A.C. 2026-A
Grazie, Presidente. Grazie al rappresentante del Governo, al relatore che è appena intervenuto e a tutti i parlamentari e le parlamentari che stanno partecipando a questa nostra discussione generale. È un momento molto importante. Io penso che sia fondamentale sottolineare gli obiettivi di questa norma, perché sono stati oggetto di un intenso confronto parlamentare che mira ad affrontare una questione importante per il futuro del Paese. Tanti di questi obiettivi - almeno di quelli dichiarati - li abbiamo condivisi e hanno visto il pieno sostegno del gruppo del Partito Democratico e anche dei gruppi di opposizione che, in maniera molto costruttiva, hanno cercato di partecipare a un percorso che noi speriamo possa vedere il culmine nel confronto parlamentare che si avvia con questa discussione generale. Noi ci riconosciamo nell'importanza di colmare il vuoto normativo nazionale in materia di attività spaziali, anche tenendo conto che, su scala europea, sono state già varate 11 legislazioni nazionali in materia, per promuovere la crescita dell'industria spaziale italiana e l'innovazione tecnologica, oltre che per rafforzare la cooperazione internazionale.
Questo disegno di legge stabilisce un quadro normativo per le attività spaziali private, introducendo un regime autorizzativo che richiede agli operatori di ottenere permessi specifici per condurre operazioni nello spazio, col fine di stimolare gli investimenti nel settore spaziale, favorendo la partecipazione delle piccole e medie imprese e delle start-up innovative attraverso deroghe al codice dei contratti pubblici. Viene altresì introdotto un sistema di responsabilità civile per i danni causati da oggetti spaziali, con obblighi assicurativi per gli operatori privati, garantendo così una copertura finanziaria adeguata. Il disegno di legge, inoltre, allinea l'ordinamento nazionale agli obblighi internazionali, come quelli derivanti dal Trattato sullo Spazio (OST). Viene inoltre istituito un fondo per l'economia dello spazio per sostenere progetti innovativi e migliorare le capacità produttive del settore spaziale italiano. Qui siamo su punti che sono assolutamente importanti.
Nell'azione emendativa che noi abbiamo presentato, tre emendamenti frutto della proposta del Partito Democratico sono stati approvati attraverso alcune riformulazioni (poi entrerò nel dettaglio); però, tanti dei nostri emendamenti non sono stati accolti, tanto che abbiamo dovuto ripresentare in queste ore 40 emendamenti a questo testo. Questo perché noi chiedevamo un maggiore coinvolgimento dell'Istituto nazionale di astrofisica; di impedire che fosse incoraggiato l'ottenimento di certificazioni per le attività spaziali in altri Stati, a danno della space economy italiana; di istituire una commissione di esperti per rispondere alla inevitabile complessità tecnica che la materia oggetto del provvedimento in esame impone, cercando di risolvere la problematica relativa alle questioni tecniche che si porranno in fase di attuazione del disegno di legge a seguito della sua approvazione; prevedere il coinvolgimento delle regioni in tale contesto normativo; assicurare il coinvolgimento dell'ENAC, in coordinamento con l'Aeronautica militare, nella definizione della disciplina autorizzatoria; prevedere che i compiti che il disegno di legge attribuisce all'Agenzia spaziale italiana vengano assegnati anche all'ENAC, al fine di prevenire qualsiasi sovrapposizione tra controllanti e controllati; destinare una quota del fondo alle start-up e alle PMI, per sostenere gli investimenti effettuati e raggiungere i requisiti soggettivi per operare; stimolare il Governo a intraprendere la giusta direzione di marcia nel rafforzare l'economia nello spazio italiano in una cornice europea; diminuire il massimale assicurativo troppo elevato, relativamente all'attività di ricerca, che rischia di comprimere lo sviluppo del settore, in considerazione degli elevati costi cui saranno gravati gli operatori; specificare che le procedure di partenariato pubblico-privato, previste all'articolo 23, abbiano come interlocutori principali soggetti nazionali o appartenenti all'Unione europea; incalzare il Governo per scrivere norme chiare (ancor più nello scenario geopolitico che stiamo vivendo e che è ben diverso dallo scenario geopolitico in cui erano state scritte queste norme, quando si è avviato l'iter di questo procedimento legislativo); mettere in sicurezza l'autonomia e la sovranità digitale del nostro Paese, prevedendo la priorità alle imprese e alle strategie nazionali ed europee e, solo in caso di comprovata impossibilità, con il coinvolgimento di Paesi appartenenti alla NATO e sempre con la partecipazione di soggetti pubblici e istituzionali.
