Discussione generale
Data: 
Lunedì, 23 Settembre, 2024
Nome: 
Arturo Scotto

A.C. 1532-bis-A

Signor Presidente, onorevoli colleghi, come gruppo del Partito Democratico, ma più in generale tutte le opposizioni, a un certo punto del percorso di questo collegato lavoro, abbiamo pensato di dover ingaggiare un investigatore privato per capire che fine avesse fatto questo testo tanto decantato da parte del Governo, collegato al decreto 1° maggio, che era in qualche modo il manifesto politico, legislativo di cosa questo Governo volesse fare sulla materia del lavoro.

Abbiamo pensato di ingaggiare un investigatore privato, perché, quando un collegato a una legge di un anno prima viene depositato in Parlamento l'8 novembre del 2023, quando viene svolto un ciclo di audizioni abbastanza intenso, ma non lunghissimo, e si stabilisce il termine degli emendamenti al 23 marzo del 2024, poi, non si capisce francamente perché la Commissione lavoro abbia ricevuto i pareri sugli emendamenti, a spanne, all'inizio del mese di agosto. Lo dico perché so di toccare anche le corde sensibili di molti colleghi del centrodestra, a partire dalla relatrice, che ringrazio per il lavoro complesso che ha dovuto fare.

Lo dico così, signor Presidente, e per suo tramite al Sottosegretario Durigon, presente qui, in Aula: noi non siamo più disponibili a lavorare in queste condizioni soltanto perché tra il Ministero del Lavoro, il Ministero dell'Economia e delle finanze e i relativi uffici non c'è nessun canale di comunicazione aperto. Abbiamo assistito a una gestione quantomeno approssimativa, se non addirittura dilettantesca, da parte della Ministra Calderone, che ha ignorato sistematicamente tutti i tentativi, da parte dell'opposizione, di contribuire al miglioramento di questo testo.

Ne è uscito un testo voluminoso dal punto di vista degli articoli, ma striminzito dal punto di vista dei contenuti, semplicemente un ulteriore contributo alla deregulation del mercato del lavoro, con iniziative non soltanto discutibili, ma persino pericolose. Signor Presidente, se andiamo a vedere i dati, soprattutto quelli che riguardano i giovani di questo Paese, che dovrebbero essere il punto principale sul quale dovrebbe concentrarsi il lavoro di ciascuna e di ciascuno di noi, un assillo, un tormento, noi guardiamo una fuga, un esodo silenzioso: 100.000 ragazze e ragazzi, tra il 2022 e il 2023, che se ne sono andati via. A questi ragazzi, nel corso degli ultimi anni, che cosa è stato garantito? Un po'di lavoro nero, molto lavoro precario, salari da fame.

I dati - sono dati dell'Istat, non sono dati del Partito Democratico - ci dicono che, tra gli under 35, il 54,2 per cento ha svolto, almeno una volta nella vita, un lavoro a nero; il 61,5 per cento ha accettato un lavoro sottopagato, e - sono i dati del 2023 - mentre cresce l'occupazione negli under 55, tra i 24 e i 35 anni è un meno 0,6 per cento, tra i 15 e i 24 anni è un meno 0,5 per cento. Ma aggiungo: di questi under 35, il 43 per cento guadagna meno di mille euro al mese. Il tasso di occupazione giovanile generale ci parla del 34,7 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 35 anni occupati, mentre nel resto dell'Unione europea è il 50 per cento.

L'80 per cento degli under 30 - e chiudo con i numeri - ha un contratto somministrato, stagionale o intermittente. Sottosegretario Durigon, se questi dati sono veri - e immagino di sì, visto che li danno organismi ufficiali dello Stato -, voi tutto avreste dovuto fare, tranne che liberalizzare ulteriormente il lavoro in somministrazione; tutto avreste dovuto fare, tranne, durante il percorso della Commissione, allargare ulteriormente le maglie della stagionalità; tutto avreste dovuto fare, eccetto superare quella legge, che era una conquista di civiltà, che vietava le dimissioni in bianco; tutto avreste dovuto fare, tranne che intervenire attraverso un sistema di deregolamentazione del mercato del lavoro ancora più forte rispetto a quel cosiddetto decreto Primo Maggio su cui avete costruito una propaganda molto forte e che però, in realtà, degli interessi dei lavoratori si occupava veramente poco.

