A.C. 1658-B
Signora Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, le norme che ci apprestiamo a votare in terza lettura oggi riguardano i cosiddetti minori stranieri non accompagnati: ragazze e ragazzi, talvolta veri e propri bambini, che fuggono da Paesi dove la guerra e la violenza sono feroci, dove la povertà è acuta, dove il presente è spesso fatto di disperazione e il futuro è negato. Le loro vicende, le loro storie ci interrogano su un modello, sul modello di civiltà che vogliamo per noi stessi e che vogliamo per i nostri figli. Questi ragazzi sono profughi, sono richiedenti asilo, sono anche semplici migranti; ma prima di qualunque cosa - ed è questo il principio giuridico da cui muovono queste norme - sono, appunto, minorenni, per di più minorenni soli, senza familiari, senza adulti di riferimento. Ed è proprio in ragione della loro maggiore vulnerabilità che sono state scritte le norme che arrivano in Parlamento, con l'ambizione di rispondere a bisogni umanitari, alle nostre coscienze, ma soprattutto di rispettare e applicare i principi proclamati nei trattati internazionali, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo alla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia.
Queste norme hanno l'ambizione di dotare l'Italia di un sistema stabile ed efficace di protezione dei minori migranti, ma anche di aiutare i nostri sindaci, che devono gestire il problema dell'accoglienza: tutti i sindaci, di qualunque partito e colore politico essi siano; di sostenere il lavoro delle associazioni e delle organizzazioni internazionali, senza le quali davvero io credo che anche noi affonderemmo in questo mare che è ad un tempo di disperazione e di speranza. Queste norme hanno anche l'ambizione di essere all'altezza della generosità dei nostri concittadini italiani, di tanti e tanti di loro e di tanti volontari, con l'ambizione di concorrere a costruire un sistema che guarda lontano, al futuro, e che Papa Francesco ha con un'estrema efficacia richiamato e descritto semplicemente con quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare.
Ma è soprattutto un investimento per un Paese intelligente, capace di guardare ai dati che lo caratterizzano: un saldo demografico negativo che ci accompagna da due anni. Investire sul loro senso di appartenenza, sul senso di appartenenza di questi ragazzi al Paese che li accoglie, su una loro doppia consapevole cittadinanza significa investire su un progetto di pace. Una volta diventati adulti, questi ragazzi saranno testimoni presso i propri Paesi di origine della qualità della nostra civiltà e dei nostri valori. È stato ricordato dal collega Sisto il numero esatto: ne sono giunti più di 26 mila nel nostro Paese; ebbene, nel 2011 faceva effetto la cifra di 3.500. Nella distanza tra questi due numeri sta il segnale, il trend della migrazione mondiale, che ci dice e ci conferma che sempre più giovani e giovanissimi sono presenti nel flusso dei migranti e che loro sono una quota in continua crescita, mentre la loro età si abbassa progressivamente. Molti, molti, molti di loro, se sappiamo ascoltarli, se li incontriamo, se parliamo con loro, ci dicono che non hanno come meta il nostro Paese; vogliono raggiungere altri Paesi in Europa, magari semplicemente, come è giusto che sia, per unirsi ai propri familiari.
Occorre, dunque, lavorare anche su questo fronte, perché non mettano nuovamente a rischio le proprie vite. Senza un sistema di accoglienza bene organizzato, in cui ragazze e ragazzi possono perdersi nel nulla - e 6 mila, più di 6 mila, è il numero di coloro che sono scomparsi in questo anno -, non solo non si affronta la questione della loro sicurezza, ma si alimenta il mercato dell'illegalità; dell'illegalità a casa nostra e dell'illegalità internazionale. Noi sappiamo che sono vittime di tratta, e queste norme colpiscono, appunto, la tratta, mettendoli al sicuro. Tratta, prostituzione, sfruttamento del lavoro minorile. A loro, ragazzi e ragazze coraggiosi e generosi, che sono stati capaci di mettere in discussione la propria vita per aiutare madri e fratelli, ha dedicato, appunto, il messaggio del migrante e del rifugiato Papa Francesco.
Tra i migranti i fanciulli costituiscono il gruppo più vulnerabile, ci ha ricordato, perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili e sono senza voce. La precarietà li priva di documenti, nascondendoli agli occhi del mondo. L'assenza di adulti che li accompagnano impedisce che la loro voce si alzi e si faccia sentire; in tal modo, finiscono facilmente nei livelli più bassi del degrado umano, dove l'illegalità e la violenza bruciano in una fiammata il futuro di troppi innocenti.
È, appunto, esattamente il contrario di quello che ho sentito. Queste norme colpiscono, semmai, questo mercato degli esseri umani e rispondono, invece, a ragioni di legalità, oltre che, ovviamente, umanitarie. Raramente, signora Presidente, care colleghe e cari colleghi, raramente capita di sentirsi in quest'Aula, in questa sede, interpreti di una volontà così grande, una volontà collettiva, un disegno condiviso, che ha saputo superare anche schieramenti partitici e politici, e per questo mi rammarico che permanga in Forza Italia questo cambiamento di idea e che si decida di astenersi.
Questa legge non è frutto di buon cuore; certo, risponde a esigenze umanitarie, ma mette ordine nelle procedure, crea un sistema, assegna risorse, fissa regole. Ci sono voluti tre anni per arrivare a questa giornata, ci sono voluti tre anni, ma siamo i primi in Europa, e questo non è solo un fatto di cui andare orgogliosi, perché rende giustizia alla nostra storia di fondatori dell'Unione, ma rappresenta anche una conquista da spendere ai tavoli di confronto europei e internazionali.
È evidente a tutti la necessità di giungere al più presto a una legislazione europea omogenea, non fosse altro perché i Paesi dell'Unione hanno tutti sottoscritto la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia. Ci sono voluti tre anni, ma non ci saremmo arrivati se, intorno a questa legge, non si fosse creato un consenso larghissimo, senza le associazioni e le organizzazioni per la tutela dell'infanzia e dei diritti umani, a cui tutte, tutte, nessuna esclusa, va il nostro più profondo ringraziamento. È bello quando il Parlamento sa rappresentare il Paese. Voglio cominciare da Save the Children, che è all'origine di questa iniziativa, ma Unicef, Terre des Hommes, Caritas, UNHCR, Sant'Egidio, Defence for Children, Emergency, Oxfam, CIR, CNCA e l'Anci, che ha fatto sentire alta e forte la voce dei sindaci impegnati a trovare soluzioni, non a fare inutili polemiche. Senza il sostegno del mondo della giustizia, l'Anm, gli assistenti sociali, il Garante dell'infanzia, senza l'intesa con le forze politiche, le reiterate caparbie richieste di tanti di approvare queste norme, non ci saremmo arrivati; da ultimo, decisivo, senza la determinazione del gruppo parlamentare di cui mi onoro di far parte e un impegno anche del Governo. Credo capiti così, quando la realtà, nella sua verità e nella sua urgenza, chiede una risposta, ma credo che sia anche un segno della speranza che una politica migliore è possibile.