Ecco, vedete, a questi emendamenti si aggiunge anche la richiesta di inserire, nel procedimento di rilascio delle autorizzazioni, il principio del contraddittorio con l'operatore. Inoltre, vi sono le altre segnalazioni che sono arrivate dai 39 soggetti che abbiamo audito.
Tali soggetti ci hanno segnalato come questa norma può essere migliorata per raggiungere quelli che sono gli obiettivi politici dichiarati della Presidente del Consiglio Meloni, che sono gli obiettivi politici dichiarati del Ministro Urso, che sono gli obiettivi politici dichiarati del Parlamento, che non ha fatto una discussione ideologica, ha fatto una discussione ideale su quella che è la direzione che vogliamo dare al nostro agire. Ecco, purtroppo, di tutte queste nostre proposte, noi abbiamo ottenuto una modifica all'articolo 1, per un emendamento a prima firma Peluffo, che ha rafforzato il monitoraggio dei detriti e dei rifiuti spaziali - anche un tema molto importante, bisogna utilizzare tutte le tecnologie possibili in questa direzione - e la riformulazione di nostri due emendamenti all'articolo 25. Ecco, questi due emendamenti all'articolo 25 li voglio descrivere per ciò che sono, perché abbiamo letto tante ricostruzioni, però noi pensiamo che siano due principi inderogabili, due principi indispensabili, che sia stata una scelta sacrosanta del Parlamento di metterli in chiaro nel momento in cui si scrive l'articolo 25. Perché l'articolo 25 che cosa introduce? Introduce un concetto molto delicato, molto importante: quello di una riserva di capacità di connessione satellitare per il nostro Paese. Tutti sappiamo che, in caso di calamità naturale, di attacco hacker - in queste ore, stiamo vedendo su Netflix la serie “Zero Day” con Robert De Niro; ci fa capire cosa può succedere a un Paese che riceve un attacco hacker: ha le stesse conseguenze di un attacco bellico in questo momento -, o di conflitto bellico tradizionale, vediamo la vicenda tragica che si sta portando avanti dalla aggressione di Putin da oltre tre anni in Ucraina, abbiamo una situazione in cui la normale capacità di connessione potrebbe andare in crisi o non essere più possibile, allora l'opzione satellitare è effettivamente un'opzione alternativa, che consente, diciamo, di poter supplire a quella mancanza. E avviare un percorso di studi da parte del Governo su come potersi attrezzare al meglio anche in questa direzione è un principio, è un criterio che noi abbiamo riconosciuto nel confronto politico, perché è un elemento di un complesso di iniziative che possono avere un senso, che un Governo, come il nostro, di un grande Paese, come il nostro, deve porsi. Però con quale obiettivo? Quello che noi abbiamo chiesto è di mettere dei paletti, dei paletti chiari. I concetti inseriti all'articolo 25 sono un richiamo al fatto che tutto questo deve avvenire tenendo conto della sicurezza nazionale, della sicurezza di questi dati. Stiamo parlando di situazioni di crisi, di emergenza, in cui dati sensibilissimi potrebbero passare per quelle connessioni satellitari e sono dati che devono essere protetti e garantiti con tutti i massimi i crismi della sicurezza nazionale e, poi, con una questione fondamentale, quella del ritorno industriale per il sistema Paese.
Noi siamo un grande Paese, quando investiamo miliardi di euro di fondi pubblici, lo facciamo con l'obiettivo di far crescere la nostra economia, ma non solo di farla crescere a parole, nei convegni e nelle dichiarazioni, di farla crescere, concretamente, con le commesse, con la possibilità di costruire ciò su cui investiamo, di contribuire a costruire. Purtroppo, però, altri nostri emendamenti non sono stati approvati e noi li abbiamo ripresentati. Perché quando si mettono sullo stesso piano le tecnologie italiane, europee e di soggetti appartenenti ai Paesi NATO, non si può non tenere conto del ritardo oggi esistente, del ritardo che ha la strategia satellitare europea rispetto a quella che è, per esempio, l'azione che è stata portata avanti da altri soggetti privati. Da questo punto di vista, mettere tutto sullo stesso piano significa generare un piano inclinato che rischia di dirottare, inevitabilmente, quelle risorse in una direzione che non è quella, invece, di investire per rafforzare di più quello che è il nostro impegno.