Perché sfido, signor Presidente, tutti i colleghi che sono seduti qui e anche il Governo ad andare a fare una visita fuori a un call center, andare a parlare con i giovani rider, andare a parlare con gli operai di una fabbrica, andare in un bar, andare in un negozio e chiedere se la misura che liberalizza integralmente i contratti a termine, eliminando le causali - misura introdotta nel decreto Primo Maggio -, è una misura che è considerata di civiltà, quando in tanti altri Paesi europei, a partire dalla Spagna, si va nella direzione di una limitazione drastica dei contratti a termine.

Sfido i colleghi a chiedere un po'in giro che cosa pensano, soprattutto giovani di questo Paese, dei voucher, che avete allargato a dismisura. Quando si toccano le regole del lavoro, bisognerebbe capire innanzitutto a chi si vuole parlare. A me sembra del tutto evidente che si sia deciso di parlare a una parte, a quella più forte, dandole ancora più forza. Guardate che consentire l'eliminazione del tetto sul lavoro somministrato significa che noi ci potremmo trovare, signor Presidente, per paradosso, con una fabbrica che ha il 100 per cento dei lavoratori in somministrazione dove non c'è nessun rapporto diretto tra il datore di lavoro e il dipendente, perché è tutta manodopera intermediata.

Ma voi pensate davvero di far risalire gli indici di produttività di questo Paese con questo livello di disintermediazione del lavoro? Pensate davvero che potete rilanciare la manifattura italiana in grande crisi? Perché, guardate, i dati che raccontate, poi, si scontrano con elementi di realtà. È di oggi il dato che rivede al ribasso le stime del prodotto interno lordo di questo Paese; certo, incide indubbiamente la frenata dell'industria dell'automotive tedesca, però noi non abbiamo attrezzato nessuna armatura per difendere la nostra manifattura, anzi, stiamo contribuendo ulteriormente, attraverso l'inazione di questo Governo, i ritardi, i tentennamenti, a una situazione sempre più complicata.

E quando noi vediamo queste scelte, non soltanto siamo preoccupati. Questo testo, che ha avuto questa gestazione così tortuosa, così complicata, alla fine si compone anche di qualche micro-segnale corporativo, allungamenti e rateizzazioni - chissà perché sempre quando riguardano i contributi per i lavoratori -, qualche altra operazione settoriale. Nulla, per esempio, dal punto di vista delle risposte per tanti lavoratori e tante lavoratrici che svolgono lavori gravosi e usuranti. C'è un collegato lavoro, si interviene su queste fattispecie.

Penso, per esempio, ai lavoratori portuali o ai lavoratori marittimi. Eppure, alle audizioni questi elementi erano emersi; penso, ad esempio, al fatto che non si sia dato alcun impulso a rafforzare la contrattazione, come tra l'altro voi avevate segnalato in maniera molto forte in sede di discussione sul salario minimo, contrastandolo, e candidandovi come quelli che avrebbero aiutato la contrattazione e, diciamo, inciso in maniera molto significativa sui temi salariali. Invece, per voi la questione salariale nei fatti non esiste, a parte qualche mancia o mancetta che distribuite, a parte un cuneo contributivo che non renderete nemmeno questa volta strutturale, a parte un bonus che arriva fino a 100 euro sulla tredicesima, che riguarda una fascia molto limitata di lavoratori, su richiesta, con mille ostacoli. Lo dico al Sottosegretario Durigon, che spero mi ascolti: risparmiate ai lavoratori e alle lavoratrici di questo Paese, con il cosiddetto bonus tredicesima, qualcosa che assomiglia, almeno dagli annunci che avete dato, a una gara di decathlon; da questo punto di vista, provate a semplificargli la vita, visto che non siete riusciti, nemmeno in questo passaggio, a dare impulso, per esempio, al rinnovo di contratti collettivi nazionali importantissimi (dai metalmeccanici agli edili e ai ferrovieri); o, addirittura, con questo brillantissimo Ministro della Pubblica amministrazione Zangrillo, che ammette che non ci sono, neanche per quest'anno, le risorse per il contratto del pubblico impiego per oltre 3 milioni di lavoratori, ma, contestualmente, dice: sapete, vorrei eliminare il tetto dei 240.000 euro di stipendio annuo per i supermanager della pubblica amministrazione o delle aziende pubbliche.

