Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 30 Marzo, 2017
Nome: 
David Ermini

 A.C. 2188-A

 Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi e colleghe, il rapporto fra magistratura e politica è un rapporto che deve essere sempre costruttivo, perché è sulla divisione dei poteri che si basa il nostro sistema democratico. Questo è un provvedimento atteso e che oggi ci fa scrivere delle norme molto importanti. La domanda che ci viene posta è: ma i magistrati hanno diritto di candidarsi? Di partecipare alla vita istituzionale nel senso politico? Hanno diritto, in modo più ampio, ad esprimersi pubblicamente sulle loro idee politiche? A manifestare i loro pensieri in relazione, non soltanto all'ideologia, ma anche all'attività istituzionale di partito? Questo è un tema grande, un tema importante, perché la manifestazione del pensiero politico non si esprime solo attraverso la candidatura, ma attraverso anche quelle che sono le proprie idee, che vengono espresse sui social, che vengono espresse attraverso le interviste, che vengono espresse spesso anche attraverso la vita associativa. E allora bisogna sempre andare molto cauti quando si parla di questi temi.

Se la garanzia per i cittadini è quella di avere non solo il diritto di essere giudicati da un giudice imparziale, ma anche quella di avere soltanto la percezione di essere giudicati da un giudice imparziale, allora, come dicevo, ci dobbiamo chiedere se chi ha formato e sostenuto i comitati referendari, per esempio, sia per il “sì”, che per il “no”, o chi ha scritto giudizi pesanti su esponenti politici sui social network, oppure se ha rilasciato interviste contro o a favore del Governo o addirittura contro o a favore del Presidente del Consiglio, chi attacca una parte politica, ebbene, queste persone non si candidano, ma possiamo sapere se loro fanno avere al cittadino la percezione di essere giudicati da giudici, da magistrati imparziali?E allora noi dobbiamo accettare, perché è bene che i giudici, quelli che intendono affrontare le elezioni politiche, ci mettano la faccia, perché è giusto che la trasparenza, la chiarezza nei confronti dei cittadini sia sempre la prima cosa. E allora questa legge mette dei paletti precisi: non può candidarsi nella circoscrizione elettorale un magistrato che ha svolto la funzione in quel luogo nei cinque anni precedenti, dovrà essere in aspettativa per almeno sei mesi e non può candidarsi se ha cessato la sua attività anche per il raggiungimento dell'età della pensione da almeno due anni. E la norma, guardate, vale non solo per i parlamentari italiani, ma vale per i parlamentari europei, vale per gli assessori regionali, vale per i presidenti di regione, vale per i sindaci, vale per i consiglieri, vale per gli assessori, per i sindaci metropolitani.

Questo mi serve anche per dire che tutti oggi, molti, si sono dichiarati innamorati della legge che era venuta dal Senato e nessuno ha sollevato il dubbio che quella legge, che ci è arrivata dal Senato, potesse essere monca. Poteva essere monca perché non prevedeva le incompatibilità per tutta una serie di magistrati che ricoprivano incarichi di governo a livello territoriale e, soprattutto, perché non aveva affrontato un tema importante, che noi abbiamo affrontato: tutti i magistrati che sono all'interno dei Ministeri, che sono in diretta collaborazione con i ministri, fanno più o meno politica dei magistrati che siedono in Parlamento? Oppure hanno un modo di fare politica su un settore completamente diverso, ma comunque incidono sulla vita politica e istituzionale di questo Paese?

Quello non era considerato, nessuno si è posto il dubbio, nessuno si è posto una domanda, avete messo gli occhi solo sul numero degli anni, come se l'imparzialità e la terzietà di un giudice la potessimo quantificare su quanti anni di purgatorio gli facciamo fare. Avete fatto - e lo dico a chi si è espresso contro questa legge - una battaglia demagogica, una battaglia che serve, forse, a fargli avere qualche preferenza, ma che non serve certamente a migliorare il livello istituzionale di questo Paese. Perché è troppo facile dire: l'altra volta è stata approvata all'unanimità. E che c'entra se è stata approvata all'unanimità? Se mancavano dei settori è stato giusto che questo ramo del Parlamento, in qualche modo, intervenisse.

