A.C. 596-A
Grazie, signor Presidente. Le proposte di legge, quest'oggi in Aula, giungono al termine di un importante e proficuo lavoro che la VII Commissione della Camera ha condotto, coinvolgendo sia maggioranza che opposizione, tanto nella fase delle audizioni che in occasione dell'esame degli emendamenti, pochi giorni fa, in Commissione. Le norme che oggi esaminiamo intervengono nuovamente sulle figure del pedagogista e dell'educatore socio-pedagogico, che sono state già oggetto di interventi normativi importanti nella XVII legislatura, con quella che è normalmente ricordata come la proposta di legge della collega Vanna Iori, che fu discussa e inserita all'interno della legge di bilancio per il 2018, disciplinando, in una situazione fino ad allora frammentaria, le figure professionali legate alle professioni pedagogiche e socio-pedagogiche.
In quella legislatura ero componente di quella Commissione, e devo dire che ricordo, ed è una connotazione importante, il lavoro intenso e di approfondimento che fu condotto da tutte le forze parlamentari allora presenti. Un lavoro che dà senso, valore e forza soprattutto all'attività parlamentare, che penso sia giusto ricordare in quella sede. Oggi le disposizioni che giungono in Aula tornano nuovamente ad occuparsi di quei temi e di quelle professioni, che, tra l'altro, riguardano tanti ambiti importanti dei presidi, per esempio, socioeducativi e socioassistenziali nei confronti di persone di ogni età, tra l'altro, sia per gli aspetti scolastici e socioassistenziali, sia per l'ambito giudiziario, ambientale e sportivo, a testimonianza dell'importanza e del ruolo che tali figure svolgono.
Anche se possiamo divergere sulle soluzioni che erano al centro delle proposte di legge originarie, che poi sono confluite in parte nei testi di legge che esaminiamo oggi, penso che tutti i colleghi possano concordare sul fatto e sulla centralità che vogliamo riconoscere a queste due figure. Lo fa, per esempio, l'istituzione dell'albo. Il nostro obiettivo è proprio quello di valorizzarne il ruolo e la funzione, riconoscendo soprattutto la fondamentale funzione anche educativa che si lega a tali figure. Penso che sia, tra l'altro, importante rimarcare anche il lavoro che si è cercato di fare, quanto ai gruppi, ovviamente, di opposizione, il gruppo del Partito Democratico, ma penso di poter parlare anche a nome della collega Piccolotti.
Si è cercato di valorizzare il ruolo e il valore di un intergruppo, che è stato costituito tra Camera e Senato, dedicato proprio alle professioni educative, ne fanno parte colleghe e colleghi senatori e deputati. E, proprio cogliendo l'importanza delle proposte di legge che sono oggi all'esame e, più in generale, il rilievo che deve essere dato alla figura degli educatori, abbiamo cercato di promuovere un lavoro parlamentare che, partendo da un comune intento di valorizzare le figure, e convergiamo, tra l'altro, anche noi sull'opportunità di introdurre l'albo legato tanto all'educatore tanto al pedagogista, quanto all'educatore professionale socio-pedagogico, ha cercato di confrontarsi sui temi.
Devo dare atto al relatore della disponibilità che ha manifestato nell'accogliere anche alcuni degli emendamenti che abbiamo presentato in Commissione; altri, che non sono stati accolti, verranno ripresentati in questa sede. Un atteggiamento, devo dire, di dialogo e di confronto sui temi che ha portato i gruppi di opposizione ad astenersi poi nel voto finale in Commissione, proprio come un segnale anche di fiducia rispetto alla parte ulteriore di percorso che ci attende in quest'Aula, proprio perché riteniamo, anche se divergiamo, ad esempio, sul tema dell'esame di Stato, sulla necessità di effettuare un esame di Stato, anche rispetto ad una disciplina transitoria, tra l'altro, che questo testo di legge prevede nel passaggio ovviamente tra una situazione attuale in cui l'albo ancora non c'è e quella in cui, se la proposta andrà avanti, verrà istituito, si debba operare.
L'occasione che l'esame di questo provvedimento che oggi arriva in Aula ci offre è anche quella di richiamare alcune parole di ordine, che riteniamo erano presenti e saranno presenti nei nostri emendamenti, che devono legarsi alla funzione che tanto il pedagogista quanto l'educatore socio-pedagogico devono svolgere, perché queste figure, oltre alle definizioni che sono già contenute nella normativa vigente e che sono introdotte anche nei testi che oggi esaminiamo in Aula, devono operare anche per alcune funzioni importanti, quali l'inclusione scolastica e sociale, per esempio, la promozione del benessere delle persone per rispondere anche alle esigenze e ai bisogni educativi e formativi delle persone durante tutto il corso della loro vita, nei processi educativi, di apprendimento, di inserimento e di reinserimento sociale.