Ecco, io vorrei avere l'orgoglio nazionale di un Ministro del made in Italy, di un Governo nazionale che si pone il tema del made in Italy anche all'interno dei componenti e delle componentistiche che servono all'Europa per rafforzare quella che è la strategia satellitare comunitaria. È lì che dovremmo indirizzare la nostra azione. Cosa non stiamo facendo per perdere questo treno? E, invece, rischiamo di metterci di lato, di mettere tutto sullo stesso piano, ma, di fatto, rivolgerci poi a servizi che vengono conferiti chiavi in mano, senza garantire quel ritorno industriale che è fondamentale e che è un concetto che esiste già, chiaramente, in tutte le scelte che si fanno nel campo della difesa. E non è meno importante la scelta della postura internazionale che vogliamo avere sul tema satellitare rispetto a quello delle altre questioni a difesa, perché la sicurezza del nostro futuro passa dalla sicurezza delle nostre connessioni, dei nostri dati e della nostra capacità di comunicazione che è sempre più indispensabile.
E, quindi, questo paletto che non vuol dire, dire “no”, significa dire: Italia, Europa in caso di comprovata impossibilità a soggetti appartenenti alla NATO, significa, semplicemente, inserire una giusta direzione, che metta come primo punto l'interesse nazionale. Ecco, non solo questo, abbiamo chiesto il coinvolgimento dei soggetti istituzionali, abbiamo chiesto che sull'articolo 25, che configura questo spazio, venissero chiariti quei dubbi che sono legittimi, che sono stati posti, anche con grande intensità, da inchieste giornalistiche, da confronti politici su quello che è l'obiettivo vero di questo decreto. E a queste domande si può rispondere molto chiaramente, indicando nelle norme le stesse cose che la Presidente Meloni, le stesse cose che il Ministro Urso dicono nelle interviste o dicono nelle dichiarazioni. Noi questo chiediamo: di avvicinare alla realtà delle dichiarazioni quello che è il testo normativo per evitare che, invece, possa andare in una direzione che è, assolutamente, opposta a quello che è l'obiettivo dichiarato. La cosa, a nostro avviso, gravissima è che qualcuno possa definire questa battaglia parlamentare - che stiamo conducendo alla luce del sole, occhi negli occhi, confrontandoci in Commissione, confrontandoci in Aula, presentando emendamenti, facendo quel lavoro che deve fare il Parlamento -, come una crociata contro qualcuno, come una crociata anti Musk; non c'è niente contro Musk nei nostri emendamenti, c'è la richiesta a questo Governo di difendere l'interesse nazionale. Questo è il punto politico di questa discussione. E nella nostra richiesta di difendere l'interesse nazionale, c'è la stessa valutazione che abbiamo portato in Commissione alcuni mesi fa, quando abbiamo posto il tema che era impossibile e, infatti, non si è fatto e non si farà: andare a modificare il Piano Italia a 1 Giga, i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per affidarci a connessioni satellitari che non rispettano gli standard minimi previsti dal bando originario. Ecco, non si poteva cambiare in corsa un bando così importante, solo per dare un miliardo e mezzo di euro a una singola società straniera. E, con la stessa determinazione, abbiamo presentato questi emendamenti nell'interesse nazionale, non chiudendo la porta alla possibilità di partnership strategici con soggetti che, eventualmente, sono più avanti di noi e con i quali si può interloquire. Ma quello che noi chiediamo è che tutte le interlocuzioni avvengano con la schiena dritta, con la partecipazione dei soggetti pubblici che sono chiamati e con l'attenzione e l'ambizione di fare sì che il nostro obiettivo sia fare crescere quella che è la nostra capacità, che ha delle radici antiche - lo ricordava il relatore -, ma che noi dobbiamo rinnovare con le scelte che compiamo oggi, che compiamo ogni giorno, di essere competitivi, anche in questa nuova dimensione spaziale.
Ora, quello che a noi un po' preoccupa e un po' spaventa - e lo vogliamo dire con grande franchezza - è che qualcuno si sia sentito risentito del fatto che nel Parlamento italiano avvenga questo confronto.
Ecco, da questo punto di vista, noi siamo molto convinti che non ci possa essere niente di male, se non di bene, per il Paese, da questo tipo di confronto e che non ci possiamo fermare qui.
