Grazie, Presidente. Non è semplice parlare di cultura, patrimonio, beni culturali quando viviamo in un contesto sociale, economico, internazionale e politico molto complesso; sono giorni di grande apprensione e tutte le preoccupazioni sono legittimamente concentrate sulla spirale di violenza che si sta abbattendo sull'Ucraina. Quindi, parlare di cultura nel mezzo di un conflitto bellico, in un contesto ancora fortemente compromesso dalla pandemia può sembrare quasi uno scollamento dal mondo reale, dalle problematiche più attuali, più cogenti, può sembrare una sorta di superfluo, ma, come ricordava Gaetano Salvemini, parlare di cultura è un superfluo indispensabile, non fosse altro che per il carattere fortemente pervasivo della cultura. Proprio l'esperienza pandemica e i momenti drammatici di questi giorni rendono indifferibile un dibattito articolato, e non solo legato al piano normativo, proprio sullo stato complessivo, sulle prospettive future del nostro patrimonio culturale, sul suo ruolo centrale in termini di ricadute sociali, occupazionali e di crescita economica e cognitiva dei territori e delle comunità, di valorizzazione del capitale umano.
Io partirei, proprio, dalla dinamica educativa e formativa, quella che investe le istituzioni scolastiche e universitarie e che appare quasi sfumata rispetto al dibattito sulle norme, sui codici, sulle pene, ma che, invece, non può assolutamente essere derubricata ad un semplice corollario, anzi deve assurgere ad elemento fondativo di questa proposta. In questo provvedimento abbiamo parlato di sanzioni contro chi attenta al patrimonio, sanzioni che - come dicevamo - già esistevano, ovviamente, ma che erano sparse tra il codice dei beni culturali e il codice penale; era necessario, quindi, superare questa frammentazione, uniformando la disciplina e conferendo al quadro sanzionatorio un profilo coerente e unitario, anche terminologicamente. Sono state introdotte nuove figure di reato, circostanze aggravanti, nuove fattispecie penali improntate genericamente ad una maggiore severità verso chi ferisce il patrimonio. Credere, però, che l'obiettivo finale possa ridursi a un generale inasprimento sanzionatorio è fortemente limitante e rischia anche, paradossalmente, di diventare inconferente. È molto più rilevante, invece, evidenziare ciò che sottende o che dovrebbe sottendere questa maggiore severità, ossia la necessità di ribadire in modo chiaro ed inequivocabile l'assoluta rilevanza del nostro patrimonio e la necessità di condannare severamente chiunque attenti alla sua integrità.
Se è vero e condivisibile che, in via generale, si debba procedere nell'ottica della riduzione dei reati, della semplificazione delle procedure e del ridimensionamento delle fattispecie, è tuttavia anche vero che non possiamo annacquare i connotati di assoluta specificità che la Costituzione assegna al nostro patrimonio, penso all'articolo 9 e all'articolo 42, un patrimonio il cui valore non è solo intrinseco, ma è anche relazionato alla sua dimensione comunitaria, collettiva. Quindi, prevedere un corpo di reati nuovo serve, in qualche modo, a perimetrare l'unicità di questo patrimonio.
Il riordino normativo con l'inasprimento delle pene ha, quindi, una precisa ragion d'essere, perché la dimensione comunitaria e condivisa del patrimonio si colloca costituzionalmente su un livello superiore rispetto al patrimonio individuale e, pertanto, l'innalzamento delle pene edittali vigenti ha un preciso significato, vale a dire attuare pienamente il disposto costituzionale in forza del quale il patrimonio necessita di una tutela differenziata e preminente rispetto alla proprietà privata. Questo è un richiamo esplicito al civismo della dimensione culturale, alla coscienza del patrimonio comune, un patrimonio che appartiene alle comunità e che le comunità devono poter fruire e godere pienamente.
C'è un'altra considerazione su questo tema; dovremmo, cioè, avere il coraggio di anteporre la partecipazione culturale al consumo culturale, perché l'aumento del consumo non significa aumento della partecipazione o ampliamento della diffusione culturale, non significa nemmeno aumento del nostro senso di responsabilità e di attenzione verso il patrimonio, non significa che sia cresciuta la fascia sociale di cittadini consapevoli del valore della cultura, anzi, quasi sempre, si tratta della stessa fascia, quella medio-alta, quella qualificata, quella dei fruitori abituali.
Noi dovremmo, invece, impegnarci perché la cultura diventi uno strumento di condivisione del patrimonio cognitivo e creativo di una comunità e perché ciò accada è necessario anzitutto essere pienamente consci del valore di questo patrimonio. Io ho insistito in diverse occasioni, anche attraverso alcuni atti di sindacato ispettivo, affinché, oltre all'aspetto coercitivo delle pene, oltre all'innalzamento delle pene pecuniarie, si potesse prevedere, durante la fase di recupero del patrimonio danneggiato, anche una sorta di coinvolgimento attivo di chi commette questi reati, proprio per lavorare sul processo di consapevolizzazione del patrimonio, della sua funzione di collante, di cementazione sociale, di coesione sociale, perché occuparsi solo del risarcimento del danno è un'operazione parziale che certamente può fungere da deterrente, ma che non eradica il problema, non lo affronta partendo dalle sue cause più profonde.
Se perfino durante la pandemia, diversi monumenti e luoghi di culto della nostra penisola sono stati oggetto di episodi di vandalismo e di deturpazione in tutta Italia - penso a Carrara, penso alla chiesetta di Santo Stefano a Macurano, vicino ad Alessano, penso al monumento a Camilleri ad Agrigento, alle sette sculture di arte sacra alla Biennale di Arte sacra contemporanea a Porto Rotondo -, ecco, se tutto ciò è avvenuto perfino durante la pandemia, ciò significa che c'è ancora un grande lavoro da svolgere sul piano della consapevolezza. La consapevolezza è la precondizione del rispetto, è l'alleato più prezioso della tutela, quindi, dobbiamo lavorare per accrescere questi atteggiamenti di responsabilizzazione verso il nostro patrimonio e per questo credo si debba seriamente prendere in considerazione il tema della partecipazione rieducativa alle attività culturali. Lo stesso Ministero ha piena contezza di ciò, perché, rispondendo ad una mia interrogazione, ha sottolineato testualmente che la previsione di una modifica sanzionatoria più severa rispetto all'attuale e l'introduzione di nuovi reati, pur avendo nel complesso un effetto deterrente, non costituiscono l'unica soluzione; è chiaro, dunque, che il tema della tutela e della valorizzazione del patrimonio sia indissolubilmente legato a quello dell'educazione all'arte e al rispetto consapevole del patrimonio. Solo acquisendo piena consapevolezza del valore comune del patrimonio si potrà scongiurare il ripetersi di gravi atti di deturpazione ai danni dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).