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Grazie, signora Presidente, molte cose non corrispondono al vero a cominciare dai tagli della sanità. Però lasciamo perdere e restiamo sul merito perché il merito di questa seduta non mi sembra essere il PD come alcuni interventi hanno caratterizzato ma essere altro. Sul resto vorrei provare a fare una riflessione. Qui in questa sede, signora Presidente lei lo sa bene, ogni giorno decidiamo del destino degli altri; decidiamo del destino dei nostri concittadini su temi della quotidianità, su temi importanti - la salute, il lavoro, l'ambiente, la giustizia - e assumiamo decisioni che ricadono su tutti. Oggi ad un osservatore superficiale potrebbe sembrare che, invece, questa sia una discussione su noi stessi: sui parlamentari e sulla politica. Invece ritengo che non sia così. Oggi facciamo una discussione e una riflessione che riguarda il nostro popolo, che riguarda i nostri concittadini e riguarda profondamente il legame e il rapporto che c'è tra la politica e i nostri elettori. Qualcuno a sinistra potrebbe dire che noi dobbiamo ricucire con la nostra gente. Io dico più semplicemente che i nostri concittadini ci vogliono più sobri ma sono i concittadini normali, non quelli che passano la giornata ad attaccare su Facebook: sono quelli normali che chiedono alla politica maggior sobrietà e noi di questo ci stiamo occupando oggi. Per la politica non è abbassare la testa: oggi è alzare la testa. Infatti oggi noi siamo chiamati a fare questo: a fare alzare la testa alla politica. La politica è fatica; chi fa la politica sul serio sa che è fatica: lo sanno le nostre famiglie e lo sanno i nostri amici. Sanno che stare qui è faticoso come lo è fare i sindaci, fare gli amministratori: è un impegno a servizio della comunità. Ma a questa fatica non possono corrispondere privilegi, devono corrispondere garanzie. Chi fa politica nel nostro campo - ma non voglio fare distinzioni penso a chi fa politica e sta qui - lo fa perché ha un ideale, ha dei valori, pensa al suo Paese, pensa a come aiutare il suo Paese, a come far crescere il suo Paese. Non siamo qui a difendere privilegi. Questa è retorica? Guardi non è retorica: la retorica magari è quella di altri che tagliano i privilegi agli altri. Noi qui siamo a tagliare i nostri privilegi. Noi oggi tagliamo i nostri privilegi; altri stanno facendo la campagna sui privilegi degli altri ma i loro non li hanno toccati. Lo dico al collega Di Maio - solo questo mi permetto sempre riferendomi a lei - l'abbiamo già dimostrato che lui ha uno stipendio più alto del mio perché con gli scontrini, i rimborsi, le indennità lui ha uno stipendio più alto del mio e io mantengo con orgoglio il mio partito; loro il partito non ce l'hanno, hanno un capo e un blog ed è tutto facile: chi non si adegua al blog viene espulso. Noi abbiamo un partito e siamo orgogliosamente legati al nostro partito perché il partito è democrazia. Ripeto: il partito è democrazia. Non stiamo sminuendo il ruolo del parlamentare; non stiamo intaccando le prerogative dei parlamentari; non è un passo indietro della politica quello che facciamo oggi.
Guardate, chi pensa di difendere il ruolo della politica o dei parlamentari difendendo i vitalizi, vuol dire che non è mai uscito da qui. Non è così fuori! Nessuno si aspetta dal parlamentare la difesa del vitalizio: si aspetta che la politica faccia le cose che deve fare, che la politica sia costruttiva, sia capace di intervenire sui problemi.
Ve lo ricordate l'inizio della legislatura, quando il palazzo era circondato; quando c'era chi pensava di far politica saltando su quei banchi, e chi - lo dico per il nostro campo - non riusciva ad eleggere il Presidente della Repubblica. Quello era il punto dell'incapacità della politica! Noi oggi, quando approviamo le riforme, che si chiamino le unioni civili, il “dopo di noi”, il Jobs Act, la riduzione delle tasse, quello è rendere la politica utile: su quello veniamo misurati! Non è che possiamo pensare di essere misurati perché difendiamo i nostri privilegi.
Presidente, io penso che la passione che ho sentito oggi in alcuni interventi… Mi meraviglio anche del collega Cicchitto, che sembra veramente arroccato su una visione che fuori da qui non ha più nessuno. Ma io penso che le parole che disse, e che scrisse Nilde Iotti, sono parole che condivido tutte; ma Nilde Iotti oggi starebbe qui a votare insieme a noi l'abolizione di un privilegio che non ha più niente a che fare col mondo normale. Quando Nilde Iotti interveniva lì, Presidente, il vitalizio glielo davano i figli, c'era un altro mondo! Oggi quel mondo è cambiato, e noi stiamo adeguando la politica ad un mondo diverso. Peraltro l'adeguiamo anche a quello che accade negli altri Paesi europei, non è che ci inventiamo qualcosa di diverso.
