A.C. 338-A e abbinate
Signora Presidente, Sottosegretario Ostellari, colleghe relatrici, colleghe e colleghi presenti, la collega Varchi nella sua relazione ha giustamente ricordato l'iter complesso di questo provvedimento, ha ricordato l'approvazione all'unanimità in questo ramo del Parlamento di un testo che è stato sostanzialmente ribaltato in questa legislatura e anche il fatto che al Senato questo testo si era sostanzialmente arenato, non per volontà politica, ma per oggettiva mancanza di tempo. Ho apprezzato un passaggio della relazione della collega Varchi, che vorrei riprendere, quando ha sottolineato che questo debba e possa costituire un primo perimetro di intervento.
Questo, ovviamente, sottintende che ci sono ancora questioni che non sono state compiutamente definite in questo provvedimento, che, lo ricordo, in qualche modo riprende e amplia quello che era già inserito nel nostro ordinamento nella XVII legislatura per iniziativa dell'allora Ministro della Giustizia Orlando. Ci troviamo su un terreno delicato. Esprimo subito le nostre preoccupazioni, fermo restando il parere favorevole che abbiamo dato in sede di Commissione giustizia. In quella sede però - credo che le relatrici possano darcene atto - abbiamo posto in forma di emendamenti alcune questioni. Ecco perché - e mi rivolgo al Governo, in particolare - nella logica del primo intervento tenere aperte alcune questioni crediamo sia giusto, e, visto che siamo in discussione generale, auspicheremmo anche che alcune di queste possano trovare spazio nel passaggio in Aula.
Noi ripresenteremo alcuni di questi emendamenti. È vero che c'è la necessità di avere tempi rapidi, lo è stato ricordato anche dalla collega Bisa, però ricordo anche, nel contempo, che siamo in prima lettura. Non c'è una conversione in legge con una scadenza, e, se alcune delle questioni, che credo possano essere alla fine condivise da tutti, potessero trovare già una risposta in forma di emendamento in questa prima lettura, credo che sarebbe una cosa utile. Quali sono queste questioni? C'è una questione di fondo che noi sappiamo e conosciamo, cioè il mondo delle professioni non può e non è nella realtà ristretto o restringibile soltanto agli ordini professionali.
Quindi, da questo punto di vista, c'è una questione che, a seconda delle fonti, riguarda da due a tre milioni di partite IVA, che, a nostro giudizio, potrebbero trovare una maggiore tutela all'interno di un provvedimento come questo, nella logica, che ha ricordato anche la collega Varchi, di ridurre, comprimere questo fenomeno, che lei ha definito di proletarizzazione delle professioni.
C'è un tema che riguarda le sanzioni sui professionisti, con l'illecito disciplinare a carico del professionista che accettasse condizioni non rispondente all'equo compenso. Qui non vorremmo che alla fine, come spesso capita nel nostro Paese, a pagare sia il soggetto più debole, magari costretto ad accettare quel contratto o quelle clausole che non rispettino la logica dell'equo compenso. C'è un'altra questione che, a nostro giudizio, aiuterebbe e riguarda l'ampliamento della platea delle imprese, perché la riduzione del livello del fatturato o del numero dei dipendenti potrebbe vedere ampliare il numero delle imprese e, quindi, a sua volta, il numero di prestazioni professionali rientranti in questa normativa. Infatti, se è vero che con il provvedimento si va a incidere nei rapporti in cui è maggiore la disparità tra l'impresa, che chiede la prestazione, e il prestatore, al tempo stesso è evidente che, se riuscissimo a dare una maggiore apertura - lo dico con grande semplicità - un segnale in questa direzione costerebbe poco: un emendamento che portasse, per esempio, da 50 a 40 i dipendenti o una riduzione in termini di fatturato credo che andrebbero nella direzione giusta. Vado alla sintesi del nostro ragionamento. Noi consideriamo il provvedimento un passo in avanti e, quindi, abbiamo espresso nella scorsa legislatura come gruppo - all'epoca “Partito Democratico” - un parere favorevole e lo abbiamo ripetuto in Commissione giustizia. Non lo consideriamo -lo dico con grande franchezza - un punto di arrivo; ma stando alle misure e e ascoltando le riflessioni delle relatrice, in particolare della collega Varchi, credo che la valutazione possa essere condivisa. Quindi, l'invito è a ragionare, da parte del Governo, se non riusciamo a fare ulteriori passi in avanti, già in sede di prima lettura alla Camera. Infatti, nel lavoro in Commissione giustizia, che si è svolto in maniera costruttiva, come detto correttamente dalle relatrici, ad alcune delle nostre osservazioni è stato risposto che non c'era tempo, che l'arrivo in Aula era stato definito dalla capigruppo. Se ha un senso fare le discussioni generali e, poi, il lavoro emendativo, l'invito è quindi ad affrontare questa fase emendativa, da parte del Governo, non sotto la tagliola dei tempi e, quindi, - visto che siamo in prima lettura - con la possibilità di emendare e provare a dare queste risposte. C'è molta attesa, è vero, ed ho anche apprezzato che non si sia fatta una ricerca di bandierine da mettere su questo provvedimento, molto atteso, che riguarda una quota molto elevata di professionisti e di partite IVA, in molti casi, nella necessità di essere tutelati. Il rischio di avere un'eccessiva disparità del potere contrattuale del soggetto che chiede l'erogazione del servizio e di chi invece lo eroga è assolutamente fondamentale.
La questione è molto simile e richiama un tema, che è stato oggetto di un dibattito - e qui abbiamo visto invece posizioni diverse –, quello del salario minimo. L'equo compenso va, però, nella direzione giusta di un intervento dello Stato, di uno Stato regolatore, che interviene per limitare gli eccessi da parte dei soggetti più forti. Quindi, con questo auspicio e con questo spirito, ci attendiamo da parte del Governo e da parte delle relatrici un'attenzione nei confronti dei pochi emendamenti che noi sottoporremo all'Aula, perché l'obiettivo è esattamente quello che noi abbiamo definito costruire insieme, con un processo e un'approvazione condivisa.
Di un provvedimento che riesca a garantire, fino in fondo, milioni di lavoratori e di lavoratrici, quali esse sono, anche se non hanno una forma di lavoro dipendente, ma di lavoro indipendente, è in questo momento di estrema necessità. È stata ricordata la lunga vicenda della pandemia, è durata molti mesi, che ha arrecato problematiche alle professioni. Il provvedimento va nella direzione giusta ed è un passo in avanti. Crediamo si possa fare un ulteriore passo nella direzione giusta anche nella fase emendativa.