Consiglio non richiesto: evitate, anche questa volta, di chiedere i sacrifici sempre alle stesse persone. Non è morale aiutare chi è più forte a guadagnare di più e non dare alcun segnale a chi, nel pubblico impiego, in questi anni, ha arrancato rispetto alla crescita impetuosa dell'inflazione e chiede, con il contratto, di recuperare tutta l'inflazione perduta. Accanto a questo, se su presenta un Collegato lavoro, si dovrebbe avere un'idea di come si interviene, ad esempio, rispetto ai vuoti che si stanno aprendo nella pubblica amministrazione. Entro il 2030 (sono dati del Ministero) un milione di lavoratrici e di lavoratori andrà in pensione; sono tanti, rischiano di non essere rimpiazzati, se questo è il ritmo dell'iniziativa del vostro Governo, ritmo troppo lento. Guardate, chi ha fatto l'amministratore, chi conosce il territorio sa benissimo che i comuni oggi soffrono tantissimo i vuoti delle piante organiche e non si possono rimpiazzare con contratti precari a termine o in somministrazione; potrei indicare 100 casi di vertenze aperte presso i singoli Ministeri di lavoro in somministrazione.

Occorre un piano, occorre un Piano straordinario di assunzioni per salvare il welfare e riformare lo Stato - signor Presidente -, provare a salvare tante ragazze e tanti ragazzi dal precariato. Quando è lo Stato che produce precariato, ciò diventa un messaggio devastante: vale nella scuola, vale nella pubblica amministrazione, vale ovunque. Dunque, occorrerebbe intervenire su questo terreno, liberare i concorsi, sbloccare le graduatorie; abbiamo tanti ragazzi e tante ragazze idonei vincitori di concorso che non vanno a lavorare; occorrerebbe un piano, ma non c'è; non c'è un piano su questo terreno, non c'è un'idea, non c'è una scommessa sulla qualità del lavoro; al contrario.

Sulla qualità del lavoro si gioca in maniera drammatica; si gioca liberalizzando la somministrazione, per esempio, bocciando un emendamento del Partito Democratico che prevedeva il principio che, se tu hai lavorato in somministrazione per un certo numero di mesi all'interno di un'azienda, quando poi quell'azienda decide di assumere non in somministrazione hai un minimo di diritto di precedenza. Neanche questo, “zero tituli”, signor Presidente. E allo stesso tempo non si interviene su altri settori; non si interviene, appunto, sulla pubblica amministrazione né sulla contrattazione; anzi, vi è una certa tendenza - non in questo testo, ma mi pare che questa sia l'aria che tira - a favorire, come sempre, contratti che non sono automaticamente quelli sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. Abbiamo letto, con un certo stupore, che la Ministra Calderone ha officiato alla firma di un contratto multi-manifatturiero con un livello di rappresentanza di meno dell'1 per cento, facendolo passare come un contratto collettivo tra CONFSAL e CONFIMI - quindi né CGIL, CISL e UIL né, tantomeno, Confindustria - e, dunque, come un esempio della contrattazione.

Guardate che così si va a sbattere; se si pensa di costruire, da questo punto di vista, una contrattazione parallela senza un principio di rappresentanza nel momento in cui al CNEL sono depositati quasi 1.000 contratti, e, lavorando per superare il principio della confederalità si fa dumping salariale, si costruisce, ancora una volta, la strada - o meglio, un'autostrada - per il sottosalario e la deregulation più totale. Occorre, invece, una svolta; occorre una svolta sulla qualità del lavoro, e vado a concludere, Presidente. Significa che il contratto a tempo indeterminato deve costare di meno rispetto ai contratti a termine; significa che bisogna disboscare quella selva di contratti atipici che, invece, in questo Collegato lavoro vengono ulteriormente saltati; bisognerebbe ridurli drasticamente, utilizzarli solo in situazioni eccezionali, e invece voi seguite la strada opposta; bisognerebbe lavorare nella direzione del rafforzamento della stabilità del lavoro, perché stabilità del lavoro significa sicurezza e salute del lavoro; lo dice l'INAIL, affermando che chi è precario in questo Paese muore il doppio sui cantieri rispetto agli altri.

Io penso sia stato un piccolo segnale positivo il fatto che sia stato accolto un emendamento del Partito Democratico che impone al Ministro del Lavoro - noi auspichiamo che non duri molto questa Ministra, questo Governo - l'obbligo, dall'anno prossimo, di venire a relazionare in Parlamento sullo stato della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Quella relazione dovrà essere votata così la finiremo anche con la guerra dei numeri, con le interpretazioni di comodo e, forse, il Parlamento potrà, finalmente, dare un contributo, intervenendo in maniera molto più forte su questa materia per provare a spostare in avanti un'iniziativa che cancelli la pandemia dei morti sul lavoro, che sono il principale scandalo della vita democratica di questo Paese.

