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Grazie, Presidente. Intervengo molto volentieri, a nome del Partito Democratico, nel fare questa dichiarazione di voto, facendo una piccola premessa, perché crediamo che il Terzo settore sia davvero un patrimonio preziosissimo per il nostro Paese. Molti cittadini, ma anche le istituzioni e gli enti locali, senza il Terzo settore non sarebbero in grado di garantire quei servizi essenziali, quali un pasto a domicilio, un trasporto disabili. Un settore, quindi, che diventa indispensabile, particolarmente ricco, una rete preziosa, attiva da decenni e riconosciuta, grazie a un Governo di centrosinistra, solamente in tempi recenti.
Parliamo di organizzazioni diverse per dimensioni, per tipo di attività svolta, ma che rispondono comunque ai bisogni della comunità, per il solo bene comune. Lo dico chiaramente, per noi il Terzo settore è una realtà da sostenere e da rilanciare, perché è stato artefice, lavorando in sinergia con i territori, di un profondo cambiamento sociale, che ha migliorato la qualità della nostra vita. È un settore in crescita, ad indicare, dunque, la necessità, sempre più forte, di integrare e di supportare le istituzioni rispetto a nuove povertà, a solitudini emergenti, alle fragilità, alla carenza di servizi.
I numeri, infatti, raccontano di un settore in crescita, con un aumento del 52,8 per cento negli ultimi 10 anni. Un settore, secondo le ultime stime rilevate, che si avvale dell'attività quotidiana, giornaliera e gratuita di oltre 4,5 milioni di volontari, che svolgono, quindi, attività che incidono sullo sviluppo economico e sullo sviluppo sociale del nostro Paese, sulla sua coesione sociale, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali, sul benessere dei cittadini. Si tratta del primo erogatore di servizi per le nostre comunità.
Parliamo di un mondo che lavora nelle carceri, lo abbiamo ricordato anche prima, per il reinserimento dei detenuti, e lavora con gli immigrati, con le persone con disabilità, con le fragilità. Un Terzo settore che ha scavato ad Amatrice, a L'Aquila, o nel fango delle alluvioni, basti pensare alla mia regione, l'Emilia-Romagna, che si impegna ad avere un Paese libero dalle mafie e dai ricatti quotidiani della criminalità organizzata, che non lascia soli gli anziani, che si oppone al razzismo e all'intolleranza, che aiuta le donne vittime di violenza, che lotta contro la dispersione e l'abbandono scolastico nelle realtà più marginali del Paese.
Pensiamo davvero a quante attività preziose svolgono quotidianamente in silenzio e con grandissima generosità, in un sistema solidaristico indispensabile per la tenuta della nostra coesione sociale. E non è un caso che il Presidente della Repubblica, nel discorso di giuramento per il suo reincarico, abbia proprio posto l'accento sul lavoro che fa il Terzo settore e sui volontari come esempio per il Paese.
Pensiamo a quello che hanno fatto anche nei momenti più difficili, durante il periodo pandemico, al fianco di medici ed infermieri, poiché, come ha ricordato il Presidente Mattarella, la dignità è la pietra angolare del nostro impegno e della nostra passione civile. Insomma, per essere una comunità serve ridurre le disuguaglianze, come ha detto il cardinale Zuppi, e certamente in questo il Terzo settore svolge un ruolo determinante. Ho tenuto a fare questa doverosa premessa in quanto per il mio partito, il Partito Democratico, c'è una profonda convinzione sulla funzione sociale e culturale del Terzo settore.
Quanto al provvedimento in oggetto, come abbiamo già sottolineato in Commissione, riportiamo sicuramente alcune perplessità, perché questo è un provvedimento che ha tante luci, ma ha anche molte ombre. Partiamo dunque dalle luci, e faccio, ovviamente, solamente alcuni esempi. È importante, e quindi abbiamo apprezzato, l'ascolto attento dato al mondo del Terzo settore, che chiedeva di semplificare e di rivedere la parte burocratico-amministrativa, in quanto, con l'entrata in vigore del codice, molte associazioni e organismi di volontariato, anche molto piccoli e importanti anche nei piccoli e piccolissimi comuni, hanno dovuto fare i conti con una serie di adempimenti e procedure burocratiche che hanno rallentato e complicato l'attività quotidiana, rischiando di compromettere la loro funzione sociale.
Riteniamo, inoltre, corretto avere esteso alle forme associative dei comuni la possibilità, attualmente prevista esplicitamente per i singoli comuni, di effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale previsti dalla normativa vigente, seppure all'interno dei fondi già destinati, Fondo povertà e Fondo di solidarietà comunale. Parliamo di unioni che rispondono ad aree interne e ad aree montane, che solamente mettendosi insieme riescono a garantire servizi. Ma purtroppo, e lo dico con chiarezza, le risorse stanziate non sono comunque sufficienti.
Sono, però, tantissime le ombre che vediamo in questo provvedimento, e ci lascia molto perplessi, ad esempio, la norma che istituisce un tavolo di lavoro sul fenomeno dei minori fuori famiglia e dei minori affidati e in carico ai servizi sociali territoriali, e la previsione di una relazione annuale al Parlamento sullo stato dei minori fuori famiglia.
Lo dico perché - riprendo una riflessione che ha fatto la collega Bonetti, che condivido molto - è una perplessità dovuta al fatto che, da un lato, andiamo ad istituire un tavolo di lavoro con l'obiettivo di supportare, monitorare, valutare - lo dice il testo - e analizzare, un tavolo di lavoro utile anche a rilevare e a raccogliere i dati sui minori affidati ai servizi sociali, dall'altro lato, pochi giorni fa, nel Consiglio dei ministri, con un ddl a prima firma Roccella e Nordio, andiamo ad istituire un registro nazionale, uno in ogni tribunale ed un osservatorio nazionale con il compito di monitorare eventuali anomalie e promuovere ispezioni.
