quindi, noi non possiamo cristallizzare il mondo a una realtà che è già stata superata dai fatti, soprattutto da un'inflazione che si è mangiata un pezzo significativo dei salari. Quindi, 9 euro possono andare bene ad alcuni, non possono andare bene ad altri, ma è un dato meditato, basato su dati e fatto con persone che un po' di economia ne capiscono.
L'altra questione che ci viene rimproverata, anche pochi minuti fa: avete tutta questa fretta e, poi, prevedete un'entrata in vigore della legge addirittura il 24 novembre. Ma noi rispettiamo la contrattazione: vi immaginate una legge che dice 9 euro, sappiamo che ci sono 3 milioni di lavoratori che sono pagati meno di 9 euro - parlo sempre del trattamento economico monetario minimo orario - e da domani entra in vigore? Vorrebbe dire che, domani, sarebbero nell'illegalità tutti i datori di lavoro che pagano meno di 9 euro. Ma siete matti? Noi non possiamo concepire una cosa di questo tipo. È ovvio che lasciamo un tempo che, a seconda di quando verrà approvata questa legge, potrà essere di nove, dieci, otto, undici mesi, perché la contrattazione si adegui. È normale, è fisiologico, è giusto, ci abbiamo pensato. Se voi, invece, volete fare una cosa che metta così in difficoltà le persone da un giorno all'altro, decidete voi.
Allora, parliamo del tempo per la riflessione. La Presidente Meloni ha ribadito, in questi giorni, esattamente le stesse critiche che aveva espresso il 7 marzo, quando era andata a parlare al congresso della CGIL, ma dal 7 marzo ad adesso è successo, intanto, che le proposte di legge sono state, tutti questi mesi, perché sono state incardinate poco dopo, in Parlamento e c'era il tempo di maturare una riflessione, fare delle proposte, in secondo luogo, è successo che abbiamo presentato una proposta di legge che risponde alle sue, legittime, all'epoca, paure. Allora, ne prendesse atto, ne prendeste atto, anche voi.
Poi, ce la criticate, ma per piacere criticate quello che c'è scritto, non quello che voi, lo ripeto, voi, pensate a priori che debba essere un salario minimo, perché per noi, lo ripeto, il salario minimo è strettamente incardinato sulla contrattazione collettiva dei sindacati datoriali e dei lavoratori comparativamente più rappresentativi, non, come che ci hanno detto ieri i colleghi di Forza Italia, sui contratti più diffusi, più applicati, cioè regole che non si sa bene che cosa siano. Poi, se vogliamo definirle meglio, noi siamo pronti a fare una legge sulla rappresentanza, la chiediamo, la vogliamo, facciamola seriamente, non si fa in poco tempo, ma facciamo anche una legge sulla rappresentanza, possiamo andare per gradi.
Il riferimento ai sindacati datoriali e dei lavoratori comparativamente più rappresentativi è contenuto in tante leggi fra cui, e ce lo ricordano sempre i consulenti del lavoro, il codice degli appalti, che già prevede quello che noi diciamo, perché dice che negli appalti tu non puoi applicare altro che il contratto collettivo di riferimento del datore che sta dando l'appalto. Quindi, c'è un precedente nella nostra legislatura, noi semplicemente lo applichiamo erga omnes, vi dispiace.