I vitalizi non li abbiamo aboliti oggi: i vitalizi li abbiamo aboliti nel 2011. Non c'era il MoVimento 5 Stelle qui. Li abbiamo aboliti noi, di nostra iniziativa. E lo ripeto, li abbiamo aboliti col Governo Monti, non li abbiamo aboliti col Governo Berlusconi: diciamo che c'è sempre stata tiepidezza in quello spicchio lì del Parlamento, anche quando facevamo le delibere. Perché abbiamo usato questo strumento? Presidente, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il contributo di solidarietà. L'ha dichiarato incostituzionale! Abbiamo dovuto scegliere un'altra strada: abbiamo scelto la strada del ricalcolo. Ma vale solo per i parlamentari, e qui chi si difende, chi difende il suo “no” dicendo: attenzione, che questo varrà anche per gli altri cittadini, usa uno scudo inaccettabile. Ci possono essere tanti motivi per dire di no: ci possono essere motivi legittimi - che non condivido, ma legittimi - per dire di no, ma non usiamo i pensionati. Il vitalizio non è una pensione, è un'altra cosa: ce l'hanno detto nelle audizioni, in I Commissione, quando i costituzionalisti ci hanno detto “potete farlo”; non ci hanno detto “non potete farlo”, ci hanno detto “potete farlo”.
Lo dico poi ai colleghi che sono a sinistra di noi, a mezza sinistra, e che ieri si sono astenuti sull'emendamento di Sisto, che diceva che qui in Parlamento ci possono essere colleghi seduti vicini che hanno stipendi diversi, perché se uno entra qui come operaio deve continuare ad avere lo stipendio di operaio, e se invece diventa docente universitario deve avere lo stipendio da docente universitario. E dopo vi riferite a noi chiedendo uguaglianza, chiedendo sobrietà, chiedendo il ruolo dei deputati! Vi siete astenuti: controllate, forse non ve ne siete accorti.
Come non vi siete accorti, colleghi, che stamattina non Ettore Rosato,…
…ma Rossi è andato in televisione dicendo: non bisogna rivedere solo le pensioni dei parlamentari, ma di tutti quelli che prendono alte pensioni, le pensioni d'oro. Lì sì che si introduce il concetto del ricalcolo, lì sì che si interviene sul ricalcolo dei pensionati! Noi non vogliamo toccare nessuna pensione: vogliamo occuparci dei vitalizi, e solo dei vitalizi, e lo facciamo con uno strumento adeguato.
E poi noi qui dentro, in questa legislatura, noi come partito Democratico, come maggioranza di Governo, abbiamo fatto interventi sulla legge cosiddetta Fornero tutti nell'altra direzione, perché sono temi diversi.
Abbiamo fatto otto salvaguardie, per 170 mila persone, per impedire che restino senza pensione per tanti anni. Abbiamo tolto le penalizzazioni, abbiamo fatto le misure che riguardano coloro che hanno familiari disabili, così come per i lavori usuranti. Abbiamo fatto l'Ape sociale, lo ricordava Damiano prima. E consentitemi di dire anche una cosa: nel mio gruppo ci sono stati dei colleghi che hanno espresso il loro dissenso; ma i colleghi che hanno espresso il dissenso del mio gruppo sono colleghi che hanno a cuore una visione loro, ma non sono colleghi che si preoccupano del loro vitalizio: sono colleghi che hanno una preoccupazione di carattere generale. Io non la condivido: io dico che se ci sarà qualcuno che qui dentro vorrà ricalcolare le pensioni di chi oggi la sta già percependo, troverà il muro da parte del PD . Non sarà questa legge che autorizza o non autorizza qualcuno a venire qui dentro a cambiare le pensioni: perché se un Governo si siede lì e decide di venire a cambiare le pensioni, può farlo a prescindere.
E quindi, Presidente, io penso che oggi noi abbiamo fatto una cosa… Noi abbiamo fatto una cosa importante oggi.
No, non c'è problema. Lo fanno da quattro anni, ma da ieri pomeriggio sull'argomento . Quindi penso che non è per noi è un problema.
Presidente, concludo perché il mio tempo si è esaurito, dicendo che noi non abbiamo corso dietro all'antipolitica: anzi, abbiamo fatto la scelta di tirare su la testa, dicevo prima, di dimostrare come la politica sa fare le cose che vuole; e sa mettersi in sintonia con il Paese, che ci chiede sobrietà, ci chiede capacità di intervento e ci chiede capacità di dimostrare che noi siamo i primi a fare i sacrifici. E noi stiamo facendo questo perché questa legge è una legge giusta: ci battiamo oggi per approvarla qui, e ci batteremo in Senato per approvarla in via definitiva.