A.C. 1324 e abbinata
Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, discutiamo questa mattina di un tema fondamentale e importante per il nostro Paese, che riguarda il rapporto intrinseco tra l'uomo e la natura, che ha plasmato l'identità stessa del nostro Paese. In questo contesto è importante porre particolare attenzione alle eccellenze alimentari che fanno parte del nostro patrimonio culturale e gastronomico, unico al mondo. Si tratta di un patrimonio che, solo poche settimane fa, l'Europa ha riconosciuto all'interno del nuovo testo unico sulle produzioni di qualità DOP e IGP, delle quali noi italiani siamo i maggiori interpreti.
In questo dibattito è, quindi, fondamentale sottolineare come il nostro Paese debba sostenere e promuovere ulteriormente, e diversamente da come sta facendo il nostro Governo, il settore agricolo di qualità e certificato, anche perché leggendo la manovra finanziaria non sembra una priorità per questo Governo.
È, quindi, più che comprensibile la preoccupazione rispetto ai nuovi prodotti alimentari, sia sotto il profilo della salute, sia sotto quello della difesa della produzione interna, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale…
Dobbiamo, tuttavia, evitare facili semplificazioni, la ricerca del capro espiatorio, gli schieramenti aprioristici, le trovate propagandistiche. Quest'oggi, siamo a discutere di un provvedimento che, qualora l'Autorità europea sulla sicurezza alimentare, che ancora non si è pronunciata, dovesse dichiarare la sicurezza sulla carne coltivata e autorizzarne l'immissione in commercio, pone il tema a tutti gli Stati membri della possibile entrata nel mercato europeo e del conseguente possibile acquisto. In termini di costituzionalità, vi sono pertanto almeno due importanti punti da sottolineare: il primo, è che vi è un'evidente incompatibilità costituzionale in relazione all'articolo 117, comma 1, riguardo alla violazione del diritto dell'Unione europea, poiché il provvedimento in esame, vietando l'importazione e l'esportazione di un prodotto in Italia, qualora ne sia consentita la commercializzazione, si pone in netto contrasto con il principio di libera circolazione delle merci, pilastro fondamentale su cui si regge l'Unione europea stessa. La direttiva (UE) 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio, recepita dal decreto legislativo n. 22 del 2017, ha istituito la procedura TRIS, che consente alla Commissione e agli Stati membri di esaminare le regolamentazioni tecniche che intendono introdurre per garantirne la compatibilità. È un'ottima opportunità per svolgere un confronto tra Stati e valutare collettivamente gli aspetti controversi legati a questi nuovi prodotti.
Purtroppo, il Governo italiano ha ritenuto di non utilizzare questa possibilità, ritirando la procedura e privandosi di uno strumento che avrebbe potuto aiutare a intervenire in tempo per evitare di approvare una norma in contrasto con il diritto dell'UE e generatrice di un'eventuale procedura di infrazione per l'Italia. In coerenza con il principio di precauzione che regola l'istruttoria, a monte delle decisioni comunitarie, è previsto che, in caso di dubbi, uno Stato possa procedere convocando un tavolo di esperti, con il compito di valutare se a tutela della salute fossero necessarie e ammissibili o meno talune restrizioni sul prodotto. Non ci risulta che questa opzione sia stata percorsa.
Il secondo profilo su cui va posta l'attenzione, in relazione alla compatibilità rispetto al dettato costituzionale, riguarda il grande tema della ricerca. Stiamo parlando di un argomento che, ancora, non ha concluso la sua fase di studio e di approfondimento e a privare la ricerca scientifica italiana di tale possibilità è innanzitutto la compressione di un principio tutelato dall'articolo 9 della nostra Costituzione, per non parlare del danno materiale generato a carico delle nostre aziende del comparto alimentare e delle biotecnologie, delle nostre università, dei centri di ricerca e delle startup che vedono sfumare la possibilità e vedono, altresì, allargarsi il gap nei confronti della ricerca svolta all'estero.
Siamo, quindi, in presenza di un atteggiamento irresponsabile del Governo, volto a piazzare per l'ennesima volta una bandierina tramite un provvedimento inconsistente, che si basa su un presupposto infondato. Perché, cari colleghi, i casi sono pochi. Prendiamo l'ipotesi che l'EFSA ammetta domani il commercio di cane coltivata: è evidente che questo atto si porrà in contrasto con l'ordinamento comunitario, mentre se l'EFSA non dovesse ammetterne l'immissione in commercio questo atto sarebbe semplicemente superfluo.
Infine, non voglio nascondere le riserve sul cibo sintetico che tanti hanno, perché siamo sostenitori delle nostre eccellenze agroalimentari, ma riconosciamo, tuttavia, l'importanza di non ostacolare la ricerca scientifica nel suo percorso di esplorazione e innovazione in questo settore. La continua evoluzione della scienza richiede una valutazione equilibrata e non preconcetta delle nuove iniziative.
Per questi motivi, il nostro voto sarà a favore della pregiudiziale presentata dai colleghi Magi e Della Vedova, per ragioni di metodo, dato che le posizioni del Governo e della maggioranza in favore di questo provvedimento sono principalmente utilizzate per alimentare l'eroica narrazione che vede contrapporre la buona Italia alla perfida Europa, senza tenere affatto in considerazione che non vi è ancora una posizione europea in merito alla produzione e alla commercializzazione della carne coltivata e, qualora vi fosse, il diritto UE è prioritario sul diritto nazionale, cosa che questa norma pare ovviamente ignorare.
Per questa ragione. noi voteremo a favore della pregiudiziale di costituzionalità.