Quando si stabilisce il rientro in magistratura, noi abbiamo posto delle norme per i magistrati che rientrano, abbiamo specificato che deve rientrare il magistrato in un distretto di Corte d'appello diverso da quello dove è stato eletto, per tre anni non può ricoprire incarichi direttivi, per tre anni svolge esclusivamente funzioni giudicanti collegiali, di fatto non fa indagini, non fa indagini! E vorrei, suo tramite, Presidente, spiegare ancora una volta perché mi sono spiegato male prima - si vede, io non riesco, non sono un professore -, ma vorrei spiegare all'onorevole Bonafede che un giudice può essere magistrato di Cassazione anche se non si siede sulla poltrona in Piazza Cavour. Perché un magistrato di Cassazione può fare anche il giudice monocratico, può fare il presidente di tribunale, il presidente di Corte d'appello. Ecco perché la legge che era venuta fuori dal Senato andava cambiata, perché quella, sì, creava delle disparità, perché creava una facilitazione soltanto per i magistrati di Cassazione che erano seduti in Cassazione, mentre i magistrati di Cassazione che svolgevano altre funzioni non avevano la stessa potenzialità. Ecco perché andava adeguata quella norma. E non è, come ho spiegato prima, ma si vede - ripeto, io non mi so spiegare - che comunque quel passaggio avviene attraverso una doppia valutazione, da parte di una commissione tecnica e poi attraverso un concorso con la domanda che si presenta al Consiglio superiore della magistratura.

Quindi i paletti, anche per il rientro, ci sono, ma non possiamo valutare soltanto il purgatorio, il periodo degli anni di purgatorio, per avere un giudice terzo. Il giudice terzo è terzo se lo è dentro. Il giudice è terzo e imparziale se, come fanno la stragrande maggioranza dei giudici, sa essere imparziale indipendentemente da chi gli si pone davanti. Cosa vuol dire tre anni o due anni? Serve solo per fare delle polemiche sterili e totalmente inutili.

Ma come ho detto, siamo andati a coprire delle lacune delle norme che venivano dal Senato, perché abbiamo toccato tutti i rami della magistratura. Non possiamo calcolare soltanto i nove parlamentari che sono oggi magistrati, che sono seduti due alla Camera e sette al Senato. Stiamo parlando di pochissimi casi. Stranamente questa legge non è stata fatta quando qui era pieno di magistrati e governava il centrodestra; chissà come mai nessuno l'ha fatta mai questa legge? Però qualche domanda e qualche risposta magari ogni tanato bisognerebbe darsela, perché forse sarebbe anche più chiaro più nei confronti dei cittadini e anche per quanto riguarda la nostra storia.

Quindi noi vogliamo rivendicare questa legge, la vogliamo rivendicare come legge completa che non guarda in faccia nessuno; infatti non esclude nulla, non esclude nessuno, tocca tutti, cosa che invece sembra che a qualcuno, magari, non interessasse. Ci sono che state mosse critiche, ma pensiamo davvero, come dicevo, che sia solo il termine, l'anno di purgatorio, che possa stabilire la nostra terzietà? Si è parlato del caso Minzolini. Guardate: con questa legge il caso Minzolini non c'entra veramente nulla, perché il giudice che era nel collegio che ha giudicato Minzolini erano già otto anni che era uscito dagli incarichi politici; per cui qualsiasi norma, anche quella del Senato, non avrebbe toccato minimamente quel caso.

Noi vogliamo un rapporto franco con la magistratura, vogliamo un rapporto anche critico, anche di discussione, ma un rapporto costruttivo, collaborativo, perché noi sappiamo che la divisione dei poteri è importante, ma soprattutto noi vogliamo un rapporto trasparente. Preferiamo i magistrati che fanno politica mettendoci la faccia, rispetto a quelli che magari scrivono le proposte di legge o mandano sotto banco le veline a qualche gruppo parlamentare per presentare gli emendamenti. Noi vogliamo che i magistrati siano cittadini come tutti gli altri, stiano nelle regole che noi oggi abbiamo in qualche modo stabilito con questa legge, e siamo sicuri di poter affrontare tranquillamente il diritto costituzionale, sia di quei magistrati, sia dei cittadini che devono avere la certezza di essere giudicati da magistrati imparziali. Andiamo avanti, andiamo avanti con trasparenza, lealtà, competenza, merito, umiltà, caparbietà; queste sono le nostre parole d'ordine, ed è per questo che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).