A.C. 596-A
La ringrazio, signor Presidente. Come citava la mia collega Piccolotti, questo provvedimento ha luci e ombre in questo caso. Devo dire che l'esame parlamentare, condotto prima in Commissione e poi in Aula, ha offerto un passaggio sicuramente significativo per migliorare il testo. Proprio per questo, alla luce anche delle modifiche che sono state introdotte ieri, rispetto all'eliminazione dell'esame di Stato, e oggi con l'accoglimento dell'emendamento Piccolotti, il voto del Partito Democratico sarà un voto favorevole, alla luce del fatto che l'emergenza epidemiologica che abbiamo vissuto negli anni passati ha fatto emergere, all'interno della nostra società, fragilità pedagogiche ed educative che erano presenti nella nostra società - penso alla scuola, in particolare - già prima della pandemia.
Spesso ci siamo trovati a confrontarci su questi temi in quest'Aula, sul disagio che attraversa gli studenti, i docenti, la comunità scolastica nel suo insieme. Anche vicende di cronaca più recenti ci portano a interrogarci sugli strumenti e sulle strategie più efficaci per contrastarlo e per assicurare, soprattutto, un benessere educativo e psicologico tramite azioni concrete. Colleghi, la scuola è davvero il luogo d'incontro di storie diverse, di provenienze familiari e sociali differenti, di modalità anche relazionali differenti, di cui ogni persona è portatrice, ed è un luogo dove dobbiamo promuovere proprio quel benessere e quel contrasto al disagio, investendo su un tema chiave, su un tema che è quello della comunità, una comunità di cui prendersi cura anche attraverso delle professionalità specifiche, attraverso un lavoro educativo che affianchi il compito importante che i docenti quotidianamente portano avanti all'interno della scuola. In questo senso, il pedagogista e l'educatore possono davvero accompagnare l'opera della scuola, dei genitori, degli studenti, degli insegnanti, affinché le relazioni educative siano davvero al centro della comunità nei più diversi contesti territoriali.
Lo scopo a cui dobbiamo mirare è proprio quello di consentire alle persone di raggiungere le loro naturali potenzialità all'interno dell'ambiente in cui vivono, mediando i conflitti, favorendo lo sviluppo dell'unicità della persona attraverso uno strumento chiave che ho citato anche nell'ordine del giorno a mia prima firma e nei miei interventi, quello della comunità educante. Quest'ultima è fatta non solo dalla scuola, ma anche dagli enti locali, da tutte quelle realtà come quelle del Terzo settore, degli oratori, della rete dei pedagogisti e anche degli psicologi che possono dare una mano grande ai ragazzi, nel loro percorso scolastico, e alla scuola stessa.
E proprio su questo tema la proposta di legge che ci apprestiamo a votare si intreccia profondamente con quanto appena detto, perché il pedagogista e l'educatore accompagnano l'opera della scuola nel rapporto tra i genitori, gli studenti e i docenti, con valore e ruoli molto importanti nel recuperare, per esempio, i fenomeni di fragilità e di vulnerabilità, di abbandono scolastico precoce e di dispersione, prevedendo e contrastando la grave emergenza legata alle povertà educative, creando in concreto una scuola inclusiva, in cui le fragilità e le criticità relazionali possono essere eliminate attraverso una costante azione di prevenzione.
La proposta di legge, che oggi ci apprestiamo ad approvare, affronta tali tematiche e fa emergere il valore e l'importanza di queste figure professionali, anche attraverso l'istituzione di un albo. Avremmo preferito, rispetto all'albo, una soluzione parzialmente diversa, come abbiamo riconosciuto anche ieri nel dibattito in Aula, ma riteniamo che esso possa essere, d'altro canto, un'opportunità per dare forza e fare emergere soprattutto la necessità di tutela di tali figure e per il riconoscimento professionale, come emerso in modo forte anche negli interventi di chi mi ha preceduto.
Siamo soddisfatti che sia stato eliminato l'esame di Stato. Abbiamo cercato di realizzare un lavoro non pregiudiziale, di merito, di contenuto e di confronto, come l'esame in quest'Aula ha potuto fare emergere, anche alla luce del lavoro proficuo che, all'interno dell'intergruppo per le professioni educative, presieduto dalla collega senatrice Simona Malpezzi, stiamo cercando di portare avanti, affrontando le emergenze legate a queste figure e provando a valorizzarne soprattutto l'importanza all'interno della comunità scolastica, facendo tesoro di alcune parole d'ordine, che abbiamo citato spesso: il tema dell'inclusione scolastica e sociale, della promozione del benessere delle persone, l'attenzione ai bisogni educativi e formativi. Come ricordavo ieri, le parole sono importanti e le avremmo volute leggere nel testo e nelle definizioni di queste due figure professionali. Non ci sono, ma ci auguriamo che il passaggio al Senato sia un'occasione in più per intervenire e per migliorare il testo, affrontando anche il tema occupazionale e l'emergenza educatori, di cui parlavo e che è rientrata in molti degli ordini del giorno che abbiamo discusso questa mattina. Non possiamo, infatti, nasconderci che le professioni educative hanno bisogno di un ancora maggiore riconoscimento della propria dignità professionale, non solo della propria figura giuridica, perché, in un momento come questo, in cui si richiedono maggiori professionalità, tali professionalità hanno la necessità di un riconoscimento specifico. Assistiamo spesso a fenomeni di abbandono, alla mancanza di queste figure, spesso, tra l'altro, femminili, come ha ricordato anche la collega Miele. Proprio per questo, quei turni pesanti, quello scarso personale e quelle retribuzioni insufficienti ci impongono, in tal senso, di intervenire e di farci carico del problema. Mi auguro che il Governo, avendo accolto il mio ordine del giorno, con tempestività e rapidità convochi quel tavolo operativo dedicato in particolar modo alla figura degli educatori, perché c'è una grande attenzione rispetto al provvedimento che stiamo esaminando in quest'Aula, una grande attenzione rispetto all'emergenza, che quotidianamente gli educatori e chi lavora nell'ambito socio-educativo affronta costantemente. Occorre riflettere e superare soprattutto la situazione di emergenza, adottando una strategia multilivello, contrattuale, lavorativa, economica, anche con risorse che debbono essere stanziate con un'assunzione di responsabilità da un punto di vista politico. Sarebbe anche utile - potremmo ragionarci magari nelle Commissioni competenti - avviare un'indagine conoscitiva sulle criticità che investono il settore, per dare strumenti ed elementi in più per poter lavorare, perché il ruolo dell'educatore e delle professioni pedagogiche oggi è ancor più rilevante proprio in ragione delle condizioni di estrema difficoltà socio-economica che tocca il Paese, che penalizza spesso i minorenni nel loro sviluppo cognitivo ed emotivo, ma che tocca anche gli adulti e gli anziani in processi di inclusione sociale e di educazione permanente.
Oggi queste proposte di legge danno grande centralità a tali figure ed è un bene che il dibattito sia stato approfondito e concentrato su esse. È un tassello in più, non basta e non conclude il percorso che abbiamo davanti, ma è un passo in avanti e, appunto, di piccoli passi è spesso fatta l'attività istituzionale e politica. Quindi, colleghi, affrontiamo e cogliamo la sfida che oggi parte da quest'Aula e che, in parte, abbiamo affrontato parlando di queste professioni, una sfida che richiede però strumenti, risorse strategie e, soprattutto, la volontà di investirvi .