E ancora, parole d'ordine che riguardano l'azione che queste figure operano, per esempio, intervenendo soprattutto in un'ottica promozionale e preventiva, in situazioni di fragilità, di disabilità, di vulnerabilità, con l'obiettivo fondamentale dell'inclusione. Non sono parole che nei nostri emendamenti, che vanno a integrare i testi che oggi esaminiamo, abbiamo inserito a caso, proprio perché riteniamo che le parole sono importanti e proprio perché riteniamo che mettere e precisare all'interno del testo normativo anche queste ulteriori funzioni che devono collegarsi all'operato delle professioni socio-pedagogiche abbia un valore importante, abbia il valore di porre al centro del testo normativo quei termini che indirizzano anche un'azione politica che vogliamo rimarcare in questa sede. Nell'affrontare, tra l'altro, questi testi in questa occasione, non possiamo non guardare anche alla situazione e all'attualità che riguarda la situazione e la condizione degli educatori, in particolar modo, e delle professioni educative.
Proprio un anno fa un periodico, anche molto attento all'esame e all'analisi di queste tematiche, titolava in questo modo: “Educatori, la grande emergenza”, proprio perché c'è un problema concreto e reale di fuga - è un termine forte e pesante quello che adotto in questa situazione - di queste figure professionali, degli educatori, dal loro ambito operativo e di azione, per una situazione complessiva di difficoltà e di fragilità da un punto di vista delle condizioni lavorative, per esempio, delle condizioni contrattuali. Questo, chiaramente, determina un abbandono rispetto alla situazione attuale verso professioni che possano dare maggiore stabilità e maggiore sicurezza.
Il passaggio in Aula di questo provvedimento di legge allora accende in questo caso un'attenzione, richiama un'attenzione anche rispetto a questa tematica, proprio perché la carenza degli educatori non vuol dire un venire meno dei bisogni che si ricollegano alle azioni e agli interventi che queste figure professionali svolgono, tutt'altro anzi. Proprio l'emergenza legata e seguita al COVID riafferma ancora di più la necessità di un approccio e non fa venire meno il bisogno a cui queste figure ovviamente rispondono in tanti ambiti, in numerosi ambiti, a sostegno dei minori, degli anziani, delle famiglie, dei senza dimora, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, dei detenuti e delle persone con disabilità, o che soffrono di dipendenze o di problemi di salute mentale.
E allora è necessario, in questo caso, adottare una strategia multilivello, che riguarda il trattamento economico, il trattamento contrattuale e lavorativo, le risorse, soprattutto, che sono stanziate a favore di questo settore e del welfare nella sua accezione più ampia, proprio con un'assunzione anche di responsabilità da parte di ciascun soggetto e soprattutto dai decisori pubblici. Voglio concludere questo mio intervento anche richiamando una misura e uno strumento che si lega direttamente alla figura degli educatori e dei pedagogisti, ovvero il progetto che si lega alle comunità educanti. Facciamo parte di una Commissione che ha la scuola, tra l'altro, e l'istruzione tra le sue tematiche principali, nella sua azione principale. Il ruolo dell'educatore, in questo caso, e delle professioni pedagogiche è ancora più rilevante in questo ambito.
C'è una proposta di legge, che è stata presentata dalla senatrice Simona Malpezzi e in corso di esame in Commissione al Senato, che è stata sottoscritta - e questo è un segnale molto positivo - dai deputati di tutte le forze politiche, che propone di istituire un fondo a sostegno della comunità educante. La comunità educante chiama alla responsabilità tutti i soggetti che operano ovviamente all'interno di un territorio, che quindi chiama in causa il Terzo settore, chiama in causa la scuola, ovviamente, le famiglie e gli insegnanti.
Insegnanti che devono essere affiancati in questo caso strutturalmente proprio, e la proposta di legge lo richiama, da specialisti come il pedagogista e l'educatore socio-pedagogico, proprio perché queste figure possono contribuire concretamente a costruire una scuola che sia più inclusiva, per riconoscere e riaffermare pienamente il diritto allo studio, al successo formativo, all'acquisizione delle competenze da parte degli studenti. Una scuola che sia aperta al territorio e capace, soprattutto, non solo di intercettare e di prevenire, ma anche di intervenire sulle condizioni, tante, purtroppo, e differenziate, di disagio o di povertà educativa degli studenti.
La scuola, lo sappiamo bene, è il luogo di incontro delle diverse storie, delle provenienze sociali e familiari più differenti, delle diverse modalità relazionali di cui ogni persona è portatrice.
È il luogo dove è possibile promuovere forme di contrasto al disagio e di promozione del benessere. E proprio la presenza strutturale di figure, come quelle di cui oggi ci occupiamo rispetto ad una singola disciplina dell'albo o dell'ordine, può intervenire concretamente su quei fenomeni che ci allarmano, su quei dati che spesso - penso ai rapporti di Save the Children -, in queste aule abbiamo esaminato, su cui ci siamo confrontati. Questo è il momento in cui alle parole bisogna far seguire i fatti, bisogna far seguire le proposte che riguardano l'inserimento strutturale di specifiche funzioni e figure professionali, come quelle di cui oggi iniziamo ad affrontare l'istituzione dell'albo.
Oggi, quindi, queste proposte di legge inseriscono un tassello ulteriore, un passo in avanti in più rispetto a quella che deve essere una strategia educativa e pedagogica, un passaggio in più che, però, richiede passaggi, strumenti e, soprattutto, risorse ulteriori e, che, quindi, ci auguriamo costituisca in questo senso un primo momento, un focus ulteriore che si apre su queste professioni, per affrontare, poi, più strutturalmente le tematiche che riguardano la comunità scolastica.