Per quanto riguarda la politica salariale, mi rivolgo ai colleghi e al Sottosegretario, veramente con grande rispetto.

Nove mesi fa, dopo un dibattito molto forte, molto duro - uno scontro politico vero -, avete cancellato la nostra proposta di legge sul salario minimo (1° dicembre 2023), dopo quasi un anno di dibattito parlamentare, e l'avete sostituita con una delega al Governo.

Già, signor Presidente, mi darà atto che è un po' singolare che una legge presentata dalle opposizioni insieme venga trasformata in una delega al Governo, ma il mondo va così e questa maggioranza ha questo livello di sensibilità democratica. Siccome non siete riusciti a bocciarla, l'avete sostituita. L'avete sostituita, producendo una scelta che comunque andava incontro, a modo vostro, al tema che noi ponevamo. Esiste un'emergenza salariale a partire da 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri di questo Paese che guadagnano sotto i 9 euro. Se allarghiamo lo spettro - prima ho dato un po' di numeri -, sono 7 milioni e mezzo, dati della Fondazione Di Vittorio, i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese che guadagnano meno di 13.000 euro all'anno.

Quindi, ci troviamo di fronte a dati che raccontano un'emergenza. Voi avete detto, sì, l'emergenza esiste, ma non l'affrontiamo con il salario minimo, l'affrontiamo con una delega al Governo, nella cui delega è scritto che bisogna applicare l'articolo 36 della Costituzione. Può apparire pleonastico, ma non lo è: l'articolo 36 della Costituzione stabilisce che le retribuzioni devono essere dignitose.

Come lei sa, signor Presidente, una delega dura sei mesi, soltanto che per essere applicabile quella delega dovrebbe essere approvata dall'altro ramo del Parlamento, siamo ancora in un regime di bicameralismo paritario. Sono passati nove mesi da quella delega, da quella operazione un po' - mi passi il termine - truffaldina, che aveva superato la proposta delle opposizioni. Nove mesi dopo, questo testo non è stato neanche incardinato nell'altro ramo del Parlamento. Mettiamo che lo facciano domani mattina, magari sulla base dell'appello che facciamo, e decidano di approvarlo in tempi rapidi, anche se credo che in mezzo ci siano altri provvedimenti, forse addirittura più impegnativi, e si vada verso gennaio. Quell'emergenza salariale, di cui anche il Governo si era fatto carico, evidentemente, non esiste dal loro punto di vista. È soltanto una bandierina agitata dal punto di vista propagandistico, perché nel frattempo abbiamo perso due anni, perché 15 mesi per approvare una delega, 6 mesi per esercitarla, mi pare che i tempi non soltanto siano allungati, ma ci portino verso la fine della legislatura.

Per queste ragioni - e concludo - ci troviamo di fronte a un testo che è un po' l'emblema di una svogliatezza, di una sciatteria, di una difficoltà anche di governo, di processi molto delicati. Quando si tocca il mercato del lavoro, bisogna ascoltare le parti sociali, bisogna lavorare, perché esse si sentano protagoniste, bisogna anche dire da che parte si vuole andare. Mi pare che si voglia andare dalla parte di una deregolamentazione sempre più forte e sempre più spinta. Un'occasione sprecata, soprattutto per quello che non c'è dentro questo testo. Per queste ragioni, ripresenteremo i nostri emendamenti, faremo una battaglia molto forte in Aula. Vogliamo che questa discussione su un testo così debole sia, però, l'occasione per questo Parlamento per fare un punto rispetto a scelte politiche che questo Governo ha messo in campo e che sono il segno della natura di questa destra conservatrice, che passerà alla storia in maniera inequivocabile, perché ha trasformato il mercato del lavoro in un supermarket della precarietà, dello sfruttamento e del sotto salario.

Di fronte a questo lavoro che voi state facendo, di fronte a questa distruzione delle impalcature fondamentali del diritto del lavoro e dei diritti dei lavoratori, ci troverete sempre da un'altra parte, sempre dalla parte di chi difende il lavoro, dalla parte di chi difende il diritto a un'occupazione stabile, dalla parte di chi reclama un salario giusto e dignitoso, a partire al salario minimo legale orario, dalla parte di chi non si rassegna che i conflitti sociali, che la dialettica tra le parti sociali, anziché essere affrontata con la forza della politica, come avete fatto anche nell'ultimo DDL Sicurezza, l'affrontate con la forza dei reati.