A.C. 3703
Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la riforma del processo penale, del processo civile, del processo tributario costituisce una condizione che l'Europa pone all'Italia per l'accesso ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Di fronte a una pandemia che ha devastato persone, imprese e rapporti sociali, mai come oggi, abbiamo il dovere di cogliere questa straordinaria opportunità. Mai come oggi, onorevoli colleghi, non possiamo fallire.
In particolare, la riforma del processo tributario è questione doverosa non solo per la tutela dei diritti delle persone, ma anche strategica per le imprese e per l'economia del nostro Paese, per sostenere la ripresa e favorire gli investimenti, anche provenienti dall'estero. Un Paese che ha vertenze tributarie arretrate come l'Italia non è un luogo appetibile per investire; un Paese dove, per avere giustizia, un contribuente, a volte, deve attendere oltre 10 anni e una sentenza di terzo grado è un Paese che non tutela il diritto e l'equità. Alla fine del 2021 pendevano innanzi alla Corte di cassazione oltre 111 mila procedimenti, 47 mila dei quali avevano ad oggetto contenziosi tributari. Ebbene, in questo contesto, il tasso di riforma dei giudici di legittimità arrivava a raggiungere addirittura il 47 per cento dei ricorsi presentati.
È evidente, colleghi, che un sistema che ha questi numeri e queste percentuali di riforme delle sentenze è un sistema che ha criticità profonde, che devono essere risolte senza indugio, puntando in alto e guardando alla qualità e alla professionalità dei nostri giudici.
In questi anni, ho partecipato a molti convegni sul tema della riforma del processo tributario e a fronte di molte sfumature il senso delle proposte e della direzione da intraprendere è sempre stato univoco, chiara e netto: professionalizzazione della magistratura tributaria, giudice a tempo pieno, rafforzamento dell'indipendenza della giustizia tributaria, istituzione di una sezione speciale nell'ambito della Corte di cassazione e, soprattutto, prevedibilità e resistenza delle decisioni.
Su tali direttrici, il Parlamento ha sviluppato un'assoluta convergenza; il merito del Governo Draghi e della Ministra Cartabia è stato quello di accettare la sfida, di avere coraggio, di avere dimostrato sapienza e rispetto nei confronti del lavoro parlamentare. Così è stato per la riforma del processo civile, così è stato per la riforma del processo penale, così è oggi per la riforma del processo tributario. Un Governo, una Ministra e un Parlamento che hanno altresì avuto il merito di approvare anche la riforma relativa al CSM e di dare finalmente alla luce il codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza.
Senza enfasi e parole eclatanti, affermo a titolo personale e a nome del Partito Democratico che è stato un onore aver contribuito a questi percorsi di riforma che fanno ora dell'Italia, finalmente, un Paese moderno e all'altezza delle sfide che lo attendono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È evidente che tutte le riforme non possono giudicarsi in teoria, ma devono essere vissute nella pratica, verificando in concreto se alle aspettative di riforme e di risultato consegua in effetti quanto atteso dal legislatore. Peraltro, nel caso della presente riforma, le innovazioni normative di principio sono tali che è facile ipotizzare un cambiamento tanto profondo quanto utile e proficuo, sia in termini di qualità di giudizio, sia in termini di durata dei processi.
Per una vera riforma servono, come sempre, anche risorse, uomini e donne che possono dare le gambe e le idee a una giustizia tributaria con la lettera maiuscola. Era il momento di farlo; il PNRR, anche per la giustizia, era un'occasione da non perdere, un'occasione che stiamo cogliendo.
Fatte queste premesse, che ho svolto con entusiasmo, mi corre l'obbligo, però, di esprimere una triste considerazione riguardo alla mancata approvazione della delega di riforma fiscale, che conteneva misure di equità importanti per i contribuenti italiani e che invece rimarranno sulla carta. Certo, con la caduta del Governo, l'avvio della campagna elettorale ha determinato l'esaltazione dei soliti cavalli di battaglia della destra più retriva, come il mantra flat tax per tutti, una misura che arricchisce e conviene soli ai redditi alti, insomma ai ricchi dimenticando che equità fiscale, anche costituzionalmente, significa proporzionalità: dove tutti paghino meno, ma in ragione dei propri redditi. Uno Stato giusta ispira le proprie azioni a questi principi costituzionali. La delega fiscale, come bene ci ha spiegato più volte il nostro collega Gian Mario Fragomeli, non imponeva nuove tasse né sulla casa né su altro, ma affermava con forza e traduceva in norme tali principi. Il resto appartiene alla propaganda elettorale che, come purtroppo spesso accade, semplifica e penalizza le persone più deboli e più fragili.