Qual è, dunque, il senso di questa duplicazione? Sembra quasi che ogni Ministero lavori pro domo sua, senza nessun raccordo, tanto da mettere in campo progettualità sovrapposte che non possono che alimentare confusione. A noi sta a cuore il diritto del minore e l'interesse di tutelare il minore, tant'è vero che abbiamo denunciato, pochi giorni fa, anche la situazione dei tribunali per i minorenni d'Italia, 29 tribunali che ormai sono al collasso per la carenza di risorse. Ci chiediamo, quindi, quale sia la coerenza e se sia questa la vera volontà di ascoltare i minori e di tutelarli, perché sinceramente ci vengono davvero moltissimi dubbi.
Così come ci lascia perplessi l'emendamento del Governo con cui viene istituita il 9 aprile di ogni anno la Giornata nazionale dell'ascolto dei minori. Vorrei dire al Governo e alla maggioranza che l'ascolto dei minori non si realizza istituendo nuove giornate, che servono solamente ad usare bandierine per l'ennesima propaganda. Mi pare che, in assenza di risposte strutturali e di risorse adeguate, si siano messi in campo i soliti provvedimenti simbolici e ideologici, fini a se stessi, utili solo ad agitare qualche slogan davanti all'opinione pubblica, poiché è del tutto evidente che le iniziative, per essere realmente efficaci, hanno bisogno di risorse adeguate.
Tra l'altro, il contenuto della misura che prevede l'istituzione di una giornata segna un passo indietro - lo abbiamo detto anche in Commissione, alla presenza della Vice Ministra - rispetto al coinvolgimento diretto delle persone minori di età, previsto già dalle linee guida in materia di partecipazione, perché per noi la partecipazione è molto di più di una giornata di ascolto. È sviluppare un protagonismo dei nostri giovani, dai bambini alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, anche in attuazione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza.
Del resto, il 20 novembre ogni territorio già celebra la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, e in questo caso vedrebbe affermarsi un'ulteriore giornata.
Sinceramente ci chiediamo quale sia la vera ratio di questa decisione, quando anche la Child Guarantee, di cui attendiamo i decreti attuativi, con i suoi 635 milioni, pone al centro delle nostre politiche i bisogni dei bambini e delle bambine.
In generale, non mi pare che questo Governo si sia occupato, al di là degli slogan, di minori, e faccio alcuni esempi: penso al decreto Immigrazione, che ha fatto saltare un pilastro di civiltà e cioè che chiunque abbia meno di 18 anni ha diritto di vivere e di essere protetto ed accolto come tale, difeso dai rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo, senza discriminazioni e senza condizioni; oppure, potremmo parlare del decreto Caivano, con cui si è registrata un'impennata di minori detenuti, poiché lo slogan di questo Governo è “punire per educare”. I numeri lo dicono chiaro: 496 minori e giovani adulti sono detenuti in 17 istituti penali per minorenni in Italia, al 15 gennaio 2024. Si tratta di un numero record in 10 anni.
Oppure, vogliamo parlare delle famiglie mono-genitoriali che dovranno restituire 210 euro di assegno o dei tagli agli asili nido, con cui avete tagliato, con il PNRR, 100.000 posti? Oppure, della mancata promessa o bugia dell'asilo nido gratis per il secondo figlio, oppure dello stop dell'IVA al 5 per cento per i prodotti per l'infanzia o, ancora, del taglio per i centri estivi? Ci chiediamo, dunque, se è questa la coerenza di questo Governo, se è questo il senso per cui dobbiamo andare a istituire una Giornata per l'ascolto dei minori? Diciamo che difendere la famiglia è l'ultima delle priorità di questo Governo, che a parole dice tanto e nei fatti si comporta in modo diverso, perché difendere la famiglia significa riconoscere il lavoro di cura, ma anche riconoscere quelle professionalità, penso ad esempio agli educatori, che ogni giorno assistono anziani, soggetti fragili, disabili, soggetti svantaggiati, professioni per le quali vale ancora continuare la nostra battaglia sul salario minimo.
Il Partito Democratico c'è e sarà sempre disponibile - mi rivolgo tramite lei, Presidente, alla Vice Ministra - per tutte le battaglie che riguardano la qualità della vita e la dignità delle persone e ci saremo quando si tratterà di costruire strumenti di supporto alle nostre comunità, ai giovani che vivono in difficoltà, agli anziani soli, alle famiglie che non arrivano alla fine del mese e non riescono più a curarsi, perché il welfare, lo Stato sociale, è un carattere distintivo ed unico della cultura europea. Non c'è futuro senza assicurare a chiunque istruzione, cure sanitarie, abitazioni dignitose, assistenza, previdenza pensionistica, sostegno al lavoro e un tenore di vita minimo in attuazione dei diritti di cittadinanza. L'esperienza italiana è ricca, ricchissima di luce e di eccellenze e dell'essenziale contributo di associazioni e di organizzazioni della società che affiancano e spesso suppliscono alle carenze dello Stato. Concludo, Presidente. È un contributo, quest'ultimo, da valorizzare, che può indicare la strada per un nuovo welfare solidale e universale in Italia. Per questi motivi, per queste ombre ed altre che non abbiamo il tempo di ricordare, dichiaro il voto di astensione del Partito Democratico.