Ecco, non possiamo darla vinta a chi pensa con una singola comunicazione social di fermare l'interlocuzione parlamentare delle forze di opposizione e di maggioranza su un tema così importante, perché quello che noi chiediamo alla Presidente del Consiglio non è solo di dimostrare nei fatti quello che ha sempre rivendicato a parole, di non essere ricattabile, ma anche di dimostrare di non essere comandabile e comandabile con un post sui social. E l'occasione per riuscire a dare una risposta a questa domanda è offerta dagli emendamenti che abbiamo ripresentato. Se sarà necessario andare verso riformulazioni dei relatori o riformulazione della maggioranza o dell'opposizione, annunciamo, fin da adesso, la nostra disponibilità. Il nostro obiettivo non è che la notizia sia che sono passati degli emendamenti del PD, il nostro obiettivo è che passino quegli emendamenti che servono a chiarire l'obiettivo di questo provvedimento e a chiarirlo a livello nazionale e a livello internazionale. Il punto è molto semplice: noi non stiamo facendo niente contro nessuno. Qui mica stiamo proponendo emendamenti per chiedere di introdurre dei dazi a chi, liberamente, nel mercato sceglie - anche oggi, in Italia, lo può fare - di ottenere connessioni satellitari attraverso Starlink. La questione è un'altra: noi chiediamo di mettere dei vincoli e delle garanzie sull'utilizzo dei soldi pubblici italiani, che devono andare nella direzione di rafforzare l'Italia e l'Europa.
Quindi, non si può ignorare quello che è stato il percorso seguito anche e soprattutto dal Senato, segnato da un'agenda caotica, con emendamenti presentati in extremis, privando il Parlamento della possibilità di un'analisi approfondita e di un confronto serio e costruttivo. Questa gestione poco trasparente non è solo una mancanza di rispetto per le istituzioni, ma mina anche la credibilità, come in tante altre occasioni, del legislatore e del Parlamento. Il Governo ha accumulato ritardi su ritardi, ha lasciato scadere i tempi previsti senza adottare i decreti attuativi necessari e ora, di fronte a questa inerzia, si propone un nuovo rinvio, procrastinando di altri due anni l'attuazione di misure che avrebbero dovuto essere già operative. Questa tendenza al rinvio continuo non solo è un sintomo di inefficienza ma contribuisce a una generale incertezza che pesa sugli investitori e sull'economia. Poi, come ha detto il collega prima di me, il sospetto, in realtà, è che la necessità di tempi più lunghi sia dovuta anche all'esigenza di vedere come vanno a finire alcune dinamiche nei nostri mercati societari e finanziari.
Entrando nel merito del provvedimento, emergono alcune scelte preoccupanti che sono la modifica delle norme sull'incompatibilità nelle cariche amministrative, che apre la strada a possibili conflitti di interesse e minaccia la trasparenza della governance societaria. Abolire o attenuare questi vincoli significa creare spazi di manovra che potrebbero essere sfruttati per pratiche poco limpide, danneggiando la concorrenza e il corretto funzionamento del mercato. Altrettanto allarmante è la delega per la revisione del sistema sanzionatorio nel settore finanziario. Si introducono strumenti di conciliazione e di riduzione delle sanzioni che, se non calibrati con attenzione, rischiano di trasformarsi in veri e propri condoni mascherati. La possibilità di concordare le sanzioni e sostituirle con misure alternative potrebbe ridurre l'efficacia della vigilanza e alimentare un senso di impunità per comportamenti scorretti.
Non si possono poi ignorare le implicazioni più ampie di questa strategia dilatoria, perché i numeri parlano chiaro ed è stato anche ricordato prima: negli ultimi mesi si è assistito a un'uscita massiccia di azienda dal listino di Borsa, con una perdita di capitalizzazione significativa. La debolezza del nostro mercato finanziario non è solo una questione tecnica ma ha ripercussioni dirette sull'economia reale, sul credito alle imprese, sulla capacità del Paese di attrarre investimenti, che è quello che tutti dovremmo volere. Eppure, anziché affrontare questi problemi con misure incisive, si procede un po' a tentoni, con provvedimenti che non delineano una strategia chiara e organica.
Nel frattempo, l'economia attraversa una fase difficile: la produzione industriale è in calo da quasi due anni consecutivi, il fatturato del comparto manifatturiero ha subìto una contrazione significativa, la cassa integrazione è in crescita, il potere di acquisto delle famiglie si erode e, di fronte a questi segnali preoccupanti, il Governo non propone una politica economica strutturata ma si limita a interventi parziali, condoni e misure di corto respiro. È necessario, quindi, un cambio di passo e occorre una visione più chiara per il futuro del mercato dei capitali, una strategia che restituisca fiducia agli investitori e agli operatori economici. Occorre garantire un sistema regolatorio trasparente ed efficace che non lasci margini a zone grigie o a operazioni opache, che sono quelle che abbiamo letto un po' nei quotidiani nelle settimane scorse. È fondamentale una politica industriale che sostenga la crescita, l'innovazione, la competitività del nostro sistema produttivo. È fondamentale, Presidente, fare tutto l'esatto contrario di ciò che si è fatto finora.