Entrando ora sinteticamente nel merito della riforma, essa si muove su chiare direttrici e si poggia su risorse, uomini e strutture che attribuiscono ad essa forza e coerenza.
Innanzitutto, viene disciplinato l'ordinamento degli organi speciali di giurisdizione tributaria. In particolare, superando un'originaria impostazione più amministrativa che giurisdizionale, la norma modifica significativamente la denominazione delle commissioni tributarie in corti di giustizia tributaria, stabilendo che la giurisdizione tributaria è esercitata da magistrati a tempo pieno, selezionati mediante procedure concorsuali, non nominati. Professionalità, tempo pieno e concorsi: tre obiettivi fondamentali attesi da anni dai contribuenti e dagli operatori del settore. Si istituiscono misure di premialità nella prestazione di garanzia per la sospensione parziale dell'atto impugnato, prevedendo che tale garanzia sia esclusa per i contribuenti con bollino di affidabilità fiscale.
Anche per esaltare la sua funzione nomofilattica, cioè per garantire l'uniforme interpretazione della legge, viene istituita presso la Corte di cassazione una sezione civile specifica per la trattazione delle sole controversie in materia tributaria. Per accrescere il grado di autonomia, benché la giurisdizione resti incardinata presso il MEF - forse si sarebbe potuto osare di più - viene rafforzato il consiglio di presidenza della giustizia tributaria. Viene introdotta una norma strategica e attrattiva che stabilisce l'abbassamento da 20 a 15 milioni dell'istituto dell'interpello per gli investitori stranieri. Nel processo tributario fa ingresso l'istituto della prova testimoniale e l'amministrazione, checché ne dica il collega di Fratelli d'Italia, dovrà ora necessariamente provare le violazioni contestate; finalmente, nessuna inversione dell'onere della prova!
Di grande rilievo è anche l'introduzione della responsabilità per quei funzionari dell'Agenzia delle entrate che non abbiano valorizzato le situazioni di fatto e di diritto descritte dal contribuente, nel caso in cui si verificasse la fondatezza delle sue ragioni; si tratta di un comportamento che sarà sottoposto ad azione di responsabilità erariale.
Vengono, infine, introdotte misure deflattive e di conciliazione e collaborazione tra il contribuente e l'amministrazione tributaria, attraverso il pagamento di una percentuale delle somme contese: sarà il 20 per cento in caso di successo in primo e secondo grado, il 5 per cento per quanto riguarda i casi di vittoria in tutti e due i gradi di giudizio.
I fondi del PNRR garantiscono uno sforzo di assunzioni straordinario che consente di affermare che non si tratta di una riforma a costo zero, ma di un investimento che garantisce giustizia, equità e tempi rapidi per avere una risposta giudiziale. Avrei bisogno di molto tempo per illustrare tutte le misure innovative e di garanzia introdotte dal testo che andremo ad approvare; mi limito a dire che la riforma rappresenta una sfida e, al tempo stesso, una risposta reale e forte. Avevo iniziato il mio intervento affermando che l'Europa poneva la riforma quale condizione per l'accesso ai fondi del PNRR. In realtà, questa riforma ci viene chiesta innanzitutto dal Paese, dai cittadini e dalle imprese. È a loro che dobbiamo guardare, è a loro che dobbiamo fornire una soluzione che ponga definitivo rimedio ai tempi lunghi di un processo tributario il cui esito, oggi, è tra l'altro assolutamente e inaccettabilmente aleatorio.
Onorevoli colleghi, avevamo bisogno di norme e di risorse che potessero migliorare la vita dei contribuenti. In scienza e coscienza quando voteremo tra poco è tutto questo. Per queste ragioni, il Partito Democratico ha lavorato e sostenuto con forza questa riforma, sia al Senato sia alla Camera, e annuncio il voto favorevole del Partito Democratico.