Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 6 Marzo, 2025
Nome: 
Vinicio Peluffo

A.C. 2026-A

Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi deputati, il disegno di legge sull'economia dello spazio era partito con il piede giusto: un lavoro approfondito, una condivisione dell'importanza del settore, una disponibilità a modificare e integrare il testo nel lavoro in Commissione. La materia, del resto, è diventata delicata perché è il contesto che è profondamente cambiato a livello globale. Da un lato, le autorità governative operano, sempre più di frequente, attraverso forme di collaborazione con attori privati; dall'altro, i privati investono con l'obiettivo finale di condurre attività spaziali, indipendentemente dai Governi.

Il provvedimento stabilisce un quadro normativo per le attività spaziali private, introducendo un regime autorizzativo che richiede agli operatori di ottenere permessi specifici per condurre operazioni nello spazio. Il ruolo della parte pubblica è, quindi, centrale ed esige autorevolezza, indipendenza da interessi di parte e visione di insieme, in un tempo in cui siamo chiamati a scelte che impegnano il nostro Paese, nei prossimi anni, all'interno di scenari internazionali, profondamente mutati. Il Governo e la maggioranza non hanno dimostrato la necessaria autorevolezza, né l'indispensabile indipendenza da soggetti interessati, soprattutto se questi stessi soggetti interessati siano convinti di poter esercitare il proprio peso, la propria influenza e la propria ricchezza per orientare le scelte.

Il percorso della legge era iniziato, lo scorso settembre, con un lungo e approfondito ciclo di audizioni; poi, c'è stata un'accelerazione per far presentare in fretta e furia gli emendamenti agli inizi di gennaio; infine, tutto fermo per più di un mese, in attesa dei pareri del Governo. È evidente che c'era già qualcosa che non andava: uno scontro di attribuzioni sottotraccia tra diversi Ministeri e, ancor più evidente, tante perplessità sul tema della sicurezza e dell'interesse nazionale.

In teoria, era un provvedimento piuttosto semplice nella gestazione, anche nella gestione. Si tratta di colmare un vuoto normativo nazionale in materia di attività spaziali, come hanno fatto, su scala europea, altri 11 Paesi che sono già intervenuti in tal senso. Non si tratta di inventare niente di particolare e niente di diverso rispetto all'intervento legislativo di altri Paesi europei e non si tratta, certo, di dover partire da zero, rispetto ad un settore che ha una tradizione significativa nel nostro Paese. Non è questo provvedimento a far nascere l'economia dello spazio, come ho sentito dire pomposamente, ancora una volta goffamente, da alcuni esponenti della maggioranza. Abbiamo, da tempo, un comparto spaziale nazionale composto da un ecosistema di oltre 200 imprese, nella stragrande parte di piccole e medie dimensioni, dieci distretti tecnologici, un cluster tecnologico nazionale. Nel 2020 l'industria spaziale italiana ha generato entrate di circa 2 miliardi di euro, impiegando oltre 7.000 lavoratori nei principali poli industriali e, per quanto riguarda i brevetti, l'Italia è stata tra i primi dieci Paesi al mondo nel periodo 2016-2020. In termini sistemici, l'Italia è il terzo contributore dell'Agenzia spaziale europea nel 2021. Il contributo italiano è stato di 639 milioni di euro e ha mantenuto un indice positivo della capacità delle aziende italiane di ottenere contratti dall'ESA.

L'Italia, peraltro, è anche il primo finanziatore dei programmi opzionali dell'ESA, contribuendo per 2,5 miliardi.

Il tema, quindi, non era inventarsi un comparto o cercare un operatore dominante cui delegarne lo sviluppo, ma valorizzare un tessuto vivace, fatto soprattutto di piccole e medie imprese, cui offrire un quadro normativo chiaro ed efficace, nella tutela dell'interesse nazionale.

Il gruppo del Partito Democratico si è concentrato esattamente su questo, con le proposte emendative, che abbiamo presentato, e con gli interventi, prima in Commissione e poi in quest'Aula. Una proposta emendativa semplice era tesa a scoraggiare l'ottenimento di certificazioni di attività spaziali in altri Paesi, a danno della spesa economica italiana. Poi, abbiamo proposto di istituire una commissione di esperti, che risponda all'inevitabile complessità tecnica delle questioni che si porranno in fase attuativa, che consentirebbe di definire la disciplina della space economy italiana attraverso l'adozione di criteri scientifici e non discrezionali. Abbiamo proposto il coinvolgimento delle regioni ed è veramente paradossale il diniego da parte di quella stessa maggioranza che, non più tardi di qualche mese fa, si batteva per l'approvazione dell'autonomia differenziata. Abbiamo cercato di stimolare il Governo a rafforzare l'economia dello spazio italiana in una cornice europea, specificando all'articolo 23 che il Fondo nazionale, qui istituito, dovrebbe considerare in termini prioritari le imprese nazionali ed europee. Abbiamo chiesto di destinare una quota del Fondo alle start-up e alle PMI, per sostenere gli interventi effettuati per raggiungere i requisiti soggettivi per operare; di diminuire il massimale assicurativo, troppo elevato, per le realtà imprenditoriali più piccole. Abbiamo incalzato il Governo a prendere atto che, nello scenario geopolitico che stiamo vivendo, sia prioritario mettere in sicurezza l'autonomia e la sovranità digitale del nostro Paese, prevedendo la priorità alle imprese, alle strategie nazionali ed europee e, solo in caso di comprovata impossibilità, attraverso il coinvolgimento di soggetti istituzionali di Paesi appartenenti alla NATO. Qui, Presidente, si è appalesato “il convitato di pietra”: si è vista l'ombra lunga e nera di Elon Musk.

Sull'articolo 25, ha tuonato il suo portavoce in Italia, scagliandosi sulla piattaforma X, di proprietà di Elon Musk, contro le opposizioni e contro il Parlamento intero. Siamo stati accusati di aver proposto e fatto approvare due emendamenti che puntano a garantire la sicurezza nazionale, un adeguato ritorno industriale per il sistema Paese. Noi rivendichiamo di aver condotto un'iniziativa parlamentare non per discriminare qualcuno, ma per tutelare fino in fondo l'interesse alla sicurezza nazionale, per garantire una centralità dell'interesse generale nell'attribuzione di autorizzazioni ai privati che concorrono a gestire un bene comune, come lo spazio. Rivendichiamo che le leggi che garantiscono la sicurezza nazionale, l'interesse pubblico e la libera concorrenza le fa il Parlamento, non il più ricco o il più forte o più furbo, ma il Parlamento liberamente eletto attraverso un processo democratico che rappresenta la sovranità nazionale. Il Parlamento! Anche voi, colleghi della maggioranza, dovreste difenderlo. Abbiamo atteso una parola chiara dei relatori e del Governo o di un qualunque esponente di questa maggioranza; parola chiara che non è arrivata. Volete andare nello spazio e non sapete neanche perché siete qui. Avete perso un'occasione importante per dimostrarvi degni del ruolo che ricoprite in un momento così delicato.

E allora, Presidente, mi permetta di concludere con le parole del Presidente Mattarella che, credo, siano fonte di ispirazione, per tutti noi, anche in questa occasione. Mi riferisco al discorso all'Università di Marsiglia quando, il Presidente Mattarella, ha parlato di nuovi feudatari del terzo millennio, novelli corsari a cui attribuire patenti, che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti di beni comuni rappresentati dal cyberspazio, nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche.

Concludo, Presidente. Il nostro sarà un voto contrario, al provvedimento, e contro chi pensa di ridurre la democrazia ad un ordine impartito via social .